capitolo 3
Strani inconvenienti
Sin da quando ero piccina avevo
sempre creduto che possedere poteri magici, essere in qualche modo
"speciali", fosse qualcosa di strabiliante, addirittura affascinante...
Ma come si suol dire "non tutto è sempre rose e fiori" ed io
lo avevo
imparato a mie spese, assaporandolo sulla mia stessa pelle.
Imparare a gestire la propria magia risultava molto più
complicato di quanto si possa immaginare: scuole da frequentare,
lezioni da assistere e pile di libri su libri da imparare.
Io da ben quindici anni frequentavo la scuola di magia situata nella
foresta, non molto distante dalla casa in cui abitavo. Anch'essa come
tutte il resto delle abitazioni che popolavano il bosco era una
struttura in legno abbastanza ampia, completamente ricoperta di foglie
e muschio in modo tale da confonderla con il resto degli arbusti, il
motivo di tutto ciò non mi era ancora stato svelato ma, in
fondo, non aveva mai catturato la mia attenzione questo particolare.
Al suo interno erano presenti varie aule in cui noi apprendisti insieme
al nostro metore frequentavamo i corsi di magia, un laboratorio dove
preparare alcune pozioni curative ed infine una zona piuttosto vasta
dove poter sperimentare il frutto di ciò che avevamo
imparato
durante i corsi, una specie di allenamento se così si poteva
definire.
«Siamo in ritardo! E'
tutta colpa tua Yuki!» mi sgridò
con tono acido Fenix velocizzando il passo.
Borbottai qualcosa di incomprensibile sottovoce, questa mattina le urla
di Fenix non erano state in grado di buttarmi giù dal letto,
ormai era diventato il tran-tran di tutti i giorni: io mi alzavo in
ritardo, lui mi rimproverava come sempre ed infine ci presentavamo in
aula in disastroso ritardo.
Ormai i guardiani che si occupavano della chiusura dei cancelli avevano
imparato ad avere un occhio di riguardo nei nostri confronti.
Lo detestavo quando si poneva in questi modi nei miei confronti, avrei
tanto voluto rispondergli a tono, ma decisi che sarebbe stato soltanto
uno spreco di parole e così mi limitai a mordemi con foza il
labbro cercando di sopprimere l'ulro con un'occhiata inceneritrice.
Fenix era sempre stato così sin dal principio, lo sguardo
perennemente serio e molto probabilmente mai scalfito dall'ombra di un
sorriso, quelle iridi rosse capaci di incuterti timore al solo
contatto, le sopracciglia aggrottate e la chioma corvina che
ombreggiava leggermente il suo volto.
La carnagione chiara era messa in risalto dagli indumenti scuri che
indossava, specialmente dal mantello da cui non si separava mai, era di
una tonalità di blu molto scura, legato con un nastro del
medesimo colore sul quale erano appoggiati degli occhiali da vista.
Raramente lo aveva visto indossarli, perlopiù li utilizzava
in
biblioteca quando effettuava una delle sue mille ricerche, io non la
frequentavo molto, nonostante fosse un luogo tranquillo e abbastanza
popolato preferivo studiare vicino al ruscello a pochi passi da casa.
Mi passai una mano fra i capelli e sbuffai mentre con poca gentilezza
venivo trascinata verso l'entrata della struttura.
«Non c'è
bisogno di essere così furiosi a prima mattina e
poi solo io sono in ritardo, le tue lezioni iniziano l'ora successiva.»
sbottai quasi in un lamento, questa mattina avrei iniziato la giornata
con il laboratorio di pozioni curative.
«Cosa credi che debba
occuparmi solo della vostra classe?! Ho anche
altri impieghi nella scuola!» ringhiò
polverizzandomi con uno
dei suoi micidiali sguardi che mi fece accapponare letteralmente la
pelle.
Nonostante il mio svantaggio in questo campo decisi di girare ancora un
po' il dito nella piaga. «Ah, davvero? Che tipo
di impegni?» domandai
con finta curiosità, sinceramente cosa facesse Fenix oltre a
gestire la nostra classe non era ancora entrato nella lista delle mie
curiosità.
«Non sono affari tuoi.»
Concluse il discorso con una risposta degna di lui in persona, ormai
era diventato così prevedibile che ero in grado di
costruirmi
botta e risposta da sola. Assumeva un comportamento così
rude
che all'inizio credevo mi odiasse per qualche inspiegabile motivo a me
sconosciuto, con il tempo invece avevo imparato a comprendere che in
realtà era soltanto un ragazzo privo di qualsiasi tipo di
emozione dove il suo unico pensiero era quello di studiare, le mie
opinioni su di lui non erano mai state delle migliori.
