7- Scambio equivalente
Scambio equivalente
Si era ormai al settimo giorno di Hanukkah, e le fiammelle accese sul candelabro erano quasi al completo.
Win era uscita a riconsegnare un orologio riparato, e Ed e Al stavano
tagliando le verdure per la cena mentre la signora Eliza terminava di
rifinire un vestito.
Fu in quel frangente che il signor Rod, tornato un po' prima del
solito, entrò in cucina e porse un pezzo di carta ai due
fratelli.
Entrambi si lavarono le mani prima di toccarlo, e quando Ed lo prese si
accorse che era una fotografia. Una foto in bianco e nero, tenuta con
cura.
- Visto che mia nipote vi ha parlato del suo vecchio amico... - disse
il signor Rod, scrutandoli attentamente in viso – Questa è
una foto di qualche anno fa -.
Al guardò da sopra la spalla del fratello, ritrovandosi a
pensare che, se ci fosse stato anche lui, quella sarebbe anche potuta
essere una foto dei vecchi tempi a Resembool.
C'erano Win e Ned cucciolo, e un bambino identico a Ed. Forse appena
più magro e dall'aria più tranquilla, ma senza dubbio lui.
Il signor Roderich si sedette al tavolo della cucina, con l'espressione di chi non sa più cosa pensare.
- Sai, ti somiglia molto – troppo, fu la parola che aleggiò nell'aria.
Ed tentò una risata, che tuttavia non gli riuscì molto
bene. Era quasi assurdo vedersi in una foto per cui non aveva mai
posato.
- Eppure non mi sembra di avere dei parenti che vivono a Berlino... giusto, Al? - provò, con risultati poco convincenti.
Il fratello annuì soltanto, ancora concentrato sulla fotografia.
Il silenzio divenne tale che si poteva sentire il fuoco crepitare nella
stufa.
- Sentite, non voglio spaventarvi, e nemmeno vi sto... - il signor Rod
cercò la parola adatta, anche se forse non c'era niente che si
adattasse a quella situazione - … accusando di qualcosa. Vorrei solo capire -.
Ed scosse la testa. No, non poteva capire. Aveva già provato a
raccontare ad Alfons del mondo da cui veniva, e lui non gli aveva mai
creduto.
- Noi... ce ne andremo presto. Abbiamo una cosa molto importante da
fare, e non vi coinvolgeremo in alcun modo. Ma sappia che con Edmund
non c'entriamo niente. Non l'abbiamo mai conosciuto -.
- Però sapete del mondo di cui parlava -.
- Sì, questo sì – stavolta fu Al a rispondere
– Ma nemmeno noi siamo in grado di dirle perché facesse
quegli strani sogni -.
Il signor Roderich si voltò un momento verso il candelabro, osservandone le sette fiamme allungarsi nell'aria.
- Voi avete detto di venire da Monaco, giusto? Ma a quanto pare,
nel posto in cui stavate prima non c'erano religioni, né tanto
meno ebrei. Eppure siamo sparsi in tutta Europa, sapete? -.
Oh-oh.
- Insomma, che cosa vuole sentirsi dire? - sospirò Ed.
- Non è che per caso voi due venite proprio dal mondo di cui parlava Edmund? -.
In realtà era una domanda fatta tanto per dire, perché il
signor Rod si era reso conto di aver esagerato un po', e non voleva
rischiare che quei due ragazzi se ne andassero per davvero, come aveva
detto sua moglie. Aveva solo cercato di alleggerire un po' i toni di
quella conversazione.
Ma il silenzio che calò subito dopo suonò come se
entrambi avessero gridato: “Sì!” a gola spiegata.
Li guardò in volto, esterrefatto.
- Che cosa? - mormorò, la voce che quasi gli venne a mancare.
- Sì, in realtà è così – rispose
piano Ed, per poi sorridere amaramente – Veniamo da un mondo che
non è stato creato da nessuno, eppure è uguale a questo -.
- Uguale a questo? -.
- Sì, come se quel che vede al di là di uno specchio
fosse un universo a sé – Ed allargò rassegnato le
braccia – Non so spiegarlo meglio di così -.
- Oh... - malgrado l'assurdità di quella situazione, la sua
mente capì – Uno specchio... quindi ci sarebbero anche le
stesse persone? È per questo che sei identico a Edmund? -.
- Sì – fece Ed, preso in contropiede. Quell'uomo ci aveva
messo un attimo ad incassare la notizia dell'esistenza di un altro
mondo.
Ma quando lo vide infilarsi una mano fra i capelli e appoggiarsi al tavolo, capì che in realtà era sbigottito.
- Un altro mondo... eh, già – disse piano, come a se stesso.
