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Autore: hotaru    31/12/2010    3 recensioni
“Forse il mondo non viene creato. Forse niente viene creato. Semplicemente c'è, c'è stato, ci sarà sempre... Un orologio senza orologiaio.”
Germania, 1923. Che cosa accadde dopo la fine de “Il Conquistatore di Shamballa”?
Dedicata a Shatzy, perché il Roy/Ai esiste anche al di là del portale
[Accenni Roy/Ai, Ed/Win]
Prima classificata al contest "Quotes from Watchmen" di DarkRose86 e vincitrice del premio Miglior Fanfiction
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del Portale'
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7- Scambio equivalente Scambio equivalente


Si era ormai al settimo giorno di Hanukkah, e le fiammelle accese sul candelabro erano quasi al completo.
Win era uscita a riconsegnare un orologio riparato, e Ed e Al stavano tagliando le verdure per la cena mentre la signora Eliza terminava di rifinire un vestito.
Fu in quel frangente che il signor Rod, tornato un po' prima del solito, entrò in cucina e porse un pezzo di carta ai due fratelli.
Entrambi si lavarono le mani prima di toccarlo, e quando Ed lo prese si accorse che era una fotografia. Una foto in bianco e nero, tenuta con cura.
- Visto che mia nipote vi ha parlato del suo vecchio amico... - disse il signor Rod, scrutandoli attentamente in viso – Questa è una foto di qualche anno fa -.
Al guardò da sopra la spalla del fratello, ritrovandosi a pensare che, se ci fosse stato anche lui, quella sarebbe anche potuta essere una foto dei vecchi tempi a Resembool.
C'erano Win e Ned cucciolo, e un bambino identico a Ed. Forse appena più magro e dall'aria più tranquilla, ma senza dubbio lui.
Il signor Roderich si sedette al tavolo della cucina, con l'espressione di chi non sa più cosa pensare.
- Sai, ti somiglia molto – troppo, fu la parola che aleggiò nell'aria.
Ed tentò una risata, che tuttavia non gli riuscì molto bene. Era quasi assurdo vedersi in una foto per cui non aveva mai posato.
- Eppure non mi sembra di avere dei parenti che vivono a Berlino... giusto, Al? - provò, con risultati poco convincenti.
Il fratello annuì soltanto, ancora concentrato sulla fotografia. Il silenzio divenne tale che si poteva sentire il fuoco crepitare nella stufa.
- Sentite, non voglio spaventarvi, e nemmeno vi sto... - il signor Rod cercò la parola adatta, anche se forse non c'era niente che si adattasse a quella situazione - … accusando di qualcosa. Vorrei solo capire -.
Ed scosse la testa. No, non poteva capire. Aveva già provato a raccontare ad Alfons del mondo da cui veniva, e lui non gli aveva mai creduto.
- Noi... ce ne andremo presto. Abbiamo una cosa molto importante da fare, e non vi coinvolgeremo in alcun modo. Ma sappia che con Edmund non c'entriamo niente. Non l'abbiamo mai conosciuto -.
- Però sapete del mondo di cui parlava -.
- Sì, questo sì – stavolta fu Al a rispondere – Ma nemmeno noi siamo in grado di dirle perché facesse quegli strani sogni -.
Il signor Roderich si voltò un momento verso il candelabro, osservandone le sette fiamme allungarsi nell'aria.
- Voi avete detto di venire da Monaco, giusto? Ma a quanto pare, nel posto in cui stavate prima non c'erano religioni, né tanto meno ebrei. Eppure siamo sparsi in tutta Europa, sapete? -.
Oh-oh.
- Insomma, che cosa vuole sentirsi dire? - sospirò Ed.
- Non è che per caso voi due venite proprio dal mondo di cui parlava Edmund? -.
