Quando Sally si svegliò erano ormai
quasi arrivati. «Dove siamo?» mormorò,
con la bocca impastata dal sonno. «Al centro di New York.
Siamo quasi arrivati. Puoi dormire ancora cinque minuti, se
t'interessa.» le disse Mike. Sally scosse la testa, girandosi
verso il finestrino. Quanto tempo aveva dormito? A giudicare dal colore
del cielo, forse qualche ora. Eppure, la ragazza non riusciva a
ricordare che esattamente la sfumatura di azzurro di quando erano
partiti. ''Oh, chissenefrega'' pensò. Si girò a
guardare Tré. Stava ancora sonnecchiando, ma aveva un sonno
così leggero che potevi svegliarlo semplicemente
sussurrandogli qualcosa. Sally girò la testa diagonalmente.
Il trentenne sembrava così inerme e carino mentre dormiva.
Guardandolo, non avresti mai potuto immaginare che da sveglio fosse un
tale casinaro. Sembrava proprio un bambino per bene, o almeno questa fu
l'impressione della ragazza. Nonostante i trent'anni ampiamente
compiuti, l'uomo aveva un viso da ragazzino, morbido e chiaro. Sally
gli sfiorò delicatamente la guancia con la mano, senza
neanche pensarci. Lui si svegliò e si guardò
intorno, non capendo dove si trovasse. In una manciata di secondi tutte
le idee gli si schiarirono e si girò verso la ragazza.
«Ehilà, come va?» le chiese, ancora
mezzo addormentato. «Bene» rispose lei sorridendo.
A quanto pareva, non si era accorto della carezza che gli aveva fatto.
Meglio così. Almeno non avrebbe chiesto spiegazioni.
Già, ma che spiegazioni c'erano? Non sapeva neanche lei
perché l'avesse fatto. Sapeva solo che qualcosa dentro di
lei si era mosso da solo, senza che lei se ne accorgesse. Era come se
il suo cuore avesse ordinato alla sua mano di sfiorare quella pelle
candida. ''Fantastico, mi faccio comandare dalle mie parti del corpo''
pensò Sally, scocciata. ''Non riesco più neanche
a controllarmi. Come diavolo potrò controllare la mia vita,
se non so neanche cosa mi succede?''. «C'è qualche
problema?» le chiese l'uomo, preoccupato. «No, sta'
tranquillo.» lo rassicurò lei con un sorriso.
«Sto benissimo.». Il trentenne la guardò
incerto, intuendo che c'era qualcosa che non andava. Sally sembrava
malinconica, triste. Come se fosse successo qualcosa di cui non si
spiegava assolutamente il perché. E chissà
perché, anche lui sentiva che qualcosa di strano era
successo, solo che non si ricordava cosa. La sedicenne, nel frattempo,
si era staccata da Tré, tornando ad occupare il suo solito
posto. Il trentenne le mise una mano sul braccio. «Se
c'è qualcosa che ti turba, sentiti libera di
dirmelo» le disse. La ragazza lo guardò con occhi
persi, poi scosse la testa e sorrise. «Ma certo!
Contaci!» gli rispose allegramente. Tré
annuì, dubbioso. Aveva qualche dubbio al riguardo. Era
praticamente sicuro che la ragazza non gli avrebbe mai confidato
niente. ''D'altronde è così, si sa, le ragazze
non confidano i loro pensieri ai maschi'' pensò.
''Specialmente se li hanno conosciuti meno di ventiquattr'ore prima.''
concluse. Sally riprese a godersi il paesaggio, mentre il taxi
procedeva veloce. Il silenzio era piacevole, dopo tutto quel casino, e
i quattro se lo goderono tranquilli. Da davanti, Billie si assaporava
ogni minimo raggio di sole che spuntava, quando decideva di squarciare
una nuvola per donare luce e calore ai comuni mortali. Si
spaparanzò placido sul suo sedile, rilassandosi. La vecchia
radio non funzionava, ma ogni tanto spediva un messaggio, come per
testimoniare la sua presenza. «Siamo arrivati.»
annunciò l'autista, fermando lentamente l'auto.
«Sono 50 dollari.» disse, tendendo la mano. Billie
gli allungò una banconota e scese della vettura, andando ad
aprire lo sportello a Sally. «Grazie» disse lei con
un sorriso. «Di niente.». Sally saltò
fuori dall'auto, atterrando sul marciapiede con un tonfo leggero.
Alzò gli occhi verso il palazzo che le stava di fronte,
mentre gli altri scendevano dal taxi. «Uao»
sussurrò sgranando gli occhi. Dopo una manciata di secondi,
Tré esordi con un: «Avanti, tutti su!»,
spingendoli verso la porta. «La nostra stanza non aspetta che
noi!»
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