Capitolo 36:
Tutto è bene, quel che finisce…molto bene!
Extra: Qualcosa di nuovo.
Eeeeh voilà!!
Siamo arrivati all'ultimo
capitolo della storia!!
Premetto che alla fine ci
sarà un piccolo extra,
riguardante un
personaggio già inserito nella storia,
come vedete dal titolo..
Tutto dedicato al mio
tesoro Julia che
oggi fa 15 anni!!
Auguriiiiiiii!! Ti voglio
beneeeee!! <3
Te l'avevo detto che ti
avrei fatto una sorpresa!! xP
Ringrazio inoltre tutti
quelli che mi hanno accompagnata nella pubblicazione
della storia.. senza di
voi non l'avrei MAI continuata!!
Perciò..
grazie, grazie, grazie grazie!!
:'''D
Un bacioniiiissimoooo!
E...
.. Buona lettura!!
La vostra pazziiiissima
Valix. ;D
Guardavo le mie gambe, sul letto. C’era molta tensione, in
quella piccola stanza dell’ospedale. La sentivo bene, tutti e
tre eravamo in
silenzio, senza parlare. Che dire per rompere il ghiaccio? Non lo
sapevo neanche
io.
Haru: Kilari…
Mi voltai piano verso Haru, che
guardava il pavimento,
dispiaciuto per quello che era successo. Ormai quello che era successo
era
successo, non c’era bisogno di sentirsi in quel modo.
Kilari: Non
ce
l’ho con te… davvero! Ma voglio capire
perché hai reagito in quel modo… nn
sembravi più tu, Haru! Il ragazzo che ho conosciuto io era
gentile,
intelligente, carino, spigliato, sempre pronto a consolarmi se ero
triste – una
lacrima mi scese dal viso mentre ricordavo tutte le volte in cui avevo
pianto
per Hiroto e in cui lui c’era sempre, mi abbracciava, mi
diceva di non piangere
e di non pensarci, che tutto si sarebbe sistemato – mi manca
quel ragazzo,
Haru… mi manca la persona dolce e sorridente che eri prima.
Perché ti sei
comportato così?
Le lacrime scendevano sempre
più veloci mentre i miei occhi
si perdevano nei suoi, che aveva alzata lo sguardo e mi aveva vista
versare
lacrime silenziose.
Haru: Io…
io non
lo so, Kilari. La gelosia mi ha completamente offuscato la mente in
quel
momento. Mi dispiace davvero, è colpa mia se
adesso… –abbassò di nuovo lo
sguardo, strizzando forte gli occhi- … se adesso stai
così… scusami, scusami io
non avrei dovuto, mi dispiace…
Mentre continua a parlare, piano e
molto lentamente, spostai
le gambe dal letto al suo bordo e mi diedi una leggera spinta per
scendere.
Hiroto: Kilari!
Sentì un forte mal di testa
invadermi e per poco non
cominciai a barcollare e cadere per terra, ma mi costrinsi a rimanere
cosciente
e a camminare verso il mio amico, ancora con la testa abbassata che
continua a
scusarsi. Camminai verso di lui, lo presi per le spalle e lo
abbracciai. Lui
rimase un po’ sorpreso, ma poi ricambiò
l’abbraccio.
Kilari: Non
sentirti in colpa, io sto bene… e so che adesso sei tornato
quello di prima. So
che è difficile da accettare il fatto che io non ti ricambi
e io stessa per
tutto questo tempo ho pensato che Hiroto non mi amasse, so come si ci
sente… ma
troverai anche tu la persona che ti fa sentire come lui fa sentire me.
E quando
la incontrerai, io voglio essere la prima a conoscerla.
D’accordo?
In quel momento ci staccammo
dall’abbraccio, entrambi in
lacrime. Però ero felice di aver finalmente chiarito con
Haru. Ora potevamo
tornare tutti ad essere amici. Mi girai e cercai piano di andare verso
Hiroto,
la testa girava ancora molto, ma anche molto meno di quella mattina.
Sostenendomi nel bordo del letto, presi la mano del mio Hiroto e lo
trascinai
piano verso Haru. Lui mi teneva stretta a se dalla vita e io mi tenevo
aggrappata a lui dalla maglietta, evitando così di cadere.
