Eroi
“Non siamo eroi.
Non lo siamo mai stati. Anche se ci
comportiamo come tali, anche se ci sforziamo di apparire come tali, non
lo
saremo mai. Siamo solo persone comuni, che cercano di salvare gente
altrettanto
comune, e non è detto che ci riusciamo sempre. Ma non
possiamo dannarci per
ogni paziente che ci muore sotto i ferri dopo aver provato di tutto,
Riccardo.”
“Quelle sono le
cose che diciamo ai parenti per non
essere denunciati o per non sommare la rabbia al dolore,
Gandini.”
Sbatte un fascicolo di
analisi sul tavolo della sala medici,
nemmeno troppo forte, e si lascia cadere su una sedia.
“In
realtà non sempre le cose vanno come dovrebbero,
là
dentro. O prima. Avremmo dovuto fargli ulteriori analisi.”
“Abbiamo fatto
tutte quelle necessarie!”
“Ma non sono mai
abbastanza!”
“Riccardo…”
ti avvicini a lui, piegato con le braccia
stese appoggiate al tavolo.
Si volta verso di te,
infastidito dalle tue parole che
continuavano a smentirlo, arrabbiato con la sorte perché in
sala operatoria c’era
lui, deluso dal destino che aveva avuto la vittima di
quell’incidente.
“Non siamo divini,
non possiamo salvare tutti. Hai fatto
un ottimo lavoro, come sempre, e non c’è niente
per cui ti devi dannare.”
“Una cosa
c’è, invece, e forse la più importante.
È stata
avvertita la moglie?”
“Sì, ma
prima che il paziente entrasse in sala
operatoria. Vuoi che me ne occupi io?”
Ti appoggia le mani sulle spalle, per poi stringerti a sé.
“No, Cristiana. In
quella sala operatoria c’ero io, ed è mio dovere
parlarle. Non siamo eroi… ma
umani sì.”