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Autore: Brinne    04/01/2011    12 recensioni
- Forza, venite tutti qua vicino. Allora, ormai è arrivato il momento di svelare l'ultimaparte della Profezia, ma prima: Lucy, so che è imbarazzante come domanda e probabilmente non vuoi rispondere davanti a Peter e Edmund, ma è di fondamentale importanza, ok?-
La ragazza alzò un sopracciglio, perplessa, ma poi annuì.
- Ti sei sviluppata?-
Ecco, questo è il genere di domande che nessuno vorrebbe sentire e le reazioni furono le più diverse: Lucy spalancò gli occhi, Susan non sapeva se ridere o imbarazzarsi, Edmund cominciò a tossire e le orecchie e le gote di Peter si infuocarono e poi, in quanto protettore (ruolo che si era assunto fin dall'inizio e che ribadiva in continuazione), mise una mano sulla spalla di Lucy e guardò malissimo il signor Castoro.
- Signor Castoro, non sono domande da fare a una ragazza, tanto meno alla tua Regina.- Peter non aveva intenzione di usare quel tono autoritario e un po' superbo, ma se ne rese conto solo a metà frase e quindi non riuscì a salvarsi in corner, tuttavia il castoso non se ne curò e non si offese.
- Peter, è imbarazzante per voi quanto lo è per me, ma è di fondamentale importanza. Allora?-
[Susan\Peter] [Lucy\Edmund]
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Non posso andare in battaglia? Voglio proprio vedere.-

Susan la Dolce, che di dolce non aveva nulla in quel momento, percorse il lunghi e ariosi corridoi di Cair Paravel diretta all'armeria.
Sapeva usare l'arco, questo è vero, ma in uno scontro ravvicinato sono ben inutili le armi a lunga gettata, quindi Susan si era messa in testa di dover assolutamente imparare a usare una spada, se non voleva darla vinta ai fratelli.
Se in più, oltre a non darla vinta, riusciva anche a non farsi ammazzare, tanto meglio.
La Pevensie sapeva, in cuor suo, che Peter e Edmund volevano solo il bene suo e di Lucy, ma se volevano proprio fare loro un favore potevano costruire una macchina (era la cosa che rimpiangeva di più Susan: quella non aver mai giudato), oppure potevano mettere in ordine di colore i vestiti e le scarpe, o portare loro la colazione a letto e tante altre cose di questo genere.
Ma non impedire che andassero in guerra.
Tsk, stupidi uomini.
Ora è necessario fare un salto indietro di qualche ora: eravamo rimasti all'allegra famigliola seduta a tavola che parlava e mangiava e scherzava come un tempo, ma entrambe le fanciulle non erano completamente domate.
Ad un certo punto, tra le risate generali per una stupida battuta di Ed, Lucy si era riscossa dal torpore e aveva detto: - Ahahahah, sì Ed molto divertente, che ne dici di raccontare quella in cui io e Susan veniamo con voi contro i Giganti?-
Ecco, capirete bene che calò di nuovo il silenzio, ma non quello imbarazzante che ormai era acqua passata, era più uno carico di tensione e di sguardi che correvano tra i quattro fratelli.
Due contro due, ovviamente.
Da qui, era ripartita la solita discussione e le due ragazze ne erano uscite ancor più furiose.
Detto ciò possiamo tornare alla cara Susan infiammata che andava su e giù per il castello con i pensieri di cui vi ho già parlato prima che le frullavano per la testa.
Non sapeva dove si fosse andata a cacciare Lucy, forse con il signor Tumnus a fare una passeggiata o forse rintanata nelle sue stanze e fare il sabba contro i fratelli, fatto sta che aveva abbandonato Susan alle sue ricerche dell'arma invincibile.
- Oh finalmente.- sussurrò la Pevensie, una volta arrivata all'armeria, che , incredibile a dirsi, era piena zeppa di armi.
C'erano una serie di scaffali da cui sporgevo bipenni, lance, balestre, spade, archi, asce, martelli e scudi, più una serie infinita di pugnali e coltelli e bolas.
Susan rimase stordita per qualche momento, poi si decise a entrare nella stanza. Varcata la soglia fu come trovarsi immersi in un'epica battaglia: forse era la quantità smodata di armi, forse erano i bagliori del metallo o forse era semplicemente la fantasia di Susan che galoppava alla ricerca di un nemico colossale da sconfiggere per provare a tutti che dolce non significa ingenua.
Fece molti tentativi, prendendo da principio una spadone troppo pesante che le faceva perdere l'equilibrio, poi una lama della lunghezza giusta ma troppo sottile di piatto.
