@Nyxenhaal89: Ma povero piccolo Zelgy, perché nessuno lo
capisce? Grazie della recensione!
@Cipotta91: Non ti preoccupare, ma chere, il tempo è
tiranno^^ Ma povero piccolo Gany, perché nessuno lo capisce?
Grazie anche a te, per i baci e la recensione!
@Anonimo9987465: Bene, sappiamo la storia del fail, e per
l’Hack ‘n’ Slash, ti posso dire che non
era richiesto dalla trama, e mica mi chiamo Rowling, io! E poi, beh, se
non combatti vieni annichilito, se combatti e
‘vinci’ te la cavi con le ossa rotte u.u
Ed ora, mesdames et messieurs(sì, il mio francese
è pessimo), il capitolo 10, dopo un abomino di tempo!
Capitolo 10: Per Renais
Ephraim volse di nuovo lo sguardo verso l’enorme macchia
nera. Stava quasi tremando, non per la paura di dover affrontare quelle
creature, ma per il pesante fardello che doveva portarsi sulle spalle:
non poteva perdere. Perdere la battaglia significava perdere la
libertà. Una libertà secolare: mai Renais
l’aveva persa, dal giorno della sua fondazione, subito dopo
la fine dello Sterminio, a voler indicare che dopo quel sanguinoso
conflitto, ci sarebbe stata una rinascita – da lì
il nome della città. Perdere la libertà, secondo
Ephraim, era peggio della morte. Si ritrovò a pensare che
fosse l’esatta copia di suo padre: da piccolo lo ascoltava
sempre a bocca aperta, quando parlava di libertà e onore,
voleva diventare come lui. E lo era diventato.
O meglio, quasi pensò.
Si voltò verso i soldati. Stavano aspettando il discorso del
loro re, per essere rinfrancati, perché loro avevano paura
di perdere la loro libertà, come il loro re. Ephraim rivolse
lo sguardo verso Marth e Eirika. Annuirono, sorridendo.
Diede di nuovo un fugace sguardo all’esercito nemico, poi
tornò con lo sguardo sulla folla.
Odio queste cose pensò.
“Figli di Renais!” gridò “Oggi
siamo chiamati in causa, ognuno di noi, a combattere per ciò
che ci sta più a cuore, per le nostre vite, per le nostre
famiglie, per la nostra LIBERTÀ.” Si
fermò ad osservare di nuovo la macchia nera “Non
abbiate timore di morire per Renais! Perché fin quando anche
un solo uomo rimarrà a combattere per essa, Renais non
perderà la propria libertà! In alto le spade, in
alto gli scudi! Renais non cadrà oggi, non cadrà
domani, non cadrà mai!”
I soldati levarono le loro armi al cielo, gridando.
Non sarò mai un abile
oratore pensò Ephraim.
La massa nera iniziò a caricare, quasi non aspettasse altro
che la fine del discorso del giovane re.
“Innes!”urlò Marth.
Il principe di Frelia sorrise. Prese una freccia dalla faretra e la
incoccò. L’arco sacro, Nidhogg, sembrava fremere
dall’eccitazione. L’arma era composta da due
serpenti scolpiti nel legno che scendevano fino a mordere le radici di
un ceppo. Tese la corda, imitato dagli altri arcieri, e mirò
la prima linea. Lasciò la presa, e il dardo volò
a velocità folle contro i nemici, imitato da quelli degli
altri arcieri, falciando la prima fila di nemici.
“Tirate!” gridò divertito Innes
“Tirate a volontà! Ephraim!” si rivolse
all’amico “ La scommesa è ancora
valida!”
Ephraim sorrise, prima di scendere insieme agli altri soldati al
cancello.
Non diede troppo peso alle parole del principe di Frelia, infatti era
turbato: il nemico stava caricando a testa bassa, non c’erano
baliste o catapulte in vista; possibile che contassero solo sulla forza
degli Heartless, per vincere l’assedio? Davvero non avevano
una strategia? Jiol e Ganondorf davvero erano così
imprudenti?
“Qualcosa non torna” disse a bassa voce, rivolto
più a se stesso che agli altri. Poi ricordò.
“Eirika! Le segrete!”
“Cosa?” rispose lei.
“Le segrete! Potrebbero pianificare un attacco dal basso e
prenderci tra due fuochi! Eirika, Seth, Marth, prendete una
guarnigione, scendete nelle segrete e fate franare il passaggio,
sperando che non stiano già entrando.”
