Falling in the dark
La scuola era talmente deserta e
silenziosa che Sammi percorreva quei corridoi freddi
con ansia e paura. Rimanere fino a tardi in giardino a studiare, non era stato
poi molto saggio. Adesso Hogwarts assomigliava ad una dimora di spettri, una di
quelle case dell’orrore che mai avrebbe voluto visitare e, raggiungere la torre
dei Grifondoro, sembrava una vera e propri impresa.
Tutti gli studenti, finite le
lezioni, erano corsi nelle rispettive sale comuni per ricongiungersi con gli
amici e prepararsi per la cena.
Samantha si strinse forte il
mantello al petto e affrettò il passo, era quasi dentro il castello quando la
vide.
Un ombra nera, strisciante, le
aveva tagliato la strada muovendosi sulle scale d’ingresso.
La ragazza sussultò dalla paura e
rimase ferma per qualche secondo ma, quando si guardò intorno, scoprì di essere
sola. Prese un profondo respiro e sollevò il mento, d'altronde, un Grifondoro
non ha mai paura e, decidendo di usare la prima caratteristica necessaria per
entrare a far parte di quella casa, ovvero il coraggio, decise di entrare nel
castello senza correre e con calma. Era a dir poco assurdo avere paura del
buio, di una scuola deserta o, peggio, vedere ombre quando non ce ne erano.
Sapeva che la paura poteva fare brutti scherzi e il pensiero che il cappello
parlate avrebbe potuto rimangiarsi la parola se qualcuno glielo avesse messo
sulla testa in quel momento, la convinse a farsi forza e a smetterla di
preoccuparsi per delle sciocchezze.
Varcò la scoglia di Hogwarts e
tirò un sospiro di sollievo, sorridendo quasi, pensando alla sua ingenuità.
Poi, con un gran tonfo, il
portone principale si chiuse alla sue spalle, costringendola a voltarsi con un
piccolo urlo. Non c’era nessuno lì con lei nell’ingresso, la sala grande ora
dietro di lei era deserta e quelle porte d’ingresso non avrebbero avuto alcuno
motivo per richiudersi da sole proprio in quel momento. Oltretutto, non si erano
accostate lentamente, ma in un secondo facendo un gran botto.
Quasi come se avessero voluto spaventarla.
Strinse i pugni e gonfiò il
petto, era una Grifondoro dopotutto, non doveva aver paura e, con quella
convinzione in testa, si avviò per le scale senza tuttavia credere davvero a
quel pensiero.
Come di consueto le scale di
Hogwarts cambiavano posizione di continuo ma, quando Samantha salì la prima
rampa, il loro movimento cessò, inquietando la giovane ancora di più.
Adesso tutto taceva, tutto era
immobile e, quando le luci si spensero senza preavviso, dovette mordersi il
labro per non urlare. La rampa di scale su cui si trovava decise di muoversi in
quell’istante, passando dall’immobilità alla marcia con uno scossone. Mentre
girava nel buio unicamente spezzato dalla luce delle stelle che filtrava dalle
vetrate, Sammi si aggrappò con forza al corrimano
dietro di lei.
Quando le scale sbatterono con
violenza, fermandosi, la luce si riaccese per magia e, a quel punto, la ragazza
iniziò a guardarsi intorno. Era convinta che qualcuno si fosse appostato lì
introno per farle qualche scherzo o che, quanto meno, ci fosse qualche docente,
impegnato in chissà quale lavoro che richiedeva lo spegnere e accendere le luci
e chiudere il portone principale.
Peccato che, in quell’interno
immenso dove solo le scale sembravano circondarla, Samantha non vide proprio
nessuno.
Ma sentì qualcosa.
Si voltò di scatto e vide
saettare, due piani sopra di lei, un’ombra nera. Si morse ancora il labbro e
corse verso l’altra rampa di scale che si mise in movimento proprio quando la
raggiunse, allontanandola dalla sua meta.
In quel momento vide l’ennesima
sagoma nera strisciare dalle scale sottostanti e, stavolta, urlò. Dai quadri
attorno a lei le reazioni furono diverse, c’era chi si guardava intorno
ansioso, chi sembra contrariato, chi si annoiava e chi la guardò infastidito.
