Desideri
esauditi [ottobre 1981]
Marlene legò in
fretta la
pergamena alla zampetta del suo gufo e poi andò a vedere
cosa stavano
combinando suo padre e i suoi fratelli, che come al solito dovevano
essere
impegnati a trafficare con auto babbane e stavano facendo un baccano
allucinante.
Il suo corpo allenato si
chinò prima ancora che lei realizzasse il fascio di luce
verde che la stava
raggiungendo, e poi riconobbe le urla, che non erano di gioia come
credeva ma
di terrore e dolore. Aveva già la bacchetta in mano e
restituiva il colpo
attraverso i vetri rotti della finestra quando sua sorella si
precipitò da lei
dopo aver spalancato la porta di ingresso, gridando di paura e in
lacrime.
«Mamma e
papà sono morti!»
Lei non ebbe neppure il
tempo
di sentire il dolore, suo fratello Andrew era appena caduto davanti
all'ingresso col viso rivolto a terra, e poté solo spingere
Janice indietro.
«SCAPPATE!»
urlò
Jerard da fuori.
Incontrò
attraverso la
finestra rotta gli occhi di suo fratello gemello, terrorizzato,
furioso,
implorante, e afferrò il braccio di Janice che era rimasta
immobile,
traumatizzata alla vista del maggiore che non si muoveva più.
La porta sul retro
sbatté e
non fece quasi in tempo a girarsi che era già stata
disarmata. Un Mangiamorte
alto e biondo era arrivato alle loro spalle e rideva, «Una
rossa!»
«Stupeficium!»
gridò Jerard;
Marlene afferrò Janice per un braccio, un altro Mangiamorte
arrivò alle spalle
del primo e così non ebbe tempo di recuperare la propria
bacchetta ma dovette
solo battere in ritirata verso lo sgabuzzino, dato che i Mangiamorte
arrivavano
da tutte le parti e le uscite erano bloccate.
«Hai la
bacchetta? Janice? Janice!»
scosse la sorella per le braccia e Janice finalmente la
guardò.
«No.»
«Oddio.»
gemette lei; con una
bacchetta avrebbe forse potuto aprirle una via d'uscita facendo
esplodere la
parete, ma così...
Cominciò a
sbarrare la porta
e Janice scoppiò in singhiozzi. Lei sentì Gwen,
la moglie di Jerard, urlare.
«Le hanno ucciso
anche
Martin...»
Marlene
rabbrividì d'istinto,
pensando al nipotino di pochi anni.
Sarebbero davvero
morte lì.
Si voltò a
guardare sua
sorella, i capelli castani corti che si arricciavano proprio come i
suoi e che
aveva tagliato da sola presa dal caldo estivo, il viso ancora
abbronzato e gli occhi
che per qualche strano scherzo del destino erano identici a quelli di
Alice,
stesso castano, stessa dolcezza, e le sue labbra carnose come le
proprie, il
naso piccolo della mamma, sedici anni e mai avuto un fidanzato, mai
partita per
il viaggio all'estero che voleva fare, una cotta per Fabian anche lei
anche se
non lo voleva ammettere, la più coccolata da Andrew, la sua
sorellina che non
aveva potuto neppure frequentare Hogwarts quell'anno solo a causa sua e
del
pericolo in cui li aveva cacciati tutti...
«No.»
disse a denti
stretti, cercando di non perdersi nel panico, «Ascoltami,
riusciranno ad
aprire, ma forse posso aprire la porta io per prima e darti la
possibilità di
scappare, se riesco a trattenerli. Possiamo prenderli di sorpresa,
forse.»
«No.»
disse semplicemente
Janice, asciugandosi le lacrime, «No, io resto.»
Stupida
lealtà Hufflepuff.
«Non essere
idiota, non ha
senso morire entrambe!»
«Dove vuoi che
corra! Erano
almeno dieci solo davanti alla porta!» ribatté
lei, e poi calò il silenzio.
Il cuore di Marlene perse
un
altro battito.
Jerard.
Si sarebbe anche rassegnata
se non fosse stato per Janice: era la sua sorellina, aveva il dovere di
proteggerla e non poteva morire così, poco più
che bambina...
