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Autore: Kaimy_11    02/02/2011    3 recensioni
Draco Malfoy discendeva da due delle più importanti, e al tempo stesso temute, famiglie di maghi. Per loro la purezza del sangue era tutto, con il denaro si poteva comprare ogni cosa e i Babbani valevano meno degli insetti. Non si lasciavano spaventare dai matrimoni combinati, salvaguardare le loro idee e la loro purezza era tutto, d'altronde. Nessuna incertezza, niente ripensamenti o segni di debolezza, un Purosangue, per di più ricco, deve sempre distinguersi dagli altri e guadagnarsi il rispetto di chi gli sta intorno.
Draco Malfoy era cresciuto in quel mondo e il suo carattere era stato modellato apposta per diventare ciò che ci si aspetta da un Malfoy. Si circondava solo di gente che riteneva degna di lui, otteneva sempre tutto ciò che voleva, nessuno poteva intralciarlo o sfidarlo. A scuola era visto come il più bello e dannato dei ragazzi, ricco, potente, affascinante. Perfetto. Nessuna poteva occupare il suo fianco per più di qualche giorno e, l’unica che c’era riuscita, l’unica che l’erede dei Malfoy avesse scelto e amato, era stata uccisa dai Babbani.
Draco non mostra i suoi sentimenti, nulla può turbarlo.
Ma lui, dannazione, voleva la sua vendetta.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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falling in the dark

Falling in the dark

 

 

 

 

La scuola era talmente deserta e silenziosa che Sammi percorreva quei corridoi freddi con ansia e paura. Rimanere fino a tardi in giardino a studiare, non era stato poi molto saggio. Adesso Hogwarts assomigliava ad una dimora di spettri, una di quelle case dell’orrore che mai avrebbe voluto visitare e, raggiungere la torre dei Grifondoro, sembrava una vera e propri impresa.

Tutti gli studenti, finite le lezioni, erano corsi nelle rispettive sale comuni per ricongiungersi con gli amici e prepararsi per la cena.

Samantha si strinse forte il mantello al petto e affrettò il passo, era quasi dentro il castello quando la vide.

Un ombra nera, strisciante, le aveva tagliato la strada muovendosi sulle scale d’ingresso.

La ragazza sussultò dalla paura e rimase ferma per qualche secondo ma, quando si guardò intorno, scoprì di essere sola. Prese un profondo respiro e sollevò il mento, d'altronde, un Grifondoro non ha mai paura e, decidendo di usare la prima caratteristica necessaria per entrare a far parte di quella casa, ovvero il coraggio, decise di entrare nel castello senza correre e con calma. Era a dir poco assurdo avere paura del buio, di una scuola deserta o, peggio, vedere ombre quando non ce ne erano. Sapeva che la paura poteva fare brutti scherzi e il pensiero che il cappello parlate avrebbe potuto rimangiarsi la parola se qualcuno glielo avesse messo sulla testa in quel momento, la convinse a farsi forza e a smetterla di preoccuparsi per delle sciocchezze.

Varcò la scoglia di Hogwarts e tirò un sospiro di sollievo, sorridendo quasi, pensando alla sua ingenuità.

Poi, con un gran tonfo, il portone principale si chiuse alla sue spalle, costringendola a voltarsi con un piccolo urlo. Non c’era nessuno lì con lei nell’ingresso, la sala grande ora dietro di lei era deserta e quelle porte d’ingresso non avrebbero avuto alcuno motivo per richiudersi da sole proprio in quel momento. Oltretutto, non si erano accostate lentamente, ma in un secondo facendo un gran botto.

Quasi come se avessero voluto spaventarla.

Strinse i pugni e gonfiò il petto, era una Grifondoro dopotutto, non doveva aver paura e, con quella convinzione in testa, si avviò per le scale senza tuttavia credere davvero a quel pensiero.

Come di consueto le scale di Hogwarts cambiavano posizione di continuo ma, quando Samantha salì la prima rampa, il loro movimento cessò, inquietando la giovane ancora di più.

Adesso tutto taceva, tutto era immobile e, quando le luci si spensero senza preavviso, dovette mordersi il labro per non urlare. La rampa di scale su cui si trovava decise di muoversi in quell’istante, passando dall’immobilità alla marcia con uno scossone. Mentre girava nel buio unicamente spezzato dalla luce delle stelle che filtrava dalle vetrate, Sammi si aggrappò con forza al corrimano dietro di lei.