Ci mise qualche mezz'ora a trovarla, ma poi la vide nel ripiano pià alto: era lucida (come appena pulita) e l'impugnatura era avvolta in cuoio nero.
Era imbarazzantemente semplice, e per questo perfetta per Susan.
La ragazza si arrampicò, stupendosi lei stessa per la sua agilità, e afferrò la spada, affrontando l'aria circostante in un duello all'ultimo sangue che Susan, proprio incapace, riuscì a perdere miseramente.
Nonostante ciò, riafferrò saldamente l'elsa e fece roteare la spada prima avanti a sè, e poi si girò di scatto.
Ora, potete immaginare la sorpresa quando l'aria bloccò la sua lama!
Quest'aria così audace poi cominciò a ridere, costringendo Susan a concentrarsi su di lei.
O su di lui.
- Che diavolo stai facendo, Sue?-
In quel momento, quando il limpido cielo del nord la fissò dagli occhi di Peter, Susan non seppe bene come reagire: doveva arrossire? Se fosse arrossita, Peter si sarebbe messo a ridere e le avrebbe detto di mettere giù la spada; doveva limitarsi ad annuire? Se avesse annuito, Peter avrebbe fatto un rapido moviemtno del polso e la spada le sarebbe caduta di mano; doveva scoppiare a ridere? Se l'avesse fatto, Peter le avrebbe comunque detto di mettere via la spada; doveva sorridere e abbassare gli occhi? Se l'avesse fatto, Peter l'avrebbe considerata debole.
Qualsiasi cosa facesse, c'era in ballo la reazione di Peter.
Avanti Sue, che ti importa di come reagirà?
La ragazza sorrise, ma non fece uno di quei sorrisi tipici per cui aveva merita l'epiteto di Dolce, no. Susan Pevensie ghignò.
Ghignò e cercò di intraprendere un duello con Peter, il quale aveva la spada sguainata.
Dico "cercò" perchè passò ben poco tempo prima che Susan si trovasse una spada puntata alla gola.
- Avanti Sue, smettila di giocare.-
- Non sto giocando, Peter. Lasciami in pace, chiederò a Oreius di aiutarmi con la scherma.-
Peter inarcò le sopracciglia.
- Oreius non c'è.-
- Mi arrangerò.-
- No.-
Susan sospirò, cercando di mantenere la calma e domandandosi perchè mai sua madre avesse deciso di avere prima Peter e poi lei: aveva avuto poca fantasia nel partorire un primogentio maschio.
- Sai cosa mi manca di più di casa, Peter?-
Il ragazzo, che aveva creduto di dover intraprende una lotta per convincere Susan a mettere via la spada, rimase stupito dal cambiamento di umore e di argomento della sorella.
- Cosa?-
Susan si portò le mani sui fianchi, alzando gli occhi al cielo. - L'emancipazione femminile, brutto idiota!-
Non attese una reazione e corse fuori dall'armeria con ancora la spada in pugno.
Nonostante Susan non abbia potuto vedere l'espressione sul volto del fratello, ve la racconto io perchè Peter era davvero, davvero da filmare.
Dunque, il povero ragazzo si stava preparando psicologicamente, pensando a qualche asso che poteva sfoderare tipo quello della Profezia, ma Susan poi se n'era uscita con quella frase del tutto fuori luogo, almeno così sembrava al giovane, e con un bell'insulto fresco fresco.
Preparato com'era a delle parole di tutt'altro genere, Peter non cambiò espressione per qualche secondo, rimanendo sul: "Sono Peter il Magnifico e ti devo proteggere", poi rendendosi conto del reale significato delle parole di Susan, mise la bocca a cuoricino e si corrucciò in volto, con ancora la spada a mezz'aria.
Ma lasciamo Peter e le sue paralisi facciali e torniamo a Susan, la quale aveva nascosto la spada sotto il suo letto per paura che potessero trovarla e rimetterla nell'armeria su ordine di Peter, e se ne andava per la spiaggia di Cair Paravel con una gigantesca nuvola nera che le aleggiava sulla testa, pronta a scatenare la sua tempesta su chiunque si fosse avvicinato troppo.
Quella frase che per Peter non aveva molto senso (
L'emancipazione femminile, brutto idiota!) si ricollegava ai pensieri che Susan stava elaborando in quel momento sulla poca fantasia si sua madre nel mettere al mondo come primogenito un maschio: infatti, nella concezione di Peter e di Narnia, il maggiore era il protettore e il Re Supremo.
Fandonie, a casa sarebbe stato un normalissimo studente con crisi di identità.
Badate bene, comunque: Susan non voleva ssolutamente tornare a Londra.
Il sole del mattino si rifletteva sulle vetrate di Cair Paravel, donando al castello qualcosa di divino e soprannaturale, mentre il cielo terso abbracciava tutta Narnia, fino alla terra di Archen e Calormen.