Samantha corse per il corridoio
che si trovò di fronte quando le scale si fermarono ma, mentre correva, si
accorse di due ombre nere che strisciavano ai lati del muro accanto a lei.
Tremò di paura e sentì il suo
cuore battere fortissimo, gli occhi le si inumidirono e urlò ancora correndo
sempre più forte. Si illuse di aver seminato quelle sagome, vedendo però
crollare le sue speranze quando una le tagliò la strada sparendo nel corridoio
successivo.
Sammi
si fermò, pensando di dover tornare indietro ma, nel voltarsi, si accorse della
sagoma nera che la stava raggiungendo.
Urlò forte ed indietreggiò verso
il corridoio alla sua destra ma urtò contro qualcuno che l’afferrò saldamente
dalle spalle.
Urlò ancora più forte e cercò di
liberarsi dalla persona che la stava trattenendo, colpendola più volte ma senza
riuscire a fargli nulla.
-Ma che ti prende?-
Samantha aprì gli occhi di
scatto, ritrovandosi davanti uno sguardo argento che la costrinse a trattenere
il respiro.
Draco Malfoy era proprio lì che
la fissava dall’alto con la solita arroganza ma anche con un pizzico di
incertezza che luccicava da dentro i suoi occhi. I capelli biondo pallido erano
pettinati alla perfezione e sul suo viso affascinate spiccò un sorriso
elegante.
Samantha aveva paura di quel
Serpeverde, aveva sentito strane storie su di lui e sulla sua famiglia e,
trovarselo lì dopo quello che le era accaduto, non fece che accrescere i suoi
timori. Quel sorriso che le aveva rivolto sembrava quello di un assetato che
vede l’acqua dopo chilometri nel deserto. Sembrava quasi folle.
-Ma tu guarda, stavi per
piangere-
Disse lui con una strana cadenza
cantilenata, mentre le sfiorava il viso con una delle sue mani gelide e
pallide, passandole il pollice sotto l’occhio destro e rubandole una lacrima.
Sammi
indietreggiò.
Draco rimase a guardarla
intensamente, quasi come se volesse leggerle nella mente e parve trattenere uno
scatto d’ira. Guardò la lacrime sul suo polpastrello e si impose di sorridere.
-Cosa ti è capitato? Stai
tremando- costatò dolcemente.
A quel punto Samantha si lasciò
mettere le mani sulle spalle e non scappò via quando il viso del ragazzo si
avvicinò al suo.
-Io…-
Non riusciva neppure a parlare ma
Draco la incoraggiò con un sorriso, strofinandole le mani sulle spalle.
-Io.. io-
-Sì? Dimmi-
Samantha abbassò lo sguardo, si
sentiva un topolino indifeso davanti ad un serpente affamato, e forse era
davvero quella la situazione. Lei raffigurava benissimo i panni di un topo o di
un pulcino terrorizzato ma, purtroppo, non poteva immaginare quanto realmente
Draco impersonasse il serpente famelico.
-Credevo di aver visto qualcosa,
laggiù- farfugliò la ragazza senza osare guardarlo.
Draco la lascò andare e si avviò
verso il corridoio che gli era stato indicato, mosse qualche passo e si guardò
più volte intorno, poi, con studiata lentezza, si rivoltò verso di lei.
-Qui non c’è nulla- le annunciò
con un caldo sorriso, mentre allargava le braccia.
Samantha lo guardò, stretta nelle
spalle, e si portò le mani al petto come a proteggersi. In quel momento, dopo
essersi preso cura di lei e aver tentato di tranquillizzarla, Draco Malfoy
aveva smesso di farle paura. Era fermo, immobile, e le stava rivolgendo un
sorriso sincero. Forse avrebbe voluto ridere di lei e della sua stupidità, ma
non lo stava facendo.
Si era comportato in maniera
impeccabile, gentile.
-Credo che tu lo abbia solo
immaginato, questo castello e i suoi corridoi al buio, fanno davvero paura a
volte-
La ragazza rimase senza parole
dopo quella frase, abbassò ancora la testa e rimase in silenzio. Draco Malfoy
era temibile quanto affascinante e, fermo con le mani in tasca, nella penombra
del corridoio, sembrava proprio un dio delle tenebre. Si poteva temere ad
apprezzare una persona al tempo stesso?