Quando le scale sbatterono con violenza, fermandosi, la luce si riaccese per magia e, a quel punto, la ragazza iniziò a guardarsi intorno. Era convinta che qualcuno si fosse appostato lì introno per farle qualche scherzo o che, quanto meno, ci fosse qualche docente, impegnato in chissà quale lavoro che richiedeva lo spegnere e accendere le luci e chiudere il portone principale.

Peccato che, in quell’interno immenso dove solo le scale sembravano circondarla, Samantha non vide proprio nessuno.

Ma sentì qualcosa.

Si voltò di scatto e vide saettare, due piani sopra di lei, un’ombra nera. Si morse ancora il labbro e corse verso l’altra rampa di scale che si mise in movimento proprio quando la raggiunse, allontanandola dalla sua meta.

In quel momento vide l’ennesima sagoma nera strisciare dalle scale sottostanti e, stavolta, urlò. Dai quadri attorno a lei le reazioni furono diverse, c’era chi si guardava intorno ansioso, chi sembra contrariato, chi si annoiava e chi la guardò infastidito.

Samantha corse per il corridoio che si trovò di fronte quando le scale si fermarono ma, mentre correva, si accorse di due ombre nere che strisciavano ai lati del muro accanto a lei.

Tremò di paura e sentì il suo cuore battere fortissimo, gli occhi le si inumidirono e urlò ancora correndo sempre più forte. Si illuse di aver seminato quelle sagome, vedendo però crollare le sue speranze quando una le tagliò la strada sparendo nel corridoio successivo.

Sammi si fermò, pensando di dover tornare indietro ma, nel voltarsi, si accorse della sagoma nera che la stava raggiungendo.

Urlò forte ed indietreggiò verso il corridoio alla sua destra ma urtò contro qualcuno che l’afferrò saldamente dalle spalle.

Urlò ancora più forte e cercò di liberarsi dalla persona che la stava trattenendo, colpendola più volte ma senza riuscire a fargli nulla.

-Ma che ti prende?-

Samantha aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi davanti uno sguardo argento che la costrinse a trattenere il respiro.

Draco Malfoy era proprio lì che la fissava dall’alto con la solita arroganza ma anche con un pizzico di incertezza che luccicava da dentro i suoi occhi. I capelli biondo pallido erano pettinati alla perfezione e sul suo viso affascinate spiccò un sorriso elegante.

Samantha aveva paura di quel Serpeverde, aveva sentito strane storie su di lui e sulla sua famiglia e, trovarselo lì dopo quello che le era accaduto, non fece che accrescere i suoi timori. Quel sorriso che le aveva rivolto sembrava quello di un assetato che vede l’acqua dopo chilometri nel deserto. Sembrava quasi folle.

-Ma tu guarda, stavi per piangere-

Disse lui con una strana cadenza cantilenata, mentre le sfiorava il viso con una delle sue mani gelide e pallide, passandole il pollice sotto l’occhio destro e rubandole una lacrima.

Sammi indietreggiò.

Draco rimase a guardarla intensamente, quasi come se volesse leggerle nella mente e parve trattenere uno scatto d’ira. Guardò la lacrime sul suo polpastrello e si impose di sorridere.

-Cosa ti è capitato? Stai tremando- costatò dolcemente.

A quel punto Samantha si lasciò mettere le mani sulle spalle e non scappò via quando il viso del ragazzo si avvicinò al suo.

-Io…-

Non riusciva neppure a parlare ma Draco la incoraggiò con un sorriso, strofinandole le mani sulle spalle.

-Io.. io-

-Sì? Dimmi-

Samantha abbassò lo sguardo, si sentiva un topolino indifeso davanti ad un serpente affamato, e forse era davvero quella la situazione. Lei raffigurava benissimo i panni di un topo o di un pulcino terrorizzato ma, purtroppo, non poteva immaginare quanto realmente Draco impersonasse il serpente famelico.

-Credevo di aver visto qualcosa, laggiù- farfugliò la ragazza senza osare guardarlo.