Dopo qualche altra decina di sgridate e strattoni finalmente giungemmo
presso i cancelli della scuola dove un paio di guardie, anch'esse
stregoni, sghignazzarono tra di loro appena entrammo nel loro campo
visivo.
Conoscendo Fenix se non avessero fatto parte della struttura credo li
avrebbe già azzannati, io invece potevo ritenermi fortunata
visto che non avevo ancora raggiunto l'altro mondo, ogni giorno mettevo
a dura prova i suoi nervi d'acciaio con le mie battutine irritanti.
«Alla buon ora Sayuki!» salutarono entrambi
aprendo il cancello e sostenendo con sfida lo sguardo lugubre di Fenix.
Io mi limitai a sorridere e a sventolare la mano ignorando le dita di
Fenix che mi stringevano sempre di più il braccio come a
dire
"Stupida! Quante volte ti ho detto di non socializzare con quegli
idioti?!".
Quando arrivammo vicino l'entrata finalmente lasciò andare
il
mio braccio per poi imboccare il primo corridoio fino a sparire dietro
l'angolo senza nemmeno rivolgermi un saluto.
Scrollai la testa e calzai la sacca sopra la mia spalla dirigendomi
verso il laboratorio di pozioni curative. Il laboratorio rientrava fra
le aule più grandi della scuola, la stanza era occupata
perlopiù da enormi scaffali ricolmi di erbe medicinali ed
altre
sostanze benefiche.
Un cartello abbastanza visibile fece arrestare la mia camminata svelta
e, dopo aver inspirato una buona boccata d'aria, poggiai la mano sopra
la maniglia aprendo timidamente la porta dell'aula.
Lo sguardo severo della maga seduta accanto alla cattedra mi fece
gelare il sangue nelle vene, tutto il corteo degli apprendisti della
mia classe mi squadrava con aria divertita e dei sorrisi sfuggivano sui
loro visi, ormai era come se fossi diventata il buffone di corte il cui
la sola presenza bastava a scatenare le risate fragorose dei commensali.
«Mi domado se
riuscirai mai ad arrivare in orario Sayuki.» mi
rimproverò con tono grave fulminandomi con le sue iridi di
ghiaccio.
Senza proferire alcuna parola mi trascinai verso il mio banco dove la
mia compagna mi osservava quasi con compassione, odiavo questa
terribile ed imbarazzante situazione.
Mi accasciai sulla sedia, gettai la borsa ai piedi della sedia e diedi
un calcio a Sohra. «Smettila di fare
così ogni volta! I
rimproveri basta e avanzano!» sibilai aggrottando
le sopracciglia.
Era pur sempre la mia migliore amica ma la detestavo quando cercava di
fare il medico pietoso.
«Non fare
così Sayu.» bisbigliò
scrivendo
contemporaneamente sopra un quaderno alcuni appunti che la
professoressa stava dettando.
Tamburellai con le dita sul banco di legno. «Quella donna mi odia!» mormorai indignata.
Effettivamente non rientravo di certo fra le simpatie di tutti i
professori ma ero sicura che quell'arpia non mi avesse mai sopportato
sin dall'inizio: Sohra diceva che era soltanto una mia paranoia mentre
Shiro, il mio migliore amico, aveva sempre sostenuto che non era ancora
riuscita a digerire il fatto che abitavo nella stessa casa di Fenix.
Qualche voce di corridoio assicurava che un tempo fossero una coppia ma
non era del tutto sicuro e, conoscendo Fenix ed il suo carattere, avere
una ragazza lo avrebbe distolto troppo dallo studio per i suoi gusti.
«Sei paranoica Sayu.» borbottò
guardando la lavagna e senza badare ai miei commenti acidi.
Alzai gli occhi al cielo. «Certo che mi odia! Ma
tu non puoi capire la
mia situazione! Sei totalmente venerata da tutti i professori di questa
scuola e non so come sei riuscita ad entrare anche nelle grazie di
Fenix!» ringhiai cercando di
mantenere i nervi saldi, ero sicura che
fra poco mi sarei ritrovata in infermeria per un collasso emotivo.