-Fra due giorni ci sarà la gita
di inizio anno ad Hogsmead, per voi del terzo anno
sarà la priva volta, giusto?-
Samantha alzò gli occhi e,
guardando incuriosita, fece un cenno.
Draco mostrò un ghigno
affascinante.
-Allora, se ti va, quando siamo lì
potremmo incontrarci e andare a prendere qualcosa insieme ai Tre Manici di
Scopa, che ne dici?-
La ragazza rimase senza parole.
Doveva avere paura di lui e del
suo sguardo maligno, oppure rimanerne affascinata?
Incapace di fare altro, si
strinse nelle spalle e fece un altro cenno con il capo.
-Ottimo- esclamò il ragazzo, con
un sorriso ed un’alzata di sopracciglia.
Sammi
si voltò e lentamente se ne andò, salutandolo con la mano.
Quando Draco fu solo sollevò il
mento, pensieroso, con lo sguardo fisso su dove prima si trovava la ragazza. Le
sue labbra erano stranamente curvate all’insù ma i suoi occhi non sorridevano.
Dietro di lui due ragazzi
corpulenti avanzarono sghignazzando fino a fermarsi alle sue spalle.
-Allora Malfoy, abbiamo fatto
bene?- chiese il primo.
-Era così che volevi che
facessimo?- chiese il secondo.
Draco ghignò. -È andato tutto
secondo i piani…-
Tiger ridacchiò. –Dove hai
imparato quell’incantesimo per creare quelle ombre? Povera ragazza, era
terrorizzata-
-Le abbiamo mosse proprio bene,
vero?- domandò Goyle. –Quando Blaise lo saprà si farà
una bella risata-
-Non è necessario!-
La voce fredda e ammonitrice di
Draco li interruppe, zittendoli.
I due dietro di lui si
scambiarono uno sguardo e, con serietà, Tiger parlò:
-Rimarrà fra di noi, abbiamo
ricevuto il messaggio-
Draco si concesse l’ennesimo
sorrisino sinistro e non aveva ancora smesso di guardare dritto davanti a sé. Si
tolse le mani dalle tasche e sospirò soddisfatto.
-Perfetto- disse in conclusione.
-Quest’anno
va di moda il verde, me lo ha detto mia madre- spiegò Leila alle sue compagne
di stanza che la guardavano ammirate.
-Ti sta benissimo quel vestito,
tua madre ha buon gusto- le disse Meg, seduta sul proprio letto e alle prese
con i propri stivali.
Leila sorrise ravviandosi i
capelli e poi, guardandosi allo specchio per pettinarsi, si accorse dell’amica
intenta a fissare fuori dalla finestra.
-Sammi,
perché non sei ancora pronta?-
Samantha teneva il mento
appoggiato sulla mano mentre osservava le colline fuori da Hogwarts, con
sguardo spento ad annoiato. Sospirò e si concentrò su Leila.
-Per il primo fine settimana ad
Hogsmeade dobbiamo essere belle, non pensi?-
La ragazza dai capelli rossi
sbuffò e tornò a guardare oltre la finestra, senza rispondere.
Erano passati due giorni da
quando era quasi morta di paura dopo aver creduto di essere stata inseguita e
da quando Draco Malfoy le aveva detto di Hogsmeade. Si sarebbero davvero
incontrati al piccolo villaggio?
Ogni volta che la vedeva per i
corridoi lui le sorrideva, ma non si erano mai davvero parlati, dopotutto. E,
come se ciò non bastasse, Malfoy non era affatto conosciuto per essere un bravo
ragazzo e lei lo sapeva. Aveva ancora paura di lui, ma dimenticare la
gentilezza che le aveva rivolto quel tardo pomeriggio di due giorni prima, era
impossibile.
-Ovviamente io sono bella già di
mio, ma gli accessori e i vestiti sono tutto. Non trovate, ragazze?-
Alle parole di Leila, Meg e
Juilie risero.
