Shattered
Hey little train! Wait for me!
I was held in chains but now
I'm free
I'm hanging in there, don't
you see
In this process of elimination
Children - Nick Cave
Fiiiiiiii!!!
Hermione spense il
fuoco sotto il bollitore dell’acqua e se ne versò
una tazza. Vi aggiunse una bustina di camomilla e cominciò a
mescolare lentamente con il cucchiaino; l’aroma si diffuse
nell’aria. Poi si sedette sulla poltrona e riportò
la sua attenzione sui libri che aveva davanti: Sillabario dei Sortilegi
e Le Fiabe di Beda il
Bardo, decisa a continuare la sua ricerca per almeno
un’altra mezz’ora.
* * * * * * *
Fuori la notte era
gelida e l’aria pungente si intrufolava nelle pieghe della
coperta. Harry la strinse di più a sé;
stava battendo i denti. Del resto non poteva aspettarsi un tempo
migliore, dato che ormai doveva essere dicembre inoltrato. Anzi, ancora
grazie che non stava nevicando.
Una folata di vento
lo investì; ripensandoci forse sarebbe stata meglio la neve.
Il tempo, in ogni
caso, non prometteva bene; nuvole minacciose oscuravano il cielo.
Un sorriso
spuntò sul suo viso. Tanto anche se fosse stata la notte
più limpida di lì a trecento anni non sarebbe
cambiato molto. Innanzitutto perché non sarebbe stato in
grado di riconoscere una sola stella; in sei anni di onorata carriera
scolastica non aveva mai eseguito seriamente un compito di Astronomia.
Anzi, a pensarci bene qualche libro doveva anche esserselo
perso…
In ogni caso non gli
sarebbero più stati utili. In quel momento non riusciva a
pensare nemmeno a cosa avrebbe fatto il giorno dopo, figurarsi un suo
ipotetico ritorno ad Hogwarts.
Hogwarts…
Com’erano lontani ormai quei giorni. Poteva ricordare ogni
singolo istante passato là dentro: quando lui, Ron ed
Hermione si erano persi per la prima volta perché
“alle scale piace cambiare” ed erano finiti diritti
nel corridoio del terzo piano, proibito.
Sorrise. Ancora
ricordava le parole di Ron: “quella ragazza ha bisogno di
rivedere le sue priorità”. E tutti i battibecchi
fra di loro, le Burrobirre ai Tre Manici di Scopa, i compiti fino a
tardi, le partite di Quidditch, le serate trascorse a ridere davanti al
camino della Sala Comune… Quanti ricordi aveva conservato in
quegli anni che non sapeva nemmeno più di possedere.
Addirittura la volta che si erano conosciuti tutti e tre sul treno;
come fosse accaduto appena un attimo fa’…
Ma ormai era passato
tanto tempo, e molte cose erano cambiate. Irrimediabilmente cambiate.
Ron se ne era andato.
Lo aveva piantato in asso senza nemmeno pensarci troppo su. Aveva
spazzato via la loro amicizia in una notte sola. In pochi minuti tutto
era finito e ciò che era stato prima appariva solo un sogno,
lontano ed inafferrabile. Lo faceva uscire di testa il fatto di stare
ancora lì a pensarci. Ma non poteva farne a meno, lui
l’aveva deluso, era stato il suo migliore amico per ben sette
anni e adesso più nulla. Il vuoto. Poteva ancora sentire
riecheggiare nella sua testa le sue parole di disprezzo, come se a lui
non importasse della sua famiglia, di Ginny…
Oh quanto tempo che
non pensava a lei… Si sentiva quasi in colpa. E ora il
dolore non faceva altro che aumentare. Lei era stata tutto per lui, si
era sentito finalmente completo, sereno. Aveva passato dei momenti
indimenticabili con lei e staccarsi dall’unica cosa che lo
rendeva una persona normale
era stato come tagliare via una parte di sé, un dolore
fisico intenso. Ancora poteva provarlo a ripensare agli ultimi istanti
passati insieme. Ed ora tutto era così distante,
così dannatamente
inafferrabile.
Harry si prese la
testa tra le mani.
Perché
doveva essere così? Perché la vita sembrava
continuamente pretendere qualcosa da lui?
La testa avrebbe
voluto scoppiargli da tutti i pensieri che si sovrapponevano in lui. E
forse sarebbe stato più semplice fare un buco e lasciarli
uscire. Avrebbe voluto gridare dalla frustrazione che gli scorreva
nelle vene, ma non poteva. Non poteva cedere, soprattutto adesso, che
c’era qualcuno che aveva bisogno di lui. Sbirciò
per un istante dentro la tenda e vide Hermione chiudere di scatto un
libro e prendersi il viso fra le mani sospirando.
