Undici
ricordi e primi litigi.
«Mi
raccomando, Arcturus. Non mischiarti ai tu-sai-cosa.» disse
la
donna, concedendo una smorfia schifata al resto delle persone che le
passavano accanto. L'uomo accarezzò una guancia del
ragazzino, che
fremeva.
«Sì,
sì, arrivederci, madre! Ciao, papà!»
Il
ragazzino corse via, facendo sbatacchiare la gabbia del suo
barbagianni contro la sua gamba e ignorando i richiami della madre.
Si infilò nel treno, travolgendo altri studenti con il baule
e la
gabbia e cercò uno scompartimento libero.
Ne
trovò uno, occupato solo da un ragazzino che sembrava avere
la sua
età.
«Posso
entrare?» domandò, e l'altro gli sorrise.
«Certo.»
Arcturus
tirò un sospiro di sollievo, non doveva più
correre in cerca di
libertà, e mise al sicuro i bagagli, sedendosi poi
compostamente
davanti all'altro. Ricordando la buona educazione gli porse una mano.
«Sono
Arcturus Michael Stebbins. Ma chiamami pure Michael.»
«Cedric
Diggory.» si presentò l'altro, «Arcturus
Michael?» ripeté.
«Sì,
beh, mio padre ha aggiunto un nome meno antico alla fine, grazie al
cielo.» spiegò lui con un'alzata di spalle.
Diggory era un cognome
da purosangue quindi nessun problema a parlarci.
Anche
Cedric rise, «Capito, allora solo Michael?»
«Oh,
sì, ti prego.» ridacchiò anche lui.
«Primo
anno?»
«Già.
Anche tu, no?»
«Sì,
dove speri di essere smistato?»
Michael
rispose all'istante: «Slytherin.»
Cedric
lo guardò stupito.
«Sicuro?
Non ne sembri felice...»
«Mio
padre era Ravenclaw, preferirei lì se fosse per me, ma mia
madre era
Slytherin e ci tiene... molto. E tu?» domandò,
spostando
l'attenzione da sé.
«Oh,
io sarò sicuramente Hufflepuff.» rispose l'altro,
anche lui senza
esitazioni ma con un gran sorriso.
«Hufflepuff?»
ripeté stupefatto.
«Sì.
Hufflepuff.»
«Ma...
non è un po'... Voglio dire, non mi sembra una casa molto
famosa.»
osservò lui, scettico.
«Allora
vorrà dire che la renderò famosa io,
no?» sorrise Cedric e Michael
restò a bocca aperta. Poi sorrise anche lui, divertito.
«Bella
idea. Poi sempre meglio di Gryffindor, lì muoiono
giovani.»
«Dai,
non più.» rise Cedric, «E poi sono i
coraggiosi, no?»
«Gli
scemi.» decretò Michael, annuendo,
«Tanto vale che io cominci a
dirlo da ora, tanto gli Slytherin sono in guerra con i Gryffindor da
sempre.»
«Spero
non con gli Hufflepuff. Non conosco ancora nessuno e non sarebbe male
avere amici anche nelle altre case.» considerò
brevemente Cedric.
«Giusto,
giusto...»
Cominciarono
a chiacchierare del più e del meno, finché Cedric
non disse: «Sai,
non ti ci vedo molto tra gli Slytherin. Voglio dire, a quel che so
sono tutti molto controllati, tu invece sembri... agitato.»
Michael
ghignò, «Forse sarò io che
romperò la tradizione, in questo
caso.»
«Che
fai, copi le battute?»
Dalla
porta si affacciò un ragazzino biondo e molto basso.
«Scusate,
è libero qui? Questo scemo stava per litigare e siamo dovuti
fuggire
dallo scompartimento...» pigolò, tirando un
ragazzino piccolo
quanto lui e moro.
«Certo
che è libero, prego!» li invitò Cedric.
Michael pensò che non
aveva mai visto una persona così gentile e sorridente.
«Ciao!
Noi siamo Jack e Rent!»
«Fratelli?»
domandò Michael, curioso.
«No!»
risposero in coro, e poi scoppiarono a ridere.
«Beh,
quasi. Siamo cresciuti assieme.» aggiunse Jack, il biondino.
«E
perchè stavate litigando?» domandò
Cedric.
