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Mi sono sempre chiesta come
potrebbe essere la vita di Yoruichi se, in un periodo indeterminato,
dopo le vicende di Bleach, tornasse alla Soul Society.
Spinta dal fatto che adoro questo
personaggio, ho provato a mettermi nei suoi panni e mi sono
chiesta che cosa potesse significare tornare a “casa” dopo così tanti
anni.
Prendendo come spunto la “saga del
pendolo” e il fatto che io adori la loro relazione assieme, ho deciso
mettere il punto di vista di Kuchiki Byakuya. E’ tramite lui che ho
voluto far luce su Yoruichi, tramite brevi riflessioni sul loro
presente e passato. A Dark Chaos il copyright sulla gag
dell'inchiostro, nata da una discussione fatta assieme.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per
me è molto importante. Ciao!
Fiammah
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Can
you still play in a game of tag?
- Ehi, Byakuya-bo. Hai intenzione
di farmi annoiare ancora per molto? –
Il capofamiglia del clan Kuchiki
alzò a malapena i vitrei occhi che fino a quel momento erano stati
fissi sui documenti che stava compilando. Si volsero in direzione
dell’esile figura della donna posta di fronte a lui che, imperterrita,
lo fissava in continuazione, con fastidiosa irriverenza.
- Scendi da lì. - scandì secco. - Non voglio ripeterlo di nuovo. –
Come se non avesse proferito parola, la donna si sistemò meglio sul
lucido e raffinato tavolino basso, dove il Kuchiki stava lavorando.
Accavallò le gambe e si sporse maggiormente verso di lui, prendendo a
giocare distrattamente con la penna a china immersa nel calamaio.
- Non solo ti sei fatto noioso, Byakuya-bo, ma sei anche presuntuoso e
petulante. – dibatté per poi rivolgergli i suoi occhi divertiti,
dorati, splendenti, contornati da lunghe ciglia folte. – Ora… non ti va
di uscire a giocare con me? –
Osservò appena il sorriso
ammaliante della donna. Era impudente e sfacciato, ma soprattutto molto
divertito, come un felino che ama stuzzicare la sua preda prima di
passare all’attacco.
Sembrava che ogni suo movimento
fosse studiato alla perfezione per andare a fare contrasto con il modo
di essere del giovane capofamiglia.
Byakuya, da sotto la lunga frangia
scura, la scrutò appena, soffermandosi su quell’aria di sufficienza che
lei si proponeva di avere.
- Yoruichi Shihouin, ho bisogno di concentrazione, dunque sei pregata
di renderti utile o gradirei che sparissi all’istante dalla mia stanza.
–
- Oh, ma davvero? Piuttosto, Byakuya-bo, io credo che tu abbia paura di
giocare con me e perdere, sai? –
-Questo è da dimostrare Yoruichi. –
Yoruichi fece per avvicinarsi al
viso del ragazzo che in un primo momento deviò palesemente lo sguardo
evitando in ogni modo di incrociare quegli occhi felini, ma era
pressoché impossibile sottrarsi a quella sfida.
Come era impossibile sottrarsi alla
sfida di vederla lì, seduta, noncurante delle sue regole, sul tavolo.
L’un l’altro, con i loro
atteggiamenti andavano ad apostrofare attentamente le loro notevoli
differenze.
Lei con quell’atteggiamento che
poco si addiceva nei riguardi di un nobile, lui invece sottolineava le
loro abissali diversità con la freddezza, che lei si proponeva di
continuo di frantumare con i suoi continui attacchi.
- E in cosa potrei rendermi utile,
per esempio, Byakuya-bo? –
All’ennesima goccia d’inchiostro
che fuoriuscì da quel calamaio pericolosamente traballante, Byakuya lo
spostò violentemente dalla traiettoria di Yoruichi, il che fece
gocciolare la penna, che la donna stringeva ancora tra le sottili e
affusolate dita.
Sospirò profondamente davanti a
tale scempio e velocemente gliela sottrasse tamponandola dentro il
calamaio e cominciando a scriverci, per tenerla lontana da lei.
- Un ovvio modo per poterti rendere
utile è di sfruttare meglio il tuo tempo, lasciandomi lontano dai tuoi
insistenti tentativi di distogliere la mia attenzione sul lavoro. –
- Byakuya-bo, io penso che ci siano
tantissimi modi molto più soddisfacenti per passare il fine settimana,
anziché pensare alle tue solite paranoie sul dovere. – Rispose
senza pensarci troppe volte, poi cambiò tono, che divenne più sottile e
pungente. – Che ne dici Byakuya-bo? –
- Dico che sai benissimo quanto sia
insolente questo tuo modo di esprimerti nei miei riguardi. Io per te
non sono “Byakuya-bo”. –
- Sì, lo so Byakuya-bo. –
sghignazzò lei.
Gli occhi di Byakuya andarono
voracemente a scontrarsi con quelli di lei che immancabilmente lo
ricambiavano.
Sul suo volto si disegnò appena una
smorfia di sdegno che lui cercò di controllare, ma che non poteva
assolutamente sfuggire a una come Yoruichi Shihouin.
- Stregatta, lasciami vivere in pace il mio meritato fine settimana. –
Fastidiosa, irriverente, una vera
provocatrice … questa era la sua “Stregatta”.
