Salve ** Oh sì,
sono io, che dopo aver appena terminato il ciclo di Obbligo, Giudizio o
Verità, mi rimetto all'anima una nuova, e completamente
folle, Dramione. Volete che sia sincera? Non ho la più
pallida idea di che cosa mi sia passato per la mente! Questa
è un'idea pazza, surreale, e non so a che cosa
porterà. Però sentivo che dovevo fare una cosa
del genere. Sentivo il bisogno di prendere in mano un santo punto di
vista e accortocciarlo tutto fino a stravolgerlo. Perciò
miei cari, prendete questa storia cone un esperimento. Un esperimento
anche bellino lungo, perchè non credo proprio che questa
storia si esaurisca in pochi capitoli, anzi. Spero comunque che vi
piaccia come vi sono piaciute le mie precedenti storie.
Enjoy the chapter.
On
the other side.
Dall’altra
parte.
“Forse ce l’abbiamo fatta mio Signore”
A parlare era stato l’uomo più lontano dalla fonte
di luce che si sprigionava dal centro della stanza. Era un grande
vortice luminoso e tutti gli giravano attorno con le bacchette levate e
puntate addosso, senza togliergli gli occhi di dosso.
“Forse siamo riusciti ad aprire un varco”
continuò questo voltandosi a sua volta verso
l’aspirale e osservandola con attenzione.
“E potete apportare dei cambiamenti?” chiese una
voce incredibilmente sibillina e spaventosa. Sembrava quasi il verso di
un serpente.
“Non sappiamo bene le conseguenze, però possiamo
provarci” rispose l’uomo per poi andare verso la
figura pallida e avvolta di nero che si era avvicinata al vortice di
luce. Lo osservò per qualche istante, poi i suoi occhi rossi
si spostarono sul seguace che aveva parlato.
“Fatelo”
*
“Secondo me sono stati i Serpeverde!”
Questa impetuosa esclamazione mi distolse dalla lettura del mio nuovo
manuale di erbologia facendomi alzare gli occhi interdetta.
“Ok che sono dei viscidi egoisti, ma non credo che
arriverebbero a tanto” risposi al mio migliore amico che
aveva appena tirato su quella questione. Ormai erano quattro giorni che
non si parlava d’altro: la congestione di Ron. Era
l’incessante argomento che riempiva ogni nostro tipo di
conversazione, e non semplicemente perché eravamo
preoccupati della sua salute. Infatti, nonostante lui ci stesse molto a
cuore, non era la ragione principale per la quale si era scatenata
tutta quella confusione. Il malanno di Ronald era arrivato appena
qualche giorno prima della partita di Quidditch di inizio stagione,
proprio contro la casa delle Serpi, e questo aveva letteralmente
sconvolto e mandato in delirio quasi tutti i componenti della nostra
casata, specialmente i giocatori della nostra squadra, che non facevano
che lasciarsi andare ad isterie e ricerche di una qualche soluzione.
Effettivamente era strano che non avessero gridato già da
subito al complotto.
“Non arriverebbero a tanto?!” fecero quasi
all’unisono i compagni intorno a me. Io osservai i loro
sguardi scettici e mi arresi sospirando.
“Va bene, forse lo farebbero, sta di fatto che non penso
proprio che ci siano loro dietro tutto questo” ribattei prima
di afferrare una fettabiscottata e spalmarla di burro.
“E cosa te lo fa pensare?” mi chiese stranito Harry.
“Sono troppo presuntuosi…sono convintissimi di
essere in grado di battervi nella vostra miglior forma, con i vostri
miglior giocatori…più che altro sono tipi che
barano in campo…” risposi con un ragionamento
molto logico. Calò un attimo il silenzio.
“Beh, mi sa che Hermione ha ragione” disse dopo
qualche momento Ginny, appoggiando la testa sulle braccia stese sul
tavolo.
“Mi sa che dovrete arrendervi all’idea che Ron le
deve smettere di strafogarsi come un maiale a colazione, pranzo e cena,
specialmente nelle vicinanze di un’importante
partita” sospirai addentando la mia fetta imburrata. Proprio
in quel momento il protagonista dei nostri discorsi varcò la
soglia, con l’aria un po’ malaticcia ma migliore di
qualche giorno fa, e i capelli appiattiti dall’essere stato
tanto disteso.