Sohra mugugnò qualcosa con aria contrariata ed infine decise
di
lasciarmi perdere almeno fino alla fine dell'ora, io invece raccolsi un
foglio dalla sacca ed iniziai a scarabocchiare qualche vignetta.
La pausa pranzo era appena terminata ed il mio voto in pozioni curative
non aveva subito alcun miglioramento come mi aspettavo, avevo sfogato
tutta la rabbia repressa nel cibo che mi aveva preparato Fenix
rischiando quasi di soffocarmi.
Dopo un altro passo scalciai con violenza alcuni ciottoli sul viale
incurante della persona che camminava avanti a me, il sangue ribolliva
nelle mie vene ed il mio corpo necessitava di urlare a pieni polmoni,
forse la lezione di addestramento avrebbe contribuito al mio sfogo
personale.
«Sayu devi calmarti,
lasciala perdere a quella befana. Piuttosto
vediamo di finire nel migliore dei modi questo allenamento...»
sospirò con tono allusivo lanciando un'occhiataccia al campo
di
fronte.
A Shiro non era mai andato a genio Fenix, forse perchè tutte
le
studentesse della scuola lo veneravano come un Dio sceso in terra,
oppure perchè era geloso che Sohra gli dedicasse
più
attenzioni del dovuto; lei era il completo opposto, si poteva dire che
adorasse le lezioni di Fenix e potevo anche ammettere che fosse la
più brava della nostra classe con l'uso delle magie.
«Non sai quanto ti
invidi Sayu, hai la fortuna di abitare anche nella
sua stessa casa!» esclamò
giosa, conoscendola non vedeva l'ora
di presentarsi dinnanzi Fenix e dare sfogo al suo miglior repertorio di
magie.
Soltanto Shiro, Sohra ed il preside della scuola erano a conoscenza
della mia convivenza con il citato e da come continuava a sostenere il
mio migliore amico secondo lui la professoressa Kheir era venuta a capo
di questa faccenda odiandomi di conseguenza.
«E' soltanto una
tremenda sciagura, per colpa sua i miei voti in
pozioni curative sono disastrosi!» esclamai passandomi
entrambe le mani
fra i capelli con nervosismo.
«Concordo con te.» mi
assecondò Shiro dandomi una pacca amichevole sulla spalla
per consolarmi.
Sohra scrollò il capo come se avessimo appena detto la
sciocchezza più grande di questo mondo. «Cosa darei per essere
la sua ragazza.» sospirò
con aria sognante, magari immaginandosi
anche una scenetta con loro due seduti sulla cima di una collina con i
pallidi raggi lunari a fare da sfondo.
«Beh, effettivamente
saresti il tipo perfetto per Fenix: alta, snella,
splendida e secchiona quanto lui.» sorrisi beccandomi
una gomitata
senza perdono sul fianco sinistro da Shiro, avevo toccato un tasto
dolente.
Un'occhiata fulminata partì direttamente verso la mia
direzione
dalle iridi smeraldine di Shiro. «Che amica che sei
Sayu! Al posto di
aiutarmi elogi quel tipo?!» sussurrò
al mio orecchio in modo
tale che Sohra non ascoltasse la conversazione anche se, presa com'era
dai suoi pensieri, non avrebbe prestato minimamente attenzione neanche
se le fosse passato accanto un dinosauro.
«Come non detto,
ritiro tutto.» misi le mani davanti
come segno di arresa.
In effetti Sohra era davvero una bella ragazza, i capelli color mogano
si intonavano perfettamente alle iridi ocra, la pelle era leggemente
abbronzata e perdipiù intelligente e brillante negli studi.
Anche Shiro era un tipo carino, si poteva dire che fu la mia prima
cotta un bel po' di tempo fa, la cosa che più mi piacque sin
dal
principio furono i suoi occhi di un verde quasi magnetico che andavano
magicamente a braccetto con la chioma biondo cenere, non ebbi mai il
coraggio di dichiararmi e così finì per diventare
solo il
mio migliore amico innamorato perdutamente di Sohra.
«Disponetevi in fila.»
La voce di Fenix rimbombava per il campo di addestramento, il suo
sguardo era diretto verso una cartella azzurra che stringeva nella mano
destra mentre con la penna ticchettava un ritmo inventato contro la sua
gamba.
Dopo esserci disposti in una lunga fila chiamò ognuno per
nome
per accertarsi della nostra presenza, o quantomeno della mia dato che
da più di cinque giorni non mi presentavo all'addestramento
giornaliero che spettava ad ogni apprendista.
