GENIO4
I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…
CHAPTER FOUR: SOME FRIENDS OF MINE
Che rumore fa la felicità
Come opposti che si attraggono
come amanti che su abbracciano
camminiamo ancora insieme
sopra il male sopra il bene
ma i fiumi si attraversano
e le vette si conquistano
corri fino a sentir il mare
con la gola secca sotto al sole
Che rumore fa la felicità
mentre i sogni si dissolvono
e gli inverni si accavallano
quanti spilli sulla pelle dentro al petto
sulle spalle...
ma
amo il sole dei tuoi occhi neri
più del nero opaco dei miei pensieri
e vivo fino a sentir male
con la gola secca sotto al sole
corri amore corri amore
Che rumore fa la felicità
insieme la vita lo sai bene
ti viene come viene
ma brucia nelle vene
è viverla insieme è un brivido è una cura
serenità e paura
coraggio ed avventura
da vivere insieme
insieme insieme insieme a te
Che rumore fa la felicità
due molecole che sbattono
come mosche in un barattolo
con le ali ferme senza vento
bestemmiando al firmamento
mentre il senso delle cose muta
e ogni sicurezza è ormai scaduta
appasisce lentamente
la coscenza della gente
Che rumore fa la felicità
che sapore ha quando arriverà
sopra i cieli grigi delle città
che fingono di essere rifugio per le anime
corri fino a sentir male
con la gola secca sotto al sole
corri amore...
corri amore
Che rumore fa la felicità
insieme la vita lo sai bene
ti viene come viene
ma brucia nelle vene
è viverla insieme
è un brivido è una cura
serenità e paura
coraggio ed avventura
da vivere insieme
insieme insieme
insieme a te
Che Rumore Fa la Felicità - Negrita
Eccomi
arrivata in questo döjö… un paradiso di parquet e
shoji nel mezzo di un campus ultramoderno… ma per me rappresenta
l’inferno al centro esatto della mia già difficile
esistenza a Minekura City. Il demone dai lunghi capelli rossi mi fa
cenno con la mano di seguirlo fino ad una stanza, una specie di
ripostiglio, ed inizia a rovistare fra gli scaffali dipinti di vernice
nera. «Ecco, questo ti sarà utile per seguire le
attività del Club, e spero tu sia assidua nel
frequentarlo», e così dicendo mi mostra sorridendo un
borsone da palestra nero sul quale è ricamata una bella scritta
dorata: “ Club di Karate Shotokan – Minekura City
University”. Poi mi guarda dall’alto in basso come per
studiare la mia corporatura ed infine infila nel borsone un karateji,
mentre un altro me lo porge e con un sorriso mi esorta ad indossarlo:
«Dovrebbe essere la tua taglia… vai a cambiarti negli
spogliatoi, così diamo inizio al nostro scontro!». Nel
ricevere fra le mani quella promessa di infinito dolore ed umiliazione
camuffata da candido kimono, ringrazio Kou con in volto un sorriso che
sembra contorto da una smorfia da paresi facciale. Mi avvio mesta verso
gli spogliatoi quando ecco che forse c’è per me una
speranza di salvezza: «Rei », mi richiama il principe dei
demoni, ed il mio cuore palpita , pregando con forza che per qualunque
motivo il mio incontro di karate sia rimandato, « Mi hai detto di
essere cintura nera, vero? Stai dimenticando queste!», mi dice,
porgendomi una cintura nera ed una fascia elastica, intimandomi infine:
«Mi cambio anche io e ti aspetto sul tatami». Non
c’è proprio nulla da fare: il mio destino è
segnato, mi dico, mentre chiudo dietro di me la porta dello stanzino
delle donne. Mi tolgo di dosso gli abiti e, rimasta in biancheria
intima, prendo fra le mani questo benedetto karateji, cercando di
capire come indossarlo… Provo a mettermi addosso la casacca, ma
già il solo capire come va legata mi fa venire il mal di testa!
I miei occhi cadono casualmente sulla fascia elastica che ho poggiato
svogliatamente su una panchina di legno dello spogliatoio... “A
cosa diavolo servirà mai”, mi chiedo… poi le mie
mani, posandosi sulla mia quinta di reggiseno, mi danno la risposta al
mio quesito: “Eh, sì, mi toccherà fasciarmi per
benino, altrimenti non riuscirò a muovermi agilmente contro
quell’invasato delle arti marziali”, esclamo, e comincio la
mia vestizione da karateka, con non pochi problemi e perplessità.