“Ehi amico!! Stai davvero meglio!” lo
salutò Harry dandogli una pacca sulla spalla. Ronald sorrise.
“Eh un po’…non posso giocare
però ci tengo a fare il tifo!” ribattè
sedendosi accanto al moro.
“Non credi che sia meglio riposare un altro
po’?” gli dissi prendendogli la mano e guardandolo
premuroso.
“No me la cavo ‘Mione, tranquilla…faremo
qualche coro insieme!” replicò ricambiando la
stretta. Io annuii e tornai a fare colazione, cercando di non
imbrattare il mio libro di marmellata. Era molto presto, ma era anche
la mattina della partita, quindi ad una bella parte dei Grifondoro era
parso avere le spine nel letto. C’eravamo dunque riuniti in
Sala Grande a goderci la colazione in pace, mentre si discuteva
cercando di allentare la tensione. Io ovviamente ero stata portata
giù come supporto morale, perché non si poteva
dire che fossi una grande intenditrice di Quidditch. Però
sapevo star vicino ai miei amici.
In quel momento dall’entrata principale della Sala fece il
suo quasi trionfale ingresso il più famoso gruppo di
Serpeverde di tutta la scuola, capeggiato, neanche a dirlo, da Draco
Malfoy. Non aveva in dosso né la divisa, né la
tenuta da gioco, data l’ora, ma era semplicemente vestito con
dei lisci pantaloni di tuta neri tenuti a vita bassissima, che gli
cadevano morbidi e leggermente larghi, in un modo però che
faceva risaltare le sue linee. Nonostante questi rischiassero quasi di
cadergli, camminava con il solito passo elegante e cadenzato, le mani
in tasca e lo sguardo sfacciato. Addosso aveva una felpa scura e aperta
che lasciava vedere la maglietta con il grande stemma di Serpeverde che
portava sotto. I capelli biondissimi erano tirati indietro con del gel
che li faceva sembrare bagnati, e al collo gli penzolava una lunga
catenina d’oro. Malfoy non degnò nessuno di uno
sguardo, né tanto meno noi. Si avviò con passo
deciso seguito a ruota dai suoi amici verso il suo tavolo, con il suo
solito modo di fare caparbio, come se al mondo non esistesse nessun
altro al di fuori di lui. Avevo notato che la mattina molto presto non
si sprecava a dare attenzione a nessuno, e rinunciava anche alle
velonose frecciatine a cui non potevamo scampare in caso lo
incrociassimo durante la giornata. E questo, sinceramente, era un
sollievo.
Perché Draco Malfoy era estenuante.
Riusciva sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato, come se
avesse un radar e percepisse la cosa che più in quel momento
poteva urtarti. Ma la cosa ancor più insopportabile era che
lo faceva con una naturalezza e una spontaneità unica, senza
il benchè minimo sforzo. Io per dargli contro dovevo
impegnarmi, e questo alla lunga era davvero stancante. Sembrava avesse
un talento unico nel rendersi odioso. E questo talento lo esercitava
senza il minimo dispendio di energia.
Tornai a concentrarmi sulle piante acquatiche della Novergia mentre i
miei compagni di casa discutevano senza badare ai Serpeverde.
Discutevano di strategie, di possibilità, di tutto quello
che poteva riguardare il Quidditch, perciò i miei interventi
erano pressocchè inutili. Lo sport non mi entusiasmava
tanto, e nemmeno me ne intendevo. Ed era davvero una cosa insolita,
visto che io m’intendevo di tutto. Mi divertivo a fare il
tifo certo, ma più che altro era per il mio orgoglio
Grifondoro e per tenere alto l’onore della mia casa. Per
questo, mentre tutti sembravano assolutamente presi dalla discussione,
io me ne rimasi in disparte. Alzavo di tanto in tanto lo sguardo e
scambiavo qualche sorriso con i miei amici. Osservai chi altro era
entrato in Sala e i miei occhi slittarono verso il tavolo di
Serpeverde. Subito mi accorsi che Malfoy e Zabini stavano parlando con
lo sguardo rivolto verso di noi. Verso di me. Aggrottai la fronte e
inclinai appena il capo chiedendomi che cosa potessero tramare le due
Serpi per eccellenza. Questi due, con una sincronia quasi surreale,
voltarono lo sguardo per tornare a guardarsi negli occhi, senza
interrompere la loro discussione. Le loro espressioni erano
estremamente rilassate e indecifrabile. Non erano indispettiti,
né divertiti, né arrabbiati. Non si riusciva a
capire che cosa stessero dicendo, meno che mai perché
stessero guardando nella mia direzione.