«Perché
c'era un razzista.» rispose Rent, seccato, «E io
sono figlio di
babbani.»
Michael
si ritrasse impercettibilmente, irrigidendosi. Cedric lo
notò e
batté il sedile accanto a sé perchè
lui prendesse posto lì. Jack
invece si spostò accanto a Michael.
«Che
cosa stupida! Io so già fare incantesimi, sono sicuramente
più
bravo di quel pallone gonfiato!» si lamentò Rent.
Michael
lo guardò sbalordito.
«Sai
fare incantesimi?»
«Certo!
A casa di Jack potevo farne perchè suo padre è un
mago e così mi
sono allenato per bene! Sono bravo quanto loro! Oh, sta passando la
signora con i dolci! Allora tuo padre non mentiva, si mangia davvero
anche sul treno!»
«Pensi
solo a mangiare...» si lamentò Jack, che
però sorrideva.
Michael
continuava a spostare lo sguardo dall'uno all'altro. Aveva giocato, a
volte, con babbani, rischiando la pelle una volta tornato a casa, ma
mai aveva conosciuto dei sanguesporco. Quel bambino non sembrava
però
né pericoloso né un incapace, anzi, gli sorrideva
tranquillamente e
si era persino dimenticato di chiedergli il nome.
Quando
comprarono dolci poi Jack e Cedric gli cedettero le loro figurine,
dato che le avevano già, e Michael pensò che
sarebbe stato scortese
non fare lo stesso, tanto più che sua madre non l'avrebbe
mai
saputo.
«Grazie!
Ora che ci penso tu come ti chiami?» domandò Rent.
«Michael.
E lui è Cedric. Sarà un Hufflepuff.»
rispose. Cedric lo guardò
stupito, «Beh, loro i sono presentati assieme, no?»
«Un
Hufflepuff? Forte!» commentò Rent e tutti ebbero
l'impressione che
l'avrebbe detto per qualsiasi casa, «Io vorrei essere un
Gryffindor,
credo. Ma anche Hufflepuff va bene.»
«Tutto
escluso Slytherin.» concordò Jack.
«Io
sarò uno Slytherin.» disse Michael, assottigliando
lo sguardo. I
due lo guardarono.
«Nah.
Mi hai offerto le figurine, non puoi esserlo.»
decretò Rent,
tornando a mangiare.
Michael
si voltò a guardare Cedric, che scoppiò a ridere
allegramente.
Stavano
ancora scendendo dal treno quando sbatterono contro una ragazza
più
grande.
«Scusa!»
dissero lui e Cedric, e lei scosse la testa con un sorriso.
«Ninfadora!
Il tuo baule!» chiamò una voce maschile dietro di
loro, e i suoi
capelli virarono sul rosso.
«NON
CHIAMARMI IN QUEL MODO!» urlò.
«Come
hai fatto?» domandò Michael, sconvolto, ignorando
i richiami di un
uomo altissimo che cercava le matricole.
«Cosa?
Ah, i capelli? Beh... è che sono una Hufflepuff. Gli
Hufflepuff sono
così.» rispose lei, sogghignando. Un ragazzo coi
capelli rossi
naturali e le lentiggini scosse la testa con aria rassegnata.
«PRIMO
ANNO!»
«Andiamo!»
disse Cedric, spingendolo via con sé.
«Tonks...
Perché?»
«Così,
mi andava.»
«Arcturus
Michael Stebbins.» chiamò la professoressa
McGonagall, e lui si
diresse con andatura fiera al Cappello Parlante, ignorando i mormorii
sul suo strano nome.
“Vediamo...
C'è il coraggio di seguire le proprie idee a discapito di
tutto, di
ribellarsi... sì, hai sicuramente molto fegato e un cuore
puro...
Gryffindor sembra la più adatta...”
Michael
spalancò gli occhi, agghiacciato. “No! Slytherin!
Slytherin!”
Il
Cappello rise: “Slytherin? Tu non hai nulla degli Slytherin,
non
hai ambizione e non ti importa del sangue, non hai sentito la mia
filastrocca?”
Sua
madre l'avrebbe ucciso davvero. Altro che coraggio di ribellarsi.
“Ti
prego, tutto ma non Gryffindor!” supplicò.
“Sei
proprio convinto, eh? Bontà di cuore,
lealtà...”
“Lealtà?