Draco la lascò andare e si avviò verso il corridoio che gli era stato indicato, mosse qualche passo e si guardò più volte intorno, poi, con studiata lentezza, si rivoltò verso di lei.

-Qui non c’è nulla- le annunciò con un caldo sorriso, mentre allargava le braccia.

Samantha lo guardò, stretta nelle spalle, e si portò le mani al petto come a proteggersi. In quel momento, dopo essersi preso cura di lei e aver tentato di tranquillizzarla, Draco Malfoy aveva smesso di farle paura. Era fermo, immobile, e le stava rivolgendo un sorriso sincero. Forse avrebbe voluto ridere di lei e della sua stupidità, ma non lo stava facendo.

Si era comportato in maniera impeccabile, gentile.

-Credo che tu lo abbia solo immaginato, questo castello e i suoi corridoi al buio, fanno davvero paura a volte-

La ragazza rimase senza parole dopo quella frase, abbassò ancora la testa e rimase in silenzio. Draco Malfoy era temibile quanto affascinante e, fermo con le mani in tasca, nella penombra del corridoio, sembrava proprio un dio delle tenebre. Si poteva temere ad apprezzare una persona al tempo stesso?

-Fra due giorni ci sarà la gita di inizio anno ad Hogsmead, per voi del terzo anno sarà la priva volta, giusto?-

Samantha alzò gli occhi e, guardando incuriosita, fece un cenno.

Draco mostrò un ghigno affascinante.

-Allora, se ti va, quando siamo lì potremmo incontrarci e andare a prendere qualcosa insieme ai Tre Manici di Scopa, che ne dici?-

La ragazza rimase senza parole.

Doveva avere paura di lui e del suo sguardo maligno, oppure rimanerne affascinata?

Incapace di fare altro, si strinse nelle spalle e fece un altro cenno con il capo.

-Ottimo- esclamò il ragazzo, con un sorriso ed un’alzata di sopracciglia.

Sammi si voltò e lentamente se ne andò, salutandolo con la mano.

Quando Draco fu solo sollevò il mento, pensieroso, con lo sguardo fisso su dove prima si trovava la ragazza. Le sue labbra erano stranamente curvate all’insù ma i suoi occhi non sorridevano.

Dietro di lui due ragazzi corpulenti avanzarono sghignazzando fino a fermarsi alle sue spalle.

-Allora Malfoy, abbiamo fatto bene?- chiese il primo.

-Era così che volevi che facessimo?- chiese il secondo.

Draco ghignò. -È andato tutto secondo i piani…-

Tiger ridacchiò. –Dove hai imparato quell’incantesimo per creare quelle ombre? Povera ragazza, era terrorizzata-

-Le abbiamo mosse proprio bene, vero?- domandò Goyle. –Quando Blaise lo saprà si farà una bella risata-

-Non è necessario!-

La voce fredda e ammonitrice di Draco li interruppe, zittendoli.

I due dietro di lui si scambiarono uno sguardo e, con serietà, Tiger parlò:

-Rimarrà fra di noi, abbiamo ricevuto il messaggio-

Draco si concesse l’ennesimo sorrisino sinistro e non aveva ancora smesso di guardare dritto davanti a sé. Si tolse le mani dalle tasche e sospirò soddisfatto.

-Perfetto- disse in conclusione.

 

-Quest’anno va di moda il verde, me lo ha detto mia madre- spiegò Leila alle sue compagne di stanza che la guardavano ammirate.

-Ti sta benissimo quel vestito, tua madre ha buon gusto- le disse Meg, seduta sul proprio letto e alle prese con i propri stivali.

Leila sorrise ravviandosi i capelli e poi, guardandosi allo specchio per pettinarsi, si accorse dell’amica intenta a fissare fuori dalla finestra.

-Sammi, perché non sei ancora pronta?-

Samantha teneva il mento appoggiato sulla mano mentre osservava le colline fuori da Hogwarts, con sguardo spento ad annoiato. Sospirò e si concentrò su Leila.

-Per il primo fine settimana ad Hogsmeade dobbiamo essere belle, non pensi?-

La ragazza dai capelli rossi sbuffò e tornò a guardare oltre la finestra, senza rispondere.