“Bene”, mi dico,
“ed ora come cavolo si fa il nodo alla cintura?”, mi
domando fra me e me, ricordando che questa è una cosa molto
importante per questi otaku delle arti marziali. Alla fine, mi risolvo
di legarmi attorno alla vita alla bene e meglio questa maledetta
cintura nera, ed esco dallo spogliatoio, recandomi a grandi passi sul
luogo della mia “esecuzione”.
Kou è già sul tatami
ad attendermi: un brivido mi attraversa tutta la schiena…
“E’ finita”, mi dico. Il ragazzo mi guarda con aria
meravigliata e, trattenendo una risata, mi dice:
«Dev’essere stata un’impresa ben difficile per te,
indossare il karateji!!!». Io cerco di sistemarmi come meglio
posso la casacca bianca, stirando con forza le maniche ed allisciandone
con le mani la parte davanti, poi rispondo, millantando
inconsapevolezza: «Perché, Kou, c’è qualcosa
che non va?». Lui allora si avvicina a me e, senza dire una
parola, benché sia paonazzo in volto per lo sforzo di
trattenersi dal ridere, mi scioglie la cintura e poi la sistema,
facendo un nodo da vero samurai: «Adesso sì che possiamo
quasi ragionare», esclama, poi mi fa cenno di mettermi in
posizione: l’incontro di karate deve avere inizio!
Ecco che è arrivato il
momento che tanto temevo: ed ora cosa faccio? Non voglio certo finire i
miei giorni di questa nuova vita in un luogo puzzolente di legno e
sudore!!! Mi trovo davvero in seria difficoltà: come posso
uscire da questa situazione senza perdere troppo la faccia? Kougaiji
è perplesso e sembra non riuscire a comprendere il motivo della
mia esitazione: «Tutto ok, Rei-chan? Vogliamo cominciare?»,
mi chiede. Un altro brivido mi attraversa tutto il corpo,
l’adrenalina fa aumentare i battiti del mio cuore: non ho
scelta… devo per forza battermi! Curiosamente, mentre mi sento
così agitata da essere sul punto di scoppiare a piangere, la mia
mente mi gioca uno strano scherzo: il mio corpo, come un’automa,
si mette automaticamente in posizione e, sorridendo, dico fra me e me
una frase senza senso: “L’ingrediente segreto non
esiste”.
L’incontro procede persino
troppo bene: senza che io riesca a capire come e perché, dopo un
iniziale momento di smarrimento nel quale non riuscivo a muovermi e a
capire come controbattere agli attacchi di Kou, ora mi sembra quasi di
riuscire ad effettuare non solo validi contrattacchi, ma anche belle
spazzate e proiezioni che riescono a volte a mettere in
difficoltà il mio avversario. E’ evidente che la Sensei
Minekura deve avere inculcato nel mio personaggio tutte le conoscenze
di un secondo dan di karate Shotokan… escludendo come indossare
il karateji, ovviamente!!! Quella che pensavo sarebbe stata la mia fine
si è invece trasformata in un’occasione per sfogare la
tensione accumulata in questi due giorni vissuti accanto al bonzo
corrotto: mi sto addirittura divertendo, ora che inizio a comprendere
le dinamiche del gioco! Il vantaggio nello scontro passa più e
più volte da me a Kougaiji e viceversa…
finché sembra che sia lui ad avere la meglio: si sta
sbilanciando verso di me per portare a termine il suo attacco finale e
farmi punto! Tento un disperato contrattacco con una banale spazzata
laterale, già rassegnata a fatto che riuscirà sicuramente
ad evitarla… Inaspettatamente, il demone dalla pelle ambrata
perde l’equilibrio e cade a terra. «Ippon, punto pieno! Hai
vinto tu, Rei-chan!», mi dice, ansando per lo sforzo fisico.
Stupita e ansimante a mia volta, gli porgo una mano per aiutarlo a
rialzarsi mentre gli chiedo:«Ho davvero vinto io? Ce l’ho
fatta?». «Già», mi dice lui, rivolgendomi uno
sguardo vagamente corrucciato, mentre con le mani cerca di togliersi la
polvere dal karateji. «Toglimi una curiosità, come hai
fatto a non schivare la mia spazzata: hai commesso un errore da
pivellino!», lo canzono, esultante. Lui mi rivolge uno sguardo
fra il torvo e l’imbarazzato: «Beh, guardati addosso e lo
capirai!», esclama, indicando la parte superiore del mio kimono.
