Santo cielo, che ritardo.
E' anche vero che - purtroppo - oramai sarete abituate/i .
Non che sia una scusante.
T_T Perdonatemi.
Buona lettura (se ancora ci sarà qualcuno disposto a leggere).
P.S.: Come una scema ho
pianto tutte le lacrime che avevo in corpo scrivendo alcune parti di
questo capitolo. Mi scuso già da ora se dovesse capitare lo
stesso a qualcuna di voi.
The
Cage
“No, venite con me. Per
favore.”
La voce le trema nella gola,
incerta e impaurita.
E allora la seguiamo in
quella stanza del reparto di Oncologia del Northwest Hospital di
Seattle.
Credevamo davvero, Bella
per prima, che ormai Charlie Swan fosse morto.
Ci sbagliavamo.
Capitolo
11
Bella
Bones/My
ghost - Glass Pear
Appena metto
piede in quella stanza l'odore di fiori freschi in parte mi rassicura,
nonostante non riesca in nessun modo a coprire quello più
forte e pungente di disinfettante tipico degli ospedali.
La luce proveniente dalla piccola finestra crea un effetto particolare
riflettendosi sulle pareti di un tenue giallo, come un' alone soffice e
fiabesco che avvolge tutto.
La mia ansia però non accenna a diminuire e devo
costringermi, fare forza su me stessa per distogliere lo sguardo dalle
poltroncine blu accostate alla parete alla mia destra e rivolgerlo
all'unico letto presente nella stanza.
Devo costringermi a farlo, perchè in realtà non
sono certa di essere pronta ad affrontare la visione che so, per certo,
mi aspetta.
Eppure lo faccio. Mi volto e...lo rivedo.
Il mio papà.
Involontariamente trattengo il fiato in un singhiozzo emozionato, ma
sofferente.
Come guidata da una forza che non credevo di poter tirare fuori, lascio
lentamente la mano di Edward che, insieme alla sua famiglia, resta in
disparte, facendomi comunque avvertire la loro presenza. Ne ho bisogno.
Mi avvicino piano al bordo del letto, gli occhi fissi su quel volto
sconosciuto e segnato dal tempo, eppure così familiare.
Quanto tempo. Quanti
anni avrai ora, papà?
Ho perso il conto,
perdonami.
Lentamente, quasi con timore, allungo una mano e accarezzo
delicatamente la pelle morbida e rugosa della guancia, dalla tempia
fino al mento, sfiorando i pochi capelli bianchi.
Senza interrompere il contatto, mi siedo accanto a lui sulle morbide
lenzuola bianche che profumano di pulito. E di Charlie.
Oh, questo profumo non avrei mai potuto dimenticarlo! Il mio
papà.
Dolcemente afferro la sua mano destra e la stringo tra le mie,
carezzandone il dorso con movimenti lenti e lievi.
“Signorina Swan...”
La voce incerta e
sommessa del dottor McKinnen mi riporta alla realtà. Mi ero
dimenticata anche della sua presenza.
Faccio un cenno con la testa, per farlo continuare, ma non distolgo
l'attenzione dal viso di Charlie.
“Suo padre è
stato ricoverato qui un mese fa, sotto richiesta della casa di riposo
in cui alloggiava. Là non avevano i mezzi nè le
conoscenze necessarie per prendersi cura di lui...non a questo stadio
della malattia.” mi spiega, con voce
pacata e comprensiva.
Le mie dita si stringono di più intorno alla mano del mio
papà, mentre un dolore sordo afferra il mio cuore fermo, in
una morsa impietosa.
“Qua- quale malattia?”
Il dottore sospira, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un gesto
lento e misurato, prima di riprendere a parlare.
“Suo padre ha un tumore al
cervello in fase avanzata, signorina Swan.”
Non posso impedire ad un ansito di sfuggire pesantemente dalle mie
labbra socchiuse, mentre le parole del dottore si spengono nell'aria,
inghiottite da un silenzio carico di tensione e dolore.
Alzo lo sguardo fino ad incontrare quello addolorato di Edward e del
resto dei Cullen.
Fisso gli occhi chiari e tormentati del mio amore, che sembrano
chiedermi scusa di non essere in grado di risparmirmi questo dolore.
No. Questa volta non
puoi fare nulla, Edward.
Torno a guardare Charlie, riprendendo a muovere piano le dita sulla
pelle bianca e sottile della sua mano.
“Non c'è...” prendo fiato,
come a cercare il coraggio “non c'è nulla
che si possa fare?”
Il silenzio che segue la
mia domanda mi sembra così carico di presagi che quasi non
ho bisogno di attendere la risposta del dottore per sapere che le sue
parole mi strapperanno un altro brandello di anima, già
tremendamente malandata.