Erano passati due giorni da quando era quasi morta di paura dopo aver creduto di essere stata inseguita e da quando Draco Malfoy le aveva detto di Hogsmeade. Si sarebbero davvero incontrati al piccolo villaggio?

Ogni volta che la vedeva per i corridoi lui le sorrideva, ma non si erano mai davvero parlati, dopotutto. E, come se ciò non bastasse, Malfoy non era affatto conosciuto per essere un bravo ragazzo e lei lo sapeva. Aveva ancora paura di lui, ma dimenticare la gentilezza che le aveva rivolto quel tardo pomeriggio di due giorni prima, era impossibile.

-Ovviamente io sono bella già di mio, ma gli accessori e i vestiti sono tutto. Non trovate, ragazze?-

Alle parole di Leila, Meg e Juilie risero.

Samantha si voltò verso le sue tre compagne di stanza, lanciò un’occhiata al dormitorio e si avviò verso il bagno per prepararsi, a dir poco stufa di riflettere.

 

Draco Malfoy passeggiava per i negozi del villaggio di maghi appena fuori da Hogwarts, si era separato dai suoi compagni di casa e si aggirava furtivo fra le vie, in cerca di qualcosa.

O meglio, di qualcuno.

Nel ricordare quegli occhi verdi ad un passo dal piangere quando aveva spaventato quella ragazzina, pensò che ciò che stava facendo fosse sbagliato. Lei si era aggrappata a lui, gli aveva parlato, senza sapere di avere davanti il suo peggiore incubo.

Forse aveva ragione Blaise, doveva lasciar perdere tutto ma, proprio quando stava per tornare indietro in cerca dell’amico, si accorse del gruppetto di ragazze ferme davanti alla bottega dei dolci.

Erano in quattro, una era Jiulie Smith, alta e con lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo. Era stata lei a dargli il libro di quella King.

Subito dopo c’erano una ragazza basa con un ridicolo caschetto castano e un’altra bella e formosa con i boccoli corvini. Quest’ultima era proprio carina, magari si sarebbe divertito un po’ con lei nei prossimi giorni. La conosceva, era una Morgan, suo padre lavorava al ministero peccato che, proprio accanto a lei, ci fosse la quarta ragazza che non sfuggì all’occhio attento di Malfoy.

Era minuta e pallida, con lucenti capelli color rame e, quando si voltò, due occhi di smeraldo lo immobilizzarono. Erano seri, profondi, le labbra sottili erano deliziosamente arricciate ed indossava un cappotto panna.

Quel colore candido, quel viso e quella vetrina di dolciumi, lo riportarono inevitabilmente ad un giorno che credeva ormai perso nel mare dei ricordi.

Era un Natale pieno di neve e, prima di tornare a casa per le vacanze, Draco Malfoy ed alcuni amici avevano deciso di recarsi ad Hogsmeade per ingannare il tempo e per far compre. Lui e la sua Claire erano a braccetto, fermi davanti al negozio di dolci, in attesa che un’amica della ragazza finisse di fare acquisti.

-Perché non sei voluta entrare?-

Claire guardò Draco con poca attenzione, scrollò le spalle e tornò ad osservare le sculture di zucchero animate oltre la vetrina.

-Non mi piacciono i dolci-

Draco fece un ghignò divertito e alzò un sopracciglio.

-I dolci piacciono a tutti-

-Non a me- precisò Claire, senza guardarlo.

Draco rise con arroganza. –Secondo me lo dici solo perché fanno ingrassare-

Claire lo guardò attentamente e i suoi occhi azzurri si ridussero a due fessure. Lo scrutò per diversi secondi, quasi offesa, ed infine sorrise.

-Può darsi!-

I due rimasero fermi l’uno di fronte all’altra, in silenzio, e poi, senza preavviso, Claire abbassò gli occhi.

-Fossi in te mi sposterei- Gli disse, scostandosi di un passo dalla vetrina.

-Perch…?-

Draco non ebbe neppure il tempo di finire la frase che qualcosa lo colpì in pieno viso. Si voltò infuriato e vide Blaise alle sue spalle piegato in due dalle risate. Si spolverò il cappotto e capì che il suo amico gli aveva appena lanciato una palla di neve a tradimento.

-Dannato Blaise, giuro che gliela faccio pagare!- si lamentò il biondo sottovoce, lanciando un’occhiataccia al ragazzo poco lontano da lui.