In realtà era una domanda fatta tanto per dire, perché il signor Rod si era reso conto di aver esagerato un po', e non voleva rischiare che quei due ragazzi se ne andassero per davvero, come aveva detto sua moglie. Aveva solo cercato di alleggerire un po' i toni di quella conversazione.
Ma il silenzio che calò subito dopo suonò come se entrambi avessero gridato: “Sì!” a gola spiegata.
Li guardò in volto, esterrefatto.
- Che cosa? - mormorò, la voce che quasi gli venne a mancare.
- Sì, in realtà è così – rispose piano Ed, per poi sorridere amaramente – Veniamo da un mondo che non è stato creato da nessuno, eppure è uguale a questo -.
- Uguale a questo? -.
- Sì, come se quel che vede al di là di uno specchio fosse un universo a sé – Ed allargò rassegnato le braccia – Non so spiegarlo meglio di così -.
- Oh... - malgrado l'assurdità di quella situazione, la sua mente capì – Uno specchio... quindi ci sarebbero anche le stesse persone? È per questo che sei identico a Edmund? -.
- Sì – fece Ed, preso in contropiede. Quell'uomo ci aveva messo un attimo ad incassare la notizia dell'esistenza di un altro mondo.
Ma quando lo vide infilarsi una mano fra i capelli e appoggiarsi al tavolo, capì che in realtà era sbigottito.
- Un altro mondo... eh, già – disse piano, come a se stesso.
Unì le mani sopra al tavolo, ignorandoli per qualche momento, e si voltò poi a guardare di nuovo il candelabro. Rimase a fissarlo per alcuni minuti, assorto, rivolgendo tutta la sua attenzione alla candela ancora spenta.
Se qualcuno avesse osservato l'ombra del candelabro dalla strada, avrebbe visto solo sette fiamme. Ma ciò non significava che non ci fosse ancora un'altra candela che attendeva di essere vista.
- Sapete, le nostre Scritture dicono che, in principio di ogni cosa, Dio “separò le acque di sotto dalle acque di sopra” - si voltò verso i due fratelli – Forse, in quel frangente, ha anche separato il nostro mondo dal vostro -.
Al scosse piano la testa.
- No, da noi non c'è niente di “separato”. Uno è tutto e tutto è uno -.
- Ah, già – il signor Roderich sorrise – Il discorso della prima sera -.
Sospirò sonoramente.
- Beh, suppongo di aver avuto quello che volevo – rifletté ad alta voce – È da quando siete arrivati che ci rimugino sopra, credevo di essere impazzito e di vedere un fantasma -.
Si alzò, dirigendosi verso la porta della cucina.
- Scusatemi, vado a fare qualcosa di normale. Magari in bagno -.
Ed e Al non fecero in tempo a guardarsi in faccia che riapparve sulla soglia.
- Ah, un attimo; ancora una cosa. Se non ho capito male, avete detto che di là le persone sono uguali a quelle di questo mondo – aspettò di vederli annuire, poi riprese: - Per caso avete conosciuto anche il me stesso dell'altra parte? -.
Le espressioni che fecero risposero per loro.
- Sì, eh? E... come sono? Cosa faccio? Cioè... cosa fa lui? - ci pensò sopra un momento – Sì, perché siamo due persone diverse, come te e Edmund... -.
Ed aprì la bocca. Poi la richiuse. Pensò a cosa dire, e aprì e richiuse la bocca un altro paio di volte, mentre il signor Rod attendeva sulla soglia.
- Accende il fuoco in un baleno – disse Al al suo fianco.
- Oh, davvero? Questo dovrei dirlo a Liza – aggrottò le sopracciglia – Hmm... no, meglio di no -.
E se ne andò definitivamente in bagno.
Dopo qualche istante di silenzio, Ed chiese:
- “Accende il fuoco in un baleno”? -.
- Beh, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente – fece Al grattandosi la testa – Che gli potevo dire? -.
Si guardarono in faccia, augurandosi entrambi che il signor Rod fosse davvero nel bagno in fondo al corridoio, perché esplosero in una risata che fece sobbalzare Ned nel sonno.