I quattro si staccarono dall’esercito di testa, prendendo con
loro un gruppo di soldati, e si diressero verso il castello. Ephraim
salì sul suo cavallo, in attesa che i nemici fossero
abbastanza vicini al portone, in modo da poter caricare senza per
questo essere troppo lontani dalla città, nel caso in cui le
sue intuizioni fossero state giuste. La pioggia di frecce continuava a
mietere vittime, ma il numero degli assalitori permetteva un costante
avvicinamento alle mura. Alcuni Heartless portavano delle scale.
“Carica!” gridò Ephraim, notando che gli
Heartless erano a portata.
I cavalieri di Renais si scontrarono contro la prima linea dei nemici,
respingendoli indietro, seguiti dai fanti che provvedevano ad ammazzare
i superstiti. Ephraim affondava la sua lancia nelle carni di molti
nemici, prima che sentisse un rumore secco. Un’arma da fuoco.
La pallottola colpì il cavallo, che cadde a terra,
proiettando il giovane in avanti. Si rimise in piedi con una capriola e
prese la spada di un cavaliere morto, vibrandola contro i nemici
vicini, mentre con la lancia si occupava di quelli più
lontani. Lo scudo lo aveva perso quando era stato disarcionato, dunque
non poteva essere colpito. Ingaggiò una lotta tremenda
contro molti nemici, ammazzandoli tutti, fin quando uno di essi non
riuscì a superare la sua guardia. Per sua fortuna fu salvato
da una freccia scoccata da Innes. Avanzò ancora nel bel
mezzo della battaglia, supportato dai suoi soldati, finché
un pugno in pieno volto lo gettò a terra. Si
portò la mano al naso, cercando di attutire il dolore, e
alzò lo sguardo. Davanti a lui, torreggiava Ganondorf, che
lo guardava divertito. Il gigante gli fece un cenno con la testa, e
Ephraim si voltò verso il castello: stava bruciando.
“No…” Mormorò.
Ganondorf rise. Una risata roca e buia come le tenebre. Una rabbia mai
provata prima si impossessò di Ephraim. In quel momento,
avrebbe voluto bruciare Ganondorf, così come ora il castello
di Renais era in fiamme. E, quasi ad esaudire quel proposito di
vendetta, Siegmund si incendiò, e il re di Renais la
puntò contro Ganondorf.
“Incontrerai qui la tua morte.” Sibilò
il giovane contro il gigante.
“Oh, no” disse quello, mellifluo, sguainando la sua
terribile arma “Tu non puoi uccidermi.”
“Lo vedremo.”
“Seth! Stai bene?”
Seth aprì gli occhi, ancora intontito. Ephraim ci aveva
visto giusto: numerosi gruppi di Heartless stavano risalendo attraverso
le segrete. Avevano provato a far crollare l’ingresso, ma la
forza di tutti quegli Heartless aveva ripulito la via dalle macerie,
rendendo il tentativo vano. Per salvare Eirika, Seth si era messo un
mezzo quando i massi erano stati letteralmente
‘risparati’ dentro la stanza, ed ora ad opporsi
agli Heartless, che stavano mettendo il castello a ferro e fuoco,
rimanevano solo quella quarantina di uomini, compresi Seth, Eirika e
Marth. Il cavaliere si rimise in piedi, aiutato da Marth, prendendo la
sua lancia. Gli Heartless lanciavano di tanto in tanto delle grida da
far accapponare la pelle, seminando il disagio tra i soldati. Marth fu
il primo ad ingaggiare il nemico, tagliando di netto la testa ad un
Heartless. I soldati ripresero coraggio e li caricarono urlando, mentre
Seth e Eirika uccidevano quelli che ancora entravano dal passaggio
segreto.
Ironico si ritrovò a
pensare Seth Quello che dovrebbe essere un passaggio
di salvezza, ora potrebbe essere la nostra più grande
rovina
Marth continuò a mietere vittime con la sua Falchion, ma
attorno a lui i soldati cadevano come mosche, nonostante un manipolo di
circa dieci soldati continuava ad uccidere i nemici quasi senza
problemi. In poco tempo la sala fu quasi sgombra dagli Heartless,
finché Seth e Eirika vennero proiettati dentro la stanza. Il
volto di Marth divenne una maschera d’odio: davanti a lui,
bardato in una pesante corazza rossa, c’era l’uomo
che aveva distrutto la sua vita.
