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Autore: michi88    29/12/2010    9 recensioni
Un ennesimo gesto di Aro e la folla si ammutolisce, in attesa. “E ora non indugiamo oltre. Date il bentornato a lei, la nostra dea. Isabella.” In un secondo un boato di grida e ruggiti entusiasti ed eccitati esplode, facendoci voltare verso la galleria posta al destra. Dopo qualche istante una figura esce dal buio, avanzando fiera. Una vampira. Un corpo sinuoso e tonico, stretto in una tuta di vernice rossa, provocante e succinta. Il rumore cadenzato dei tacchi degli stivali è quasi completamente sovrastato dalle grida. Lunghi boccoli castani ondeggiano ad ogni passo, accarezzando la schiena scoperta. Un viso perfetto ed etereo, ma impassibile. La bocca carnosa è ferma, immobile in una linea dura, senza espressione. E gli occhi. Allungati, da gatta, truccati di nero. Profondi e ipnotici. “Edward...” “Si, Jasper. Ho notato” Dorati. I suoi occhi sono dorati, come i nostri.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Santo cielo, che ritardo.
E' anche vero che - purtroppo - oramai sarete abituate/i .
Non che sia una scusante.
T_T  Perdonatemi.
Buona lettura (se ancora ci sarà qualcuno disposto a leggere)
.

P.S.: Come una scema ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo scrivendo alcune parti di questo capitolo. Mi scuso già da ora se dovesse capitare lo stesso a qualcuna di voi.



The Cage



No, venite con me. Per favore.La voce le trema nella gola, incerta e impaurita.
E allora la seguiamo in quella stanza del reparto di Oncologia del Northwest Hospital di Seattle.
Credevamo davvero, Bella per prima, che ormai Charlie Swan fosse morto.
Ci sbagliavamo.