Harry alzò
lo sguardo. Il cielo nero privo di stelle incombeva su di loro e tutta
quell’oscurità intorno, d’improvviso lo
schiacciò come un macigno.
* * * * * * *
Hermione, con ancora
la testa fra le mani, prese un profondo respiro.
Stava andando tutto
storto, tutto storto. Trovare cibo era sempre più difficile,
dovendosi muovere spesso da un posto all’altro alla ricerca
di un luogo isolato e più sicuro e da giorni ormai non
avevano la minima idea di quello che sarebbe stato il loro prossimo
passo. E lei si sentiva terribilmente in colpa per questo. Era da tempo
che non faceva che stare chinata su quei libri e l’unica cosa
che era riuscita a scoprire era stato quello strano simbolo in cima ad
una pagina del libro che le aveva lasciato Silente.
In più lei
ed Harry facevano sempre più fatica a passare del tempo
insieme. La situazione in generale era apparsa difficile sin dal giorno
dopo il matrimonio, ma poi era degenerata, fino a toccare il fondo
quando lui se
ne era andato.
Le labbra le
tremavano per il nervosismo; era sull’orlo delle lacrime. In
più non faceva che pensarci, a lui e tutto questo
complicava le cose.
Hermione si
alzò dalla poltrona e si mise in cerca di qualcosa da fare;
non riusciva a stare ferma un attimo. Sì, Ron se ne era
andato, lasciandola sola con tutti i suoi sensi di colpa ed i suoi
rimpianti a soffocarla. Non riusciva più a
guardare in faccia Harry senza avere il profondo timore che lui le
urlasse addosso tutto il suo disprezzo per avergli parlato alle spalle
insieme a Ron. Aveva paura che da un momento all’altro
potesse cacciarla via, oppure farle una scenata perché
l’aveva beccata a piangere per l’ennesima volta.
Si rese conto di
avere il Sillabario in mano e per un istante la voglia di scaraventarlo
a terra fu grande. Ma ritornò in sé. Doveva
mantenere la calma, se perdeva l’autocontrollo allora
sì che sarebbe stata la fine.
E poi Ron…
oh… Aveva promesso a sé stessa che non avrebbe
più versato una lacrima per lui, che non avrebbe
più pensato a lui, ma come poteva… Là
fuori il mondo si faceva ogni secondo più crudele e lui
chissà adesso dov’era. In che razza di guai si
sarebbe mai potuto cacciare… Ogni giorno pregava che fosse
al sicuro, ma il terrore che gli fosse successo qualcosa si
concretizzava sempre di più. E con esso un timore
più grande… Da quando era rimasta sola con Harry,
in mezzo al nulla, non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto
tempo avesse buttato via in quegli anni, quanto tempo avrebbe potuto
trascorrere insieme a Ron e a quante cose avrebbe voluto dirgli. Questa
era la colpa più grande, che non si sarebbe mai perdonata.
Nonostante fosse stato difficile ammetterlo a sé stessa lei
era innamorata di lui. Lo amava da tanto di quel tempo ormai che non
sapeva dire esattamente quando avevano smesso di essere amici. Forse
quando si era accorta che appena Depietrificata il suo primo pensiero
era stato lui; oppure da quando l’aveva slavata dal Troll,
addirittura.
Purtroppo rimaneva un
fatto: che erano passati anni da allora e lei non gli aveva mai detto
che cosa provava veramente per lui. E ora in questo mondo di incertezze
non sapeva nemmeno se sarebbero sopravvissuti entrambi abbastanza a
lungo per potersi rincontrare. Qualche lacrima cominciò a
scenderle lungo le guance, ma lei prontamente le asciugò con
la manica. Basta doveva smetterla di pensare a queste…
queste stupidaggini.
Il vento fuori fece
scostare la tenda e la figura di Harry avvolto nella coperta si
intravide per un istante. Hermione si domandò cosa ci
facesse ancora lì dentro; là in mezzo al freddo
il suo migliore amico aveva bisogno di lei. Si mise sciarpa e cappotto
e uscì.
I
wish I could fix you
And
make you how I want you
I
wish I could fix you
And
I wish you could fix me
Fix
You - Offspring
- Ehi. -
sussurrò Hermione ferma sull’ingresso della tenda.