Forse era stata solo una coincidenza.
Decisi di lasciar perdere i due Serpeverde, che sguazzassero pure nel
loro brodo. Perciò mi convinsi che li avrei ignorati, cosa
che tra l’altro si meritavano più
dell’odio. Oggi avrei dovuto vederli anche troppo, durante la
partita.
“Una cosa buona però dell’aver avuto una
congestione è stata saltare il compito di
Pozioni!” esclamò compiaciuto il rosso, seguito da
un sospiro desideroso di Harry, che invece aveva dovuto fare quel
compito e gli era venuto un vero disastro.
“Non puoi scappare per sempre dal compito di
Pozioni” feci notare a Ron arricciando leggermente la bocca.
Lui fece spalluce.
“Ma per una settimana sì! Ed è un gran
sollievo!” ribattè soddisfatto. Io scossi il capo
lasciandomi scappare però un sorriso.
Che volete farci, quelli erano i miei migliori amici. Un po’
irresponsabili, un po’ svogliati, un po’
negligenti, ma non li avrei cambiati per nulla al mondo. Loro erano
sempre stati al mio fianco, con loro avevo rischiato la vita, quella
vita che però mi rendevano un po’ migliore. Con
loro il mio sorriso era sempre un po’ più
luminoso, e la mia risata un po’ più fragorosa.
Eravamo inseparabili.
Harry, Ron e Hermione.
Il Trio.
Non sapevamo quello che ci avrebbe aspetto nel futuro, ma il presente
era nostro. Ed eravamo insieme.
Era stato incredibile come il destino ci avesse unito. A volte mi era
capitato di pensare a che cosa sarebbe successo se al primo anno, non
fossi rimasta chiusa nel bagno delle ragazze, e se loro non mi fossero
venuti a cercare. Se non avessi cercato di impedirgli di sgattaiolare
fuori dalla Sala Comune, o semplicemente se sul treno non fossi entrata
nel loro scompartimento. Cosa sarebbe successo se fossi stata smistata
in un’altra casa, se loro, per qualche strana ragione, non
facessero parte della mia vita.
“Guardate, è arrivata Luna con il suo cappello da
leone!” fece gioviale Ginny tirandosi su in piedi e
sventolando allegra la mano in direzione della sua amica dai lunghi
capelli color platino. Lei ci venne incontro saltellando.
“Ehi ragazzi, come va? Spero davvero che oggi
vinciate!” esclamò Luna quando ci raggiunse. Si
girò verso Ron e gli lanciò uno sguardo premuroso.
“Come ti senti Ronald?” gli domandò
dandogli una pacca sulla spalla.
“Meglio, grazie…ma tranquilla, non hanno bisogno
di me per fare a pezzi i Serpeverde…” rispose
annuendo con convinzione. Harry gli circondò le spalle con
un braccio.
“Invece ci faresti proprio comodo amico…ma stai
tranquillo, non ti deluderemo” replicò il moro
stringendo affettuosamente il suo migliore amico, e facendo dolcemente
scontrare le loro teste. Io sorrisi nella loro direzione.
“Chi sostituirà Ron oggi?” domandai con
curiosità. Il Prescelto alzò gli occhi al cielo.
“Sua simpatia McLaggen…dovrò
trattenermi da schiantarlo…però potresti farlo tu
Hermione” rispose il more lanciandomi uno sguardo complice ed
un sorriso molto eloquente. Io ricambiai trafiggendolo con uno sguardo
fulminante e lui scoppiò a ridere facendomi la linguaccia.
“In effetti però a volte te li leva dalla
bacchetta…” dissi come per giustificarmi.
“Come darti torto…ma oggi dobbiamo sopportarlo e
spiegare che si comporti bene, e che si ricordi soprattutto che sono io
il capitano” ribattè Harry.
Passammo almeno un’altra mezz’ora al tavolo, e
quando ormai si era fatta troppo gremita la squadra si alzò
per avviarsi verso gli spogliatoi. Anche Ron andò con loro
promettendomi che mi avrebbe raggiunto appena sarebbero scesi i campo.