Hufflepuff allora! C'è un ragazzo simpatico
lì...”
E
poi magari avrebbe imparato a cambiare colore di capelli. Soprattutto
quello.
“Sei
proprio deciso? D'accordo, se nei sei certo...”
«HUFFLEPUFF!»
Michael
andò verso la tavola, accolto da applausi e pacche sulle
spalle.
Cedric quasi lo abbracciò dalla gioia.
«Hai
visto? Siamo insieme!»
Lui
azzardò un sorriso, mentre il Cappello gridava ancora una
volta il
nome della sua casa e Rent li raggiungeva allegramente. Poco dopo
arrivò anche Jack.
La
ragazza coi capelli che cambiavano colore rideva senza ritegno, per
chissà quale motivo.
«Scrivetemi
tutti!» ordinò Walter, «Vi voglio
sentire ogni giorno!»
«D'accordo,
d'accordo...» disse Cedric, divertito, per poi venire quasi
stritolato da Jack e Rent.
«Ciao!
Passate buone vacanze!»
«Sì,
scriviamoci!»
Poi
i signori Hopkins si avvicinarono e con loro un ragazzetto con i
capelli neri e gli occhi grigi imbronciatissimo.
«Sei
tornato, ma non ti renderò la camera.» fu la prima
cosa che disse.
«Ciao,
Wayne! Questo è mio fratello Wayne!» lo
presentò Walter, come se
fosse la cosa più preziosa del mondo.
«Gentile.»
mormorò Michael all'orecchio di Cedric, «E molto
espansivo.»
Cedric
rise, annuendo e salutando poi il compagno di stanza.
Michael
si guardò attorno nervosamente.
«Non
so se verranno a prendermi, sai?» ammise.
Cedric
smise di sorridere di colpo e fu come se avessero spento la luce.
«Cosa?»
«Mio
padre nell'ultima lettera mi ha detto che non era sicuro... A mia
madre è giunta voce che Rent è un... sai...
figlio di babbani e che
siamo amici.»
«Ti
accompagniamo noi.» decretò Cedric non lasciandolo
quasi finire,
«Se serve ti ospitiamo.»
«Cedric!»
esclamò un uomo, correndo da loro e abbracciando stretto
l'amico.
«Cedric?»
chiamò anche una donna, sorridendo radiosa.
Michael
fece un passo indietro, pronto a scappare, ma Cedric lo
artigliò con
una mano sul braccio.
«Mamma,
papà, questo è Michael.»
«Oh,
finalmente! Cedric parla sempre di te in tutte le sue
lettere!» lo
salutò lui, «Sono Amos Diggory!»
«È
un piacere.» disse anche la donna.
«Possiamo
aspettare qualche minuto? I genitori di Michael potrebbero non
riuscire a venire...» cominciò Cedric e il signor
Diggory annuì.
«Ma
certamente! Gli daremo un passaggio se necessario!»
Il
passaggio fu necessario e il signor Diggory si smaterializzò
con
entrambi sulla sua porta di casa; Cedric lo aveva aiutato a portare i
bauli.
«Grazie.»
mormorò, imbarazzato. Aveva dovuto spiegare in poche parole
il
perchè c'era stato bisogno di portarlo lì e il
signor Diggory aveva
subito capito chi fosse sua madre.
«Nessun
problema, scrivici per qualsiasi cosa. Gli amici di Cedric sono i
benvenuti.» disse lui, e Cedric annuì, dandogli un
colpetto sul
braccio.
«Mi
raccomando.» disse, serissimo, «Scrivimi sempre e
dimmi tutto.»
«Lo
farò. Grazie.»
«Non
dirlo neanche.»
«Come
ti chiami?»
«Michael
Stebbins.»
«Quando
imparerò le fatture ti verrò a cercare,
Stebbins.»
E
così la nanetta se ne andò, con un gran
svolazzare di capelli neri.
E dire che sembrava una bambolina.
La
sentirono insultare di nuovo il fratellino di Walter mentre faceva le
scale.
Cedric
e Michael si guardarono in faccia con la medesima espressione
sbalordita e scoppiarono a ridere, sganasciandosi letteralmente.
«Ma
cos'è? Non è sicuramente una femmina! E dire che
sembrava così
carina...» si lamentò Michael.