Il mio sguardo si sposta per seguire quanto indicato da Kou e…
vorrei morire per la vergogna: tutta colpa della mia inesperienza
nell’indossare karateji! La casacca bianca, durante lo scontro,
si è aperta, mostrando una generosissima scollatura… ma
ciò che è ancora peggio è che nella foga del
combattimento, si è allentata anche la fascia elastica che avevo
fissato con poca energia attorno al mio
décolleté… così, la fascia elastica
è alla fine scesa, i bavari del karateji si sono aperti a
dismisura, mostrando molto più di quanto avrei voluto che Kou
vedesse: una vera e propria mossa sleale, benché non messa in
atto intenzionalmente. Le mie guance hanno quasi lo stesso colore dei
capelli del mio avversario, ed balbettando a testa bassa un
sentito:«Mi dispiace», cerco di scusarmi con Kou.
«Fino a prima di arrivare in questo mondo io ero solo
un’appassionata di karate, ma non l’avevo mai praticato,
né tantomeno mi ero mai messa un karateji… Scusami, mi
dispiace tantissimo!». Lo sguardo torvo è sparito dal
volto di Kougaiji: si avvicina a me e, scompigliandomi i capelli, mi
esorta ad alzare lo sguardo verso di lui per poi farmi
l’occhiolino e rispondermi maliziosamente: «Oh, a me
onestamente non dispiace tantissimo… ho potuto ammirare qualcosa
che nessuno qui, neanche un certo bonzo corrotto, ha mai avuto il
piacere di osservare». Ovviamente arrossisco ancora di
più, e le mie guance sembrano quasi in procinto di divampare fra
le fiamme: «Ma… ma che ti salta in mente, eh, Kou?»,
gli chiedo, imbarazzatissima. E lui, ridendo a gran voce,
replica:«Ah ah ah! Questa è la mia vendetta per avermi
sconfitto così subdolamente! Anche se a dire il vero, perdere
con te in questo modo è piuttosto… come dire?
Interessante… Ora però spicciati a farti la doccia e
cambiarti, che siamo già in ritardo per il pranzo con gli
altri!».Ci avviamo scherzando e ridendo verso le rispettive docce
e, poco dopo, ci rincontriamo in palestra, quasi del tutto rinfrancati
dalla fatica del recente combattimento. Kougaiji mi fa la linguaccia e
poi, scompigliandomi i capelli, mi invita a seguirlo: «Su,
andiamo a mensa: Doku e Yaone ci stanno aspettando già!».
L’edificio che ospita la mensa
è piuttosto grande e luminoso: anche esso è arredato in
stile minimal e moderno, con una forte predominanza degli acciai, del
bianco e delle ampie vetrate luminose. Sono le due di pomeriggio,
e ci sono molti studenti che, terminate le lezioni del mattino,
affollano in file ordinate i vari padiglioni della mensa. Con sorpresa
mi accorgo che l’offerta gastronomica è decisamente varia:
si spazia dalla cucina cinese a quella messicana, da quella italiana a
quella americana da fast food, passando per singole prelibatezze
nazionali come i vari tipi di pane da boulangerie francese o alla
deliziosa Sachertorte austriaca.
Kou è al cellulare che cerca
di trovare un punto di incontro con gli altri commensali, mentre io mi
guardo attorno con aria entusiasta, impaziente di assaggiare le
deliziose pietanze che vedo e delle quali posso sentire l’odore.
Vedo avvicinarsi due sagome familiari ai miei occhi di lettrice
appassionata di Saiyuki: «Rei, ti presento Yaone e Dokugakuji.
Ragazzi, questa è Rei: è nuova di qui e questo è
il suo primo giorno in questa università», così Kou
mi presenta ai suoi amici. Io sfodero il mio sorriso migliore mentre
stringo loro la mano e scambio qualche parola di cortesia. Decidiamo di
comune accordo di rimandare le chiacchiere a quando avremo riempito i
nostri vassoi e preso posto attorno ad un tavolo ; prendiamo
così i vassoi e ci mettiamo in fila con gli altri ragazzi in
attesa di essere serviti. Dopo una quindicina di minuti abbiamo
riempito i nostri vassoi e ci dirigiamo verso un tavolo per consumare
il nostro pranzo: su consiglio di Kou e gli altri ho deciso di pranzare
con un mix di prelibatezze della cucina cinese… mi hanno
assicurato che è deliziosa e, a giudicare dal profumino, credo
proprio che abbiano ragione!
«Allora Rei-chan, raccontaci
qualcosa di te», esordisce Dokugakuji con fare amichevole, i
profondi occhi scuri e la bocca animati da un sorriso.
«Beh»,
rispondo io, «Non ho molto da raccontarvi, dal momento che sono
arrivata qui a Minekura City solo ieri e quindi ancora devo
ambientarmi…».