Io rimasi un altro po’ al tavolo a leggere, poi mi decisi ad
alzarmi per tornare in Dormitorio a posare i libri e prendere mantello
e sciarpa. Presi la mia borsa e mi avviai fuori dalla Sala, ma proprio
davanti al portone d’ingresso mi scontrai quasi con il
Principe delle Serpi e il suo degno compare Zabini. Sbuffando mi
appoggiai allo stipite aspettando che passasse. Questo si
fermò di botto e si girò verso di me interdetto.
“Mezzosangue, hai finalmente capito come ci si comporta con
le persone superiori?” mi chiese con una nota di
compiacimento nella voce. Io sbuffai ancora più forte.
“Volevo vedere se facendoti passare avresti tenuto chiusa la
tua boccaccia e non avrei dovuto vederti per più di qualche
secondo…ma se la metti così” feci
andando avanti e tirandogli una bella spallata per varcare la soglia.
Il biondo mi afferrò al volo per il polso stringendolo e io
lo strattonai cercando di liberarmi.
“Malfoy lasciami!” esclamai continuando a tirare.
“Devi imparare, piccola ingrata, che non si taglia la strada
a Draco Malfoy” mi sibilò lasciando di colpo la
stretta e passandosi la mano con fare quasi schifato sui pantaloni,
come per pulirla. Io strinsi i pugni.
“E invece guarda un po’ l’ho fatto! Non
sei così importante” gli soffiai combattiva.
“E tu non sei così intelligente”
ribattè muovendo minacciosamente un passo verso di me. Io
non mossi un musculo, mentre i nostri occhi si guardavano con
decisione. Sembrava facessero scintille.
“Non mi fai paura, nemmeno un pochino” replica
compiaciuta. Lui assottigliò lo sguardo.
“Vedi, te l’ho detto che non sei così
intelligente. Ora torna dai tuoi amichetti, stamani non è
proprio giornata per giocare con il fuoco, e tu piccola Mezzosangue non
vuoi rimanere scottata, non è vero?” fece con tono
aspro. Io gli feci una smorfia.
“Non fai paura a nessuno Malfoy!” gli dissi prima
di girare i tacchi e avviarmi verso le scale.
“E tu non piaci a nessuno Granger!” mi sentii
urlare dietro. Strinsi di nuovo i pugni e mi voltai appena aver salito
qualche gradino.
“Vaffanculo Furetto!”
“Vaffanculo Mezzosangue!”
*
Quando Ron si sedette accanto a me capì subito che
c’era qualcosa che non andava. Ero seduta con la schiena
appoggiata alla gradinata, le braccia conserte al petto e la bocca
contrisa in una perenne smorfia di indignazione. Quanto riusciva ad
urtarmi Draco Malfoy!! Quanto riusciva a farmi innervosire e
arrabbiare! Mi faceva addirittura pentire di non essere semplicemente
rimasta zitta, anche se sapevo che non sarei mai riuscita a lasciar
perdere. Anche se mi consideravo una persona matura e responsabile, ed
ero consapevole che il miglior modo per sembrare superiore è
ignorare soggetti come Malfoy, con lui non ci riuscivo. Non potevo
semplicemente passare oltre, era più forte di me. Dovevo,
dovevo ribattere, non potevo dargliela vinta. E mi sentivo ancora
più stupida, perché se gli avessi semplicemente
detto “vai Malfoy” a quest’ora me ne
sarei rimasta tranquilla e mi sarei goduta la partita. Invece no, avevo
dovuto dargli corda, per poi ritrovarmi, come ogni volta,
più nervosa che mai. Certe volte mi domandavo se almeno
anche io ero riuscita a urtare Malfoy, almeno sapere che i miei sforzi
non erano stati vani sarebbe stata una consolazione.
“Che è successo?” mi chiese il rosso
sedendosi accanto a me. Io sbuffai.
“Malfoy!!” esclamai esasperata stringendo le unghie
intorno al mio braccio. Lui sospirò appena e mi
posò una mano sulla spalla.
“Che diavolo ha combinato quello stronzo ‘sta
volta?” mi domandò.