Se avesse potuto, Susan avrebbe ringhiato.
Ad ogni modo, la ragazza si sedette sulla riva sabbiosa, borbottando di tanto in tanto qualche cosa che nemmeno io riuscii a capire e che quindi non posso riportarvi qui di seguito, ma sono pronta a scommettere che erano insulti in direzione di Peter e di tutta la razza maschile narniana e del nostro mondo, perchè si sa: gli uomini sono uguali ovunque.
Per arrivare al succo di questa questione, sono costretta ad accelerare un po' i tempi di svolgimento, quando ormai il sole era quasi pronto per andare a riposare oltreoceano e la nostra Susan si era ormai abbrustolita per essere stata così tanto sotto quella sfera infuocata che tutto illuminava e tutto riscaldava. E tutto bruciava, per l'appunto.
A Cair Paravel, probabilmente, Lucy si stava lavando, e Emdund si stava svestendo dei suoi abiti da lavoro.
Peter magari stava dando mostra di sè a qualche centauro, dicendogli che era meglio se stava a casa al sicuro.
- Ce lo vedo proprio, che pretende di insegnare a un centauro come si usa una spada! Stupido Peter.- disse Susan, lanciando un sassolino nell'immenso oceano.
- In realtà, sono qui.- una voce calda e un po' amareggiata, accarezzò le orecchie di Susan, facendola sobbalzare.
Peter si era cambiato e indossava una morbida camicia scarlatta che si confondeva con i colori del cielo.
- Che vuoi?-
Il maggiore dei Pavensie osservò per qualche tempo la sua sorellina. - Io non voglio che tu e Lucy vi facciate male.-
- Allora dovevi impedire ad Aslan di incoronarci.- sibilò Susan, e  dico "sibilò" perchè in quel momento sembrava proprio un serpente a sonagli pronto ad azzannare il collo di Peter.
- Non potevo, ma posso impedire che vi uccidiate con le vostre stesse mani. Cosa credi che farei, se voi due moriste?-
Susan abbandonò, senza nemmeno accorgersene, la postura da serpente e osservò intenerità il fratello che in quel momento sembrava così indifeso.
Susan, con indifeso, non intendeva una persona non ingrado di difenfersi dai nemici, ma una persona che stava aprendo per la prima volta il proprio cuore di fratello e che mostrava le proprie paure, pur di non vederle realizzate.
- Ma che tenero, Peter. Se però ad andare a combattere siete tu e Edmund, come credi ci sentiremmo io e Lucy,qui a Cair Paravel senza vostre notizie?-
Peter circondò le spalle della sorella con un braccio, mentre Susan si appoggiava al suo petto largo e scolpito, ma, troppo presa da quel momento di intimità familiare, non sembrò notarlo.
E qui, se mi concedete un commento mio, oso dire: "Cretina! Sei spaparanzata su Peter e non ne approfitti O.O?"
Ora riprendiamo: il ragazzo baciò Susan sulla testa, sorridendo.
- Facciamo così: ti alleni con me e se mi sembra che tu sia abbastanza brava, potrai venire. Lo stesso vale per Lucy.-
Susan annuì, raggiante: - E va bene...scusami per come ti ho trattato.-
Dalla sua posizione, la ragazza sentì il petto di Peter vibrare e capì che il fratello stava ridendo.
- Mi chiedi scusa perchè ti manca l'emancipazione femminile e o per avermi dato dell'idiota?-
- Brutto.- mugugnò lei.
- Brutto cosa?-
Susan si tirò su a sedere, facendo il secondo ghigno della sua vita. - Ti ho datto del brutto idiota, non solo dell'idiota.-
Prima che Peter potesse ribattere, la ragazza si riaccoccolò e il suo fratellone non riescì ad arrabbiarsi, limitandosi a sorridere.
- Comunque, davvero ti manca  l'emancipazione?- disse, dopo un lasso di tempo indeterminato.
- Sì, e anche le macchine. Avrei tanto voluto prendere la patente e imparare a guidare.-
Dalla balconata di Cair Paravel, intanto, il signor Castoro e i due leopardi sorridevano e si stringevano le mani.
Forse ce l'avevano fatta, era solo questione di tempo.
Non so dirvi quanto rimasero in quella posizione, so solo che Ed e Lucy mangiarono da soli a cena, ma questo è un altro capitolo.


Alloooooora, spero di non aver deluso le vostre aspettative :D
Mi scuso per non rispondere a ognuno, ma oggi sono davvero tirata! Mi farò perdonare ;)
Grazie ancora tessori ^^

Brinne
  
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