Era l’alba quando il furgone si fermò nel vicolo buio a
fari spenti, per permettere alla figura nascosta nell’ombra di
salire.
-Tutto a posto?- le chiese Etienne sollevato di vederla,
anche perchè da ore cercava di rifiutare gli inviti espliciti e non della
biondina che gli stava seduta accanto.
-Tenaci i segugi, ma alla fine sono riuscita a
seminarli- quindi rivolse uno sguardo omicida alla ragazza, a cui mancavano solo
pochi centimetri per finire dritta sulle ginocchia di Etienne –a cuccia
tu!-
La ragazza si rimise seduta al suo posto con espressione
scocciata.
-Ho dato istruzioni a Jules di lasciarti dove ti verrà
facile prendere un taxi e riportare Tatiana alla villa di suo
padre...-
-Ma io voglio che mi riporti tu a casa!- lo interruppe
in tono lamentoso e approffitandone per abbarbicarsi all’arto più vicino, il
braccio di lui.
-Ti consiglio, se non vuoi ritrovarti con due moncherini
al posto delle tue belle manine di startene seduta e in silenzio, ma soprattutto
con le appendici in tasca!- il tono di voce avrebbe terrorrizzato anche i morti,
e poi ad un diverito e sconcertato Etienne –e tu non farti strane
idee!-
Ci mancava solo che pensasse che fosse gelosa, perchè
non lo era! Assolutamente no!
La riunione tra padre e figlia fù stomachevole, “la
piccola principessa”, come la chiamava il padre, non aveva perso tempo ad
iniziare a frignare e a lamentarsi su come l’avevano terrorrizzata i suoi
rapitori. Sasha aveva capito dove la piccola mercenaria stava andando a parare,
paparino avrebbe dovuto sborsare una cifra di denaro in shopping, come terapia
per la poverina.
E poi chiamavano lei fredda calcolatrice!
Sasha si accomodò su una delle poltrone di cuoio che
stavano davanti alla scrivania di Rubilov, accavallando le lunghe gambe fasciate
dalla pelle nera.
-Non credevo che ci sarebbe riuscita signorina- si
sedettè e si accese un sigaro, i freddi occhi grigi puntati su di
lei.
-E per questo che mi paga un sacco di soldi, e se non le
dispiace ho fretta, mi deve ancora metà del compenso- il fatto di avere cinque
dei suoi scagnozzi che le stavano alle spalle non le piaceva affatto.
-Prima abbiamo delle questioni di cui parlare- fece una
pausa tirando una boccata –dove sono i progetti?-
-Quali progetti?- come faceva a sapere che erano spariti
così in fretta?
-Quelli che sono stati rubati dalla cassaforte del mio
amico Sergej la notte scorsa. Li rivoglio-
-Ahh quei progetti. Mi duole informarla che non li ho,
sono tornati al loro leggittimo proprietario, ovvero il governo
inglese-
-Cosa!- gridò saltando in piedi –non è
possibile!-
-Dovrebbe essere contento- gli disse lentamente, aveva
iniziato ad avere dei sospetti e voleva constatare che fossero
fondati.
-Crede davvero che Sergej mi stesse ricattando?- rise ma
senza allegria –non riuscivamo a metterci daccordo sul prezzo, per questo si è
preso mia figlia!-
I sospetti erano fondati. Avrebbe dovuto iniziare a
chiedere più informazioni ai suoi clienti d’ora in poi prima di accettare
un’incarico, errori di questo tipo potevano costarle cari.
-Quindi niente soldi immagino?-
-Immagina bene, toglietele la pistola!-
-Allora forse è meglio che vada a controllare come sta
“la piccola principessa”- gli suggerì mentre le sue due pistole finivano sulla
scrivania –le ho messo una bomba addosso-
-Non le credo, Tatiana se ne sarebbe accorta-
-È cucita nella giacca militare che indossa, la zip è
bloccata e prima che riesca a togliersela sarà troppo tardi, ha ancora quattro
minuti se non sbaglio. Non avrà davvero creduto che sarei venuta qui senza avere
un piano di riserva?-
-Puttana! Tu e tu venite con me, voi tre tenetela sotto
tiro e se alza solo un sopracciglio sparatele!-
Come una furia lasciò lo studio sbattendo la
porta.
Sasha si infilò una mano in tasca, ma prima che potesse
fare altro le venne puntata una pistola alla tempia.
-Volevo solo una sigaretta!-
L’uomo infilò la mano insieme alla sua e tolse fuori il
pacchetto controllandolo, sembrava normale, gliene porse una e lo gettò sulla
scrivania.
-E l’accendino?-
Seccato l’uomo prese quello del capo dalla scrivania e
la fece accendere, l’idiota.
Dieci secondi dopo la gettò nel castino che saltò in
aria scatenando il panico e dando il via alla sparatoria, quegli idioti non
sapevano riconoscere una sigaretta da un petardo!