Capitolo 11
Bella


Bones/My ghost - Glass Pear

Appena metto piede in quella stanza l'odore di fiori freschi in parte mi rassicura, nonostante non riesca in nessun modo a coprire quello più forte e pungente di disinfettante tipico degli ospedali.
La luce proveniente dalla piccola finestra crea un effetto particolare riflettendosi sulle pareti di un tenue giallo, come un' alone soffice e fiabesco che avvolge tutto.
La mia ansia però non accenna a diminuire e devo costringermi, fare forza su me stessa per distogliere lo sguardo dalle poltroncine blu accostate alla parete alla mia destra e rivolgerlo all'unico letto presente nella stanza.
Devo costringermi a farlo, perchè in realtà non sono certa di essere pronta ad affrontare la visione che so, per certo, mi aspetta.
Eppure lo faccio. Mi volto e...lo rivedo.
Il mio papà.
Involontariamente trattengo il fiato in un singhiozzo emozionato, ma sofferente.
Come guidata da una forza che non credevo di poter tirare fuori, lascio lentamente la mano di Edward che, insieme alla sua famiglia, resta in disparte, facendomi comunque avvertire la loro presenza. Ne ho bisogno.
Mi avvicino piano al bordo del letto, gli occhi fissi su quel volto sconosciuto e segnato dal tempo, eppure così familiare.
Quanto tempo. Quanti anni avrai ora, papà?
Ho perso il conto, perdonami.
Lentamente, quasi con timore, allungo una mano e accarezzo delicatamente la pelle morbida e rugosa della guancia, dalla tempia fino al mento, sfiorando i pochi capelli bianchi.
Senza interrompere il contatto, mi siedo accanto a lui sulle morbide lenzuola bianche che profumano di pulito. E di Charlie.
Oh, questo profumo non avrei mai potuto dimenticarlo! Il mio papà.
Dolcemente afferro la sua mano destra e la stringo tra le mie, carezzandone il dorso con movimenti lenti e lievi.
Signorina Swan...
La voce incerta e sommessa del dottor McKinnen mi riporta alla realtà. Mi ero dimenticata anche della sua presenza.
Faccio un cenno con la testa, per farlo continuare, ma non distolgo l'attenzione dal viso di Charlie.
Suo padre è stato ricoverato qui un mese fa, sotto richiesta della casa di riposo in cui alloggiava. Là non avevano i mezzi nè le conoscenze necessarie per prendersi cura di lui...non a questo stadio della malattia. mi spiega, con voce pacata e comprensiva.
Le mie dita si stringono di più intorno alla mano del mio papà, mentre un dolore sordo afferra il mio cuore fermo, in una morsa impietosa.
Qua- quale malattia?
Il dottore sospira, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un gesto lento e misurato, prima di riprendere a parlare.
Suo padre ha un tumore al cervello in fase avanzata, signorina Swan.
Non posso impedire ad un ansito di sfuggire pesantemente dalle mie labbra socchiuse, mentre le parole del dottore si spengono nell'aria, inghiottite da un silenzio carico di tensione e dolore.
Alzo lo sguardo fino ad incontrare quello addolorato di Edward e del resto dei Cullen.
Fisso gli occhi chiari e tormentati del mio amore, che sembrano chiedermi scusa di non essere in grado di risparmirmi questo dolore.
No. Questa volta non puoi fare nulla, Edward.
Torno a guardare Charlie, riprendendo a muovere piano le dita sulla pelle bianca e sottile della sua mano.
Non c'è...  prendo fiato, come a cercare il coraggio  non c'è nulla che si possa fare?
Il silenzio che segue la mia domanda mi sembra così carico di presagi che quasi non ho bisogno di attendere la risposta del dottore per sapere che le sue parole mi strapperanno un altro brandello di anima, già tremendamente malandata.
Mi dispiace davvero tanto, signorina Swan. Abbiamo fatto tutto quello che era materialmente possibile. A questo punto la scienza deve arrendersi. Suo padre è in uno stato di coma irreversibile e se anche, per un qualche miracolo, dovesse svegliarsi...l'aspettativa di vita si ridurrebbe a qualche mese. Ora come ora possiamo solo alleviare le sue pene, per quanto sia in nostro potere.
Non riesco a contenere tutto. Non riesco a...
Lui sta...lui... Un singhiozzo blocca le mie parole, seguito da un gemito che so provenire da Edward.
Mi faccio coraggio e dopo un profondo respiro mi rivolgo di nuovo al dottor McKinnen.
Soffre molto? chiedo, puntando i miei occhi nei suoi.
La smorfia di disagio misto a compassione che gli distorce il viso mi fa tremare di dolore, quando poi lo vedo abbassare lo sguardo in segno di assenso. Le mani nascoste nelle tasche del camice.
Mi sporgo con il busto verso il corpo immobile di mio padre, ritornando ad accarezzargli il viso, attenta a non sfiorare il tubo trasparente che sparisce tra le sue labbra socchiuse.
Le macchine lo tengono in vita. L'alito di vita lo ha abbandonato, sostituito da uno fittizio, artificiale.
Non ci sono speranze. Morirà.
E sta soffrendo.
Il mio papà, il mio dolce e affettuoso papà sta soffrendo tanto.
Come hai potuto fare in tutti questi anni, quanto dolore hai dovuto sopportare, Charlie?
Ti hanno strappato via la tua famiglia, la tua vita.
Tutto questo dolore, questa sofferenza ti hanno fatto ammalare? Il tuo cuore si è ammalato, papà, così come il resto del tuo corpo?
Perdonami, papà. Perdonami.
Sfioro la pelle fredda della sua mano con le labbra, accarezzandola.
Quali sono le alternative? la mia voce esce in un sussurro intriso di angoscia.
Il dottore si schiarisce la gola, avvicinandosi di un passo.
Sarò molto sincero con lei, signorina. Purtroppo solo due. Possiamo continuare a tenerlo in vita tramite i macchinari e, come dicevo, cercare di alleviare in parte il suo dolore. Suo padre, tuttavia, è molto anziano e il suo corpo non reagisce bene a tutti i medicinali che siamo costretti a somministrargli insieme agli antidolorifici.
Cerco di assimilare tutte le informazioni, ma un unico pensiero sembra impadronirsi della mia mente.
Soffre. Soffre tanto il mio papà.
Non è giusto. Ha già dovuto patire così tanto. Non è giusto.
Un mio ennesimo singhiozzo spezza la cappa di tensione che aleggia nella stanza e sento Edward muoversi agitato e in preda al tormento.
Qual è la seconda? chiedo, in un lamento.
Non sentendo la risposta dell'uomo, mi costringo ad alzare lo sguardo.
Non serve che mi risponda. I suoi occhi parlano da soli.
Parlano e mi rivelano una verità che mi fa barcollare, mentre la presa intorno alla mano di Charlie si intensifica e crollo senza forze sul petto dell'uomo che quando ero piccola mi sembrava l'uomo più forte del mondo. Un gigante indistruttibile, buono e amorevole. Un cavaliere impavido che mi avrebbe sempre amata e protetta, al limite delle sue forze.
Ma quello che ci ha separati era troppo anche per te, Charlie.
Può...può lasciarmi qualche minuto per riflettere? domando con voce tremante.
Il dottor McKinnen annuisce, grave.
Certamente, signorina. Tutto il tempo che desidera. Tornerò fra un po'. 
Detto questo, con la coda dell'occhio lo vedo guadagnare l'uscita, facendo un cenno a Carlisle. La sua uscita riporta il silenzio nella stanza, interrotto solo dal cadenzato e lieve bip dei macchinari a cui è collegato Charlie.
Osservo avidamente ogni dettaglio del viso di mio padre, accompagnando lo sguardo con gesti delicati della mano che non è impegnata a tenere stretta la sua, abbandonata mollemente, come priva di vita.
Voglio imprimere bene nella memoria ogni particolare, ogni sfumatura.
Fino a che ancora ne ho la possibilità.
Fino a che la realtà non riuscirà a sopraffare l'egoismo di una figlia che ha finalmente ritrovato il suo papà.
Quando dovrò convincermi che quello che ho pensato poco fa è la scelta migliore.
La cosa più giusta per Charlie.
Perchè il mio papà non deve più soffrire.


