Erano passati giorni da quando la strada nostra e di Anatole si erano incrociate.
Notti ci separavano dalla fiaba sanguinaria ed epica che le sue labbra avevano
pronunciato tremanti. Quelle parole folli ci
lasciarono con un sapore amaro e un peso sulla testa. La spada della Gehenna
pendeva sulla nostra testa e ciò che potevamo aver capito da quel dialogo lo
mettemmo a frutto ed eccoci qua. Attraverso gli occhi
d’ambra di Melchisedech giungemmo a Venezia poi in
Iran, in India presso la grande fortezza di Hyderabad
dall’antico nome di Golconda ed infine di nuovo a
Venezia a San Francesco del Deserto. Sfiorando con le dita la fredda acqua
della laguna mentre il motoscafo sfrecciava verso l’isola dei francescani ripensavo alle parole di Anatole.
“Melchisedech, senza padre ne
padre, pianse con l’ultimo grande angelo di Dio e nei secoli ha portato pace e
giustizia e ora Nod ci dice che nelle mani di colui
che pianse l’angelo e all’ombra della luna giace la chiave di un mistero legato
ad Abele, al figlio di Caino dotato di un triplice sguardo e alle nostre ultime
notti prive di speranza e voglio sapere chi fu questo Melchisedech e cosa ora
lo rappresenti, l’emblema che darà forse senso a questo mosaico che qualcuno
commissionò in San Vitale facendovi incidere frasi di Nod
e arcani semiti”
D’un fiato, come un conato, Anatole gettò addosso a noi questa frase e poi ci congedò. L’iride ambrato guidò il nostro passo ed infine questo
monastero centenario, silenzioso tra alti cipressi ed asserragliato da una
laguna che divora. Il motoscafo attraccò e accolti da un anziano monaco
percorremmo il viale alberato.
Ora fugit, ombrae
noctis.
Camminammo al buio velocemente come se qualcosa stesse per
giungere e chi di noi aveva più affinità con gli spiriti sentiva che qualcosa
stava arrivando. Sentiva un lungo tentacolo di atavica
insensata perversione serpeggiare veloce tra le calli e venire nella nostra
direzione.
Questa è la storia del nostro incontro con il primo
sacerdote e con l’uomo del Cairo, non è però questo il momento di lasciar
correre le parole.
Che la notte porti consiglio.