Il cuore gli batteva molto più forte del normale, mentre
usciva dalle sue stanze vestito come un normale ragazzo della sua età: per quel
lasso di tempo nel bosco, non voleva essere il Principe Ereditario di Camelot. Non il figlio del Re. O il
Capitano dei Cavalieri. NO. Nulla di tutto questo. Ma solamente un normalissimo
ragazzo al suo primo, vero appuntamento con una persona per cui provava qualcosa di VERO.
Passò dalle cucine, preparando un cesto con qualche cosa di
leggero ma sostanzioso. Sotto lo sguardo divertito e affettuoso dei cuochi che
lo conoscevano oramai da anni. E sapevano che se non mangiava a sufficienza, il
suo caratterino ‘pepato’ veniva fuori.
Sempre.
E preso il cesto lo montò su Hengroen,
lo sellò, e saltò in groppa.
Merlino si guardò intorno: i vestiti che giacevano per terra
erano quelli che aveva messo il giorno prima, e per un appuntamento del genere
non andavano affatto bene. Si avvicinò
all’armadio, aprendolo e dando una sbirciata per vedere che cosa poteva
mettere. Passò in rassegna tutti i vestiti, dal primo all’ultimo, sebbene non
ne avesse che cinque o sei. Ma alla fine li trovò.
Una maglietta blu notte, la migliore che aveva. Un paio di
calzoni neri non eleganti ma diversi dai soliti marroni che metteva sempre. E,
ovviamente, il suo fido fazzoletto attorno al collo.
Quando uscì dalla stanza, vide Gwen che chiacchierava
allegramente con Gaius. I due si
voltarono e sorrisero meravigliati.
“Per gli Dei, ragazzo…”
“Stai benissimo così, Merlino!”, esclamò la giovane amica
entusiasta, “Artù sarà estasiato, vedrai. Ne sono più che certa. Fuori c’è il
tuo Garulf che ti aspetta. Ho pensato di portarlo qui davanti.”
Lui le sorrise.
“Ti ringrazio. Beh…”, e rise, “Io
vado!”
I due lo guardarono mentre si avvicinava prima a Gwen per darle
un bacio sulla guancia, e a Gaius dopo per un bell’abbraccio tipo figlio-padre.
E si dirigeva verso la porta, al di fuori
della quale lo attendeva ,appunto, il suo fedele cavallo marrone chiaro
Garulf. Vi montò. E spronò al trotto.
Artù era arrivato da appena dieci minuti, e aveva sistemato
un telo sull’erba, con sopra un paio di cuscini di quelli morbidi. Del suo
letto. Prese uno dei piatti d’argento presi dalla sua credenza personale, e si
guardò dentro per controllare di essere in ordine.
Il giovane Merlino, arrivato in quel momento, rise a quella
scena sebbene fosse altrettanto agitato, e scese da cavallo legandolo poco più
in là.
“Artù..?”
TU-TUM. Quando il Principe
si voltò, incrociando così lo sguardo del giovane servitore, il suo cuore
balzò in un modo in cui non aveva mai
fatto.
Per tutti gli Dei…
E’… Come posso non provare ciò che provo? E’ semplicemente…
stupendo..
Lo guardò. E sorrise.
“Merlino… Sei…”
“State cercando di dirmi che sto bene vestito così..?”,
sorrise lui che oramai lo conosceva.
E lui sorrise annuendo.
“Sì.. Scusa. Vieni.”
Merlino sorridendo guardò avanti a sé e vide un piccolo
rivolo d’acqua con dei sassi. Tutti e due erano a conoscenza del suo scarso equilibrio! Ma comunque con sangue
freddo e grande calma, mise piede sulla
prima pietra. E poi su quella successiva. Una dopo l’altra. Finché non arrivò
dall’altra parte dove Artù, con sua somma sorpresa e fatto che lo fece arrossire seppur sorridere, gli porse la mano per aiutarlo.
“Grazie…”
Artù si sforza di fare
il rude… Ma lo so che non è così… Anche per questo
sento ciò che sento..
I due si sedettero, e Merlino si mise sulle ginocchia,
prendendo il piatto di Artù e il cestino per riempirlo. Ma la sua mano lo
fermò. delicatamente. E gli sorrise.
“Ei. Non sei qui come servitore.”
Merlino avvampò e sorrise, sedendosi mentre Artù riempiva un
piatto che, comprese, era per lui e non per se stesso.
“Scusate, Si”
“Artù.”, lo interruppe lui guardandolo serio, “Solo Artù. E
non darmi del voi. Non qui, almeno.”
Merlino sorrise felice come non mai.
“E’ diverso, vero? Lontano da Camelot…”
Artù annuì.
“Camelot è il mio Regno. La amo di più di quanto riesca a
dire. Ma spesso mi sento troppo … pieno di doveri e responsabilità. Qui.. con
te.. posso essere me stesso.”
“Mi piace quando siete voi stesso.”, rispose lui.
Artù ricambiò il sorriso sincero e aperto del giovane,
mentre i battiti del suo cuore erano ,oramai, quasi fuori controllo.
Merlino… Mi fai un effetto terribilmente stupendo..
“Sai, a volte penso… di lasciare
Camelot.”
Merlino lo guardò
divertito.
“Seriamente? E dove andresti?”