Samantha si voltò verso le sue
tre compagne di stanza, lanciò un’occhiata al dormitorio e si avviò verso il bagno
per prepararsi, a dir poco stufa di riflettere.
Draco Malfoy passeggiava per i
negozi del villaggio di maghi appena fuori da Hogwarts, si era separato dai
suoi compagni di casa e si aggirava furtivo fra le vie, in cerca di qualcosa.
O meglio, di qualcuno.
Nel ricordare quegli occhi verdi
ad un passo dal piangere quando aveva spaventato quella ragazzina, pensò che
ciò che stava facendo fosse sbagliato. Lei si era aggrappata a lui, gli aveva
parlato, senza sapere di avere davanti il suo peggiore incubo.
Forse aveva ragione Blaise,
doveva lasciar perdere tutto ma, proprio quando stava per tornare indietro in
cerca dell’amico, si accorse del gruppetto di ragazze ferme davanti alla
bottega dei dolci.
Erano in quattro, una era Jiulie Smith, alta e con lunghi capelli biondi legati in
una coda di cavallo. Era stata lei a dargli il libro di quella King.
Subito dopo c’erano una ragazza
basa con un ridicolo caschetto castano e un’altra bella e formosa con i boccoli
corvini. Quest’ultima era proprio carina, magari si sarebbe divertito un po’
con lei nei prossimi giorni. La conosceva, era una Morgan, suo padre lavorava
al ministero peccato che, proprio accanto a lei, ci fosse la quarta ragazza che
non sfuggì all’occhio attento di Malfoy.
Era minuta e pallida, con lucenti
capelli color rame e, quando si voltò, due occhi di smeraldo lo
immobilizzarono. Erano seri, profondi, le labbra sottili erano deliziosamente
arricciate ed indossava un cappotto panna.
Quel colore candido, quel viso e
quella vetrina di dolciumi, lo riportarono inevitabilmente ad un giorno che
credeva ormai perso nel mare dei ricordi.
…
Era un Natale pieno di neve e,
prima di tornare a casa per le vacanze, Draco Malfoy ed alcuni amici avevano
deciso di recarsi ad Hogsmeade per ingannare il tempo e per far compre. Lui e
la sua Claire erano a braccetto, fermi davanti al negozio di dolci, in attesa
che un’amica della ragazza finisse di fare acquisti.
-Perché non sei voluta entrare?-
Claire guardò Draco con poca
attenzione, scrollò le spalle e tornò ad osservare le sculture di zucchero
animate oltre la vetrina.
-Non mi piacciono i dolci-
Draco fece un ghignò divertito e
alzò un sopracciglio.
-I dolci piacciono a tutti-
-Non a me- precisò Claire, senza
guardarlo.
Draco rise con arroganza.
–Secondo me lo dici solo perché fanno ingrassare-
Claire lo guardò attentamente e i
suoi occhi azzurri si ridussero a due fessure. Lo scrutò per diversi secondi,
quasi offesa, ed infine sorrise.
-Può darsi!-
I due rimasero fermi l’uno di
fronte all’altra, in silenzio, e poi, senza preavviso, Claire abbassò gli
occhi.
-Fossi in te mi sposterei- Gli
disse, scostandosi di un passo dalla vetrina.
-Perch…?-
Draco non ebbe neppure il tempo
di finire la frase che qualcosa lo colpì in pieno viso. Si voltò infuriato e
vide Blaise alle sue spalle piegato in due dalle risate. Si spolverò il
cappotto e capì che il suo amico gli aveva appena lanciato una palla di neve a
tradimento.
-Dannato Blaise, giuro che gliela
faccio pagare!- si lamentò il biondo sottovoce, lanciando un’occhiataccia al
ragazzo poco lontano da lui.
Claire sbuffò, lo prese sotto
braccio e lo fece voltare. Draco si trovò intrappolato in quello sguardo color
del cielo e dal sorriso enigmatico della ragazza.
Claire, infatti, aveva un modo di
sorridere tutto suo, con le sopracciglia sollevate e le labbra appena
incurvate. Era un sorriso furbo e statico.
Incantevole.
-Dopo- gli sussurrò. –Perché
adesso sei impegnato con me, giusto?-
La sua voce era ammaliante e
soave, quasi come il canto di una sirena.