«E dove hai vissuto finora, Rei?», mi chiede con cortese
curiosità Yaone, ma io non faccio in tempo a risponderle che il
fratello maggiore di Sha Gojyo ci fa partecipi del suo ragionamento
deduttivo sul mo conto: «Ora che ci penso, ho sentito parlare del
fatto che sarebbero arrivate dal mondo esterno due ragazze per due
componenti del gruppo di Sanzo: tu sei la donna di mio
fratello?».
«Quella è mia sorella», replico io, con tono spento,
prevedendo già la piega che prenderà la conversazione.
Dokugakuji allora mi lancia uno sguardo fra il divertito e
l’incredulo, concludendo: «Quindi sei la donna di Genjo
Sanzo». Yaone, che fino a quel momento aveva seguito con
silenziosa attenzione il soliloquio del suo amico,
improvvisamente sembra risvegliarsi: «La donna di QUEL
Sanzooo???», esclama con voce alta e stridula per la sorpresa,
suscitando la curiosità delle persone attorno a noi. Io
arrossisco immediatamente per l’imbarazzo di essere diventata il
centro dell’attenzione: ma so cosa devo dire ora… sono
solo due giorni che vivo qui e già ho imparato a sciorinare a
memoria la mia manciata di parole: «Non sono la donna del
Venerabile Sanzo, abitiamo semplicemente sotto lo stesso tetto…
questo è quanto! », dico, cercando di mantenere una
serenità ed un contegno che ora più che mai sono solo
mera apparenza. Kougaiji intuisce il mio disagio e cerca di cambiare
argomento di conversazione: « Yaone, sai che Rei farà
parte del nostro club di karate? Pensa, è cintura nera secondo
dan… prima abbiamo fatto un incontro di prova in palestra e devo
dire che… indubbiamente ha delle doti!», conclude,
facendomi l’occhiolino. La ragazza intuisce il fine di Kou e
cerca di interessarsi alle mie doti da karateka, senza far trapelare il
disagio che prova nei miei confronti: «Quindi ci vedremo spesso
agli allenamenti del club, Rei-chan, ne sono felice!».
«Già», replico
io, cercando di portare avanti il gioco instaurato dal mio amico dai
capelli rosso ruggine. Mi rendo conto però che ciò che
sto facendo non costituisce affatto una solida base per la costruzione
di una nuova vita e di nuove relazioni sociali, così, dopo aver
emesso un grande sospiro, mi rivolgo ai miei commensali: «Sentite
ragazzi, non dovete sentirvi in imbarazzo nei miei confronti per avermi
chiesto cose che per me sono spiacevoli… non voglio nascondermi
per sempre dietro lo sguardo impietosito del prossimo, non posso
mortificare così il mio orgoglio. Ebbene sì, ciò
che mi ha spinto fino a questo posto sono stati proprio i sentimenti
che provo verso quella persona… presa dall’entusiasmo non
ho considerato che essi non sarebbero stati ricambiati… ma
questo non vuol dire che in futuro non lo potranno essere, oppure
che il destino metta sui miei passi un altro uomo! Quindi
smettetela di preoccuparvi per me, ok?». Ma sì, in fondo
è così per davvero: chi può dire cosa potrà
accadere in futuro: devo solo pensare a rilassarmi e a godermi al
massimo questa mia nuova vita, con o senza Sanzo… lo devo a me
stessa!
«Sapevo che Rei non era il
tipo da poter tollerare su sé stessa la pietà degli
altri, per questo mi sono permesso di parlarle in questo modo, Kou. Ha
un carattere bello tosto, questa ragazzina, sai?», così
Dokugakuji giustifica il suo comportamento agli occhi dell’amico,
poi, rivolgendosi a me dice: «Sei una karateka tanto brava quanto
dice Kou, eh Rei-chan?». Io, del tutto ignara delle mie effettive
capacità in materia infusemi dalla Sensei Minekura, do una
risposta vaga: « Beh, a dire il vero sono un bel po’
arrugginita…». L’altro, a cui poco prima ho
candidamente confessato le origini e la reale portata del mio karate,
ridendo allegramente e con tono canzonatorio asserisce:«Oh, non
darle retta, Doku, la sua tecnica di combattimento è
letteralmente prorompente! Devi assolutamente affrontarla sul
tatami!». Il ghiaccio si è sciolto e così la
conversazione procede piacevolmente accompagnata dalla degustazione di
squisite pietanze. Vengo così a sapere che Doku – come da
lui stesso mi viene concesso di chiamarlo – è
all’ultimo anno della facoltà di Psichiatria, mentre Yaone
è una promettentissima ricercatrice della facoltà di
Scienze Farmacologiche: ora capisco cosa intendeva Kou quando, mentre
eravamo in fila al Rettorato, mi ha detto che siamo circondati da
dannati geniacci! Aveva dannatamente ragione, sì: io e lui in
confronto siamo due scemi senza né arte né parte! Ben
presto è ora per tutti di ritornare a lezione, così ci
salutiamo, dandoci appuntamento per le sette e mezza di fronte al bar
dell’università: è solo allora che mi accorgo di
quanto prima mi era sfuggito… salutandosi, Kou e Yaone si
scambiano un breve ma passionale bacio sulle labbra…
«Allora tu e Yaone-chan state
insieme come immaginavo leggendo il manga?», chiedo con aria
sognante al mio amico dai lunghi capelli color ruggine.