Il suo gioco era una continua lotta
di sguardi e parole, gesti e provocazioni, che avevano come unico scopo
quello di smuovere e sconvolgere i suoi interlocutori.
E fin dall’infanzia, il suo
bersaglio preferito era sempre stato lui, Byakuya, spettabile
capofamiglia del nobile casato Kuchiki che lei tanto si divertiva a
chiamare “Byakuya-bo”.
Ogni aspetto della loro vita
sottolineava in blu quanto le loro vite e il loro modo di concepirla
fossero l’uno all’apice opposto dell’altra.
Yoruichi era una donna di nobile
origini come lui, ma che a differenza delle regole cui al ragazzo erano
state rigidamente imposte, lei se n’era completamente disinteressata
orientandosi verso una vita dove aveva posto al centro la sua morale e
il suo modo d’essere che aveva sempre messo su un piedistallo rispetto
a tutto l’universo della Soul Society.
Non solo, quella Stregatta era
stata capace di agire usando sempre il suo istinto, di scappare e farsi
credere morta per ben cento anni, sbattendosene altamente dei suoi
doveri e di quelle regole che invece a lui erano state incatenate da
sempre.
Questo li aveva da sempre posti su
due fronti completamente diversi che, inevitabilmente, andavano a
scontrarsi una continuazione. A scontrarsi per curiosità, per
provocazione, per distruggere l’uno l’universo dell’altra … i motivi
erano tanti.
In tutto questo, la Stregatta era
sempre stata fastidiosamente intricata nella sua vita.
Era sparita, e in tutto questo era
tornata e, come una regola matematica, avevano ripreso da dove erano
rimasti. La regola voleva che lei fosse la provocatrice e il risultato
era lui che alla fine reagiva, sempre per disgregare anch’egli il modo
di comportarsi della ragazza.
Più Byakuya la osservava, più si rendeva conto quanto questa legge
vigesse ancora fra loro, con l’unica e sola differenza che, dopo tutti
quegli anni, non sapeva più, esattamente, dove disporre quella
Stregatta.
Ora era lì, di fronte a lui, con il
suo solito sguardo curioso e che fastidiosamente lo metteva in
condizione di reagire, cosa per lui assurda.
Non era mai stato un uomo cui
qualcuno era in grado di smuoverlo o di muovere in lui una qualche
reazione emotiva in maniera tangibile, o almeno non un qualcosa di
evidente per chi non sapesse andare più a fondo dentro quei profondi e
inscrutabili occhi pallidi.
Avvertire che lei si proponesse di
violare questo, lo alterava abbastanza da preferirla lontana da lui e
dalla sua vita che intanto si era costruita proprio attorno a quei
lunghi cento anni in cui lei era stata lontana.
Nelle innumerevoli possibilità che
a freddo era stato il grado di calcolare, nessuna dava un risultato
dove lei era prevista.
Non si conoscevano affatto,
nonostante lei lo proclamasse il suo “Byakuya-bo”. Nonostante Yoruichi
lo inducesse, ancora una volta in quella sola giornata, a guardarla
negli occhi.
- Parli a me di impiegare meglio il
mio tempo. Te invece? –
Byakuya parlò così inaspettatamente
che stesso Yoruichi sgattaiolò dal suo sguardo per un attimo,
leggermente perplessa. Lasciò ondeggiare la sua lunga coda di cavallo
fino a quando gli scuri capelli lisci andarono a finire sulla spalla,
così che prese a giocarci distrattamente.
- Cioè? – chiese al Kuchiki,
curiosa di vedere come mai sarebbe continuata quella loro partita.
- Dove ti collochi in tutto questo
dopo tanti anni? Sai bene di essere inopportuna e fuori luogo,
immagino. –
Quelle che sembravano le ennesime
risposte degne del Kuchiki, volte a risponderle a tono, invece
sembrarono annebbiare la mente di Yoruichi che all’insaputa di quegli
occhi immersi nella scrittura di chissà quale lavoro, nemmeno si
accorsero dell’atmosfera appena creata grazie alle parole “inopportuna”
e “fuori luogo”.
Fulminea si avvicinò al giovane
capofamiglia e accarezzò con il dorso della mano quei fogli
perfettamente ordinati e dalla calligrafia minuziosamente tracciata dal
Kuchiki.
- Hai per davvero imparato a
parlare a sproposito, lo sai Byakuya-bo? –
Byakuya non fece in tempo ad alzare
i suoi occhi e replicare l’ennesimo “Byakuya-bo” della donna, che
subito la sua attenzione andò dalle dita affusolate di lei che si
spostavano sui fascicoli, al suo indice che scattante lasciò incrinare
il calamaio facendo così fuoriuscire tutto l’inchiostro.
Byakuya alzò appena la penna dal
foglio e osservò paralizzato l’inchiostro che oramai aveva inondato il
tavolino fino a gocciolare sul pavimento.
- Ops! – disse sghignazzando. – Ah, ah…! Noioso, presuntuoso e
petulante: Byakuya-bo, sei intrattabile come sempre! –
Byakuya alzò gli occhi e di fronte
a sé vide solo la porta scorrevole della stanza, che affacciava sul
verde e curato giardino della villa. Yoruichi era sparita,
all’improvviso, in maniera provocante, come sempre.
Con due dita alzò uno dei fogli
oramai completamente zuppi d’inchiostro.
- Maledetta … Stregatta. –
[…]
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