Draco fece un sorriso ed insieme
si incamminarono, lasciando le loro impronte sul viale innevato.
…
-Ciao!-
Draco Malfoy alzò gli occhi color
argento e si ritrovò intrappolato in uno sguardo di smeraldo. Una fanciulla lo
stava fissando, aveva la pelle chiara e le guance imporporate dal freddo. I
capelli fiammeggianti cadevano lisci ai lati del viso, sfiorando il cappotto
panna che indossava. Il suo sorriso era semplice e solare, le labbra sottili
erano appena curvate all’insù ma, la particolarità di quel sorriso, stava nella
luce riflessa nei suoi occhi verdi.
Ciao? Pensò Draco, che razza
di saluto era? Un’altra qualsiasi ragazza gli avrebbe subito fatto una
qualche battuta per conquistarsi la sua attenzione, oppure lo avrebbe provocato
abilmente. Claire, ad esempio, avrebbe fatto il suo solito sorriso furbo e
sarebbe rimasta a guardarlo in attesa di una sua risposta. Avrebbe perfino riso
di lui per averlo sorpreso a riflettere ma, quella King, non aveva fatto nulla
di tutto ciò.
Si era limitata ad abbassare gli
occhi, timida, con le lunghe ciglia nere che sfiorarono gli zigomi delicati.
Il biondo sentì qualcosa dentro
di sé, era come una furia che lo stava soffocando e, per quanto gli scocciasse
ammetterlo, gli faceva male. Che diritto aveva quella mocciosa di una Grifondoro
di risvegliare quei ricordi dolorosi? E, soprattutto, che diritto aveva di
somigliare a Claire al punto tale da fargli battere il cuore ogni volta che la
vedeva e che, per sbaglio, pensava si trattasse della sua defunta amata?
Abbassò il capo e si avvicinò a
lei, ancora turbato dalla bufera che quel sorriso aveva scatenato dentro di
lui. La guardò un solo istante, pentendosene quello successivo.
-Non entri?- le chiese a capo
basso.
Samantha si voltò, accorgendosi
che le sue amiche erano entrate nel negozio. Scrollò le spalle e fece di no con
la testa.
Draco si accigliò, quella King
era davvero bella, mai quanto Claire, ma era bella. Sembrava ancora più piccola
quando rimaneva in silenzio e, in quel momento, si chiese perché non si fosse
mai accorto di quanto gli costasse stargli accanto. Si era illuso di poter
giocare con lei e di potersi vendicare senza conseguenze, ma si sbagliava.
Quella ragazzina era un dannato
veleno.
Era pericolosa.
-Ti va di fare due passi?- le
propose, con la voce stranamente rauca.
Draco non riusciva più nemmeno a
guardarla, si sentiva soffocare, la testa gli girava e il freddo sembrava
improvvisamente aumentato, si era perfino impadronito del suo cuore.
All’improvviso pensò di non voler più giocare con lei, era già stanco di troppe
cose, tuttavia si incamminò insieme a lei.
-Ti piace Hogsmeade?- Le chiese.
Lei fece un cenno.
-Fa freddo oggi, vero?-
Lei fece il secondo cenno.
Draco la guardò alzando un
sopracciglio. –Se continui a rimanere in silenzio il mio tentativo di
conversare diventa un monologo-
Sammi
lo guardò stupita e gli sorrise, imbarazzata.
-Scusa- gli disse. –Stavo
pensando-
-A cosa?-
Nel momento stesso in cui Draco
le aveva posto la domanda, si era già immaginato la risposta che avrebbe dato
Claire. La bionda gli avrebbe rivolto il
solito sorrisino furbo accompagnato da una frase tipo: non te lo dico!
Samantha, però, rispose in
tutt’altro modo. Scrollò le spalle e sospirò un: -Niente- senza nemmeno fissare
i suoi occhi luminosi in quelli del ragazzo.
Draco abbassò ancora lo sguardo,
Samantha King era già riuscita a sconvolgerlo?
Sciocchezze. Era solo una
ragazzina timida e in lui stava già tornando la voglia di fargliela pagare,
anche se non aveva fatto nulla.