Harry alzò gli occhi piacevolmente sorpreso, appena riscosso
dai suoi pensieri
- Ehi! Che fai qui
fuori? - Hermione alzò le spalle e si sedette accanto a lui
- Ho pensato che
potessi volere un po’ di compagnia… - rispose
guardandosi intorno
- È
inutile che stiamo qui fuori a prendere freddo tutti e due. Non ti
preoccupare, torna dentro e cerca di riposare un po’, io ti
sveglio tra qualche ora. - Hermione fece una smorfia
- In effetti non ho
molta voglia di restare sola. E poi non ho sonno. E tu invece sei
sicuro di non volerti coricare un po’? - gli chiese
guardandolo finalmente negli occhi
- No. Io non ho
bisogno di dormire. Sono Superman. Di giorno vivo la mia vita normale e
di notte rivelo la mia vera natura. - Si guardarono e dopo pochi
istanti si misero entrambi a ridere
- Dai vieni qui. - le
disse offrendole un pezzo di coperta.
Hermione gli sorrise
e si accoccolò di fianco a lui. Harry
l’abbracciò
- Come stai? -
- Così. -
gli rispose lei sospirando - E tu? -
- Più o
meno anch’io. - E poi il silenzio.
Il loro discorso su
questo argomento si fermava sempre nello stesso punto. Entrambi
avrebbero voluto fare qualcosa di più per l’altro
e anche per sé stessi. Avrebbero voluto condividere il
profondo dolore che li divorava, ma non volevano ferirsi l’un
l’altro e quindi ognuno continuava a tenerselo dentro,
soffrendo in silenzio.
Hermione
alzò gli occhi al cielo - Toh guarda, il tempo sta
migliorando. Non ci sono più nuvole in cielo. - Harry la
imitò. Era vero, ora sopra di loro, nel cielo limpido,
splendevano miliardi di stelle
- Guarda. - disse ad
un certo punto Hermione puntando in alto il braccio - Lo vedi quel
gruppo di stelle lassù? - Harry annuì - Quella
è la costellazione di Perseo. È composta da 136
stelle. -
- Wow. - Lei fece un
cenno di assenso
- Rappresenta
l’occhio della gorgone Medusa, che il semidio Perseo uccise
per consegnarne la testa al re di Serifo come regalo di nozze. Inoltre
tornando a casa da quell’avventura Perseo salvò
anche Andromeda da un enorme mostro marino. -
- Caspita, - disse
Harry strabuzzando gli occhi - in pratica era un eroe. -
- Sì, un
po’ come te. -
Lui si
voltò a guardarla, ma lei sfuggì il suo sguardo
- Sempre nel posto
giusto al momento giusto per aiutare chiunque ne abbia bisogno. -
Harry scosse la testa
e riportò lo sguardo in alto. Avrebbe voluto ribattere ma un
puntino più luminoso degli altri attirò la sua
attenzione
- Hermione, che
stella è quella? -
- Quella è
Algol, la stella più importante di Perseo. È
chiamata anche la Stella del Diavolo. -
Harry sorrise
- Eroe e maledetto.
Beh, forse qualcosa in comune ce l’abbiamo. -
Hermione lo
guardò, sorridendo amaramente
- Beh,
quell’altra costellazione laggiù racconta una
storia forse più triste. È la costellazione della
Lira, la lira di Orfeo. Il suo canto insieme con il suono della sua
lira ruppe più di un incantesimo. La sua amata, Euridice,
morì nel tentativo di sfuggire ad uno dei figli di Apollo,
dio della poesia. Lui tentò di salvarla ma venne ingannato
dal dio dei morti e da quel giorno rifiutò il canto e la
gioia. Decise di raggiungere così la sua amata nel Mondo
dell’Oltretomba e le Muse, con l’approvazione di
Zeus posero in suo onore la sua lira nel firmamento celeste. -
Hermione
abbassò gli occhi e singhiozzò. Harry la strinse
di più a sé. Sapeva a cosa stava pensando. Aveva
appena raccontato uno dei possibili finali della loro storia ed il
fatto di non avere la prova del contrario, la straziava e con lei anche
lui era a pezzi. Non poteva nemmeno provare a consolarla; non conosceva
le parole per farla stare meglio. L’unica cosa che poteva
fare era stringerla a sé e non farla sentire sola
- Mi
manca… - sussurrò lei
- Anche a me. -
- Andrà
tutto bene vero? - Lei lo guardò dritto negli occhi
- Andrà
tutto bene. - Entrambi sapevano che era solo una bugia
- Grazie. - gli disse
asciugandosi per l’ennesima volta gli occhi - Ti voglio bene.
-
Harry sorrise - Ti
voglio bene anche io. -
There’s a light,
there’s a sun
Taking all shattered ones
To the place we belong
And his love will conquer all.
Shattered Traiding Yesterday
Dopo
tanto tempo pubblico di nuovo e finalmente perché ne avevo
bisogno come dell'aria.
Spero che vi sia piaciuta.
Lasciate un commentino, come sempre!
Rowena
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