Sasha si riprese le pistole fece piazza pulita delle sue
guardie, poteva sentire i rinforzi che arrivavano correndo, in fretta prese la
rincorsa e si gettò fuori dalla finestra, grazie al cielo aperta, dall’aspetto
quei vetri dovevano essere anti proiettile e anti sfondamento.
Di corsa attraversò il prato, doveva trovare riparo era
troppo esposta! Visto che il muro di cinta era vicino decise di arrampicarsi e
saltarlo, in strada avrebbe avuto più possibilità di scamparla.
Era appena atterrata sull’asfalto quando una moto le si
fermò vicino sgommando.
-Sali!- le disse il pilota alzando la visiera del
casco.
-Etienne!- non si fece ripetere l’invito due volte, gli
saltò dietro e partirono a tutta velocità proprio mentre il cancello si apriva
per lasciar passare due macchine nere pronte all’inseguimento.
Lei gli sfilò la pistola dalla fondina e cercò di
liberarsi dei loro inseguitori, ma era difficile prendere la mira come si deve
da quella angolazione.
-Cerca di seminarli!- gridò.
Lui diede un’accellerata e fece un pò si slalom nel
traffico, prima di infilarsi in una via secondaria e salire a tutta velocità su
una rampa inclinata. Il loro saltò finì dentro il vano di un camion coperto da
un telo cerato che si richiuse alle loro spalle, erano spariti dalla
vista.
Non avevano calcolato la velocità però, ed entrambi
andarono a sbattere con violenza contro la parete metallica in fondo.
Rimasero a terra storditi e doloranti per diversi
minuti, ma sentirono le macchine sfrecciargli accanto senza fermarsi.
-Questa è la cosa più stupida che ti abbia mai visto
fare da quando ti ho incontrato!- gli disse tra un gemito e l’altro.
-Ha funzionato però!- rispose nello stesso
modo.
-Già...ti meriti un dieci e lode per l’inventiva nelle
fughe!- rise.
-Riderei se non credessi di avere di tutte le costole
rotte!- gemette.
-Fa davvero così male?- chiese mettendosi a sedere con
cautela.
-Solo quando respiro-
-Come facevi a sapere che sarei stata nei guai?- era
stata davvero sorpresa nel vederlo fuori dalla villa.
-Jules ha raccolto delle informazioni su Rubilov, e la
sua reputazione non è così candida come ha cercato di farti credere con la
storia del ricatto. Sono venuto solo per accertarmi che fosse tutto
apposto-
Sasha sorvolò sul perchè avrebbe dovuto importargliene
qualcosa.
-Lui è Sergej erano in combutta, non riuscivano a
mettersi daccordo sulla spartizione dei proventi-
-Immaginavo- poi la guardò con un sorriso decisamente
inquietante –lo sai che significa?-
-Non mi piace quell’espressione e la stessa che hai
quando stai per sparare cazzate-
-Ora sei davvero in debito con me!- le rispose contento
mettendosi a sedere –ho salvato quel tuo bel culetto rotondo da fine certa,
decisamente me ne devi una! Ora sei costretta ad uscire con me!-
Lei sbattè le palpebre sorpresa, cercando di capire se
era davvero serio o se la stava prendendo in giro, ma no, sembrava serio, e
molto compiaciuto con se stesso.
-Non puoi essere serio!-
-Perchè no?-
Già perchè no?
-Perchè....perchè...perchè no!- e brava Sasha, che
argomentazioni convincenti!
-Devo dire che le tue ragioni meritano profonda
attenzione- affascinante, era come guardare un pesce fuor d’acqua che si
dimenava e boccheggiava, forse era il caso di darle una mano –facciamo così, tu
esci con me, ed io prometto solennemente di non toccarti piú la
Ferrari-
Quello catturò la sua attenzione.
-Non la tocchi piú? Neanche un graffietto? Neanche le
vai vicino?- volle sapere.
-Nulla di nulla, lo sai che non è normale questo tuo
attaccamento morboso a quella macchina?- sbotto offeso, lui era decisamente
meglio di una Ferrari.
-Ad ognuno il suo- si alzò per dare una sbirciatina
fuori, notando che si stavano dirigendo nella zona dove stava il suo
albergo.
-Allora?-
-Ci devo pensare- rispose evasiva.
-Eh no, non è un’offerte negoziabile ed è a tempo
limitato-
-È un ricatto bello e buono questo sai?- allora perchè
l’idea di uscire con lui le stava facendo le cose piú impossibili al battito
cardiaco?
-Chiamalo come ti pare se ti fa sentire meglio, il fine
giustifica i mezzi-
Il camion si fermò e lei saltò a terra.
-Ci vediamo a Venezia Sasha, in Piazza San Marco tra un
mese!- le gridò dietro.
Lei non si voltò e in risposta gli fece solo un
gestaccio con il dito, a cui lui rise di cuore.
-Verrà- si disse ancora sorridendo.
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