Passarono davanti alla vetrina
del negozio di articoli sportivi e, tra le divise esposte, c’era anche il nuovo
modello di scopa volante. Involontariamente Samantha si fermò davanti alla
vetrina e poggiò la mano sul vetro freddo.
Draco la osservò in silenzio.
-Di solito alle ragazze non piace
il Quiddtch- Disse lei, quasi come a volersi
giustificare.
Draco si appoggiò indolentemente
con la spalla contro la vetrina e le rivolse un sorriso divertito.
-E a te?-
Due occhi verdi si puntarono nei
suoi.
-Ho fatto le selezioni per
entrare nella squadra della mia casa!-
-In che ruolo?- chiese lui,
sinceramente interessato.
-Cercatore…- Gli rispose tornando
tristemente a guardare la scopa.
Draco si scostò dalla vetrina con
una risatina fredda, quasi uno sbuffo. –Te la sei vista contro Potter!-
Samantha scosse il capo e lo
guardò. –Il posto di Potter in squadra non viene neanche lontanamente messo in
discussione. Io volevo fare la riserva, me la sono vista con Ginny Weasley-
-Volevi fare la riserva?- Chiese
lui, scettico. –Che gusto c’è ad essere la riserva, per scelta poi!-
Sammi
gli sorrise e voltò il capo. –Pochi allenamenti, niente ansia, così sì che ci
si può concentrare solo sul gioco e divertirsi!-
-Punti di vista!- Concluse lui,
guardandola furbo.
Lei ricambiò il suo sguardo e gli
sorrise ancora.
-Quindi sei il terzo miglior
cercatore della tua casa?- le chiese.
Lei fece un cenno.
-Io sono il primo!- Affermò
gonfiando il petto. –E quest’anno vinceremo noi il torneo-
Samantha scosse il capo. –La
coppa sarà nostra, come l’anno scorso-
-Ma quello prima abbiamo vinto
noi-
La ragazza sorrise e mosse la
mano in un gesto sbrigativo. –Dettagli!-
I due si sorrisero senza
aggiungere altro e, per un solo istante, Draco aveva dimenticato il vero motivo
per cui si trovava in compagnia di quella ragazzina.
Lui la guidò verso una seconda
via, su cui affacciava il famoso locale I Tre Manici Di scopa.
-Ti porto a prendere qualcosa di
caldo- le disse aprendole la porta.
Peccato che, proprio al centro
del locale e di fronte all’entrata, ci fosse un tavolo occupato da Blaise
Zabini, Theodor Nott, Pancy
Parkinson, Tiger, Goyle e altri Serpeverde. Draco
rimase immobile quando gli occhi blu del suo amico Blaise si fermarono su di
lui e il ragazzo si accigliò.
Blaise era contrario all’idea del
biondo e non apprezzava affatto quello che aveva intenzione di fare con la
King, e Draco sapeva che non era il caso di farsi vedere in compagnia della
ragazza proprio da lui.
Come se ciò non bastasse, un
altro pensiero gli attraversò la mente: Claire.
Cosa avrebbero detto i suoi
compagni vedendolo con un’altra a così poca distanza dalla morte di Claire? Lo
avrebbero commiserato, pensando che non avrebbe mai potuto trovare una degna
sostituta? Non sarebbe stata un’offesa alla memoria della sua amata? E se Theo
o qualcuno di loro avesse notato la somiglianza fra le due giovani?
-Non è necessario entrare…-
Draco si voltò a quelle parole e
rimase paralizzato nel trovarsi lo sguardo di Samantha puntato addosso. La
ragazza lo stava fissando con una serietà che non gli apparteneva e, in silenzio,
i suoi occhi sembravano dire mille cose. Nonostante ciò, le sue labbra rosee
rimasero leggermente piegate in un tenue sorriso.
-Se c’è qualcuno che non voi
vedere, possiamo anche andarcene-
Il ragazzo abbassò il capo,
quella ragazza aveva capito benissimo come stavano le cose. La guardò e scosse
appena il capo.
-Non vorrei che prendessi freddo…-
Le disse tenendo ancora aperta la porta.
