Le strade di Bristol, erano sempre risultate strette e poco affidabili,
soprattutto in un fresca serata d'inverno, quando la neve ti entrava
perfino negli stivali. Di certo, le sue di scarpe, non erano le
migliori in circolazione, ma l'orfanatrofio, non poteva permettersi poi
tanto.
La sua figura era piuttosto alta, e il cappotto che l'avvolgeva
impediva a chiunque di riconoscere se si trattasse di un uomo o di una
donna, con il capo infilato dentro un cappello e il mento nascosto in
un'austera sciarpa grigia. Ogni passo, era un affondare, lasciando
l'impronta, nitida nel manto fresco. Pian, piano si sarebbe cancellata,
così come spariscono molte cose, vizi, segreti e bugie,
bastava un po' di vento e lo scorrere rapido del vento. Più
si avvicinava alla sua meta, più il posto, pareva lurido e
villano. Dalle tasche sfilò una mano, nettamente femminile,
e con delicatezza e determinazione, bussò. Passarono una
manciata di istanti, in cui, la figura ferma di impolverò di
neve. Poi, d'un tratto, spalancarono la porta, o meglio, la figura alta
e impaccabile, di un giovane, la invitò calorosamente ad
entrare, con quel suo modo di fare regale e composto, che per niente si
addattava al posto in cui abitava.
"Calipso, ben arrivata"
Esordì. La sua voce era tonante, amichevole, e veniva
tradita dal tono vagamente tremolante.
L'atomosfera all'interno della casa, era accogliente e grave, mentre
scoppiettava il camino, riscaldando il tutto. Un'ondata di profumo la
travolse, era dolce e delicato, sapeva di cannella e vaniglia. Molto
probabilmente era una torta, ma quello era Caspian, per diamine, non
sapeva neppure cos'era una forchetta. Tolse piano il cappello,
liberando la cascata di capelli neri, che frettolosa, le ricadde sulle
spalle. I lineamente presero forma nel viso ovale, morbidi e invisibili
allo stesso tempo, non risaltavano per niente, e la carnagione era
lattea e pallida.
"Caspian!"
Rispose, mentre prendeva vita, quel sorriso esaltato e radioso, che
molto di rado le arricciava le labbra. Si tolse il sopprabito,
posandolo sulla poltrona che sostava affianco alla porta.
"Sei venuta allora!"
Era il solito giovane allegro, coi capelli che li arrivavano al mento,
e forse erano solo passati due anni, che segnavano soltanto il cuore e
mai la pelle. Lei annuì vigorosamente, ma prima,
avvicinandosi a lui, lo abbracciò.
"Vorrei solo tu potessi avere la possibilità di parlarle
ancora una volta."
Mormorò a bassa voce, mentre il suo sguardo si rattristiva.
Spesse volte, odiava parlare mostrandosi sentimentale, ma lui era suo
amico, e vederlo prigioniero di un'amore che piano lo scalfiva ogni
giorno, era devastante.
Lui le infilò una lettera una tasca, abbozzando una smorfia
noncurante.
"La amo, la amerò per sempre. Leggiti questa lettera,
gliel'ho scritta il primo giorno, magari vedrai il nostro amore
evolversi. Ma non dimenticarti che, rimarrà solo un vuoto,
non morirò. Non bisogna mai morire per qualcuno."
Le disse, con dolcezza, carezzandole i capelli. Si lasciò
sfuggire un sospiro.
"Credo invece si possa..."
Era un flebile bisbiglio. Prima che tutto si zittisse, e il vertice
nero la risucchiasse in modo sgradevole. Le palpebre le se chiusero con
forza, e lo stomaco le vorticò malevolmente. Un conato di
vomito l'assalì, e le pareva di volare, prima di schiantarsi
contro qualcosa.
Angolo Me.
Allora, che ne dite? Vi ho delusi? Spero tanto di no, qui spiego meglio
la situazione. Lei conosce Caspian, e mentre tutti lo prendono per
pazzo lei decide di ascoltarlo. In pratica lui ha fatto un patto con
Aslan, pur di far rimanere tutti e quattro a Narnai per sempre,
preferisce andare lui nel mondo normale. Allora, innnanzituto, avviso
che i nostri cari Re e Regine, si sono fatte lo stesso molti viaggeti
qui da noi, invecchiare non era lecito per loro, non fichè
tutti si sarebbero sposati, così dice una profezia v.v
Sì mi invento di tutto lo so. Narnia la chiama, come prima
aveva chiamato i Penvensie, perchè ha bisogno di aiuto.
Intanto lui , le aveva fatto parecchie lezioni su questo mondo. Vi
piace? No? Mi spiace ç.c
Valen.
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