L'addestramento consisteva nel centrare il bersaglio con la propria
magia di attacco, di solito consisteva nel dominare gli elementi e
sfruttarli come difesa oppure in casi gravi come attacchi.
La fila iniziò pian piano a decimarsi con il passare del
tempo
finchè non toccò il turno di Sohra, sul suo volto
era
stampato un sorriso a trentadue denti e per le prossime ventiquattro
ore nessuno le avrebbe toltoquel ghigno dalla faccia.
Evocò la sua arma che consisteva in due aste composte di
acqua, ovvero il suo elemento.
«Water!»
Prese la mira e successivamene scagliò un'ondata d'acqua
contro
il bersaglio qualche metro più distante di lei, una mira
ottima
si poteva dire.
«Brava Sohra. Anche
questa volta hai dato il meglio di te.» si
complimentò appuntando il voto sopra la cartella azzurra.
Sohra si voltò raggiante verso di me e mi
schiacciò il
cinque per poi saltellare allegramente vicino la recinzione di legno
insieme al resto della classe.
Questa volta invece toccò a Shiro, le sue armi a differenza
di
Sohra erano rafforzate dall'elemento opposto, l'elettricità.
«Thunder!»
Nella sua mano destra apparve una lunga spada a prima vista molto
pesante che indirizzò contro lo stesso bersaglio attaccato
dall'onda di Sohra.
Un fulmine partì in direzione del bersaglio provocando una
leggera esplosione che alzò una leggera coltre di polvere.
«Non c'è
male Shiro. Ma puoi fare di meglio.» sentenziò
scrivendo un altro voto sul foglio bianco.
Shiro grugnì qualcosa in sottovoce e con un muso lungo si
apprestò a raggiungere il resto degli apprendisti che
già
avevano mostrato le loro tecniche di combattimento.
Ok, panico. Odiavo ammetterlo ma anche la mia media nella lezione di
addestramento non era delle migliori, era degenerata irrimediabilmente
a causa delle mie numerose assenze e se in questa dimostrazione non
avessi preso almeno il voto più altro mi sarei giocata
l'apprendistato.
Lo sguardo grave di Fenix era puntato su di me e questo bastava a
mettermi in completa agitazione e le incitazioni di Sohra di certo non
avevano un effetto calmante sul mio umore.
«Sayuki...» sospirò
piccato Fenix incrociando le braccia. «Stiamo aspettando la
tua dimostrazione.»
Perchè tutta questa
fretta?! Fu
l'unico pensiero che il quel momento balenò nella mia mente.
Senza aspettare altri rimproveri allungai il braccio dinnanzi a me e
pochi secondi dopo apparve un lungo scettro di legno che terminava con
una sfera viola di normali dimensioni, avvolta un filo argentato come a
luna.
«Spiritual Bolt!»
Divaricai leggermente le gambe e indirizzai la punta dello scettro
contro il bersaglio. Una grossa sfera che variava dalle
tonalità del blu e del rosso si scaraventò contro
il
bersaglio centrandolo in pieno e provocando un'onda d'urto che per poco
non mi fece cadere all'indietro.
Stropicciai gli occhi più volte a causa della grossa foschia
che
si era innalzata finchè non fu chiaramente visibile il
manichino
ridotto ad un cumulo di rovi ardenti, dove alcune fiammelle azzure
bruciavano i resti ancora integri.
Non fui in grado di realizzare in modo immediato ciò che
avevo
appena compiuto ma i sussulti sorpresi che vibrarono fra le labbra del
resto degli apprendisti bastò ad accendere la lampadina nel
mio
cervello in modo tale da da farmi mettere a fuoco il disastro che
albergava a pochi metri da me.
Lo scettro che stringevo poco fa nella mano destra cadde terra svanendo
dentro un fascio di luce mentre le mie iridi incredule si andavano pian
piano a posare su Fenix che, visibilmente interdetto, sembrava che
avesse appena visto un fantasma.
La penna che pochi minuti fa picchiettava sulla cartella azzurra
cozzò contro il terreno e le sue palpebre spalancate
osservavano
al dir poco stupefatte il manichino completamente bruciato.