Sammi
fece un passo indietro. –A me piace camminare!-
Draco non disse nulla, quella
piccola King alternava momenti di sorrisi ingenui a momenti di sguardi
estremamente seri che rivelavano la sua maturità.
Fece un ghigno, apprezzando
quella sua improvvisa cocciutaggine.
Samantha rimase immobile, quasi
turbata da quel sorriso che aveva riaccesero in lei tutte le paure che nutriva
verso quel Serpeverde ma, quando lui chiuse la porta e le fece cenno col
braccio di procedere, gli sorrise e lo seguì.
Passarono il pomeriggio insieme,
fra i negozi e le vie, ridendo e scherzando tranquillamente, ma facendo anche
dei discorsi più complessi. Parlarono ancora di Quidditch,
di pozioni e di incantesimi. Discussero dei loro progetti per il futuro e le
ore passarono in fretta.
Durante la strada del ritorno ad
Hogwarts Samantha rischiò di scivolare e Draco l’afferrò prontamente da un
braccio. Quando la ragazza si risollevò, sorreggendosi a lui, gli sorrise in
modo raggiante e la luce smeraldina dei suoi occhi fece sussultare ancora il
cuore di Draco che, tuttavia, si congelò.
Il viso di quella ragazza
sembrava quello di una fata, una fata dannata scesa in terra per punirlo e
condannarlo. I capelli rossi, lisci e morbidi, davano ancora più luce a quel
viso angelico.
I due erano rimasti per diversi
secondi e guardarsi e, mentre Samantha cancellava ogni pregiudizio contro di
lui e smetteva di temerlo, Draco iniziò ad aver seriamente paura di lei.
Di lei e del male che gli stava già facendo.
Perché quella ragazza doveva
sconvolgerlo così tanto?
L’attimo prima la trovava
adorabile e dolce, ma questo, non faceva che peggiorare le cose. L’attimo dopo
la detestava sentendosi tuttavia in colpa per ciò che aveva intenzione di farle.
Quella sera, nella sua camera
privata, Draco sedeva su di una poltroncina in pelle bianca, nella penombra di
una semplice candela, con un bicchiere di whisky preso da una bottiglia che
aveva sottratto dalle scorte del padre prima del suo rientro a scuola.
Durante quell’estate quello
schifoso passatempo Babbano, il bere, che suo padre
praticava quasi per hobby, era diventato la sua unica cura dal dolore.
Rimaneva nel buio, lo sguardo
rigido e terrificante, le labbra serrate a la mascella contratta. Chiunque lo
avesse fisso in quel momento, sarebbe fuggito via spaventato.
Sembrava un fantasma.
La camicia bianca aderiva
perfettamente al petto scolpito e i primi bottoni slacciati lasciavano una
visuale sulla muscolatura pallida. Le gambe erano semi aperte, le braccia sui braccioli
della poltrona e il bicchiere con il liquido ambrato in una mano, che creava
strani riflessi alla luce della candela.
Sua madre lo diceva sempre a suo
padre: mai giocare con il fuoco, si finisce con lo scottarsi.
In quel momento, Draco Malfoy, si
sentiva circondato dal fuoco.
La candela, il whisky e, per
finire, il rosso dei suoi capelli.
Con lo sguardo sempre più nero
puntato sul letto, Draco bevve un altro sorso dal bicchiere e lasciò che quel
liquido caldo gli bruciasse piacevolmente la gola, mentre, gli effetti
dell’alcol, gli causavano l’immagine di una ragazza bionda seduta sul suo letto
che giocava con le coperte e gli lanciava sguardi furbi e maliziosi.
Senza distogliere lo sguardo da
quell’illusione Draco Malfoy lanciò il bicchiere contro il muro e non si
preoccupò dei cocci sparsi sul pavimento, giurando a sé stesso che avrebbe
scoperto la verità.
Avrebbe scoperto chi era davvero
Samantha King e da quale inferno veniva.
Continua…
Grazie a quelli che hanno letto e in particolare a Alex91 per aver recensito.
Non vorrei disturbare, ma sarei davvero felice se
qualcuno lasciasse un commento, giusto per farmi capire cosa ne pensa e per
darmi un motivo per continuare questa storia.
Grazie e al prossimo capitolo.