Una volta davanti ad
Haru, mi misi al centro fra lui e Hiroto e cercai di farli
riappacificare.
Kilari: Voi
due
non siete mai andati tanto d’accordo, questo l’ho
capito subito. Nonostante
questo, ora dovete assolutamente fare pace e, perché no,
diventare amici!
Haru/Hiroto: Ma…
Kialri: Niente
ma,
o vi costringerò a stare appiccicati per una settimana. Ora,
mano!
Presi la mano di Hiroto e con
l’altra quella di Haru e le
misi sospese a mezz’aria. Loro si guardarono con aria
diffidente, poi si
sorrisero e si presero la mano.
Hiroto: Se
non
cercassi di rubarmi la ragazza, mi staresti simpatico!
Haru: Se
lei non
amasse te… forse anche tu mi… - pensò
un po’ alla sua risposta, poi continuò -
no, credo neanche in quel caso…!
Scoppiammo tutti a ridere, finalmente
quei due cominciavano
ad andare d’accordo, anche se con battute pessime. Dopo
qualche altra battuta e
una bella chiaccherata a tre, Haru se ne andò. Il dottore mi
disse di rimanere
lì tutta la notte, in caso succedesse qualcosa e io ne
approfittai per farmi
una bella dormita, con Hiroto che si addormentò seduto
accanto a me, la testa
poggiata sul letto e le braccia attorno ad essa, e la sua mano
saldamente
intrecciata alla mia. E così mi svegliai il giorno
dopo… o quasi!
Hiroto era sdraiato accanto a me, mi
guardava con occhi dolci,
carezzandomi i capelli. Mi persi nei suoi occhi, lui fece lo stesso e
senza
rendercene conto ci stavamo baciando.
Hiroto: Ben
svegliata, piccola mia.
Kilari: Grazie…
-
sorrisi.
Hiroto scese dal lettino, prese le mie
mani e mi fece
scendere. Strano, non sentivo più ne mal di testa, ne
confusione come ieri.
Vedendo il mio sguardo confuso, cominciò a spiegarmi.
Hiroto: E’
stato
il dottore a dirmi di farti alzare, e come vedi ora sei in grado di
camminare
di nuovo senza cadere, ma non esagerare ok?
In tutta risposta, sorrisi e gli salti
addosso, così felice
di stare di nuovo bene e di poter tornare a lavoro. Con le mani
intrecciate,
uscimmo e trovammo tutti fuori ad aspettarci, mio padre e mia nonna
compresi, chi
con le lacrime agli occhi, chi felice di vedermi finalmente in piedi.
Papà:
Kilari… noi
due dobbiamo parlare…
Vidi mio padre fissare le nostre mani
congunte. Io e Hiroto
ci guardammo e diventammo rossi come peperoni, sentivo qualcuno
sghignazzare
(Seiji, Subaru… forse anche Haru! Ah, me
l’avrebbero pagata…) e altri fissarci
rassegnati. Mio padre non lo sapeva ancora!!
Kilari: Papà
io…
Poi mio padre scoppiò a
piangere, mentre la nonna accanto a
lui era depressa per via di me e Hiroto, povera nonna…
Papà mi abbracciò.
Papà:
La mia
bambiiinaaa! Non solo si è ripresa, ma si è anche
fidanzataa! Sei cresciuta
troppo in fretta piccola mia.
Lascai la mano di Hiroto e
contraccambiai l’abbraccio con mio
padre.
Kilari: Papà
non
fare così dai… - piangeva a dirotto, poi
però si staccò di improvviso e, serio,
si mise davanti a Hiroto.
Papà:
Hiroto… non
fare soffrire la mia bambina.
Hiroto mi guardò, sembrava
serio e divertito allo stesso
tempo.
Hiroto: Non
si
preoccupi, non la deluderò.
Finiti tutti i discorsi su me e Hiroto
e sulla mia salute,
uscimmo dall’ospedale facendo una mega festa in agenzia.
Mangiai così tanto che
quasi mi sentivo scoppiare, ma ero felice. Finalmente, per una volta,
tutto
andava come doveva. La festa finì tardi, verso mezzanotte, e
tutti tornarono a
casa.