“Jiol!”urlò, in preda alla collera.
L’uomo indossò il suo elmo, e si mise in posizione
di guardia con la sua lancia.
“Non interferite” sibilò Marth
“Questa è una questione personale.”
Estrasse Falchion dal corpo dell’Heartless appena ucciso, che
scomparve in uno sbuffo di fumo nero.
Il giovane puntò la sua arma contro il re di Gra.
“Questa è la tua fine.”
“Buttate giù quelle scale!”
Innes gridava ordini a destra e sinistra: gli Heartless erano riusciti
a piazzare le scale sulle mura e si erano arrampicati fin sui bastioni.
Gli arcieri avevano dovuto smettere di dare supporto ai soldati con le
loro frecce e stavano tentando disperatamente di respingere
l’assalto alle mura. Innes diede un calcio ad in Heartless
che stava tentando di salire, spingendo di sotto la scala, schiacciando
numerosi Heartless. Prese una spada dal cadavere di un soldato, e
colpì con un fendente un Heartless, mentre diede un pugno ad
un altro, gettandolo di sotto. Diede uno sguardo alla situazione dei
soldati davanti il cancello: l’intervento del gruppo di
Hector, Eliwood, Lyndis e Pent non aveva migliorato la situazione;
infatti, i soldati di Renais stavano venendo ricacciati dentro le mura.
“Cazzo, ci serve un miracolo.”
Bisbigliò, trapassando il collo di un nemico.
Ephraim attaccò con un affondo, che venne facilmente parato,
abbassando la spada, lasciandolo così scoperto per il pugno
di Ganondorf, che lo fece barcollare all’indietro; si riprese
in tempo per schivare un colpo di spada. Il re passò
all’offensiva con un calcio al ginocchio del nemico, che si
piegò a destra, ed in seguito cercò di affondare
Siegmund nel collo del re di Hyrule, ma la punta della lancia venne
bloccata con il piatto della spada dei Saggi. Ganondorf tirò
un calcio al petto di Ephraim che gli mozzò il fiato e lo
fece ruzzolare per qualche metro. Il giovane re si rimise in piedi
tossendo e sputando sangue, cercando di colpire il gigantesco essere
con un colpo di taglio, ma Ganondorf piegò il collo
indietro, rendendo l’attacco vano, e gettando a terra il
principe spingendolo.
“Te l’ho già detto” disse,
sollevando la spada “Tu non mi puoi uccidere.”
Una goccia di sangue cadde sul viso di Ephraim. Conficcata nella mano
del re di Hyrule c’era una freccia luminosa.
“Lui no” disse Zelda “Ma noi
sì.”
Link e Zelda scesero da cavallo, confrontandosi con il loro acerrimo
nemico. Sul dorso delle loro mani, si vedeva, brillante, il simbolo
della Triforza.
“VOI!” Tuonò Ganondorf “OGGI
FINALMENTE VI VEDRÒ SOCCOMBERE AI MIEI PIEDI!”
“Sono quasi quattro secoli che cerchiamo di ammazzarci a
vicenda.” Disse Link “Sarà una gioia
liberarci della tua presenza, una volta per tutte.”
Link si mise in posizione di difesa, mentre Zelda incoccava
un’altra freccia.
“Re di Renais, la guerra non è ancora
finita.” Disse Zelda.
Ephraim annuì, riunendosi ai suoi soldati, che stavano
venendo ricacciati indietro.
“È tempo di finirla” disse Ganondorf.
Marth attaccò il nemico con un fendente, che tuttavia non
riuscì a oltrepassare la spessa corazza di Jiol.
L’unica parte non coperta dall’armatura era il
collo, ma Jiol non era un avversario che si faceva sorprendere: il
principe di Altea doveva crearsi un apertura. Il ragazzo
saltò all’indietro schivando un colpo di lancia,
poi con una finta si portò alla sinistra di Jiol, provando a
colpirgli il collo. Jiol ruotò, colpendo Marth con una
gomitata e mandandolo a terra.
“Così non si va da nessuna parte” disse
il tiranno, provando un affondo.
Il principe scansò la lancia. L’occasione era
arrivata.
Bloccò l’arma del nemico a terra con un piede e
saltò contro Jiol, che provò a difendersi con un
pugno; tuttavia, il giovane principe fu più veloce e
piantò Falchion nel suo collo. Marth cadde a terra, ma si
rialzò subito.