«Le
femmine fanno tutte paura.» ricordò loro un altro
del primo anno di
passaggio, tale Stephen.
«Ma
cos'hanno quelli del primo anno? Noi non eravamo
così!» osservò
Cedric, esterrefatto.
«Georgia
è forte però, molto più simpatica
delle nostre compagne.»
«Ti
dirò, a me anche quella piccoletta che fa paura piace,
è
divertente.»
«Oh,
dillo al fratello di Walter!»
Nevicava
fitto e Michael rabbrividì, fermo sul portone. Voleva essere
l'ultimo a salutare Cedric che tornava a casa per Natale.
«Eccoti
qui.» disse l'amico. Sembrava infelice, doveva essere per via
di
questa storia della camera dei segreti. «Ricordati che devi
scrivermi per qualsiasi cosa succeda.»
«Sì,
sì. Allora ci vediamo. Passa buone feste e mandami un bel
regalo
visto che ti ostini a non lasciarlo qui.»
«Lo
apriresti oggi stesso.»
«E
invece no!»
«E
invece sì.»
«No!»
Si
sorrisero e Cedric indugiò.
«Cosa
c'è, Ced?» domandò Michael, infilando
le mani in tasca. Aveva
scordato i guanti.
«Lo
sai che sei come un fratello per me, vero?» chiese l'altro
all'improvviso.
«E
questo che c'entra?» sbottò lui, mentre un fiotto
d'angoscia gli
invadeva il petto. Che gli prendeva ora?
«Ricordatelo.
Qualunque cosa succeda.»
«Signor
Diggory, stiamo aspettando lei!» lo chiamò la
professoressa, e
senza dire altro Cedric corse via.
«Allora,
hai chiesto?» domandò ansiosamente a Walter, che
annuì mestamente.
«Mio
padre dice che la signora Diggory ha una malattia rara... Se Cedric
l'avesse contratta sarebbe pericoloso per lui usare la magia e
dovrebbe lasciare Hogwarts. Anche lei non ha finito gli studi,
è una
cosa che peggiora crescendo...»
«NO!»
urlò Michael, «Cedric deve continuare! Ci
conosciamo da tre anni,
come ha potuto non dirmelo?»
«Forse
perchè non lo sapeva. Gliel'avranno detto ora che lo hanno
portato
al san Mungo per dei controlli... È una cosa che si
può controllare
solo quando si è adolescenti...»
«Ma
Cedric è il migliore tra noi, se avesse avuto problemi a
usare la
magia ce ne saremmo accorti...» protestò
fiocamente lui.
«Non
lo so, Mike, non lo so...» mormorò Walter,
prendendosi la testa tra
le mani.
Improvvisamente
sembrava esserci molto più freddo.
«Sto
bene.» disse Cedric, mentre arrivava da loro. Aveva le guance
arrossate e gli occhi lucidi per la foga, «Sto
bene!»
Michael
ruggì di gioia, abbracciandolo e facendo cadere entrambi
sulla neve.
Il
solo pensiero di non vederlo più tutti i giorni tra i
banchi, di non
copiare più i suoi temi, di non parlare con lui fino a notte
fonda
di ogni cosa lo aveva distrutto.
«Anche
tu sei mio fratello!»
«Anche
per me lo sei!» concordò Walter, arruffandogli i
capelli quando si
alzarono dalla neve.
«Come
anche tu.» rispose Cedric.
«Va
bene, ma io sono il tuo miglior fratello, no?»
«Oh,
Michael... Che rompipluffe!»
«Sei
solo geloso perché sono il suo preferito!»
«I
G.U.F.O.! Sono la cosa più orrenda che io abbia mai... Non
lo so
neanche io! Peggio di loro c'è solo mia madre!» si
lamentò
Michael.
Cedric
annuì tetramente, con la testa poggiata contro il tronco
dell'albero. Gli occhi erano rivolti al lago, o meglio, alle ragazze
davanti al lago.
«Quale?»
domandò Michael.
«Quale
cosa?»
«Quale
fissi?»
«Io
non... Cho Chang.»
«Lo
sapevo. Mi piace. Vai, dai. Vai a chiederle di uscire.»
«Che
cosa? No, io... Dobbiamo pensare agli esami ora.»
«Vigliacco.»
commentò Michael, stendendosi sull'erba.