“Mi dispiace davvero
tanto, signorina Swan. Abbiamo fatto tutto quello che era materialmente
possibile. A questo punto la scienza deve arrendersi. Suo padre
è in uno stato di coma irreversibile e se anche, per un
qualche miracolo, dovesse svegliarsi...l'aspettativa di vita si
ridurrebbe a qualche mese. Ora come ora possiamo solo alleviare le sue
pene, per quanto sia in nostro potere.”
Non riesco a contenere
tutto. Non riesco a...
“Lui sta...lui...” Un singhiozzo blocca le
mie parole, seguito da un gemito che so provenire da Edward.
Mi faccio coraggio e dopo un profondo respiro mi rivolgo di nuovo al
dottor McKinnen.
“Soffre molto?” chiedo, puntando i miei
occhi nei suoi.
La smorfia di disagio misto a compassione che gli distorce il viso mi
fa tremare di dolore, quando poi lo vedo abbassare lo sguardo in segno
di assenso. Le mani nascoste nelle tasche del camice.
Mi sporgo con il busto verso il corpo immobile di mio padre, ritornando
ad accarezzargli il viso, attenta a non sfiorare il tubo trasparente
che sparisce tra le sue labbra socchiuse.
Le macchine lo tengono in vita. L'alito di vita lo ha abbandonato,
sostituito da uno fittizio, artificiale.
Non ci sono speranze. Morirà. E sta
soffrendo.
Il
mio papà, il mio dolce e affettuoso papà sta
soffrendo tanto.
Come hai potuto fare in tutti questi anni,
quanto dolore hai dovuto sopportare, Charlie?
Ti hanno strappato via la tua famiglia, la tua vita.
Tutto questo dolore, questa sofferenza ti hanno fatto ammalare? Il tuo
cuore si è ammalato, papà, così come
il resto del tuo corpo?
Perdonami,
papà. Perdonami.
Sfioro la pelle fredda della sua mano con le labbra, accarezzandola.
“Quali sono le alternative?” la mia voce esce in un
sussurro intriso di angoscia.
Il dottore si schiarisce la gola, avvicinandosi di un passo.
“Sarò molto
sincero con lei, signorina. Purtroppo solo due. Possiamo continuare a
tenerlo in vita tramite i macchinari e, come dicevo, cercare di
alleviare in parte il suo dolore. Suo padre, tuttavia, è
molto anziano e il suo corpo non reagisce bene a tutti i medicinali che
siamo costretti a somministrargli insieme agli antidolorifici.”
Cerco di assimilare tutte
le informazioni, ma un unico pensiero sembra impadronirsi della mia
mente.
Soffre. Soffre tanto il
mio papà.
Non è giusto. Ha già dovuto patire
così tanto. Non è giusto.
Un mio ennesimo singhiozzo spezza la cappa di tensione che aleggia
nella stanza e sento Edward muoversi agitato e in preda al tormento.
“Qual
è la seconda?” chiedo, in un lamento.
Non sentendo la risposta dell'uomo, mi costringo ad alzare lo sguardo.
Non serve che mi risponda. I suoi occhi parlano da soli.
Parlano e mi rivelano una verità che mi fa barcollare,
mentre la presa intorno alla mano di Charlie si intensifica e crollo
senza forze sul petto dell'uomo che quando ero piccola mi sembrava
l'uomo più forte del mondo. Un gigante indistruttibile,
buono e amorevole. Un cavaliere impavido che mi avrebbe sempre amata e
protetta, al limite delle sue forze.
Ma quello che ci ha
separati era troppo anche per te, Charlie.
“Può...può
lasciarmi qualche minuto per riflettere?” domando con voce
tremante.
Il dottor McKinnen annuisce, grave.
“Certamente, signorina.
Tutto il tempo che desidera. Tornerò fra un po'.”
Detto questo, con la coda dell'occhio lo vedo guadagnare l'uscita,
facendo un cenno a Carlisle. La sua uscita riporta il silenzio nella
stanza, interrotto solo dal cadenzato e lieve bip dei macchinari
a cui è collegato Charlie.
Osservo avidamente ogni dettaglio del viso di mio padre, accompagnando
lo sguardo con gesti delicati della mano che non è impegnata
a tenere stretta la sua, abbandonata mollemente, come priva di vita.
Voglio imprimere bene nella memoria ogni particolare, ogni sfumatura.
Fino a che ancora ne ho la possibilità.
Fino a che la realtà non riuscirà a sopraffare
l'egoismo di una figlia che ha finalmente ritrovato il suo
papà.
Quando dovrò convincermi che quello che ho pensato poco fa
è la scelta migliore.