Hiroto: Andiamo?
Kilari: Mi
accompagni tu a casa? Sai, mio padre…
Hiroto: E’
tutto
apposto, ho parlato con lui.
Lo guardai confusa, ma poi lo
seguì, salutando tutti e
uscendo dall’agenzia. Notai che aveva preso
un’altra strada, e solo dopo la
riconobbi.
Kilari: Hiroto,
questa non è casa mia… è casa tua!
Hiroto: Lo
so, ho
il permesso di tuo padre, perciò non preoccuparti.
Salimmo le scale, arrivammo alla sua
porta e lui l’aprì con
le chiavi.
Kilari: Ma
non
darò fastidio a tua madre e i tuoi fratelli?
Hiroto: Non
ci
sono… sono tutti in vacanza…
Kilari: Oh,
bene…
Erano tutti in
vacanza…aspetta! Questo voleva
dire…c-che…
diventai rossissima a quel pensiero, eravamo soli in casa! Hiroto se ne
accorse
e prese il mio viso fra le mani.
Hiroto: Che
hai?
Kilari: N-niente…
Con un braccio mi cinse la vita e con
l’altra mi carezzò la
guancia, per poi darmi un lungo bacio sulle labbra. Piano, timidamente,
mi
allacciai al suo collo, ricambiando il bacio. Mi appoggiò al
muro, che somigliava più ad una porta, e mi
baciò con più intensità. Quei baci,
quelle sensazioni, tutto come il giorno
prima, sul letto dell’ospedale. Sentivo
quell’elettricità invadermi e diventare
sempre più intensa, non mi lasciava respirare. La bocca di
Hiroto giocava fra
le mie labbra, il mio orecchio, l’incavo del mio collo e
lasciava dietro si se
una scia di piacere indescrivibile. Spostò la mano da me a
quella che sembrava
una maniglia e la porta si aprì. Entrammo nella sua camera,
illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalla finestra, le
nostre bocche
ancora unite. Lui chiuse la porta e mi fece indietreggiare fino al
letto, dove
poi ci ritrovammo sdraiati.
Hiroto: Dove
eravamo rimasti ieri?...
Kilari: Credo
che…
fosse allo stesso punto… in cui siamo ora… -
sorrisi e ricominciai a baciarlo.
… penso che sia chiaro cosa
successe quella sera. Avevo
provato ad immaginare molte volte come sarebbe stata la mia prima
volta, e
quella fu anche meglio. E fu sotto quel flebile raggio che io e Hiroto
sigillammo il nostro amore.
7 anni
dopo…
Kilari: Fujiko?!
Una piccola bambina da capelli castani
chiari, occhi rossi,
magra e alta, per i suoi 6 anni, sbucò dal salotto e venne
da me in cucina.
Fujiko: Che
c’è,
mamma?
Kilari: Sbrigati,
è tardi, devi andare a letto che domani
c’è la scuola!
La mia bambina sbuffò, non
voleva mai andare a letto, senza
aver salutato una “certa persona”. Venne verso di
me in cucina, salendo sulla
sedia accanto a me.
Fujiko: Ok
mamma –
mi diede un bacino sulla guancia, e in quel momento sentimmo la porta
battere e
una voce provenire dall’ingresso.
???: Dove
sono le
mie ragazze?
Fujiko: Papà!
Fujiko corse fino a dove proveniva la
voce e tornò in cucina in
braccio al suo papà.
Hiroto: Ciao
amore!
Kilari: Ciao…
- mi
diede un bacio e posò la bambina per terra.
Fujiko: Bene,
ora posso
andare a letto!
Piena di vitalità come al
solito, diede un bacino anche al
suo papà e corse al piano di sopra in camera sua.
Kilari: Come
è
andata…?
Hiroto: Come
al
solito, l’agenzia brulica di nuovi talenti!
Da poco tempo, Seiji e Hiroto erano
diventati i nuovi agenti
dell’agenzia Muranishi e lavoravano incontinuazione. Il
signor Muranishi li
aveva ingagiati, dato che avendo una famiglia alle spalle, fare gli
idol era
diventato difficile.
Andammo subito a letto, dato che lui
aveva cenato in agenzia
e io con Fujiko.