Claire sbuffò, lo prese sotto braccio e lo fece voltare. Draco si trovò intrappolato in quello sguardo color del cielo e dal sorriso enigmatico della ragazza.

Claire, infatti, aveva un modo di sorridere tutto suo, con le sopracciglia sollevate e le labbra appena incurvate. Era un sorriso furbo e statico.

Incantevole.

-Dopo- gli sussurrò. –Perché adesso sei impegnato con me, giusto?-

La sua voce era ammaliante e soave, quasi come il canto di una sirena.

Draco fece un sorriso ed insieme si incamminarono, lasciando le loro impronte sul viale innevato.

-Ciao!-

Draco Malfoy alzò gli occhi color argento e si ritrovò intrappolato in uno sguardo di smeraldo. Una fanciulla lo stava fissando, aveva la pelle chiara e le guance imporporate dal freddo. I capelli fiammeggianti cadevano lisci ai lati del viso, sfiorando il cappotto panna che indossava. Il suo sorriso era semplice e solare, le labbra sottili erano appena curvate all’insù ma, la particolarità di quel sorriso, stava nella luce riflessa nei suoi occhi verdi.

Ciao? Pensò Draco, che razza di saluto era? Un’altra qualsiasi ragazza gli avrebbe subito fatto una qualche battuta per conquistarsi la sua attenzione, oppure lo avrebbe provocato abilmente. Claire, ad esempio, avrebbe fatto il suo solito sorriso furbo e sarebbe rimasta a guardarlo in attesa di una sua risposta. Avrebbe perfino riso di lui per averlo sorpreso a riflettere ma, quella King, non aveva fatto nulla di tutto ciò.

Si era limitata ad abbassare gli occhi, timida, con le lunghe ciglia nere che sfiorarono gli zigomi delicati.

Il biondo sentì qualcosa dentro di sé, era come una furia che lo stava soffocando e, per quanto gli scocciasse ammetterlo, gli faceva male. Che diritto aveva quella mocciosa di una Grifondoro di risvegliare quei ricordi dolorosi? E, soprattutto, che diritto aveva di somigliare a Claire al punto tale da fargli battere il cuore ogni volta che la vedeva e che, per sbaglio, pensava si trattasse della sua defunta amata?

Abbassò il capo e si avvicinò a lei, ancora turbato dalla bufera che quel sorriso aveva scatenato dentro di lui. La guardò un solo istante, pentendosene quello successivo.

-Non entri?- le chiese a capo basso.

Samantha si voltò, accorgendosi che le sue amiche erano entrate nel negozio. Scrollò le spalle e fece di no con la testa.

Draco si accigliò, quella King era davvero bella, mai quanto Claire, ma era bella. Sembrava ancora più piccola quando rimaneva in silenzio e, in quel momento, si chiese perché non si fosse mai accorto di quanto gli costasse stargli accanto. Si era illuso di poter giocare con lei e di potersi vendicare senza conseguenze, ma si sbagliava.

Quella ragazzina era un dannato veleno.

Era pericolosa.

-Ti va di fare due passi?- le propose, con la voce stranamente rauca.

Draco non riusciva più nemmeno a guardarla, si sentiva soffocare, la testa gli girava e il freddo sembrava improvvisamente aumentato, si era perfino impadronito del suo cuore. All’improvviso pensò di non voler più giocare con lei, era già stanco di troppe cose, tuttavia si incamminò insieme a lei.

-Ti piace Hogsmeade?- Le chiese.

Lei fece un cenno.

-Fa freddo oggi, vero?-

Lei fece il secondo cenno.

Draco la guardò alzando un sopracciglio. –Se continui a rimanere in silenzio il mio tentativo di conversare diventa un monologo-

Sammi lo guardò stupita e gli sorrise, imbarazzata.

-Scusa- gli disse. –Stavo pensando-

-A cosa?-

Nel momento stesso in cui Draco le aveva posto la domanda, si era già immaginato la risposta che avrebbe dato Claire.  La bionda gli avrebbe rivolto il solito sorrisino furbo accompagnato da una frase tipo: non te lo dico!