«Beh, sì, ormai
sono già quattro anni che io e lei stiamo insieme… sai,
mi sono trasferito a vivere a casa sua dopo solo due settimane che lei
era diventata la mia ragazza…», mi risponde lui, con un
mezzo sorriso fra l’imbarazzato e l’innamorato.
«Ora però dobbiamo
andare a lezione di Revisione Aziendale: il Prof è
parecchio puntiglioso e non vorrei arrivare in ritardo proprio alla
prima lezione, su dai, sbrigati!», mi incalza Kou.
Ci dirigiamo
verso lo stabile della Facoltà di Economia e corriamo lungo i
corridoi del piano terra fino ad arrivare in una spaziosa aula
universitaria già gremita di studenti alle prese con libri ed
appunti . Facciamo appena a tempo a prendere posto in seconda fila ed
ecco che fra il silenzio generale fa la sua entrata in scena il
professore di Revisione Aziendale: è un uomo di mezza età
dall’altezza statuaria che, avvolto in un cappotto nero, si fa
strada fra gli studenti fino a prendere posto dinnanzi a loro. Alzo il
mio sguardo verso il professore e rimango a dir poco stupefatta
nel trovare dall’altra parte della cattedra Goujiun, quell’
inflessibile generale dell’esercito celeste dalla pelle lattea e
dagli occhi indagatori color del fuoco. Il re drago si schiarisce la
voce con un colpo di tosse per richiamare l’attenzione dei
suoi discenti, poi inizia a parlare con quella sua voce
penetrante e profonda allo stesso tempo. Dopo essersi brevemente
presentato, inizia subito ad entrare nel vivo della sua materia,
cercando di farci comprendere l’importanza della revisione
aziendale in ogni campo dell’economia e adducendo a questa
motivazione la necessità di passare da due a cinque libri di
testo, oltre che includere nel programma d’esame questi e quei
principi contabili e questa e quella prassi di revisione. Noi studenti
ci guardiamo gli uni gli altri, intimoriti e consapevoli che quel
professore fin troppo metodico e altrettanto autoritario renderà
tutt’altro che semplice riuscire a superare l’esame! Le due
ore di lezione passano relativamente in fretta ed il re drago ci da
appuntamento per il giorno dopo, quando ci sottoporrà ad un test
preliminare per saggiare le nostre conoscenze.
«La vedo dura, superare questo
esame. Tu che ne dici, Ko?», dico al mio amico mentre ci
accingiamo a salire le scale che portano al secondo piano per
raggiungere l’aula di diritto commerciale.
«Mah, io penso che non
riuscirò a laurearmi né ora né mai se continua
così! Andiamo a sentire i deliri di onnipotenza di
quest’altro matto del professore di Diritto, va!».
L’aula 5 ha la classica
conformazione ad anfiteatro, con i banchi color ciliegio disposti a
semicerchio: io ed il mio amico dai capelli rossi prendiamo posto in
prima fila, continuando a scambiarci opinioni meste sul nostro futuro
universitario tutt’altro che roseo.
Dopo una quindicina di minuti fanno
la loro entrata aula, dalla porta più vicina alla cattedra, tre
uomini vestiti di eleganti abiti scuri: uno di essi, dopo essersi
velocemente guardato attorno, si va a sedere dietro la cattedra,
continuando poi a osservare con il suo particolarissimo sguardo attento
tutti i presenti. Uno dei due assistenti del professore, con i
chiarissimi capelli raccolti in una lunghissima coda, inizia a
sistemare il portatile per la lezione ed infine l’altro, dai
capelli arancioni tenuti su col gel ed un vistoso paio di occhiali da
sole si avvicina a noi studenti iniziando a distribuire degli opuscoli
sul corso.
«Benvenuti al corso di Diritto
Commerciale, ragazzi», si rivolge a noi il professore con
voce profonda ed affascinante, « io sono Homura Taisho e questi
sono i miei due assistenti Zenon e Shien«.