Hiroto: E
pensare
che una volta c’eravamo noi al posto di quei ragazzi che oggi
sono famosi
quanto noi…
Kilari: Già,
è
difficile da credere… chissà se un giorno anche
Fujiko lo diventerà!
Hiroto: Non c'è fretta…
Ci sdraiammo, io appoggiai la testa
sul suo petto mentre lui mi
carezzava i capelli. Ci addormentammo felici, come lo eravamo stati
fino a quel
momento.
La mia famiglia era la cosa
più importante per me, finché avrei
avuto loro, per me sarebbe stato il paradiso.
Intanto..
???: Grazie,
vi adoro tutti!! Ci rivediamo al mio prossimo
concerto!
Julia fece l’occhiolino a
tutti i suoi fan e andò via dal palco, in
fondo, verso i camerini. Si sentiva stremata per il suo primo concerto
a Tokyo,
ma i fan l’avevano ripagata con un affetto che non credeva
possibile, perciò
quella fatica che sentiva era persino piacevole. Entrando in una
stanzetta al
caldo, si mise davanti allo specchio e si scrutò con
attenzione. Il trucco
leggero, giusto un po’ sbavato sugli occhi, le dava
l’aria stanca che si sentiva
di avere. Attorno agli occhi castano scuro l’ombretto lilla
brillava ancora e
la matita dello stesso colore li faceva risplendere, seppure un
po’ rovinata a
causa del sudore. Le labbra piccole erano ancora toccate dal
lucidalabbra che
le rendeva morbide e i capelli che le incorniciavano il viso erano
lisciati
dalla piastra e d’un nero lucente. Amava i suoi capelli. Non
era una brutta
ragazza, alta, magra, piccoli occhi da bambina, tratti del viso morbidi
ma
decisi, che le davano un aria adulta quanto bastava per i suoi 18 anni,
compiuti.. esattamente quel giorno, il 28 Gennaio! E che regalo poteva
farle
Tokyo, la sua nuova città, se non quello di avere dei fan
così fantastici anche
lì? Dopo aver debuttato, a 16 anni, in America, aveva deciso
di stabilirsi un
po’ lontano dalla famiglia, per responsabilizzarsi di
più, aveva trovato un
appartamento molto grazioso accanto all’agenzia dove
lavorava, l’Agenzia
Muranishi, e aveva fatto il suo primo concerto il giorno dei suoi 18 anni! “Wau..
sono cresciuta parecchio dalla
prima volta.. e ora sono maggiorenne!” si disse. Da piccola
adoravo tre idol in
particolare, che avevano debuttato a Tokyo.
-Il mondo è con te,
Kilari.. Il mondo è per te, se lo vuoi..-
Si ritrovò a canticchiare una vecchia canzone di Kilari
Tsukishima, idol che
stimava e che aveva sempre seguito come esempio, sperando di diventare
come
lei. E c’era riuscita, o almeno era in procinto di riuscirci.
Gli Ships, gruppo
composto da Hiroto Kazama e Seiji Hiwatari, era stato l’altro
punto su cui si
appogiava. E poi la prima idol e il moro degli Ships.. sapeva che ora
erano
sposati e aveva sempre sostenuto che erano una coppia fantastica.
“Potrei
trovare anch’io l’amore così!”
penso, fantasticando su quel ragazzo che aveva
visto apparire molte volte con Kilari e che ora era un cantante
solista. Si
ritrovò ad arrossire allo specchio e lo cancellò
dalla mente. Lui era un
artista completo, lei una principiante al primo anno della sua
carriera.
Cambiandosi, uscì per andare dal signor Muranishi e
salutarlo per tornare a
casa. Girò per i corridoi e finalmente lo trovò
accanto all’uscita secondaria
dell’edificio mentre parlava con qualcuno, di spalle.
Incuriosita, si avvicinò
e lui la notò.
Muranishi: Oh,
Julia! Sei stata davvero grandiosa stasera! Complimenti, sapevo che
avevi
talento!
Mi fermai e sorrisi.
Julia: Grazie
mille, signor Muranishi.
