Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Espero    16/12/2005    1 recensioni
un racconto ispirato ad una sessione del gioco di ruolo che seguo da qualche tempo ormai.
"Non abbiamo mai saputo come si chiamasse quell’uomo."
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati giorni da quando la strada nostra e di Anatole si erano incrociate

Erano passati giorni da quando la strada nostra e di Anatole si erano incrociate. Notti ci separavano dalla fiaba sanguinaria ed epica che le sue labbra avevano pronunciato tremanti. Quelle parole folli ci lasciarono con un sapore amaro e un peso sulla testa. La spada della Gehenna pendeva sulla nostra testa e ciò che potevamo aver capito da quel dialogo lo mettemmo a frutto ed eccoci qua. Attraverso gli occhi d’ambra di Melchisedech giungemmo a Venezia poi in Iran, in India presso la grande fortezza di Hyderabad dall’antico nome di Golconda ed infine di nuovo a Venezia a San Francesco del Deserto. Sfiorando con le dita la fredda acqua della laguna mentre il motoscafo sfrecciava verso l’isola dei francescani ripensavo alle parole di Anatole.

“Melchisedech, senza padre ne padre, pianse con l’ultimo grande angelo di Dio e nei secoli ha portato pace e giustizia e ora Nod ci dice che nelle mani di colui che pianse l’angelo e all’ombra della luna giace la chiave di un mistero legato ad Abele, al figlio di Caino dotato di un triplice sguardo e alle nostre ultime notti prive di speranza e voglio sapere chi fu questo Melchisedech e cosa ora lo rappresenti, l’emblema che darà forse senso a questo mosaico che qualcuno commissionò in San Vitale facendovi incidere frasi di Nod e arcani semiti”

D’un fiato, come un conato, Anatole gettò addosso a noi questa frase e poi ci congedò. L’iride ambrato guidò il nostro passo ed infine questo monastero centenario, silenzioso tra alti cipressi ed asserragliato da una laguna che divora. Il motoscafo attraccò e accolti da un anziano monaco percorremmo il viale alberato.

Ora fugit, ombrae noctis.

Camminammo al buio velocemente come se qualcosa stesse per giungere e chi di noi aveva più affinità con gli spiriti sentiva che qualcosa stava arrivando. Sentiva un lungo tentacolo di atavica insensata perversione serpeggiare veloce tra le calli e venire nella nostra direzione.

Questa è la storia del nostro incontro con il primo sacerdote e con l’uomo del Cairo, non è però questo il momento di lasciar correre le parole.

Che la notte porti consiglio.

  
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