«Perché,
tu alla Fawcett l'hai chiesto?» domandò Cedric,
seccato.
«Per
tua informazione ci siamo ba-cia-ti. E conto di fare di più
prima
della fine della scuola. Grazie dell'interessamento.»
«Baciati?»
ripeté Cedric, per poi sospirare e chiudere il libro che
teneva
sulle gambe.
«Cosa
fai?»
«Vado
a chiedere a Cho se le va di fare un giro.»
Michael
ghignò.
«Vai
e colpisci, amico!»
«Secondo
me tu potresti essere il Campione!» concluse Ernie, eccitato.
A
Cedric sembrava che tutti in sala comune lo stessero fissando.
«Ma
non... Forse.»
«Forse?»
ripeté Michael, «Tu devi mettere il tuo nome! Non
volevi rendere la
casa di Hufflepuff famosa? Questa è la tua
occasione!»
«La
casa... Oh. Come fai a ricordartelo?» rise Cedric.
«Io
ricordo tutto! Mi hai convinto tu a finire a Hufflepuff, ricordi? E
Tonks, ma quello è un altro discorso. Andiamo, partecipa!
Mal che
vada avrai tentato!» insistette lui.
«La
tua voglia di vedermi in pericolo è preoccupante.»
commentò
Cedric, scuotendo la testa.
«Come
se fosse davvero così pericoloso! E dai, provaci almeno!
Scrivi il
tuo nome!»
«E
sia.»
«E
sia?»
«Andiamo.»
Cedric si alzò, scuotendo via la polvere dal fondo dei
pantaloni,
«Datemi un pezzo di pergamena. Andiamo ora.»
«Così
si fa!» strillò Michael, e tutti cominciarono ad
acclamare il suo
nome, «Quando vincerai dì a tutti che ti ho
convinto io a
partecipare o ti ucciderò!»
«Voglio
entrare e parlare con Potter, tutto qui. Togliti di mezzo
ora.»
«No!
Dovete lasciarlo in pace! Dumbledore ha detto di non fargli domande e
comunque non ha fatto nulla di male!»
«Io
voglio sapere com'è morto il mio migliore amico!»
urlò lui,
«Voglio sapere se lui c'entra qualcosa!»
«Certo
che no! È stato Tu-Sai-Chi!» intervenne la
Granger, quasi in
lacrime. Weasley la guardò scioccato e così lui.
«Hermione...»
«Guardalo,
Ron!» disse lei, scuotendo violentemente i capelli crespi.
Weasley
effettivamente lo guardò, ma non si spostò dal
ritratto della
Signora Grassa.
«Scusami,
credevo fossi solo... curioso come gli altri.»
borbottò.
«Tu-Sai-Chi?»
bisbigliò Michael con un brivido gelido.
«Sono
sicuro che Dumbledore spiegherà tutto prima della nostra
partenza.
Domani c'è il banchetto, no? Aspetta solo un altro
giorno.» il tono
di Weasley si era fatto cauto.
«Io
voglio parlare con Potter adesso.»
ribatté lui, e non sapeva neanche perchè si fosse
impuntato su
questo, se voleva soltanto vedere in faccia l'ultima persona che
aveva visto Cedric o se sapeva che oltre a questo non aveva nulla da
fare se non tornare a chiudersi tra le tende del suo letto.
«No!»
ripeté Weasley e stavolta il suo fu un vero ruggito, mentre
allargava le braccia istintivamente come per impedirgli di sfondare
il ritratto, «Si dà il caso che Harry sia il mio
di
migliore amico
ed è distrutto anche lui! Non te lo lascerò
fare!»
«Ron...»
fece la Granger in un sussurro strozzato, ma restando dritta al suo
fianco e con la mano stretta intorno alla bacchetta.
E
Michael vide nella preoccupazione di Weasley la propria per Cedric
fino a qualche giorno prima, nella sua feroce protezione la stessa
amicizia che lo legava al fratello.
Una
persona che si era guadagnata degli amici così non poteva
aver fatto
male a nessuno.
Si
girò e tornò indietro, vuoto.
A
colazione Hannah quasi svenne controllando l'orario.
«Noi
del quinto anno stiamo per suicidarci, com'è il
vostro?» domandò
Justin, deglutendo forzatamente dopo aver dato un'occhiata al foglio
che Ernie reggeva con mani tremanti.
