IX.
The girl in the dress wrote you a song letter
Hermione era appena arrivata nella
sua camera da letto, con gli occhi ancora annebbiati per le lacrime e senza la
minima idea di cosa fare, a quel punto. Era stata pronta a urlare a Ron che forse si era presa una cotta per lui, a fargli
capire che forse tutti i loro litigi significavano qualcosa di diverso da
quello che aveva sempre pensato, a confessargli che era andata al ballo con
Viktor, sì… ma che in realtà avrebbe preferito di gran lunga andarci con lui.
Ma poi, come al solito, lui aveva rovinato tutto.
E lei non aveva potuto evitare di rovinare tutto insieme a
lui.
Come al solito, perché quella sembrava l’unica cosa che
fossero capaci di fare bene, insieme.
Una candela era rimasta accesa sulla scrivania di fianco al
suo letto, probabilmente da prima del ballo, da quando si era preparata. Strano
però, pensò, non ricordava di averla accesa. Strano però, non si era consumata
quasi per niente, eppure erano passate parecchie ore.
Si avvicinò e sul piano di legno rosicchiato dalle tarme
notò, rischiarata dalla flebile luce arancione della candela, un foglio di
pergamena con sopra una piuma con una goccia di inchiostro che macchiava
appena il bianco sottostante. Cosa ancora più strana, vide che c’erano due
parole vergate sulla pergamena, due parole scritte con una calligrafia identica
alla sua.
“Caro Ron”
Sicura di non aver scritto lei quelle parole, ma come
incantata da chissà quale pozione magica o fattura, Hermione
si sedette alla scrivania, prese in mano la piuma e iniziò a scrivere.
***
Hermione scrisse e scrisse ancora:
lasciò che il dolore che provava si sciogliesse, confluisse nell’inchiostro e
macchiasse la candida pergamena. Si liberò di tutto quello che affliggeva da
troppo tempo la sua mente e a poco a poco si sentì più leggera: scrisse finché
il peso che solo quella sera si era resa conto di avere sul cuore non svanì
quasi del tutto.
Finì di scrivere la lettera che ormai albeggiava. Non si era
accorta di aver passato tutte quelle ore china sul foglio di pergamena che ora
stava davanti a lei, intriso della sua scrittura. Si stiracchiò pigramente e si
guardò intorno. Sarebbe davvero cambiato tutto, si chiese, a causa di quella
lettera? Un vestito e un ballo non avevano cambiato niente, ben quattro anni
non avevano cambiato niente: come poteva farlo un pezzo di carta?
Hermione aveva sempre avuto fede
nei “pezzi di carta”, nei libri e in tutto ciò che essi contenevano. In quel
caso però, avendo vergato di mano propria quelle parole, non era sicura della
loro giustezza, del loro valore. Proprio come non era mai stata pienamente
sicura del proprio valore, al di fuori dell’ambito scolastico. Fece un respiro
profondo, guardò il foglio di pergamena per qualche secondo, poi si alzò
di scatto prendendolo con sé e si diresse verso la sala comune, scalza e con i
capelli in disordine e con indosso ancora il vestito rosa. Si sentiva quasi un
fantasma, il fantasma della sera prima, ad aggirarsi conciata così per i
corridoi.
Stava per entrare nella sala comune di Grifondoro,
quando sentì una voce provenire proprio da lì. Si appiattì contro il muro
trattenendo il fiato e si accinse ad origliare quello che Harry stava dicendo.
- No, secondo me Padma non si è
divertita, Ron!
Sentendo quel nome, Hermione si
rannicchiò ancora di più dietro lo spesso stipite di pietra della porta. Harry
aveva quasi un tono di divertito rimprovero nei confronti dell’amico.
- Lo immaginavo. – rispose Ron,
abbacchiato.
- Be’… - iniziò Harry timoroso, ma lasciò la frase a metà.
- “Be’…” cosa? – chiese Ron,
improvvisamente scontroso, quasi come una minaccia.
- No, niente, niente. – sbuffò l’altro, che fu poi
evidentemente “incoraggiato” a continuare da un’occhiataccia – Non le hai prestato
molta attenzione. A dire il vero, l’hai rivolta tutta verso qualcun altro, la
tua attenzione…
- Ma…! Cosa dici? A chi avrei…?
Ron aveva un tono agitato e
probabilmente, pensò Hermione, si stava contorcendo
nella sua poltrona.
- Ti do un indizio. – continuò Harry con un pizzico di
malizia – Fa rima proprio con “attenzione”.
Seguì un silenzio interrotto ogni tanto da un borbottio
confuso, dopo di che Harry sbottò:
- Hermione, no!
Hermione, a pochi passi da lì,
aveva sentito tutto e stava tremando. Non immaginava che Ron
fosse stato tutta la sera a guardarla, non credeva fosse possibile. E poi, non
avrebbe mai pensato che Harry avrebbe messo Ron
spalle al muro, così come stava facendo: perlomeno, non riguardo a
quell’argomento. Si sporse un po’ per guardare: i due, ancora in pigiama,
stavano seduti uno di fronte all’altro su due poltrone accanto al fuoco
scoppiettante del camino. Evidentemente, nessuno dei due doveva aver dormito
molto.
Col senno di poi, non avrebbe dovuto sporgersi a guardare proprio
in quel momento.
Vide Ron guardare Harry per un
istante, alzare un sopracciglio e poi scoppiare nella risata più sprezzante,
crudele e cattiva del mondo. Hermione sentì freddo
all’improvviso; sentì la bocca asciugarsi e gli occhi inumidirsi; sentì un
colpo più forte del suo cuore e poi più niente.
Come un automa, mentre la risata di Ron
si spegneva, entrò nella sala: i capelli davanti al volto a nascondere gli
occhi lucidi, i piedi scalzi che non sentivano più il freddo del pavimento
gelido. I due si girarono verso di lei: Harry tentò di reprimere un sorriso, ma
quando intravide l’espressione di lei questo si spense subito da solo; Ron invece rimase con la bocca spalancata finché lei non si
fermò a pochi passi da loro. Hermione alzò una mano,
quella in cui ancora teneva il foglio di pergamena piegato e poi distese
il braccio, con lo sguardo sempre puntato a terra.
Sembrò per un momento avere l’intenzione di lasciar cadere
la lettera in grembo a Ron, ma all’ultimo momento
spostò la mano di qualche centimetro e lasciò la presa.
La lettera finì dritta in mezzo al fuoco che ardeva nel
camino di pietra.
I see it all now, I was wrong
Hermione non alzò la testa, voltò
le spalle ai due ragazzi che rimasero silenziosi ed attoniti a guardarla ed
uscì lentamente dalla stanza.
Intanto, dal fuoco che bruciava avido la pergamena, le
sembrò di sentir uscire delle
note, una melodia malinconica
che l’accompagnò per tutto il tragitto verso la sua camera e poi anche
nel suo letto, dove si distese a pancia in su, ad osservare il soffitto che
pian piano diventava sempre più sfocato.
… when I loved you so.
NOTE
di Summer
E
finisce così questa, ehm, non so neanche come chiamarla. SongFic?
Storia? Cosa strana partorita dalla mia mente malata? Spero che vi sia piaciuta,
nonostante la sdolcinatezza finale (ah, e non dimentichiamo l’unhappy ending… ehm). Se cliccate
su “melodia malinconica” avrete una… sorpresa…!
Beeeeee’, momento pubblicità! Sono tutte One Shot brevi su Harry Potter (l’ultima su Hermione
e Ron)…!
Heroes
Again and Forever
Lilium Cruentus
Just like a last kiss