La cosa più giusta per Charlie.
Perchè il mio
papà non deve più soffrire.
Edward
Falling
awake - Gary Jules
Tutto quello che
posso fare è restare qui, in piedi, a guardare la mia Bella
venire straziata dal dolore.
Non posso fare altro.
E questo mi distrugge.
Come fa? Come fa il suo esile corpo a sostenere tutto questo peso? Come
ci riesce il suo cuore, dopo tutto quello che già lo ha
colpito, trafitto e stretto fino a farlo sanguinare?
La osservo accarezzare il volto del padre, vezzeggiandolo, adorandolo.
Mi volto verso la mia famiglia. Gli occhi di tutti sono concentrati sul
viso della vampira, testimoni e partecipi della sua sofferenza.
Desiderosi di poterla aiutare, di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa,
pur di risparmiarle anche questa ulteriore pena.
Consapevoli di essere inutili adesso, come me.
“Tesoro?”
La voce gentile e premurosa di Carlisle attira l'attenzione di tutti,
Bella compresa.
Le si avvicina lentamente, rimanendo comunque ad una certa distanza,
come a voler rispettare un confine che in questo momento deve essere
rispettato.
Quello che ci separa da un padre ed una figlia che si stanno dicendo
addio.
“Forse...forse un'altra
alternativa c'è. Io...”
Poche altre volte ho visto il vampiro, che considero un padre,
così tormentato e indeciso, ma i suoi pensieri me ne fanno
comprendere immediatamente la ragione.
Vuole aiutarla, vuole darle modo di prendere in considerazione ogni
possibilità. Per vederla serena e felice.
“Carlisle.”
Bella lo
interrompe, sorridendogli grata, senza però che la gioia
possa contagiare i suoi occhi.
“Ci ho pensato anche io,
sai. E ti ringrazio, so che lo fai per me, ma...non posso fare questo a
Charlie. Se lo trasformassi...se lo facessi, so che lui non sarebbe
felice. Lo conosco, nonostante abbia passato con lui solo diciotto anni
della mia vita. Lo conosco, so chi è mio papà. E
so che non sarebbe felice di vivere...in questo modo.” - Si volta di
nuovo per posare i suoi occhi colmi di affetto sul viso pallido e
stanco del padre.
“E' anziano. Ha vissuto
una vita lunga e, prego con tutto il cuore, felice, nonostante tutto.
Egoisticamente?...egoisticamente non ci penserei due volte. Farei
qualsiasi cosa per riprendermi gli anni della sua compagnia, del suo
amore, che mi sono stati portati via.”
“Però..” - sussurra, avvicinando
il viso a quello di Charlie - “tu mi hai insegnato che
l'egoismo è un sentimento sbagliato, non è vero,
papà? Mi hai sempre detto che...che è sempre bene
fare la scelta giusta, per quanto difficile e dolorosa possa essere.
Eri il mio cavaliere dall'armatura scintillante, Charlie. Mi hai
sorretta quando credevo di non poter sopportare il dolore, mi hai
incoraggiata a rialzarmi tutte le volte che la vita mi faceva cadere in
ginocchio. Mi hai rimproverata quando ero sul punto di arrendermi, per
poi sorridermi amorevole quando mi vedevi tornare in piedi, determinata
e combattiva.
Sei stato un papà meraviglioso, Charlie. Il migliore che
potessi desiderare.” mormora la mia Bella,
baciando dolcemente la fronte di suo padre.
Rosalie ed Alice si lasciano andare, non riuscendo più a
trattenere i gemiti di dolore.
Bella si solleva piano, guardandoci con gli occhi lucidi di lacrime che
non può versare.
“Devo affrontare la
realtà. Devo...” - un singhiozzo la
scuote, mentre il lieve e coraggioso sorriso che ha cercato di
mantenere fino ad ora pian piano svanisce e si trasforma in una smorfia
di terrore e angoscia. Un dolore impossibile da sopportare.
Quello che vorrei poter
prendere nel mio cuore, liberando il suo.
La voce trema mentre abbandona le sue labbra.
“Devo accettare il fatto
che il mio papà, il mio meraviglioso papà...non
si sveglierà più.”
Senza riuscire più a trattenersi, scoppia in un pianto
disperato e asciutto e si accascia sul bordo del lettino, il viso
nascosto nelle mani che stringono tremanti quella di Charlie.
Vorrei correre da lei e abbracciarla forte. Cullarla e baciare il suo
viso, asciugando con le mie labbra quelle lacrime invisibili.