Nel frattempo, la persona con cui
parlava si era girata e
Julia potè riconoscerlo subito. Il cuore le
sussultò in petto e cominciò a
correre, mentre le guancie si coloravano di un tenero rosso.
Muranishi:
Julia,
credo tu abbia sentito parlare di Haru Yamashita! E’ apparso
molte volte con
Kilari Tsukishima e ora è un cantante-attore, per
così dire.
Lui la guardò dapprima un
po’ sconvolto per la bellezza della
ragazza, poi con un dolce sorriso sulle labbra che diventò
malizioso e che fece
arrossire di più Julia.
Julia: Piacere
–
disse, anche se lo conosceva già perché lo aveva
visto, oltre che nella sua
mente pochi minuti prima in camerino, in molti apparizioni con Kilari.
Haru: Piacere
mio
Julia! – disse con voce deciso e con ancora quello stupendo
sorriso sulle
labbra.
Muranishi: Julia
ha debuttato in America e lì è molto apprezzata,
perciò voleva provare a
cambiare città, incrementando la sua fama e conoscendo nuovi
artisti!
Julia annuì.
Julia: Già,
e poi
avevo preso già la mia decisione seguendo Kilari, Hiroto e
Seiji! Li ho sempre
adorati, quindi mi sono voluta buttare anch’io! Adoro questo
mondo e spero di
non doverlo lasciare troppo presto.. – ammise. Haru la
guardò attentamente, poi
annuì e rispose.
Haru: Sono
poche
le ragazze della tua età che hanno questa determinazione, ti
ammiro molto.
Lui la ammirava.. Julia se lo
ripetè in mente molte volte per
non rischiare di credere di star sognando.
Julia: Lo
stesso
per me.. anch’io ti ammiro molto!
Muranishi: Bene,
dopo le presentazioni alìppena fatte, possiamo anche andare!
Julia: Era
giusto
venuta a salutare. Ci vediamo domani! – il signor Muranishi
salutò e andò via.
Julia si era voltata e stava seguendo l’esempio del
direttore, quando una mano
la fermò e riconobbe la voce di Haru.
Haru: Se..
se vuoi
posso accompagnarti! E’ buio, potrebbe essere pericoloso per
una ragazza no?
Di nuovo quel tono malizioso.. come
resistere? E poi, Julia
non sarebbe mai riuscita a dire di no. Gli si avvicinò e lo
guardò con un
sorriso che lasciò senza fiato lui.
Julia: Ho
18 anni,
so badare a me stessa.. – aveva sempre sognato di dire quella
frase! - .. ma un
passaggio lo accettò volentieri, sono stanchissima!
– esclamò, con uno
sbadiglio che fece ridere entrambi. In macchina risero e parlarono del
più e
del meno, conoscendosi meglio. Julia scoprì che Haru aveva
un fratello, Kureno
di 21 anni, che i suoi genitori erano morti quand’era
piccolo, che lui adesso
doveva fare 23 anni e che adorava il suo lavoro. E scoprirono di non
abitare
tanto distanti, perché entrambi stavano vicino
all’agenzia. Dopo 10 minuti di
strada, arrivarono davanti l’appartamento di Julia.
Julia: Grazie
mille per avermi accompagnata – disse, scendendo dalla
macchina e vedendo lui
affacciato al finestrino. Lo vide chiudersi mentre Haru scendeva dalla
macchina
e l’accompagnava al cancelletto.
Haru: E’
stato un
piacere, quando vuoi non esitare a chimarmi e verrò di
corsa! – disse
scherzoso. Si erano scambiati anche i numeri di cellulare!
Rimasero lì a guardarsi per
un po’, impacciati, senza sapere
bene cosa fare. Quando entrambi si avvicinarono e si scambiarono un
bacio sulla
guancia, non poterono fare a meno di ridacchiare.
Julia: Mm..
ci
vediamo domani..
Haru: A
domani
Julia..
Le batteva il cuore così
forte da avere paura che uscisse dal
petto. Lui sorrise e tornò nella sua macchina, andando via e
lasciando Julia in
preda al suo cuore ormai impazzito.
Quella notte lo sognò.
Sapeva che si sarebbero rivisti e che,
magari, qualcosa sarebbe nato fra loro. Ma non c’era fretta.
Nessuna fretta…
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