“Questo è per mio la mia famiglia!”
gridò.
L’aveva finalmente vendicata.
Zelda scoccò una delle sue frecce contro Ganondorf, che la
evitò senza fatica. Link ne approfittò per
portarsi dietro di lui, e lo colpì con forza, aprendogli una
profonda ferita. Il re di Hyrule ruggì di dolore, dando un
manrovescio all’eroe del Tempo, mandandolo a tappeto. Si
girò verso la principessa, ma prima che potesse fare
qualcosa, Link lo placcò, gettandolo a terra, e gli diede un
pugno in faccia. Ganondorf se lo scrollò di dosso, e
sollevò la sua enorme spada, parando la freccia di luce che
Zelda gli aveva scagliato contro, poi provò a calarla su di
Link, incontrando la resistenza del suo scudo. L’eroe spinse
via Ganondorf, rialzandosi in piedi, ingaggiando un duello a colpi di
spada con il re di Hyrule. Con una finta, Ganondorf entrò
nella guardia di Link, mandandolo a terra con un montante, poi si
rivolse verso Zelda, che gettò a terra con un pugno, ma per
la seconda volta fu placcato da Link. Ganondorf rotolò per
mettere un po’ di distanza tra lui e l’eroe, per
poi partire di nuovo alla carica, incrociando di nuovo le spade.
Mettendo più forza, il re di Hyrule fece perdere
l’equilibrio all’eroe del Tempo, ma così
facendo Link riuscì a passare la guardia del gigante e a
infilzargli la spada in pieno petto, mentre una freccia di luce lo
colpiva all’altezza del cuore.
“Abbiamo vinto noi.” Commentò Link,
togliendo la Master Sword dal corpo di Ganondorf.
“Link! Renais sta cadendo!”
“No.” Disse, sorridendo “Arriva la
cavalleria.”
Raust era arrivata.
In poco più di mezz’ora, la situazione si era
ribaltata: grazie all’arrivo di Raust, i soldati di Renais
avevano riacquisito vigore, e avevano letteralmente schiacciato gli
Heartless. Altro tempo era passato, e la notte era giunta, stendendo il
suo freddo velo sulla piana antistante Renais, coperta di cadaveri.
Ganondorf era ormai in attesa della morte, quando un varco oscuro
apparve davanti ai suoi occhi.
“Tu…”
“Ti sei comportato bene. Un’ottima
pedina.”
“Pedina?”
“Non sei mai stato altro che una pedina nelle nostre
mani.”
“Tu… Bastardo.”
“Non sprecare fiato. Non ho un cuore per potermi
offendere.”
Si sedette accanto a lui.
“Il grande e temuto re dell’Oscurità,
nient’altro che un burattino nelle mani di noi Nessuno. Suona
come qualcosa di ironico, non credi?”
“Cosa vuoi fare di me, Xaldin?”
Il Nessuno gli indicò il dorso della mano.
“Tu hai qualcosa che ci serve. E che ci appartiene.”
“Ah…”
“È inutile tentare di spiegarti, non capiresti
mai.”
In un attimo, un piccolo turbine di sabbia prese a roteare, e da esso
saltò in cielo una lunga lancia azzurro metallizzato, le cui
estremità erano modellate per sembrare un drago stilizzato.
Xaldin la afferrò al volo, roteandola in mano per qualche
volta.
“Voi umani siete imperfetti. Siete schiavi delle vostre
emozioni, basta promettervi il potere e siete talmente stupidi da
accettare, anche se il patto viene fatto col demonio in
persona.”
Si alzò in piedi.
“Addio.”
Lo infilzò con la lancia, mentre la Triforza usciva dal suo
corpo. Il Nessuno la prese in mano, scomparendo nel varco oscuro dal
quale era apparso.
Riapparve seduto sul suo trono. Tutti e tredici i posti ora erano
occupati. Il numero I alzò al cielo le braccia.
“Le chiavi si sono risvegliate.”
Annunciò.
Note dell’autore:
Fine parte uno, yeeeeeeeeeeee * Balla la danza della vittoria *
Ringrazio di cuore tutti quei coraggiosi che si sono avventurati fin
qui, alla fine di questo obbrobrio^^
Ne approfitto per fargli gli auguri di buon anno, sperando che questo
2011 non abbia nulla da spartire con questa ciofeca di 2010.
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