“Beh, comprerei un po’ di terra.”, rispose stringendosi
nelle spalle, “E vivrei come contadino.”
Il moro scoppiò a ridere.
“TU? Un contadino?”, scosse la testa, “Non ti ci vedrei
molto, sai? Sei..un po’ troppo abituato ad essere servito e riverito, per far
il contadino.”
Lui lo guardò, e ridendo gli lanciò una bacca.
“OVVIAMENTE ti porterei con me. Per i lavori pesanti.”
“Beh, come minimo”, rispose lui fingendosi serio.
A Camelot …
“Oggi è una bellissima
giornata, non trovate?”, disse Morgana guardando il RE, “Che ne dite di un bel
giro a cavallo insieme?”
Uther e Lady Morgana stavano consumando il loro pranzo
nell’enorme Sala, a tavola da soli, visto che Artù aveva detto al padre di
uscire fuori per far un giro con Leon tanto per
fare una piccola perlustrazione. Ma la ragazza SAPEVA che in quel
preciso momento,il suo fratellastro era con Merlino. E sapeva DOVE.
L’uomo le versò da bere.
“Purtroppo non è possibile. HO il Consiglio fra mezz’ora.”
“Oh.. Capisco.”, sospirò fingendosi triste, “E’ che passiamo
così poco tempo insieme.. Il nostro
tempo assieme è…molto prezioso, per me.”
Uther allora la
guardò con affetto e le sorrise.
“Hai ragione. Non possiamo abbastanza tempo assieme. Il
Consiglio può attendere.”
Il sorriso trionfante
della giovane si camuffò da finta
espressione di pura gioia. Conversarono
allegramente per tutto il restante pranzo, scherzando tra di loro come
solevano fare un tempo. Finché,
consumato il pranzo, il Re e la Lady ‘tremate piccioncini’ si presero a
braccetto per poi uscire dal cancello
principale. Andando alle stalle, sellando i propri cavalli, e montandovi sopra in sella.
“Che ne dite di una bella gara, come facevamo una volta?”,
chiese lei
Uther sorrise.
“Ti do un vantaggio.. Parti pure.”
“Tra non molto dovremo tornare a Camelot…”
Merlino e Artù, finito da qualche minuto il pic-nic, erano adesso sdraiati l’uno
accanto all’altro, poggiati sui due cuscini precedentemente sistemati dal
Principe stesso: lui steso sulla
schiena, con un braccio dietro la testa, Merlino steso sul fianco verso
di lui.
“Possiamo restare ancora un po’.”, rispose Artù, “Non
sappiamo quando potremo rifarlo…”
Merlino gli sorrise.
“Forse quando diventerete un contadino, potremo passare molto
più tempo insieme. Voglio dire… Più di quanto già non
facciamo. Ma in questo caso non è…”
“La stessa cosa.”, sospirò Artù.
“Esatto..”
Artù divenne serio in volto. Estremamente concentrato.
“Non..ti muovere.”
E il giovane servitore
lo guardò allarmato.
“Cosa c’è? Briganti?”
Artù fissò un punto dietro la spalla del moro, dopodiché
allungo il proprio braccio così velocemente che Merlino ebbe appena il tempo di
vederlo allungarsi, che già era tornato al suo posto sul petto di Artù. Che
aprì la mano.
“Una vespa.”
Merlino scoppiò a ridere scotendo la testa. E lo guardò: E’ proprio incorreggibile! L’aitante
Cavaliere di Camelot che salva l’indifeso servitore da una vespa.. . Poi il
suo cuore prese a battere più veloce. Erano incredibilmente vicini, adesso. E i
loro sguardi erano talmente intensi … che pensò di potersi seriamente perdere
dentro lo sguardo blu cielo di Artù.
Sorrise e si sporse su di lui. Posando dolcemente le sue
labbra su quelle del Principe di Camelot, in un piccolo tenero bacio. E lo
guardò. Cercando di capire se fosse arrabbiato o no. Ma sembrava tranquillo.
E così le loro labbra
si toccarono per la seconda volta. Un bacio dolce ma intenso.
In quel preciso istante, due cuori schizzarono fuori dal rispettivo
petto, in una corsa accelerata l’uno verso l’altro: perché non appena le labbra
si furono toccate, anzi sfiorate, entrambi i giovani sentirono una scossa. E si
sentirono felici come quando,dopo tanto tempo che cerchi, trovi quel pezzo di
puzzle che ti serve per finire il cielo.
Mentre con una mano si poggiava
sul cuscino, l’altra mano la portò sul petto del Principe. E lui facendo
scivolare la sua mano, afferrò con
dolcezza quella del suo leale servitore.
“Artù?”
Quel magico incanto si spezzò
quando alle loro orecchie giunse la voce di Uther Pendragon: era davanti a loro, a cavallo,
un’espressione incredula quanto sconvolta e irata sul viso. Dietro di lui
Morgana, con espressione (falsamente) preoccupata per i due amici. Ma Merlino
notò perfettamente, lui che sapeva, il sorrisino di puro Trionfo che le si leggeva sul volto.
“Padre…”
Ragaaaazze e ragazzi!
Chiedo venia per il ritardo, ma non ricordavo di avercelo
gia’ scritto! XDDDD ora che lo so, aggiornerò presto!
Spero vi possa
piacere!!!!!!
Bacioni <3 e
BUON NATALE!