Ginnuovo
Kaede si riprendeva a fatica.
Erano fuggiti da palazzo la notte stessa. Inuyasha si era caricato
l’anziana sacerdotessa sulle spalle mentre Ginevra cercava di
stargli dietro. Era furibonda. Con tutto, con tutti e soprattutto con
se stessa. Si erano fermati in un boschetto di bambù, cercando
di medicare nel miglior modo possibile la miko, per poi proseguire
verso Musashi. La sfera pesava in maniera insopportabile. In uno scatto
di rabbia aveva provato a togliersela. Era quasi soffocata nel
tentativo. Inuyasha era intervenuto bloccandole le mani, la Shikon al
contatto del mezzo demone l’aveva scaraventato lontano una decina
di metri. Poi Ginevra si era messa a piangere.
-Adesso basta Capelli di Paglia, non è colpa tua. Sarei dovuto intervenire prima. -
-Questi poteri del cavolo non servono a niente, tu e l’altro
stordito volante non c’entrate, c’entra questa cosa che ho
al collo!-
Ginevra tirò su con il naso e guardò Inuyasha dritto negli occhi. Gentilmente depose un bacio sulla sua guancia.
-Sei un vero cretino, ma sei un amico.-
Inuyasha arrossì. Ricordò un altro bacio. Tanto tempo prima.
-Andiamo. - disse sottovoce.
Da quando erano tornati a Musashi, Inuyasha e Ginevra non avevano
più visto Sesshomaru. Ginevra cercava di allenarsi anche da
sola, per quanto le era possibile: la rabbia si era sfumata in
desiderio di capire e di conoscere.
-Onigumo-
Quel nome le rimbalzava in testa come una pallina fastidiosa. Kaede le
aveva spiegato la storia avvenuta più di cinquant’anni
prima. Il bandito maledetto, la grotta dove lei e Kikyo l’avevano
curato. L’ossessione per la sorella, mal celata fra le bende
intrise di sudore e sangue.
Kaede le aveva sussurrato che aveva riconosciuto il Male nel giovane
Daymio e quel male l’aveva già sentito in
quell’uomo. Ricordava un episodio in particolare. Kikyo medicava
sempre il bandito Onigumo il mattino presto o al tramonto, quando aveva
terminato tutte le sue faccende quotidiane. La sacerdotessa arrivava,
svolgeva le bende, le cambiava e puliva quel corpo martoriato, che non
era quello di un bimbo, ma di un uomo che aveva ucciso e goduto nel
farlo. Onigumo era immobilizzato dalle numerose piaghe. Solo gli occhi
terribili, pieni di sconcio desiderio, seguivano le mosse aggraziate
della miko. Kaede ricordò che con un terribile sforzo, Onigumo
era riuscito a sfiorare il corpo della sorella, con un dito e che lei
si era ritratta, inorridita da quel tocco. Nel contatto Kikyo aveva
percepito tutto il male commesso da quell’individuo, i villaggi
bruciati, le razzie e i furti e le orribili violenze su donne e
bambini. Nel suo cuore puro, c’era posto solo per la pietà
e per quello che lei credeva fosse il suo dovere.
Ginevra ascoltava il racconto, mentre l’anziana narrava
dell’amore che era sorto fra Inuyasha e sua sorella, del
desiderio dei due di stare insieme, di usare la sfera per rendere umano
il mezzo demone.
-Ma come Kaede, come quell’Onigumo può essere diventato quel coso del palazzo?-
Kaede sospirò guardando la ragazza.
-Credo che abbia venduto se stesso alle creature demoniache, in cambio
del potere e al tuo collo c’è appesa l’unica cosa in
grado di trasformarlo in un demone completo. -
Naraku si era ritirato nella grotta, lasciando uno dei suoi fantocci a
fare le veci a palazzo. Non si considerava sconfitto. Solo impreparato.
La fanciulla possedeva una spada. Bene. L’unico che poteva
avergliela procurata era in Grande Demone Cane. Sarebbe stato
interessante fare due paroline con lui. Era sicuro che alla fine il
fiuto del Signore dell’Ovest l’avrebbe trovato.
Sesshomaru aveva risentito quell’odore insopportabile di fiori
marciti e carne. L’odore di quel mezzo demone che aveva attaccato
Ginevra. Mutò il suo corpo e si diresse a tutta velocità
verso quel lezzo nauseabondo, seguito da quelle enormi vespe velenose,
che gli ronzavano a rispettosa distanza.
Quando pose i piedi a terra, riprendendo la forma umana, si trovò davanti al Daymio del castello.
-Il mio nome è Naraku, tu non m’interessi. Voglio la ragazza e la Sfera.-
-Mi sembra che tu abbia già provato a prenderla e che tu non ci sia riuscito. - puntualizzò Sesshomaru.
- La fanciulla è una Tennyo, mezzo demone. E possiede una spada antica. -
Naraku sorrise.
-Immagino che la spada gliel’abbia data tu.-
Sesshomaru non rispose. Quel mezzo demone intuiva troppe cose.
-Non ho altro da dire, preparati a morire.-
-Quanta fretta, com’è che ti chiama lei, Pigiama Bianco?
Non ho intenzione di morire adesso che sono appena ritornato. Mi hai
dato delle informazioni interessanti, credo ci rivedremo presto. -
Sesshomaru sfoderò la spada ma Naraku era già sparito nel nulla.
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