Samantha, però, rispose in tutt’altro modo. Scrollò le spalle e sospirò un: -Niente- senza nemmeno fissare i suoi occhi luminosi in quelli del ragazzo.

Draco abbassò ancora lo sguardo, Samantha King era già riuscita a sconvolgerlo?

Sciocchezze. Era solo una ragazzina timida e in lui stava già tornando la voglia di fargliela pagare, anche se non aveva fatto nulla.

Passarono davanti alla vetrina del negozio di articoli sportivi e, tra le divise esposte, c’era anche il nuovo modello di scopa volante. Involontariamente Samantha si fermò davanti alla vetrina e poggiò la mano sul vetro freddo.

Draco la osservò in silenzio.

-Di solito alle ragazze non piace il Quiddtch- Disse lei, quasi come a volersi giustificare.

Draco si appoggiò indolentemente con la spalla contro la vetrina e le rivolse un sorriso divertito.

-E a te?-

Due occhi verdi si puntarono nei suoi.

-Ho fatto le selezioni per entrare nella squadra della mia casa!-

-In che ruolo?- chiese lui, sinceramente interessato.

-Cercatore…- Gli rispose tornando tristemente a guardare la scopa.

Draco si scostò dalla vetrina con una risatina fredda, quasi uno sbuffo. –Te la sei vista contro Potter!-

Samantha scosse il capo e lo guardò. –Il posto di Potter in squadra non viene neanche lontanamente messo in discussione. Io volevo fare la riserva, me la sono vista con Ginny Weasley-

-Volevi fare la riserva?- Chiese lui, scettico. –Che gusto c’è ad essere la riserva, per scelta poi!-

Sammi gli sorrise e voltò il capo. –Pochi allenamenti, niente ansia, così sì che ci si può concentrare solo sul gioco e divertirsi!-

-Punti di vista!- Concluse lui, guardandola furbo.

Lei ricambiò il suo sguardo e gli sorrise ancora.

-Quindi sei il terzo miglior cercatore della tua casa?- le chiese.

Lei fece un cenno.

-Io sono il primo!- Affermò gonfiando il petto. –E quest’anno vinceremo noi il torneo-

Samantha scosse il capo. –La coppa sarà nostra, come l’anno scorso-

-Ma quello prima abbiamo vinto noi-

La ragazza sorrise e mosse la mano in un gesto sbrigativo. –Dettagli!-

I due si sorrisero senza aggiungere altro e, per un solo istante, Draco aveva dimenticato il vero motivo per cui si trovava in compagnia di quella ragazzina.

Lui la guidò verso una seconda via, su cui affacciava il famoso locale I Tre Manici Di scopa.

-Ti porto a prendere qualcosa di caldo- le disse aprendole la porta.

Peccato che, proprio al centro del locale e di fronte all’entrata, ci fosse un tavolo occupato da Blaise Zabini, Theodor Nott, Pancy Parkinson, Tiger, Goyle e altri Serpeverde. Draco rimase immobile quando gli occhi blu del suo amico Blaise si fermarono su di lui e il ragazzo si accigliò.

Blaise era contrario all’idea del biondo e non apprezzava affatto quello che aveva intenzione di fare con la King, e Draco sapeva che non era il caso di farsi vedere in compagnia della ragazza proprio da lui.

Come se ciò non bastasse, un altro pensiero gli attraversò la mente: Claire.

Cosa avrebbero detto i suoi compagni vedendolo con un’altra a così poca distanza dalla morte di Claire? Lo avrebbero commiserato, pensando che non avrebbe mai potuto trovare una degna sostituta? Non sarebbe stata un’offesa alla memoria della sua amata? E se Theo o qualcuno di loro avesse notato la somiglianza fra le due giovani?

-Non è necessario entrare…-

Draco si voltò a quelle parole e rimase paralizzato nel trovarsi lo sguardo di Samantha puntato addosso. La ragazza lo stava fissando con una serietà che non gli apparteneva e, in silenzio, i suoi occhi sembravano dire mille cose. Nonostante ciò, le sue labbra rosee rimasero leggermente piegate in un tenue sorriso.

-Se c’è qualcuno che non voi vedere, possiamo anche andarcene-

Il ragazzo abbassò il capo, quella ragazza aveva capito benissimo come stavano le cose. La guardò e scosse appena il capo.