«Ti voglio
bene.» sussurrò
Janice.
«Anche
io.» mormorò lei,
afferrando una pesante statuetta tra le cianfrusaglie dello sgabuzzino
e
porgendogliela, «Cerca di stenderne qualcuno, eh? Che fine ha
fatto la tua
bacchetta?»
«Rotta.»
«Vi
sentiamo...» canticchiò
una voce divertita da dietro la porta.
Marlene fece qualche passo
indietro, quasi schiacciando la sorella contro il muro per evitare che
ciò che
ci aveva barricato davanti le cadesse addosso, e poi
abbracciò Janice con un
braccio solo, stringendola a sé mentre con l'altra mano
prendeva un vaso per lanciarlo
contro al primo Mangiamorte.
Intrappolate come topi.
«Avrei voluto
assaggiare quei
biscotti nuovi.» disse piano Janice, e in qualche modo
Marlene sapeva che
sorrideva mentre lo diceva, la sua capricciosa viziata mocciosa
preferita.
«Te l'avevo detto
di non
mangiarti tutto il gelato, avresti lasciato spazio per loro.»
«Dici
così solo perché lo
volevi tutto tu!»
E poi la porta
saltò e le
scatole volarono per tutto lo stanzino.
…non lo
so, Sturgis, so
solo che le giornate ormai sembrano tutte uguali. Pensavo che sarebbe
passata,
si dice che il tempo fa passare tutto, no? Ho provato a convincermi che
dirmi
“non starò mai bene” era stupido,
perché tutti ti rispondono “ce la
farai”, ma
la verità è che non sto affatto meglio. So solo
che tutto ciò che posso fare è
continuare a svolgere le mie missioni, perché almeno non
penso. E sono
terrorizzata all'idea che la guerra finisca, perché allora
avrò tempo per
pensare davvero.
Avrò
tempo per uscire a
passeggiare e rendermi conto che non arriveranno Fabian e Gideon a
mettermi un
braccio sulle spalle o tirarmi i capelli.
Avrò
tempo per andare in
libreria e non troverò Dorcas seduta in un angolo che legge
fumetti o
romanzetti rosa... Lo sai che le piacevano le storie d'amore?
Ma
è soprattutto lui
che mi mancherà
Avrò
tempo per fare tutte
le cose normali, e ho paura di ciò che sentirò
quando realizzerò appieno che
per tutto il resto della mia vita “normale” non li
sentirò mai più, non li
vedrò mai più. Che anche quando tutto questo
schifo sarà finito, loro non torneranno
comunque e dovrò fare tutto da sola.
Vorrei essere
già morta,
ma non posso, perché la mia famiglia ha bisogno di me. So
che hanno tutti paura
che anche io muoia, così devo farmi forza e andare avanti.
Vorrei solo smettere
di sentire questo vuoto...
E per oggi ti
lascio così,
credo che mio padre stia combinando uno dei soliti casini in giardino.
Ci
sentiamo domani, spero di essere un po' più allegra. Anzi,
ne sono sicura,
perché stasera Jerard ha deciso che dobbiamo andare tutti
alle giostre con lui,
probabilmente vuole solo avere tanti baby-sitter e ficcarsi nel tunnel
dell'amore con Gwen.
P.S. Non ti
ringrazierò
mai abbastanza per il tuo regalo di compleanno, lo sai? Ti voglio bene.
Tua Marlene.
Sturgis mise giù
la lettera,
poggiandola tra la raccolta di poesie e alla foto in cui, in tenuta
verde-argento, cercava di non farsi sommergere da quei bolidi umani che
erano i
Prewett, ancora eccitati dalla partita vinta dai Gryffindor. Compariva
anche
Marlene, a qualche metro di distanza e che come sempre spiava i due, e
a
scattare la foto era stata Dorcas. Non era esattamente amico stretto di
tutti
loro, ma Fabian e Gideon avevano sempre il vizio di saltare addosso
alla gente
nei momenti inaspettati persino se la gente era Slytherin, e Dorcas
aveva già
la macchina fotografica in mano perché, come gli aveva
spiegato anni dopo,
vendeva le foto dei due fratelli alle ragazze che avevano una cotta per
loro.