«Già...»
disse Wayne, che si era evidentemente ricordato di qualcosa, per poi
alzarsi e andarsene senza una parola.
Gli
altri lo guardarono allibiti.
«È
impazzito.»
commentò
Sally-Anne.
«Dicevamo...
Com'è l'orario del settimo?» si riprese Stephen.
«E
chi se ne importa.» rispose Michael, imburrando un toast.
Il
gelo calò sul tavolo.
«Beh,
vedi,» cominciò Walter dopo aver scambiato
un'occhiata con Quill
che sembrava terrorizzato, «Dopo il quinto potete scegliere
le
materie su cui specializzarvi, quindi a seconda di quello che si vuol
fare non sono molte le classi da seguire. Io per esempio voglio
occuparmi dei draghi quindi ho Cura Delle Creature Magiche,
Trasfigurazione, Incantesimi, Erbologia e Pozioni. Michael segue
soltanto Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure
e gli altri non ricordo. In effetti lui è quello messo
meglio.»
«Che
gioia.» commentò Michael, sarcastico.
«Gazzetta
del Profeta in arrivo.» annunciò Susan, nervosa.
Controllò il
giornale per bene mentre gli altri mangiavano, poi disse:
«Niente.
Non si parla più di Harry Potter o del preside.»
«Meglio
così.» commentò Georgia, arrivando in
quel momento, «Ero con
Charlotte e mi ha raccontato che alla torre Gryffindor accusano
Potter di essersi inventato tutto. Nessuno gli crede se non gli amici
stretti.»
«Io
ho visto un paio di Ravenclaw scappare da lui poco fa.» la
informò
Megan, sovrappensiero.
«Cosa
pensano allora, che lo abbia ammazzato lui
Cedric?» ringhiò Michael e tutti sobbalzarono,
«Potter non era
abbastanza forte, comunque, e poi Dumbledore perchè dovrebbe
mentire?»
«E
perché invece dovrebbe mentire il resto del mondo?»
Il
gruppo si voltò a guardare Quill, incredulo. Era rosso in
faccia ma
sembrava determinato.
«Perché
il resto del mondo è fatto di vigliacchi.» rispose
lui freddamente.
«E
se invece Potter se lo fosse inventato? Andiamo, potrebbe essere
stato chiunque, anche un Mangiamorte, sì, ma non certo
l'Os-Tu-Sai-Chi!
Magari è lui che è fissato, lo sappiamo tutti che
non è normale ed
è ossessionato, e quindi ha pensato fosse lui, ma
è impossibile!»
Quill
non aveva mai parlato tanto a lungo né tanto meno aveva
alzato la
voce con qualcuno, quella era la prima volta in assoluto e Stephen
era rimasto immobile con la forchetta a mezz'aria.
«Dì
un po'... Ieri non ce l'hai detto, in che casa ti voleva smistare il
Cappello Parlante? Hufflepuff sin dall'inizio?»
domandò Michael,
poggiandosi sullo schienale della sedia che stava facendo dondolare
su due gambe e guardandolo beffardo.
«Questo
non c'entra niente!» rispose lui, ormai paonazzo.
«Scommetto
Slytherin come i tuoi genitori. Questo spiega perché tu sia
così
restio ad accettare la realtà... o forse ti farebbe piacere
coprire
il suo ritorno?»
«Michael!»
esclamò Georgia, scandalizzata. Megan si era portata una
mano alle
labbra, gli altri non sapevano come reagire.
«Cedric
era anche mio amico!» urlò lui; anche i ragazzi
degli altri anni e
qualche Ravenclaw si erano voltati a guardare ora, e Justin
sospirò
di sollievo accorgendosi che il trio di Potter se n'era già
andato e
che Harry non avrebbe assistito almeno a questo. «Non stai
male solo
tu!» proseguì, alzandosi in piedi,
«Però io non gli credo! Non
vuol dire che io sia uno di loro, però non gli credo! Per me
è
pazzo e Dumbledore è dalla sua parte perchè
è troppo affezionato a
lui! Vuoi uccidermi perchè non la penso come te? Fallo! Ma
non
cambia il fatto che non mi fido di lui!»