 
Edward


Falling awake - Gary Jules


Tutto quello che posso fare è restare qui, in piedi, a guardare la mia Bella venire straziata dal dolore.
Non posso fare altro.
E questo mi distrugge.
Come fa? Come fa il suo esile corpo a sostenere tutto questo peso? Come ci riesce il suo cuore, dopo tutto quello che già lo ha colpito, trafitto e stretto fino a farlo sanguinare?
La osservo accarezzare il volto del padre, vezzeggiandolo, adorandolo.
Mi volto verso la mia famiglia. Gli occhi di tutti sono concentrati sul viso della vampira, testimoni e partecipi della sua sofferenza. Desiderosi di poterla aiutare, di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di risparmiarle anche questa ulteriore pena.
Consapevoli di essere inutili adesso, come me.
Tesoro?
La voce gentile e premurosa di Carlisle attira l'attenzione di tutti, Bella compresa.
Le si avvicina lentamente, rimanendo comunque ad una certa distanza, come a voler rispettare un confine che in questo momento deve essere rispettato.
Quello che ci separa da un padre ed una figlia che si stanno dicendo addio.
Forse...forse un'altra alternativa c'è. Io...
Poche altre volte ho visto il vampiro, che considero un padre, così tormentato e indeciso, ma i suoi pensieri me ne fanno comprendere immediatamente la ragione.
Vuole aiutarla, vuole darle modo di prendere in considerazione ogni possibilità. Per vederla serena e felice.
Carlisle.
Bella lo interrompe, sorridendogli grata, senza però che la gioia possa contagiare i suoi occhi.
Ci ho pensato anche io, sai. E ti ringrazio, so che lo fai per me, ma...non posso fare questo a Charlie. Se lo trasformassi...se lo facessi, so che lui non sarebbe felice. Lo conosco, nonostante abbia passato con lui solo diciotto anni della mia vita. Lo conosco, so chi è mio papà. E so che non sarebbe felice di vivere...in questo modo.  - Si volta di nuovo per posare i suoi occhi colmi di affetto sul viso pallido e stanco del padre.
E' anziano. Ha vissuto una vita lunga e, prego con tutto il cuore, felice, nonostante tutto. Egoisticamente?...egoisticamente non ci penserei due volte. Farei qualsiasi cosa per riprendermi gli anni della sua compagnia, del suo amore, che mi sono stati portati via.
Però.. - sussurra, avvicinando il viso a quello di Charlie - tu mi hai insegnato che l'egoismo è un sentimento sbagliato, non è vero, papà? Mi hai sempre detto che...che è sempre bene fare la scelta giusta, per quanto difficile e dolorosa possa essere. Eri il mio cavaliere dall'armatura scintillante, Charlie. Mi hai sorretta quando credevo di non poter sopportare il dolore, mi hai incoraggiata a rialzarmi tutte le volte che la vita mi faceva cadere in ginocchio. Mi hai rimproverata quando ero sul punto di arrendermi, per poi sorridermi amorevole quando mi vedevi tornare in piedi, determinata e combattiva.
Sei stato un papà meraviglioso, Charlie. Il migliore che potessi desiderare.
mormora la mia Bella, baciando dolcemente la fronte di suo padre.
Rosalie ed Alice si lasciano andare, non riuscendo più a trattenere i gemiti di dolore.
Bella si solleva piano, guardandoci con gli occhi lucidi di lacrime che non può versare.
Devo affrontare la realtà. Devo... - un singhiozzo la scuote, mentre il lieve e coraggioso sorriso che ha cercato di mantenere fino ad ora pian piano svanisce e si trasforma in una smorfia di terrore e angoscia. Un dolore impossibile da sopportare.
Quello che vorrei poter prendere nel mio cuore, liberando il suo.
La voce trema mentre abbandona le sue labbra.
Devo accettare il fatto che il mio papà, il mio meraviglioso papà...non si sveglierà più.
Senza riuscire più a trattenersi, scoppia in un pianto disperato e asciutto e si accascia sul bordo del lettino, il viso nascosto nelle mani che stringono tremanti quella di Charlie.
Vorrei correre da lei e abbracciarla forte. Cullarla e baciare il suo viso, asciugando con le mie labbra quelle lacrime invisibili.
Eppure riesco a controllarmi e resto fermo al mio posto, perchè so che in questo momento il mio amore ha bisogno di sfogare il suo dolore. Ha bisogno di strappare al tempo quegli attimi con l'uomo che l'ha cresciuta e che l'ha amata, sono certo, fino all'ultimo.
Nonostante questo, non posso impedire al mio cuore di strapparsi alla vista della donna che amo che si dispera sul corpo inerme di suo padre, mentre i miei occhi vorrebbero solo poter esprimere tutto lo strazio che mi devasta l'anima.