Io e Kou ci guardiamo esterrefatti:
abbiamo davanti a noi, in qualità di nostri docenti, niente
altro che il trio di Dei ribelli! Che cosa significa questo? Sono in
arrivo per noi altri problemi?
Homura si pone a noi in modo diretto
e colloquiale, ma tuttavia la sua figura si innalza dagli altri in
virtù dei suoi modi raffinati e della sua enorme conoscenza.
Senza troppa fatica, le due ore di lezione passano in fretta ed ecco
che mi ritrovo con Kou, Doku e Yaone a bere un aperitivo prima di
tornare a casa.
Come la maggior parte degli studenti
della Minekura University, ci avviamo a piedi lungo le strade della
città per raggiungere le nostre abitazioni , tutte relativamente
vicine all’ateneo.
«Allora, ragazzi, come
è andata la giornata di lezioni?», chiede allegramente
Dokugakuji a me e al suo amico dai capelli rossi. Quest’ultimo
emette un sospiro e, stringendosi accanto alla sua fidanzata esclama:
«Mah, insomma… quei due professori sono due bei
rompiscatole… speriamo bene, va…». Doku allora si
affianca a me e facendomi un cenno con la testa sembra volermi dire:
“e tu che impressione hai avuto?”; io allora, aprendomi in
un tiepido sorriso rispondo: «Beh, i professori sono due tipi
tosti e le materie non sono certo delle più semplici, ma dovremo
mettercela tutta per passare l’esame al primo appello, ok
Kou?».
«Questo sì che è
parlare!», esclama Yaone, scompigliando i capelli del suo
fidanzato al fine di richiamarne l’attenzione, «e per
favore, Rei, dagli una mano con matematica finanziaria, così
volessero i Kami che riuscisse a superare anche questo benedetto
scoglio!».
Mi volto indietro ad incontrare lo
sguardo della giovane alchimista: «Non preoccuparti, Yaone-chan,
ci siamo già messi d’accordo con Kou per studiare
matematica insieme tre pomeriggi a settimana: spero di essere
all’altezza della situazione!», le rispondo io, un tantino
preoccupata per il tipo di impegno che ho preso senza troppo pensare
nei confronti del principe dei demoni.
«Lo sarai
senz’altro», mi rassicura il ragazzone moro alla mia
sinistra, «sei più in gamba di quanto tu stessa creda, mia
cara!». Il sorriso che quel demone mi rivolge è
così sincero e aperto che senza rendermene conto, lo sto
ricambiando a mia volta e continuo a conversare con lui con naturalezza
e serenità per tutto il tempo, fino a quando giunge il momento
di congedarci:
«Senti, i due
piccioncini se ne tornano al loro nido d’amore… io invece
vorrei andare a fare una visita a mio fratello Gojyo, perché non
vieni con me, Rei-chan?».
«Mi spiace Dokugaku, ma non
posso! Devo preparare la cena a Goku e al bonzo corrotto, altrimenti
finiranno per mangiare me! Perché non resti a cena da me anche
tu?», replico io, dispiaciuta di non poter accontentare il mio
amico. Lui, d’altronde, ha voglia di rivedere suo fratello e
probabilmente non si sente molto a suo agio ad essere invitata a cena a
casa di Sanzo da qualcuno che sa non essere ospite gradito neanche al
padrone di casa, quindi declina gentilmente il mio invito. Ci salutiamo
tutti quanti e ci diamo appuntamento per il giorno dopo
all’università.
Giunta a casa, trovo l’intera
abitazione immersa nell’oscurità: “Sanzo non deve
essere ancora rientrato”, mi dico, “ma Goku dovrebbe essere
già a casa!”. Mi tolgo il giubbotto e lo poso insieme alla
borsa sul divano di pelle bianca del salotto, poi do un’occhiata
alla sveglia e mi rendo conto che è davvero tardi: sono le otto
meno cinque, devo sbrigarmi a preparare la cena! Senza indugio, indosso
quindi il grembiule e mi metto a trafficare ai fornelli, tuttavia un
problema essenziale deve essere risolto: cosa desiderano mangiare i
miei due “ometti”? Dal momento che il “bisbetico
” dagli occhi color ametista sembra ancora essere assente, decido
di andare a chiedere al ragazzo dagli occhi dorati, così, mi
avvio verso la sua stanza per andare a chiamarlo. Con la testa persa
nei miei pensieri, apro la porta della sua stanza inavvertitamente,
senza bussare:«Goku, Go…k…u…???».