Unì le mani sopra al tavolo, ignorandoli per qualche momento, e
si voltò poi a guardare di nuovo il candelabro. Rimase a
fissarlo per alcuni minuti, assorto, rivolgendo tutta la sua attenzione
alla candela ancora spenta.
Se qualcuno avesse osservato l'ombra del candelabro dalla strada,
avrebbe visto solo sette fiamme. Ma ciò non significava che non
ci fosse ancora un'altra candela che attendeva di essere vista.
- Sapete, le nostre Scritture dicono che, in principio di ogni cosa,
Dio “separò le acque di sotto dalle acque di sopra”
- si voltò verso i due fratelli – Forse, in quel
frangente, ha anche separato il nostro mondo dal vostro -.
Al scosse piano la testa.
- No, da noi non c'è niente di “separato”. Uno è tutto e tutto è uno -.
- Ah, già – il signor Roderich sorrise – Il discorso della prima sera -.
Sospirò sonoramente.
- Beh, suppongo di aver avuto quello che volevo – rifletté
ad alta voce – È da quando siete arrivati che ci rimugino
sopra, credevo di essere impazzito e di vedere un fantasma -.
Si alzò, dirigendosi verso la porta della cucina.
- Scusatemi, vado a fare qualcosa di normale. Magari in bagno -.
Ed e Al non fecero in tempo a guardarsi in faccia che riapparve sulla soglia.
- Ah, un attimo; ancora una cosa. Se non ho capito male, avete detto che di là
le persone sono uguali a quelle di questo mondo – aspettò
di vederli annuire, poi riprese: - Per caso avete conosciuto anche il
me stesso dell'altra parte? -.
Le espressioni che fecero risposero per loro.
- Sì, eh? E... come sono? Cosa faccio? Cioè... cosa fa lui? - ci pensò sopra un momento – Sì, perché siamo due persone diverse, come te e Edmund... -.
Ed aprì la bocca. Poi la richiuse. Pensò a cosa dire, e
aprì e richiuse la bocca un altro paio di volte, mentre il
signor Rod attendeva sulla soglia.
- Accende il fuoco in un baleno – disse Al al suo fianco.
- Oh, davvero? Questo dovrei dirlo a Liza – aggrottò le sopracciglia – Hmm... no, meglio di no -.
E se ne andò definitivamente in bagno.
Dopo qualche istante di silenzio, Ed chiese:
- “Accende il fuoco in un baleno”? -.
- Beh, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente
– fece Al grattandosi la testa – Che gli potevo dire? -.
Si guardarono in faccia, augurandosi entrambi che il signor Rod fosse
davvero nel bagno in fondo al corridoio, perché esplosero in una
risata che fece sobbalzare Ned nel sonno.
Pensavano che a cena sarebbe scoppiato il finimondo, invece fu tutto
normale. Lo zio di Win si comportò come se niente fosse
accaduto- come se non avesse appena saputo che esisteva un altro mondo,
da qualche parte.
- È un gran peccato – disse Win, lanciando un'occhiata al
candelabro – Domani è l'ultimo giorno di Hanukkah, che
tristezza -.
- Beh, dura già otto giorni. Pensa che i cristiani, per il Natale, ne hanno soltanto uno – fece la signora Eliza.
- Questo me lo dici tutti gli anni – replicò Win, sospirando – Però è triste lo stesso -.
Quella sera, sotto le coperte, Ed e Al non riuscivano a smettere di pensarci.
- Allora... - disse Ed a un certo punto - … forse è
semplicemente per questo che Ned mi è saltato addosso la prima
sera. Pensava che fossi tornato -.
- Ma... si è messo a leccare anche me. Come lo spieghi? - osservò Al.
Già. Come spiegarlo?
Ed sistemò meglio la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Ciò che più di tutto non riusciva a dimenticare era quel
ragazzino che sorrideva dalla foto. La sua controparte in quel mondo.
Aveva sempre saputo che c'era,
da qualche parte, solo non aveva mai seriamente pensato di potersene
imbattere. Peccato non averlo potuto incontrare, anche se sarebbe stato
un bel problema. Ed era un peccato per Win, che fosse morto due anni
prima...
Spalancò gli occhi.
No. Era assurdo.
Cercò di dormire, ma il sonno era come svanito nel nulla.
E tentò di soffocare quella vocina che nella sua testa stava
dicendo: “Due anni fa tu hai attraversato il portale”.
Due anni prima Edmund era morto. E, per diverse settimane prima di
morire, era stato ossessionato da quei sogni sul suo mondo, tanto da
parlarne a Win e scolpirne dei ricordi tangibili.
- Al – chiamò nel buio, come qualcuno che sta affogando – L'ho ucciso io -.
Si alzò, mettendosi seduto sul letto, mentre Al accendeva una luce e lo ascoltava.