Il mio corpo in cuor suo desiderava scappare al più presto
da
quel luogo ma i miei piedi davano l'impressione di aver impiantato
delle radici nel terreno che impedivano anche il più piccolo
movimento, ero al dir poco spaventata da ciò che avevo
compiuto,
di solito la mia magia di attacco si basava sull'elemento primario, il
fuoco. Quello che avevo creato oggi era del tutto differente, il
bersaglio presente nel campo di allenamento aveva resistito ad ogni
sorta di attacchi da molti, moltissimi anni conservando la sua forma
integra mentre ora le fiamme azzurre avevano consumato anche il
più piccolo frammento.
«E' ora di rientrare
in aula. Iniziate a percorrere la strada del
ritorno.» ordinò
Fenix indicando il viale che conduceva verso
l'entrata principale della struttura.
Il resto degli apprendisti obbedì alle sue parole
percorrendo la
strada del ritorno in un religioso silenzio mentre Fenix dopo aver
riacquistato l'autocontrollo perduto si avvicinò con molta
calma
alla sottoscritta.
Non mi azzardai a proferire parola finchè non fui sicura che
tutti gli studenti fossero abbastanza lontani e che Fenix non si fosse
avvicinato a me. «Che cos'è
successo?»
Lo vidi passarsi una mano fra i capelli mentre un lungo sospiro
afflitto sembrò spaccare i miei timpani. «Questo dovrei
chiederlo a te.»
Mi voltai di scatto armandomi del peggior sguardo assassino che avessi
mai mostrato in vita mia. «Credi che io lo
sappia?!» urlai finalmente
con tutto il fiato a disposizione liberandomi di quella sensazione
sgradevole che opprimeva il mio stomaco.
Molto probabilmente sarei scoppiata a piangere da un momento all'altro
per tutta la rabbia che scorreva nel mio sangue, ma sapevo anche che
sarebbe stato del tutto inutile. Eppure perchè dovevo essere
l'unica apprendista che possedesse un paio di iridi viola, cosa c'era
che non andava in me? Da quando ero piccola questo particolare mi
contraddistingueva dal resto degli studenti della scuola,
all'età di dieci anni non ero stata in grado di trovarmi
degli
amici, alcuni mi evitavano, altri fuggivano terrorizzati mentre altri
ancora mi definivano diversa.
Soltanto Shiro e Sohra mi ritenevano in qualche modo speciale, a loro
non importava se avessi gli occhi viola oppure qualche altra stranezza
che mi differenziava dal resto degli apprendisti.
«Perchè
piangi?» domandò
calpestando con la suola delle scarpe avanti e indietro sempre lo
stesso pezzo di terra.
Non riuscivo a decifrare correttamente il suo sguardo, forse
perchè le lacrime mi appannavano pian piano la vista oppure
perchè il mio cuore si rifiutava di interpretarlo.
Con il dorso della mano cercai di asciugarmi come meglio potevo le
guance completamente inzuppate e con la poca lucidità e
forza
che mi permetteva ancora di reggermi in piedi gli risposi.
«Perchè per
una buona volta non la pianti di fare domande
stupide?» chiesi con
innaturale calma da lasciar spiazzata prima me
stessa che Fenix.
Per un breve istante lo vidi sbloccarsi a metà passo e
girarsi
verso la mia direzione mentre un paio di mani si andavano a poggiare
sulle mia spalle, si abbassò in modo tale da raggiungere la
mia
altezza e far incrociare definitivamente le nostre iridi.
«Perchè
piangi?» mi ripetè
ancora una volta scandendo
attentamente ogni singola parola, come se stesse parlando ad una
bambina.
Tirai su con il naso continuando a singhiozzare
silenziosamento. «Anche tu mi consideri
un mostro come tutti gli altri.»
Fenix sbattè un paio di volte le palpebre ed
iniziò a
scrollarmi vigorosamente come una bambola nella speranza che non fossi
del tutto uscita fuori di testa. «Yuki stai scherzando?!» mi urlò
in faccia
aggrottando le sopracciglia.
Con uno schiaffo scacciai entrambe le braccia di Fenix e mugugnai un
flebile "mi fai male" per poi guardarlo in cagnesco.
«Adesso non solo mi
eviteranno per il colore dei miei occhi ma mi
riterranno anche un pericolo pubblico! Che cos'altro potranno mai
farmi? Espellermi dalla scuola?» esclamai con rabbia
raccogliendo le
ultime lacrime che inumidivano le ciglia con il dito mentre Fenix si
mordicchiò il labbro trattenendo a stento quella che
sembrava
una fragorosa risata.