-Non vorrei che prendessi freddo…- Le disse tenendo ancora aperta la porta.

Sammi fece un passo indietro. –A me piace camminare!-

Draco non disse nulla, quella piccola King alternava momenti di sorrisi ingenui a momenti di sguardi estremamente seri che rivelavano la sua maturità. 

Fece un ghigno, apprezzando quella sua improvvisa cocciutaggine.

Samantha rimase immobile, quasi turbata da quel sorriso che aveva riaccesero in lei tutte le paure che nutriva verso quel Serpeverde ma, quando lui chiuse la porta e le fece cenno col braccio di procedere, gli sorrise e lo seguì.

 

Passarono il pomeriggio insieme, fra i negozi e le vie, ridendo e scherzando tranquillamente, ma facendo anche dei discorsi più complessi. Parlarono ancora di Quidditch, di pozioni e di incantesimi. Discussero dei loro progetti per il futuro e le ore passarono in fretta.

Durante la strada del ritorno ad Hogwarts Samantha rischiò di scivolare e Draco l’afferrò prontamente da un braccio. Quando la ragazza si risollevò, sorreggendosi a lui, gli sorrise in modo raggiante e la luce smeraldina dei suoi occhi fece sussultare ancora il cuore di Draco che, tuttavia, si congelò.

Il viso di quella ragazza sembrava quello di una fata, una fata dannata scesa in terra per punirlo e condannarlo. I capelli rossi, lisci e morbidi, davano ancora più luce a quel viso angelico.

I due erano rimasti per diversi secondi e guardarsi e, mentre Samantha cancellava ogni pregiudizio contro di lui e smetteva di temerlo, Draco iniziò ad aver seriamente paura di lei.

Di lei e del male che gli stava già facendo.

Perché quella ragazza doveva sconvolgerlo così tanto?

L’attimo prima la trovava adorabile e dolce, ma questo, non faceva che peggiorare le cose. L’attimo dopo la detestava sentendosi tuttavia in colpa per ciò che aveva intenzione di farle.

Quella sera, nella sua camera privata, Draco sedeva su di una poltroncina in pelle bianca, nella penombra di una semplice candela, con un bicchiere di whisky preso da una bottiglia che aveva sottratto dalle scorte del padre prima del suo rientro a scuola.

Durante quell’estate quello schifoso passatempo Babbano, il bere, che suo padre praticava quasi per hobby, era diventato la sua unica cura dal dolore.

Rimaneva nel buio, lo sguardo rigido e terrificante, le labbra serrate a la mascella contratta. Chiunque lo avesse fisso in quel momento, sarebbe fuggito via spaventato.

Sembrava un fantasma.

La camicia bianca aderiva perfettamente al petto scolpito e i primi bottoni slacciati lasciavano una visuale sulla muscolatura pallida. Le gambe erano semi aperte, le braccia sui braccioli della poltrona e il bicchiere con il liquido ambrato in una mano, che creava strani riflessi alla luce della candela.

Sua madre lo diceva sempre a suo padre: mai giocare con il fuoco, si finisce con lo scottarsi.

In quel momento, Draco Malfoy, si sentiva circondato dal fuoco.

La candela, il whisky e, per finire, il rosso dei suoi capelli.

Con lo sguardo sempre più nero puntato sul letto, Draco bevve un altro sorso dal bicchiere e lasciò che quel liquido caldo gli bruciasse piacevolmente la gola, mentre, gli effetti dell’alcol, gli causavano l’immagine di una ragazza bionda seduta sul suo letto che giocava con le coperte e gli lanciava sguardi furbi e maliziosi.

Senza distogliere lo sguardo da quell’illusione Draco Malfoy lanciò il bicchiere contro il muro e non si preoccupò dei cocci sparsi sul pavimento, giurando a sé stesso che avrebbe scoperto la verità.

Avrebbe scoperto chi era davvero Samantha King e da quale inferno veniva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a quelli che hanno letto e in particolare a Alex91 per aver recensito.

 

Non vorrei disturbare, ma sarei davvero felice se qualcuno lasciasse un commento, giusto per farmi capire cosa ne pensa e per darmi un motivo per continuare questa storia.

 

Grazie e al prossimo capitolo.

   
 
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