Il ragazzo è sul suo letto, e
mi da le spalle… è a torso nudo ed è proteso su
una ragazzina bionda dal corpo formoso e piuttosto discinta che giace
sotto di lui… attorno a loro vi sono sparsi i capi di
abbigliamento che mancano entrambi di indossare…
Dopo un iniziale momento di blocco
mentale, realizzo di avere interrotto una situazione decisamente
delicata, quindi, arrossendo, mi trascino fuori dalla stanza
balbettando un confuso:«Scusatemi ragazzi, non volevo
disturbarvi». In un batter d’occhio mi ritrovo di fronte ai
fornelli, ancora più rossa in viso e con il battito del cuore
accelerato: sono confusa e meravigliata per molteplici
motivi… non credevo di trovare Goku in camera sua a fare sesso
con una ragazza… per il semplice motivo che credevo Goku non
avesse la ragazza e anzi… ero convinta che lui neanche ci
pensasse a certe cose! Ed invece lui è diventato un uomo a tutti
gli effetti… già… e me ne rendo conto quando, dopo
una decina di minuti, rivestitosi alla bell’e meglio, viene in
cucina a cercarmi per parlare… sul viso un’espressione
mista di imbarazzo e riso, davvero impagabile: «Rei-chan, ti sei
spaventata?», mi chiede in tono preoccupato. Io gli rispondo
cercando di dissimulare una nonchalance che non posseggo: «No, e
perché mai avrei dovuto spaventarmi, Goku?».
«Ti sei arrabbiata, allora», incalza lui, con la medesima sfumatura di voce.
«No, non sono neanche
arrabbiata, Goku…. Figurarsi: sei un uomo ormai! Non penserai
mica che mi scandalizzo se stai con una ragazza!», gli rispondo
io guardandolo negli occhi dorati.
Goku allora tira un sospiro di
sollievo: «Meno male, allora tu non sei come quel bacchettone di
Sanzo! », esclama sorridendo, poi mi chiede arrossendo
leggermente: «Posso presentarti la mia ragazza?». Io
annuisco rivolgendogli un grande sorriso. Lui allora si gira dietro di
se per chiamare qualcuno che era rimasto più arretrato in attesa
di poter fare la sua entrata in scena: «Vieni avanti
tesoro», la esorta lui.
La ragazza credo abbia circa un paio
d’anni meno di Goku, ha dei bei capelli biondo scuro abbastanza
lunghi e obliqui occhi grigio scuro, nonostante non sia molto alta,
è decisamente formosa per la sua età, mentre il suo
portamento sembra essere un po’ mascolino: dunque è questa
la biondina di cui parlava Goku ieri…
«Un momento… Ma tu sei
Lirin», le dico io, meravigliata. Lei e Goku si guardano negli
occhi, poi arrossendo entrambi, annuiscono con la testa. Mi avvicino ai
due giovani fidanzatini per guardarli da vicino: «Siete davvero
una bellissima coppia!», mi complimento con loro,
«Sapete, ho sempre pensato che voi due steste benissimo
insieme, ma non immaginavo davvero che voi due ….
Insomma… ».
«Eh sì… abbiamo capito…», commenta Goku, a bassa voce.
«A proposito», mi
rivolgo loro, «Scusatemi se prima sono entrata in stanza di Goku
senza bussare… il fatto è sono appena tornata
dall’università e vista l’ora tarda mi sono fatta
prendere dall’agitazione di non riuscire a cucinare la cena prima
che Sanzo torni a casa… », cerco di giustificarmi e di
scusarmi allo stesso tempo.
«Ma Rei-chan, stasera Sanzo
non torna a cena: è uscito a giocare a Mahjong col suo maestro
ed i loro amici… non dirmi che tu non lo sapevi? Per questo io
ho portato Lirin a casa… », replica il ragazzo dagli occhi
dorati con aria perplessa. Ovviamente quel maledetto bonzo corrotto non
si è preso la briga di informarmi della sua assenza: «Non
ne sapevo niente… del resto non c’è tutto questo
dialogo fra me e il tuo amico! Mi spiace di avervi
disturbato…».
«Ma cosa dici? Piuttosto,
Lirin può rimanere a cena con noi? Vorrei farle assaggiare le
tue specialità della cucina italiana…», propone con
entusiasmo Goku. Io sono contenta di poter passare la serata con loro
due e allora ci mettiamo tutti e tre ai fornelli e fra una chiacchiera
e l’altra prepariamo una bella spaghettata aglio olio e
peperoncino, accompagnata da un buon vinello e seguita da
abbondante prosciutto di Parma tagliato a mano e pane di forno a
legna: la nostra è una cena alla buona, ma davvero gustosa e
divertente. Durante il tempo trascorso insieme ai due ragazzi, mi rendo
conto di quanto sia forte l’affiatamento che li lega: stanno
insieme da meno di un anno, anche se è da molto tempo che si
piacciono l’un l’altra. «Nessuno dei due si decideva
a farsi avanti, così lo scorso Natale gli ho chiesto di
uscire», mi confessa Lirin, «Inizialmente nessuno dei due
riusciva a lasciarsi andare con l’altro: ci vergognavamo
troppo… ora invece non sappiamo stare più separati».