“Il solito, quello che fa sempre, essere così
terribilmente, incredibilmente odioso e insopportabile! Fai una cosa,
non va bene, fai l’esatto opposto, non va bene lo stesso! Lui
trova sempre il modo di farti saltare i nervi! Perché lui si
sente tanto Dio sceso in terra, come se camminasse un metro sopra terra
e noi dovessimo prostrarci a lui perché siamo solo
straordinariamente fortunati a poter godere della sua presenza,
capisci?! Si crede la persona più importante di questo
mondo! E invece è solo uno stupido, immaturo, viziato figlio
di mangiamorte!” mi sfogai gesticolando ampiamente. Ron mi
guardò abbastanza stupito.
“Per la barba di Merlino, avevi proprio bisogno di tirare
fuori tutto, non è vero?”
esclamò facendo scivolare la mano sul mio braccio.
“Sì, in effetti ora mi sento un po’
meglio” risposi tirando un grande respiro. Il rosso sorrise.
“Felice di esserti stato d’aiuto. Ora che ne dici
di goderci la partita sperando che Malfoy cada dalla scopa e batta una
culata colossale?” fece il mio migliore amico facendomi
scoppiare a ridere.
“Ci sto!” replicai battendogli il cinque.
Ci alzammo in piedi e ci appoggiamo entrambi alla balaustra,
cominciando ad urlare quando la squadra di Grifondoro scese in campo.
Applauiddimo con forza e salutammo Harry e Ginny con la mano.
Arrivò anche la squadra di Serpeverde e come i Grifoni si
alzarono in volo per iniziare il riscaldamento. Io lanciai qualche
sguardo fulminante a Malfoy ma poi decisi che l’avrei
ignorato per tutta la partita.
Dopo una quarto d’ora Madama Bumb fece mettere tutti in
posizione e i capitani (Harry e il furetto platinato) si strinsero la
mano scambiandosi sguardi decisamente taglienti e pieni di
risentimento. Venne lanciata la prima palla e la partita
potè cominciare. Seguii con grande attenzione le azioni e i
passaggi, facendomi anche coinvolgere in un tifo molto sentito,
specialmente quando Grifondoro riusciva ad andare in vantaggio. Vidi
chiaramente il battitore di Serpeverde colpire con forza il bolide
indirizzato a Ginny che era ad appena qualche metro da noi e che si
scansò prontamente. Questo però non
fermò la sua corsa quando fu vicino agli spalti e con
terrore lo vidi venire dritto verso di me. Quella palla fu
l’ultima cosa che vidi prima di svenire.
*
Mi sentii di nuovo padrona del mio corpo non so quante ore dopo. Anche
senza aver aperto gli occhi, sapevo di essere in Infermeria, ma non
avevo seriamente la forza di aprire le palpebre. La testa mi dava un
dolore tremendo e mi sentivo intorpidita dappertutto, come se mi fosse
stata somministrata dell’anestesia. Percepivo che la luce era
flebile e finalmente mi decisi ad aprire molto lentamente gli occhi.
Vedevo un po’ appanato, ma piano piano misi a fuoco che dalla
finestra di fronte al mio lettino entrava la luce della luna e che la
stanza era illuminata solo da qualche candela. Subito dopo mi accorsi
che c’era qualcuno appoggiato sul mio letto. Dovetti sbattere
parecchie volte le palpebre per riuscire a puntare lo sguardo verso la
figura che aveva la testa appoggiata sulle braccia incrociate sopra il
mio materasso e che sembrava addormentata. Mi ci volle un po’
per accorgermi che il ragazzo che si era appisolato al mio giaciglio
aveva i capelli biondi. Biondissimi. Mi struisciai gli occhi con forza.
Forse ci vedevo male, forse il colpo mi aveva dato qualche danno alla
vista. Ma il movimento fece svegliare il ragazzo al mio fianco, che
alzò il capo e mi osservò con i suoi grandi occhi
argentei, prima di sorridermi con naturalezza. Non c’erano
dubbi.
Quello era Draco Malfoy.
Spazio
dell'Autrice.
Ditemelo, sono una folle. E' vero, sono uscita di senno. Vi ho messo un
bel po' di dubbi con questo inizio, non è così?
Mi sa che ci vorrà un bel po' a chiarirli tutti, ma spero
davvero che abbiate la pazienza di seguirmi e anche aiutarmi in questa
pazzia ** Sarei davvero davvero felice di sapere che cosa ne pensate di
questo primo capitolo **
Grazie a tutti di aver letto e grazie a chi recensirà!
That's all folks!
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