We grew up, now. di Brinne (/viewuser.php?uid=58272)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
-
Non posso andare in battaglia? Voglio proprio vedere.-
Susan la Dolce, che
di dolce non aveva nulla in quel momento, percorse il lunghi e ariosi
corridoi di Cair Paravel diretta all'armeria.
Sapeva usare l'arco,
questo è vero, ma in uno scontro ravvicinato sono ben
inutili le armi a lunga gettata, quindi Susan si era messa in testa di
dover assolutamente imparare a usare una spada, se non voleva darla
vinta ai fratelli.
Se in
più, oltre a non darla vinta, riusciva anche a non farsi
ammazzare, tanto meglio.
La Pevensie sapeva,
in cuor suo, che Peter e Edmund volevano solo il bene suo e di Lucy, ma
se volevano proprio fare loro un favore potevano costruire una macchina
(era la cosa che rimpiangeva di più Susan: quella non aver
mai giudato), oppure potevano mettere in ordine di colore i vestiti e
le scarpe, o portare loro la colazione a letto e tante altre cose di
questo genere.
Ma non impedire che
andassero in guerra.
Tsk, stupidi uomini.
Ora è
necessario fare un salto indietro di qualche ora: eravamo rimasti
all'allegra famigliola seduta a tavola che parlava e mangiava e
scherzava come un tempo, ma entrambe le fanciulle non erano
completamente domate.
Ad un certo punto,
tra le risate generali per una stupida battuta di Ed, Lucy si era
riscossa dal torpore e aveva detto: - Ahahahah, sì Ed molto
divertente, che ne dici di raccontare quella in cui io e Susan veniamo
con voi contro i Giganti?-
Ecco, capirete bene
che calò di nuovo il silenzio, ma non quello imbarazzante
che ormai era acqua passata, era più uno carico di tensione
e di sguardi che correvano tra i quattro fratelli.
Due contro due,
ovviamente.
Da qui, era
ripartita la solita discussione e le due ragazze ne erano uscite ancor
più furiose.
Detto ciò
possiamo tornare alla cara Susan infiammata che andava su e
giù per il castello con i pensieri di cui vi ho
già parlato prima che le frullavano per la testa.
Non sapeva dove si
fosse andata a cacciare Lucy, forse con il signor Tumnus a fare una
passeggiata o forse rintanata nelle sue stanze e fare il sabba contro i
fratelli, fatto sta che aveva abbandonato Susan alle sue ricerche dell'arma invincibile.
- Oh finalmente.-
sussurrò la Pevensie, una volta arrivata all'armeria, che ,
incredibile a dirsi, era piena zeppa di armi.
C'erano una serie di
scaffali da cui sporgevo bipenni, lance, balestre, spade, archi, asce,
martelli e scudi, più una serie infinita di pugnali e
coltelli e bolas.
Susan rimase
stordita per qualche momento, poi si decise a entrare nella stanza.
Varcata la soglia fu come trovarsi immersi in un'epica battaglia: forse
era la quantità smodata di armi, forse erano i bagliori del
metallo o forse era semplicemente la fantasia di Susan che galoppava
alla ricerca di un nemico colossale da sconfiggere per provare a tutti
che dolce non significa
ingenua.
Fece molti
tentativi, prendendo da principio una spadone troppo pesante che le
faceva perdere l'equilibrio, poi una lama della lunghezza giusta ma
troppo sottile di piatto.
Ci mise qualche
mezz'ora a trovarla, ma poi la vide nel ripiano pià alto:
era lucida (come appena pulita) e l'impugnatura era avvolta in cuoio
nero.
Era
imbarazzantemente semplice, e per questo perfetta per Susan.
La ragazza si
arrampicò, stupendosi lei stessa per la sua
agilità, e afferrò la spada, affrontando l'aria
circostante in un duello all'ultimo sangue che Susan, proprio incapace,
riuscì a perdere miseramente.
Nonostante
ciò, riafferrò saldamente l'elsa e fece roteare
la spada prima avanti a sè, e poi si girò di
scatto.
Ora, potete
immaginare la sorpresa quando l'aria bloccò la sua lama!
Quest'aria
così audace poi cominciò a ridere, costringendo
Susan a concentrarsi su di lei.
O su di lui.