«Che cosa
c'è di divertente?» mi lamentai
incrociando le braccia e fulminandolo con lo sguardo.
Fenix scosse la testa. «Sei una stupida Yuki.
Credi davvero che io ti consideri un mostro?»
«Uhm. Forse.»
«Probabilmente hai
ragione, assomigli molto ad un cactus alieno.» replicò
iniziando a ridere come non aveva mai fatto in vita sua,
restai di stucco a vedere il corpo di Fenix contorcersi in una risata.
Da quando abitava in casa sua non avevo mai visto stendere le sue
labbra in sorriso mentre adesso per poco non gli uscivano le lacrime
dagli occhi. Effettivamente era così buffa e coinvolgente
che ne
scappò una anche a me.
«Cactus alieno?» domandai alzando un
sopracciglio.
«Si. Sei sempre sulla
difensiva, pronta ad attaccare con quella tua
lingua troppo lunga, cactus.» ridacchiò
ricomponendosi e
raccogliendo la cartella azzurra e la penna che aveva lasciato cadere
prima.
Sbattei un paio di volte le palpebre ed infine decisi di lasciar
perdere quel discorso senza senso, la cosa più importante
che
adesso occupava i miei pensieri era quella strana magia che avevo
lanciato contro il bersaglio.
«Comunque... Adesso
cosa si fa?» chiesi un po'
perplessa guardando con aria spaesata il campo di allenamento.
Fenix fece spallucce. «Per ora
andrò a parlare con il preside, poi vedremo cosa fare.»
Increspai leggermente le labbra, ero sicura che l'indomani sarei
diventata il nuovo fenomeno da baraccone della scuola portandomi la
nominata della "ragazza strana e pericolosa" almeno fino alla fine
dell'apprendistato, poi finalmente avrei abbandonato quello stupido
edificio.
«Ok, facciamo il
resoconto della situazione. Ho gli occhi viola, ho
distrutto il manichino del campo che resisteva quasi da secoli e molto
probabilmente ho anche un'arma difettata! Adesso ci manca solo che mi
trasformi in un mostro oppure che creino una sezione apposta per me.»
bofonchiai agitando le braccia in aria.
«Non preoccuparti
piccolo cactus alieno, troverò la soluzione.
E' una promessa.» sorrise battendomi
il palmo della mano in testa
compatendomi per l'ennesima volta anche lui. Stavo iniziando a credere
che lui e Sohra mi avvessero scambiato per un cane abbandonato.
Sospirai. «Beh... Uhm... Grazie?»
Fenix si girò verso di me e con tutto lo stupore di questo
mondo mi abbracciò. «Per te questo e altro.»
Wow fu l'unica cosa
che
passò attraverso l'anticamera del mio cervello, troppe
emozioni
contemporaneamente, il mio cuore non ce l'avrebbe fatta ad un altro
colpo basso come questo.
«F-Fenix che stai
facendo?» la mia voce tremava
così tanto da assomigliare al belare di una pecora.
Sembrava che il mio corpo si fosse così fossilizzato che per
qualche minuto pensai di aver perso anche le capacità
motorie,
Fenix che abbracciasse qualsiasi tipo di essere con un paio di gambe e
braccia era l'evento più raro del mondo intero, umanamente
impossibile, così inconcepibile che non ebbi nemmeno il
coraggio
di ricambiarlo.
«Ti abbraccio.» rispose
tranquillamente.
«No. Non c'ero
arrivata.» ironizzai
pizzicandogli il fianco destro.
Lui scrollò il capo. «Domanda stupida
risposta stupida.»
«Sai che questo non
farà piacere alla professoressa Kheir?» sorrisi.
Fenix si staccò da me e sbattè la cartella
azzurra contro
la mia testa. «Questo non fa testo.» asserì
aprendo il cancello
del campo di addestramento e uscendo.
Adesso potevo anche ammettere di sentirmi meglio, il mio umore era del
tutto migliorato senza dubbio. Chiusi il cancello alle mie spalle ed
infine raggiunsi Fenix. «L'ultima cosa che
pensavo è che tu
avessi un lato buono, di solito sei sempre così burbero,
antipatico, insopportabile e molte, moltissime volte anche orribilmente
irritante.»
«Tu hai una lingua
troppo lunga per i miei gusti Yuki.»
«Grazie.»
«Cosa?»
«Grazie.» ripetei.
«Di niente stupido
cactus.»
Lato buono o no, Fenix restava sempre un gran pezzo di imbecille.
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