Pensavano che a cena sarebbe scoppiato il finimondo, invece fu tutto normale. Lo zio di Win si comportò come se niente fosse accaduto- come se non avesse appena saputo che esisteva un altro mondo, da qualche parte.
- È un gran peccato – disse Win, lanciando un'occhiata al candelabro – Domani è l'ultimo giorno di Hanukkah, che tristezza -.
- Beh, dura già otto giorni. Pensa che i cristiani, per il Natale, ne hanno soltanto uno – fece la signora Eliza.
- Questo me lo dici tutti gli anni – replicò Win, sospirando – Però è triste lo stesso -.


Quella sera, sotto le coperte, Ed e Al non riuscivano a smettere di pensarci.
- Allora... - disse Ed a un certo punto - … forse è semplicemente per questo che Ned mi è saltato addosso la prima sera. Pensava che fossi tornato -.
- Ma... si è messo a leccare anche me. Come lo spieghi? - osservò Al.
Già. Come spiegarlo?
Ed sistemò meglio la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Ciò che più di tutto non riusciva a dimenticare era quel ragazzino che sorrideva dalla foto. La sua controparte in quel mondo. Aveva sempre saputo che c'era, da qualche parte, solo non aveva mai seriamente pensato di potersene imbattere. Peccato non averlo potuto incontrare, anche se sarebbe stato un bel problema. Ed era un peccato per Win, che fosse morto due anni prima...
Spalancò gli occhi.
No. Era assurdo.
Cercò di dormire, ma il sonno era come svanito nel nulla.
E tentò di soffocare quella vocina che nella sua testa stava dicendo: “Due anni fa tu hai attraversato il portale”.
Due anni prima Edmund era morto. E, per diverse settimane prima di morire, era stato ossessionato da quei sogni sul suo mondo, tanto da parlarne a Win e scolpirne dei ricordi tangibili.
- Al – chiamò nel buio, come qualcuno che sta affogando – L'ho ucciso io -.
Si alzò, mettendosi seduto sul letto, mentre Al accendeva una luce e lo ascoltava.
- Ti ricordi quando ti ho parlato di Alfons? Quel giovane che costruiva razzi e ti somigliava moltissimo? -.
Al annuì.
- Io sono certo che fosse lui la tua controparte in questo mondo. Era malato da molto tempo, ma... - alzò il viso per guardare il fratello - … ma è morto quando io ho riattraversato il portale, come se in qualche modo fosse già stato stabilito che sarei tornato con te -.
Una scossa sembrò attraversare la schiena di Al, che saltò praticamente a sedere.
- Vuoi dire che... si tratta sempre del principio dello scambio equivalente? Anche qui? -.
Ed annuì.
- Credo di sì. Forse regola lo scambio tra i due mondi. Forse si era già squarciato qualcosa, prima ancora che attraversassi il portale: per questo Edmund aveva iniziato a fare tutti quei sogni sul nostro mondo -.
Ed si guardò le mani, una color carne e l'altra molto più pallida.
- È morto quando sono arrivato io. Sono un assassino – mormorò.
- Non più di me, se la nostra ipotesi è corretta – disse di rimando Al – Sai, anch'io prima di attraversare il portale facevo strani sogni su noi due che costruivamo una macchina per andare nello spazio. Ma come potevamo saperlo? -.
Ed scosse la testa.
- Non potevamo – ammise, ributtandosi sul materasso mentre Al spegneva di nuovo la luce.
Ma ciò non cambiava il fatto che fosse comunque tutta colpa sua. Come sempre.
“Avrebbe anche potuto essere l'amore della mia vita” aveva detto Win. “Gli avrei chiesto di sposarmi, così avrei avuto di nuovo una famiglia”.
Lui aveva fatto una trasmutazione umana, per riuscirci.
E aveva ucciso un ragazzino di tredici anni con la sua sola presenza in quel mondo, semplicemente attraversando il portale.
- Ed – sentì la voce di Al dal letto accanto – Smettila di incolparti. Non è stata colpa tua -.
- Sì, lo so. Lo so -.
Ma non riusciva a smettere di pensare a come l'avrebbe presa Win, se avesse saputo di avere in casa l'assassino del suo migliore amico.






Quest'idea mi è venuta la prima volta che ho visto il film di Fma. Mi è sembrato troppo... “preciso” il momento della morte di Alfons, e quando poi Al ha attraversato il portale mi è subito venuto il dubbio: “Vuoi vedere che c'entra anche qui lo scambio equivalente?”. Non so, è solo un'ipotesi. Voi che ne pensate?


MusaTalia: no, davvero ti sto facendo apprezzare la prima serie e il film? Quale risultato! Scherzi a parte, non sai quanto gongolo quando leggo le tue recensioni, anche se mi stai viziando un po' troppo. Felice che il Rod/Liza ti sia piaciuto; anche tu mi invogli a scrivere un'intera long su di loro, perché in effetti qui non ho dedicato moltissimo spazio a tale coppia. Ma è la prima volta che tratto il Roy/Ai (o una specie), perciò ci sono andata con i piedi di piombo. Quasi quasi potrei lanciarmi nell'impresa, però. ^^
Buon anno!
Shatzy: adesso devi aspettare solo nove mesi per vedere il pargolo! ^^ Scherzi a parte, come hai visto anche Ed e Al hanno spifferato tutto- a parte il fatto che Ed andava a raccontarlo come niente fosse perfino nel film, secondo me è già tanto se non lo hanno internato.
In effetti ho studiato tedesco per alcuni anni, a scuola, ma la cultura e la letteratura germaniche mi hanno sempre affascinato. Ovviamente mi sono informata un bel po' per scrivere questa storia, e se l'atmosfera risulta in qualche modo “autentica” non posso che esserne felice. Tengo sempre molto alle ambientazioni.
In ogni caso il prossimo sarà l'ultimo capitolo, e non so se la trama lasci qualche dubbio, ma certi aspetti verranno comunque approfonditi più avanti.
Tra l'altro, devo ancora ringraziarti per la recensione a “Di specchi, fuoco e foto” nel fandom di “Cardcaptor Sakura”: a me non sono sembrate granché quelle tre drabble, ma se a qualcuno sono piaciute ben venga! Se ritornerai in “periodo Clamp” sappi che ho pubblicato un'altra long incentrata su Nadeshiko, personaggio che trovo estremamente affascinante anche se un po' fuori di testa- ritengo che Sakura abbia preso da lei. ù_ù
Anzi, se vuoi leggere qualcos'altro su di lei ti consiglio “Vento (una storia di cibo cucinato male” di Return_to_Nibelheim: io la trovo semplicemente splendida.
Spero che tu stia meglio, e ne approfitto per farti tanti auguri di buon anno nuovo!


   
 
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