- Che diavolo stai
facendo, Sue?-
In quel momento,
quando il limpido cielo del nord la fissò dagli occhi di
Peter, Susan non seppe bene come reagire: doveva arrossire? Se fosse
arrossita, Peter si sarebbe messo a ridere e le avrebbe detto di
mettere giù la spada; doveva limitarsi ad annuire? Se avesse
annuito, Peter avrebbe fatto un rapido moviemtno del polso e la spada
le sarebbe caduta di mano; doveva scoppiare a ridere? Se l'avesse
fatto, Peter le avrebbe comunque detto di mettere via la spada; doveva
sorridere e abbassare gli occhi? Se l'avesse fatto, Peter l'avrebbe
considerata debole.
Qualsiasi cosa
facesse, c'era in ballo la reazione di Peter.
Avanti Sue, che ti
importa di come reagirà?
La ragazza sorrise,
ma non fece uno di quei sorrisi tipici per cui aveva merita
l'epiteto di Dolce, no. Susan Pevensie ghignò.
Ghignò e
cercò di intraprendere un duello con Peter, il quale aveva
la spada sguainata.
Dico
"cercò" perchè passò ben poco tempo
prima che Susan si trovasse una spada puntata alla gola.
- Avanti Sue,
smettila di giocare.-
- Non sto giocando,
Peter. Lasciami in pace, chiederò a Oreius di aiutarmi con
la scherma.-
Peter
inarcò le sopracciglia.
- Oreius non
c'è.-
- Mi
arrangerò.-
- No.-
Susan
sospirò, cercando di mantenere la calma e domandandosi
perchè mai sua madre avesse deciso di avere prima Peter e
poi lei: aveva avuto poca fantasia nel partorire un primogentio maschio.
- Sai cosa mi manca
di più di casa, Peter?-
Il ragazzo, che
aveva creduto di dover intraprende una lotta per convincere Susan a
mettere via la spada, rimase stupito dal cambiamento di umore e di
argomento della sorella.
- Cosa?-
Susan si
portò le mani sui fianchi, alzando gli occhi al cielo. -
L'emancipazione femminile, brutto idiota!-
Non attese una
reazione e corse fuori dall'armeria con ancora la spada in pugno.
Nonostante Susan non
abbia potuto vedere l'espressione sul volto del fratello, ve la
racconto io perchè Peter era davvero, davvero da filmare.
Dunque, il povero
ragazzo si stava preparando psicologicamente, pensando a qualche asso
che poteva sfoderare tipo quello della Profezia, ma Susan poi se n'era
uscita con quella frase del tutto fuori luogo, almeno così
sembrava al giovane, e con un bell'insulto fresco fresco.
Preparato com'era a
delle parole di tutt'altro genere, Peter non cambiò
espressione per qualche secondo, rimanendo sul: "Sono Peter il
Magnifico e ti devo proteggere", poi rendendosi conto del reale
significato delle parole di Susan, mise la bocca a cuoricino e si
corrucciò in volto, con ancora la spada a mezz'aria.
Ma lasciamo Peter e
le sue paralisi facciali e torniamo a Susan, la quale aveva nascosto la
spada sotto il suo letto per paura che potessero trovarla e rimetterla
nell'armeria su ordine di Peter, e se ne andava per la spiaggia di Cair
Paravel con una gigantesca nuvola nera che le aleggiava sulla testa,
pronta a scatenare la sua tempesta su chiunque si fosse avvicinato
troppo.
Quella frase che per
Peter non aveva molto senso ( L'emancipazione femminile,
brutto idiota!) si ricollegava ai
pensieri che Susan stava elaborando in quel momento sulla poca fantasia
si sua madre nel mettere al mondo come primogenito un maschio: infatti,
nella concezione di Peter e di Narnia, il maggiore era il protettore e il Re Supremo.
Fandonie, a casa
sarebbe stato un normalissimo studente con crisi di identità.
Badate bene,
comunque: Susan non voleva ssolutamente tornare a Londra.
Il sole del mattino
si rifletteva sulle vetrate di Cair Paravel, donando al castello
qualcosa di divino e soprannaturale, mentre il cielo terso abbracciava
tutta Narnia, fino alla terra di Archen e Calormen.
Se avesse potuto,
Susan avrebbe ringhiato.
Ad ogni modo, la
ragazza si sedette sulla riva sabbiosa, borbottando di tanto in tanto
qualche cosa che nemmeno io riuscii a capire e che quindi non posso
riportarvi qui di seguito, ma sono pronta a scommettere che erano
insulti in direzione di Peter e di tutta la razza maschile narniana e
del nostro mondo, perchè si sa: gli uomini sono uguali
ovunque.