Dopo circa un'ora un lieve bussare precede l'entrata del dottor McKinnen.
Bella è ancora accanto al letto, la testa appoggiata al cuscino accanto a quella del padre.
Quando l'uomo la vede, gli occhi tristi e compassionevoli di chi ha dovuto assistere a momenti come questo molte altre volte, fa per ritornare sui suoi passi, rivolgendo un sussurro a Carlisle.
Posso tornare più tardi se-
No...va bene così. lo interrompe il mormorìo stanco di Bella.
L'uomo allora le si avvicina e, un po' a disagio, le domanda se ha già preso una decisione.
Il mio amore sospira, prendendosi ancora qualche secondo per osservare il viso dell'uomo steso su quel letto.
Mi avvicino cauto e sfioro la sua mano fino ad intrecciare le mie dita con le sue, per farle sentire che sono lì con lei, che non la abbandonerò.
Lei mi sorride lievemente ma con amore, stringendo la presa.
Torna poi con lo sguardo in quello del dottore.
Non voglio che mio padre continui a soffrire. Lo faccia...lo faccia smettere di soffrire.
Il suo tono rivela quanto quelle parole fatichino ad uscire dalla sua gola.
Il medico annuisce grave, uscendo dalla stanza, per poi rientrare poco dopo con una cartella e una penna e passandoli a Bella.
Lo so. E' assurdo anche per me che in un momento come questo.. - sospira - è la procedura. Devo chiederle di firmare questi fogli, prima di... E' il consenso per staccare i macchinari che tengono in vita suo padre. termina, addolorato.
Bella annuisce solamente, prendendo in mano la penna e firmando su tre fogli.
Quando porge la cartellina al dottore,
questo la appoggia su un tavolino lì accanto per poi avvicinarsi al suo paziente.
Tentenna un attimo, guardando intensamente la vampira accanto a me.
Preferisce...preferisce uscire?
Bella scuote la testa piano in segno di diniego, senza staccare gli occhi dal viso del padre.
Gli altri si avvicinano silenziosi alle nostre spalle, come a voler far sentire a Bella la loro presenza, il loro affetto.
La mano della vampira che non è nella mia va a stringere forte quella di Charlie.
Il dottor McKinnen lentamente estrae il respiratore dalla gola dell'uomo, per poi appoggiarlo su un vassoio d'acciaio accanto al letto e allontanarsi fino al fondo della stanza.
Dopo qualche istante il suono che indica il battito cardiaco di Charlie inizia a rallentare.
Sono qui, papà. Sono qui. mormora Bella avvicinando il viso a quello del padre.
Puoi andare ora. Andrà tutto bene, Charlie. Puoi andare, ci sono io con te.
Un secondo e il tracciato diventa piatto, mentre il suono prolungato e straziante dell'elettrocardiogramma si porta via l'ultimo battito di Charlie Swan.

L'unica cosa che posso fare dopo è stringere forte l'amore della mia vita che, distrutta e singhiozzante, si lascia andare, disperata, tra le mie braccia.




Buon Natale in ritardo a tutte/i.
Uhm.
Non odiatemi.
Lo so, sarete stufe/i di sentire scuse su scuse...ma se l'ispirazione non c'è...non c'è.
Non sopporto di scrivere tanto per....quindi sarebbe inutile mettermi lì e spremermi le meningi per poi scrivere qualcosa che non mi convince, che non sento mio.
In particolare questo capitolo dovevo scriverlo a modo. E' troppo importante per me.
Potete accettarlo? T_T
Spero comunque che questo capitolo - tanto sofferto - vi sia piaciuto.
Grazie infinite per la vostra pazienza.

Novità. Ora posso rispondere ad ogni recensione man mano che le ricevo - cosa che per altro ho fatto - per cui direi che ho finito con gli sproloqui!

Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite , chi tra le seguite e chi tra quelle da ricordare.
Grazie, grazie!

Inoltre voglio ringraziare chi mi considera uno dei suoi autori preferiti.

Grazie mille!
Bon. Finito.


Alla prossima.
Andy, per servirvi.
  
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