«Oh,
immagino che tu stia soffrendo le pene dell'inferno.»
commentò
Michael imperturbabile, con un sorrisetto palesemente derisorio,
«Eri
così legato a lui, così importante nella sua
vita... Come in quella
di tutti del resto...»
«Michael,
basta.»
Stephen
reggeva la forchetta così forte che gli tremava la mano, ma
il suo
tono era fermo.
«Io
non gli credo.» ripeté Quill come se non lo avesse
sentito, «E tu
vuoi credergli soltanto perché così puoi anche
credere che sia
stato come essere lì vicino a Cedric anche alla fine solo
perché
sai com'è andata, ma la verità era che non c'eri.
Eri con noi.»
e fuggì via.
Michael
scattò in piedi lasciando cadere la sedia e Georgia
strillò,
afferrandogli il braccio che stava sollevando la bacchetta.
«Ti
prego, no!» urlò, e Megan si coprì gli
occhi con le mani, nella
testa la voce di sua madre che diceva le stesse parole e nelle
orecchie quella di Hannah che chiamava anche lei Michael e si
aggrappava alle sue spalle spaventata.
«Lasciami
andare!» ringhiò Michael, liberandosi con uno
strattone con
espressione tradita e disgustata, per poi lanciarsi verso il portone
a grandi falcate col mantello che svolazzava ai suoi passi.
Justin,
pallidissimo, si voltò verso gli amici del quarto,
altrettanto
pallidi e spaventati.
«Io...
Lui... Rowan, non seguirlo!» esclamò,
così allarmato che Rowan
tornò a sedersi mentre i compagni di dormitorio lo
convincevano che
era giusto così, preoccupati quanto Justin.
Megan
tra le lacrime incontrò gli occhi increduli di Lance, il
ragazzino
che le aveva scritto una lettera proprio quell'estate e che prima di
allora la guardava sempre come se fosse un vampiro assetato di
sangue. Ora non riuscivano a smettere di guardarsi, lui sicuramente
sconvolto dalle sue lacrime e lei che rivedeva in lui Cedric, nei
suoi lineamenti gentili e, come aveva notato nella sua lettera, nel
suo modo di fare dolce. Faceva male, e per questo era ancora
più
difficile smettere.
«Che
cosa diamine...»
La
voce di Wayne la riscosse.
Appena
tornato per mandare giù un boccone prima delle lezioni
trovava la
sedia di Michael rovesciata, l'amico e Quill spariti, tutti
silenziosi e bianchi in viso e Megan che piangeva.
«Michael
sta evidentemente pensando di adottare il cognome della madre e
cominciare a torturare la gente. Quill ha dato di matto
perchè non
crede a Potter.» rispose Walter, versandosi del
caffè, «E io dovrò
affrontare Trasfigurazione e Incantesimi con lui. I M.A.G.O. non
arriveranno mai troppo presto.»
«Ah.»
replicò semplicemente lui.
«Dove
diavolo eri?» domandò Stephen, fissandolo truce.
«A
chiedere alla professoressa se ero ancora in tempo per cambiare piano
di studio.»
«Spiegati.»
ordinò Walter, sorpreso.
«Non
voglio... Voglio fare il giornalista.» e lo disse con tale
determinazione che nessuno osò controbattere, dato che di
solito non
metteva molta passione nelle sue parole.
«Vuoi
scrivere la verità senza infangare i nomi altrui,
scommetto.» disse
Georgia, uscendo dallo stato di profonda prostrazione in cui era
caduta.
«Qualcosa
del genere, sì.»
Ora,
per quanto riguarda Cedric, dopotutto saranno successe cose
emozionanti anche a loro ai primi anni, sebbene io non ne parli
spesso, così come è per tutti.
Si
tornerà sui flashback vari anche nel prossimo capitolo
“lezioni,
punizioni e due ricordi”.
Rent
e Jack, i giganti per altezza e nel caso di Rent anche per grossezza,
erano
nanetti, come lo era Megan che comunque è rimasta piuttosto
bassa e
magra.
Michael
aveva già sentito da Ron ed Hermione che si trattava di
Tu-Sai-Chi,
ecco perché non ha reazioni eclatanti al banchetto, davanti
a
Dumbledore, sebbene non fosse convintissimo dato che erano solo le
parole di due “mocciosi”. Harry non ha mai saputo
niente degli
assalti ai suoi amici mentre stava rintanato nella torre Gryffindor.
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