Malosti e Gandini dalla A alla Z

di Dea Elisa
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Eroi

“Non siamo eroi. Non lo siamo mai stati. Anche se ci comportiamo come tali, anche se ci sforziamo di apparire come tali, non lo saremo mai. Siamo solo persone comuni, che cercano di salvare gente altrettanto comune, e non è detto che ci riusciamo sempre. Ma non possiamo dannarci per ogni paziente che ci muore sotto i ferri dopo aver provato di tutto, Riccardo.”

“Quelle sono le cose che diciamo ai parenti per non essere denunciati o per non sommare la rabbia al dolore, Gandini.”

Sbatte un fascicolo di analisi sul tavolo della sala medici, nemmeno troppo forte, e si lascia cadere su una sedia.

“In realtà non sempre le cose vanno come dovrebbero, là dentro. O prima. Avremmo dovuto fargli ulteriori analisi.”

“Abbiamo fatto tutte quelle necessarie!”

“Ma non sono mai abbastanza!”

“Riccardo…” ti avvicini a lui, piegato con le braccia stese appoggiate al tavolo.

Si volta verso di te, infastidito dalle tue parole che continuavano a smentirlo, arrabbiato con la sorte perché in sala operatoria c’era lui, deluso dal destino che aveva avuto la vittima di quell’incidente.

“Non siamo divini, non possiamo salvare tutti. Hai fatto un ottimo lavoro, come sempre, e non c’è niente per cui ti devi dannare.”

“Una cosa c’è, invece, e forse la più importante. È stata avvertita la moglie?”

“Sì, ma prima che il paziente entrasse in sala operatoria. Vuoi che me ne occupi io?”
Ti appoggia le mani sulle spalle, per poi stringerti a sé. “No, Cristiana. In quella sala operatoria c’ero io, ed è mio dovere parlarle. Non siamo eroi… ma umani sì.”











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