Per arrivare al
succo di questa questione, sono costretta ad accelerare un po' i tempi
di svolgimento, quando ormai il sole era quasi pronto per andare a
riposare oltreoceano e la nostra Susan si era ormai abbrustolita per
essere stata così tanto sotto quella sfera infuocata che
tutto illuminava e tutto riscaldava. E tutto bruciava, per l'appunto.
A Cair Paravel,
probabilmente, Lucy si stava lavando, e Emdund si stava svestendo dei
suoi abiti da lavoro.
Peter magari stava
dando mostra di sè a qualche centauro, dicendogli che era
meglio se stava a casa al sicuro.
- Ce lo vedo
proprio, che pretende di insegnare a un centauro come si usa una spada!
Stupido Peter.- disse Susan, lanciando un sassolino nell'immenso oceano.
- In
realtà, sono qui.- una voce calda e un po' amareggiata,
accarezzò le orecchie di Susan, facendola sobbalzare.
Peter si era
cambiato e indossava una morbida camicia scarlatta che si confondeva
con i colori del cielo.
- Che vuoi?-
Il maggiore dei
Pavensie osservò per qualche tempo la sua sorellina. - Io
non voglio che tu e Lucy vi facciate male.-
- Allora dovevi
impedire ad Aslan di incoronarci.- sibilò Susan, e
dico "sibilò" perchè in quel momento sembrava
proprio un serpente a sonagli pronto ad azzannare il collo di Peter.
- Non potevo, ma
posso impedire che vi uccidiate con le vostre stesse mani. Cosa credi
che farei, se voi due moriste?-
Susan
abbandonò, senza nemmeno accorgersene, la postura da
serpente e osservò intenerità il fratello che in
quel momento sembrava così indifeso.
Susan, con indifeso,
non intendeva una persona non ingrado di difenfersi dai nemici, ma una
persona che stava aprendo per la prima volta il proprio cuore di
fratello e che mostrava le proprie paure, pur di non vederle realizzate.
- Ma che tenero,
Peter. Se però ad andare a combattere siete tu e Edmund,
come credi ci sentiremmo io e Lucy,qui a Cair Paravel senza vostre
notizie?-
Peter
circondò le spalle della sorella con un braccio, mentre
Susan si appoggiava al suo petto largo e scolpito, ma, troppo presa da
quel momento di intimità familiare, non sembrò
notarlo.
E qui, se mi
concedete un commento mio, oso dire: "Cretina! Sei spaparanzata su
Peter e non ne approfitti O.O?"
Ora riprendiamo: il
ragazzo baciò Susan sulla testa, sorridendo.
- Facciamo
così: ti alleni con me e se mi sembra che tu sia abbastanza
brava, potrai venire. Lo stesso vale per Lucy.-
Susan
annuì, raggiante: - E va bene...scusami per come ti ho
trattato.-
Dalla sua posizione,
la ragazza sentì il petto di Peter vibrare e capì
che il fratello stava ridendo.
- Mi chiedi scusa
perchè ti manca l'emancipazione femminile e o per avermi
dato dell'idiota?-
- Brutto.-
mugugnò lei.
- Brutto cosa?-
Susan si
tirò su a sedere, facendo il secondo ghigno della sua vita.
- Ti ho datto del brutto
idiota, non solo dell'idiota.-
Prima che Peter
potesse ribattere, la ragazza si riaccoccolò e il suo
fratellone non riescì ad arrabbiarsi, limitandosi a
sorridere.
- Comunque, davvero
ti manca l'emancipazione?- disse, dopo un lasso di tempo
indeterminato.
- Sì, e
anche le macchine. Avrei tanto voluto prendere la patente e imparare a
guidare.-
Dalla balconata di
Cair Paravel, intanto, il signor Castoro e i due leopardi sorridevano e
si stringevano le mani.
Forse ce l'avevano
fatta, era solo questione di tempo.
Non so dirvi quanto
rimasero in quella posizione, so solo che Ed e Lucy mangiarono da soli
a cena, ma questo è un altro capitolo.
Alloooooora,
spero di non aver deluso le vostre aspettative :D
Mi
scuso per non rispondere a ognuno, ma oggi sono davvero tirata! Mi
farò perdonare ;)
Grazie
ancora tessori ^^
Brinne
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=630248 |