Eppure riesco a controllarmi e resto fermo al mio posto,
perchè so che in questo momento il mio amore ha bisogno di
sfogare il suo dolore. Ha bisogno di strappare al tempo quegli attimi
con l'uomo che l'ha cresciuta e che l'ha amata, sono certo, fino
all'ultimo.
Nonostante questo, non posso impedire al mio cuore di strapparsi alla
vista della donna che amo che si dispera sul corpo inerme di suo padre,
mentre i miei occhi vorrebbero solo poter esprimere tutto lo strazio
che mi devasta l'anima.
Dopo circa un'ora un lieve bussare precede l'entrata del dottor
McKinnen.
Bella è ancora accanto al letto, la testa appoggiata al
cuscino accanto a quella del padre.
Quando l'uomo la vede, gli occhi tristi e compassionevoli di chi ha
dovuto assistere a momenti come questo molte altre volte, fa per
ritornare sui suoi passi, rivolgendo un sussurro a Carlisle.
“Posso tornare
più tardi se-”
“No...va bene
così.” lo interrompe il
mormorìo stanco di Bella.
L'uomo allora le si avvicina e, un po' a disagio, le domanda se ha
già preso una decisione.
Il mio amore sospira, prendendosi ancora qualche secondo per osservare
il viso dell'uomo steso su quel letto.
Mi avvicino cauto e sfioro la sua mano fino ad intrecciare le mie dita
con le sue, per farle sentire che sono lì con lei, che non
la abbandonerò.
Lei mi sorride lievemente ma con amore, stringendo la presa.
Torna poi con lo sguardo in quello del dottore.
“Non voglio che mio padre
continui a soffrire. Lo faccia...lo faccia smettere di soffrire.”
Il suo tono rivela quanto quelle parole fatichino ad uscire dalla sua
gola.
Il medico annuisce grave, uscendo dalla stanza, per poi rientrare poco
dopo con una cartella e una penna e passandoli a Bella.
“Lo so. E' assurdo anche
per me che in un momento come questo..” - sospira - “è la
procedura. Devo chiederle di firmare questi fogli, prima di... E' il
consenso per staccare i macchinari che tengono in vita suo padre.” termina, addolorato.
Bella annuisce solamente, prendendo in mano la penna e firmando su tre
fogli.
Quando porge la cartellina al dottore,questo la appoggia su un
tavolino lì accanto per poi avvicinarsi al suo paziente.
Tentenna un attimo, guardando intensamente la vampira accanto a me.
“Preferisce...preferisce
uscire?”
Bella scuote la
testa piano in segno di diniego, senza staccare gli occhi
dal viso del padre.
Gli altri si avvicinano silenziosi alle nostre spalle, come a voler far
sentire a Bella la loro presenza, il loro affetto.
La mano della vampira che non è nella mia va a stringere
forte quella di Charlie.
Il dottor McKinnen lentamente estrae il respiratore dalla gola
dell'uomo, per poi appoggiarlo su un vassoio d'acciaio accanto al letto
e allontanarsi fino al fondo della stanza.
Dopo qualche istante il suono che indica il battito cardiaco di Charlie
inizia a rallentare.
“Sono qui,
papà. Sono qui.” mormora Bella
avvicinando il viso a quello del padre.
“Puoi
andare ora. Andrà tutto bene, Charlie. Puoi andare, ci sono
io con te.”
Un secondo e il
tracciato diventa piatto, mentre il suono prolungato e straziante
dell'elettrocardiogramma si porta via l'ultimo battito di Charlie Swan.
L'unica cosa che posso fare dopo è stringere forte l'amore
della mia vita che, distrutta e singhiozzante, si lascia andare,
disperata, tra le mie braccia.
Buon Natale in
ritardo a tutte/i.
Uhm.
Non odiatemi.
Lo so, sarete stufe/i di sentire scuse su scuse...ma se l'ispirazione
non c'è...non c'è.
Non sopporto di scrivere tanto per....quindi sarebbe inutile mettermi
lì e spremermi le meningi per poi scrivere qualcosa che non
mi convince, che non sento mio.
In particolare questo capitolo dovevo
scriverlo a modo. E' troppo importante per me.
Potete accettarlo? T_T
Spero comunque che questo capitolo - tanto sofferto - vi sia piaciuto.
Grazie infinite per la vostra pazienza.
Novità. Ora posso rispondere ad ogni recensione man mano che
le ricevo - cosa che per altro ho fatto - per cui direi che ho finito
con gli sproloqui!
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite
, chi tra le seguite
e chi tra quelle da ricordare.
Grazie, grazie!
Inoltre voglio ringraziare chi mi considera uno dei suoi autori
preferiti.
Grazie mille!
Bon. Finito.
Alla prossima.
Andy, per servirvi.
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