- Ti ricordi quando ti ho parlato di Alfons? Quel giovane che costruiva razzi e ti somigliava moltissimo? -.
Al annuì.
- Io sono certo che fosse lui la tua controparte in questo mondo. Era
malato da molto tempo, ma... - alzò il viso per guardare il
fratello - … ma è morto quando io ho riattraversato il
portale, come se in qualche modo fosse già stato stabilito che
sarei tornato con te -.
Una scossa sembrò attraversare la schiena di Al, che saltò praticamente a sedere.
- Vuoi dire che... si tratta sempre del principio dello scambio equivalente? Anche qui? -.
Ed annuì.
- Credo di sì. Forse regola lo scambio tra i due mondi. Forse si
era già squarciato qualcosa, prima ancora che attraversassi il
portale: per questo Edmund aveva iniziato a fare tutti quei sogni sul
nostro mondo -.
Ed si guardò le mani, una color carne e l'altra molto più pallida.
- È morto quando sono arrivato io. Sono un assassino – mormorò.
- Non più di me, se la nostra ipotesi è corretta –
disse di rimando Al – Sai, anch'io prima di attraversare il
portale facevo strani sogni su noi due che costruivamo una macchina per
andare nello spazio. Ma come potevamo saperlo? -.
Ed scosse la testa.
- Non potevamo – ammise, ributtandosi sul materasso mentre Al spegneva di nuovo la luce.
Ma ciò non cambiava il fatto che fosse comunque tutta colpa sua. Come sempre.
“Avrebbe anche potuto essere l'amore della mia vita” aveva detto Win. “Gli avrei chiesto di sposarmi, così avrei avuto di nuovo una famiglia”.
Lui aveva fatto una trasmutazione umana, per riuscirci.
E aveva ucciso un ragazzino di tredici anni con la sua sola presenza in quel mondo, semplicemente attraversando il portale.
- Ed – sentì la voce di Al dal letto accanto – Smettila di incolparti. Non è stata colpa tua -.
- Sì, lo so. Lo so -.
Ma non riusciva a smettere di pensare a come l'avrebbe presa Win, se
avesse saputo di avere in casa l'assassino del suo migliore amico.
Quest'idea mi è venuta la
prima volta che ho visto il film di Fma. Mi è sembrato troppo...
“preciso” il momento della morte di Alfons, e quando poi Al
ha attraversato il portale mi è subito venuto il dubbio:
“Vuoi vedere che c'entra anche qui lo scambio
equivalente?”. Non so, è solo un'ipotesi. Voi che ne
pensate?
MusaTalia:
no, davvero ti sto facendo apprezzare la prima serie e il film? Quale
risultato! Scherzi a parte, non sai quanto gongolo quando leggo le tue
recensioni, anche se mi stai viziando un po' troppo. Felice che il
Rod/Liza ti sia piaciuto; anche tu mi invogli a scrivere un'intera long
su di loro, perché in effetti qui non ho dedicato moltissimo
spazio a tale coppia. Ma è la prima volta che tratto il Roy/Ai
(o una specie), perciò ci sono andata con i piedi di piombo.
Quasi quasi potrei lanciarmi nell'impresa, però. ^^
Buon anno!
Shatzy:
adesso devi aspettare solo nove mesi per vedere il pargolo! ^^ Scherzi
a parte, come hai visto anche Ed e Al hanno spifferato tutto- a parte
il fatto che Ed andava a raccontarlo come niente fosse perfino nel
film, secondo me è già tanto se non lo hanno internato.
In effetti ho studiato tedesco per
alcuni anni, a scuola, ma la cultura e la letteratura germaniche mi
hanno sempre affascinato. Ovviamente mi sono informata un bel po' per
scrivere questa storia, e se l'atmosfera risulta in qualche modo
“autentica” non posso che esserne felice. Tengo sempre
molto alle ambientazioni.
In ogni caso il prossimo sarà
l'ultimo capitolo, e non so se la trama lasci qualche dubbio, ma certi
aspetti verranno comunque approfonditi più avanti.
Tra l'altro, devo ancora ringraziarti
per la recensione a “Di specchi, fuoco e foto” nel fandom
di “Cardcaptor Sakura”: a me non sono sembrate
granché quelle tre drabble, ma se a qualcuno sono piaciute ben
venga! Se ritornerai in “periodo Clamp” sappi che ho
pubblicato un'altra long incentrata su Nadeshiko, personaggio che trovo
estremamente affascinante anche se un po' fuori di testa- ritengo che
Sakura abbia preso da lei. ù_ù
Anzi, se vuoi leggere qualcos'altro
su di lei ti consiglio “Vento (una storia di cibo cucinato
male” di Return_to_Nibelheim: io la trovo semplicemente splendida.
Spero che tu stia meglio, e ne approfitto per farti tanti auguri di buon anno nuovo!
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