«Già», replica
Goku, ridendo, «e ti ricordi,Lirin, quando qualche anno fa eri
invaghita di Sanzo e mi costringevi a portarti qui a casa a fare i
compiti con me in modo che tu potessi scambiarci qualche parola?
Ahahah!!!». La ragazza dai capelli biondi socchiude gli occhi
come a voler tornare indietro a quei giorni, poi ridendo a sua
volta replica:«Ah ah! E’ vero, che stupida che ero…
quel maledetto pelatone finiva ogni volta col farmi arrabbiare:
è così ostinato, proprio come un vecchietto! Meno male
che alla fine l’ho lasciato perdere! Ma tu Rei come fai a
sopportarlo?», mi chiede infine.
«Come faccio a sopportarlo?
Beh, a dire il vero ancora sono solo due giorni che ho a che fare con
lui e devo confessare che ogni volta che mi trovo da sola con lui mi
sale un’ansia addosso: mi sento sempre sotto esame con Sanzo. Poi
è sempre così scortese con me… penso proprio che
non accetterà mai il fatto che io sia venuta a vivere a casa
sua… uffa…», le rispondo, sconsolata.
Goku e Lirin si scambiano
un’occhiata d’intesa, poi annuiscono e, arrossendo un
po’, puntano i loro occhi su di me. Io non riesco proprio a
capire dove vogliono andare a parare:«Che c’è
ragazzi?», chiedo loro.
Lirin si fa coraggio ed osa:
«Rei-chan, abbiamo una domanda da farti ad ogni costo: prometti
che ci risponderai!». Adesso ho capito cos’hanno quei due
curiosoni, possibile che anche loro non riescano a pensare ad altro? La
ragazza riprende a parlare: «Insomma… ci chiedevamo
com’era stata la tua prima … come dire….
notte… nel letto di Sanzo… per sapere che tipo è,
insomma…»
«Vi ho sentiti parlare fino a
notte fonda….», precisa Goku, come a volermi intimare di
non inventarmi frottole a riguardo.
Improvvisamente mi rendo conto di
essere diventata simpaticamente l’indiziata di un interrogatorio
di terzo grado: guardo i miei due “interrogatori” ed inizio
a ridere.
«Ah ah! In effetti, Goku,siamo
rimasti svegli fino a tardi con Sanzo… ma riesci a immaginare
cosa abbiamo fatto tutto il tempo?», gli chiedo con tono
vagamente malizioso.
Lui, da ragazzino quale è,
cade in pieno nella mia trappola:
«L’avete…l’avete fatto tutto il
tempo???», mi chiede lui, meravigliato. Io intanto sto
armeggiando con un tovagliolo di carta per trasformarlo in un
areoplanino di carta: lo mostro ai miei due commensali e dico loro:
«Abbiamo giocato tutta la notte con gli areoplanini di carta,
ecco quello che abbiamo fatto tutto il tempo!». Lirin e Goku
rimangono allibiti: «Non posso credere a quello che mi dici!
Nonostante quello che dice Gojyo, posso assicurarti che Sanzo in fondo
in fondo è un uomo normale, sai?», esclama il ragazzo
dagli occhi dorati .
Io sollevo le spalle con aria di rinuncia: «Che dire? Evidentemente non sono il suo tipo!».
Lirin incalza: «Neanche un bacio vi siete scambiati?».
Ed io, rassegnata: «No,
insomma, non hai visto Goku, che non riusciamo neanche a parlare
civilmente!!!», cerco di giustificarmi io.
Il ragazzino eretico sembra essere
dubbioso: «Ma Sanzo è così: non riesce a dimostrare
a parole i suoi sentimenti… magari però in
privato… ».
«Vi assicuro che in privato non è successo niente», replico io risoluta.
«Sì, sì..», ribattono loro in tono ironico.
Tutta la serata prosegue in questo
modo, scherzando e ridendo, fino a che i due piccioncini non tornano
nella stanza di Goku ed io vado finalmente a farmi una doccia ed infine
mi distendo fra le lenzuola ed un attimo dopo mi sono già
addormentata.
…CONTINUA…
Next: …
Cosa attende Rei nei prossimi giorni della sua nuova vita a
Minekura City ? A questa ed altre domande risponderà Rei
stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE
PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!
JA NE……REI_LIN
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