Apparentemente una volta li aveva anche sorpresi negli spogliatoi e
senza farsi
troppi problemi li aveva fotografati in boxer.
E Marlene aveva
comprato
la foto.
Era divertente da
piangerne,
se pensava che la stessa Marlene era appassita come una rosa senz'acqua
e sole
e non aveva più un minimo di spirito. Era peggiorata dalla
morte di Dorcas, e molto,
e tutto ciò che lui poteva fare era ascoltarla parlare e
provare a distrarla.
Ormai erano rimasti in
pochi,
i Potter e i Longbottom erano spariti, Dumbledore non aveva spiegato
bene il
perché, non a lui almeno; anche Sirius, Peter e Remus erano
sempre via, Emmeline
era l'unica che vedeva con regolarità ora che anche Edgar
non c'era più,
Dedalus era da qualche parte nel Kent, mentre i professori ed Elphias
erano
lontani e non potevano certo occuparsi di lei. Moody non era
più lo stesso, e
comunque non sarebbe mai riuscito a dire nulla di anche solo
lontanamente
consolante.
Decise di prendersi
qualcosa
da bere prima di risponderle, perché era da tanto che non la
sentiva così tetra,
si limitava semplicemente a essere triste, e voleva trovare le parole
giuste.
Sperava davvero che ieri il fratello l'avesse portata a quelle
maledette
giostre babbane, perché neppure Sirius aveva avuto il
coraggio di andare più a
trovarla.
Cambiò il
pigiama coi vestiti
da lavoro, aveva trovato un piccolo impiego in una biblioteca a Diagon
Alley
che poteva fare quasi a tempo perso essendo amico del proprietario, e
andò in
cucina. Sì che se lo ricordava che Dorcas amava i romanzetti
da due soldi,
persino lui aveva riso fino alle lacrime quando Sirius l'aveva beccata
e lei
gli aveva dato un colpo di lampada in faccia per aver osato
sorprenderla alle
spalle.
Non era l'unica con
stranezze, glielo si doveva concedere: Gideon aveva paura dei pesci,
Fabian
mangiava con la mano sinistra e quando il fratello l'aveva sfidato a
prendere
il cucchiaio con la destra si era fissato la mano per mezzora e poi
aveva
abbandonato il “progetto”, Marlene stessa perdeva
la testa peggio di James
quando si trattava di sport, qualsiasi sport fosse.
Era arrivato a conoscerli
tutti molto, molto bene in quegli anni, conosceva parecchie strane
abitudini,
aveva scoperto molto più di ciò che loro
raccontavano semplicemente
guardandoli, e riusciva ancora a sorridere solo al pensiero di tutto
ciò che
avevano vissuto insieme.
Tornò in camera
col bicchiere
di succo di zucca in mano e lo sorseggiò, prendendo una
piuma e cercando di
iniziare a risponderle.
Poi il patronus di
Emmeline,
un coniglio, comparve nella sua stanza: «Sono alla
porta.»
Male.
Non erano mai buone notizie
quando un membro dell'Ordine arrivava senza preavviso.
Quasi inciampò
nella fretta
di aprire, sperando che i piccoli Harry e Neville stessero bene.
«Dumbledore mi ha
mandata a
prenderti.» annunciò Emmeline, pallida come un
fantasma.
«Che è
successo?» domandò
senza fiato.
«Il Marchio
Nero... sopra
casa dei McKinnon.»
Ci mise qualche secondo a
capire, poi mise una mano sulla porta per reggersi.
«Chi è
morto?»
«Tutti.»
Sturgis batté le
palpebre:
«Con tutti intendi...?»
«Tutti.
Sturgis.
Marlene, Janice, Andrew, Jerard, sua moglie Gwen e Martin, i loro
genitori, anche
l'elfo domestico.» rispose lei senza giri di parole,
«Mi dispiace.»
Non avrebbe mai maledetto
abbastanza il fatto che non gli riusciva mai di svenire, non aveva mai
perso
conoscenza, neanche dopo le esplosioni o in situazioni particolarmente
raccapriccianti.
Sarebbe stato un enorme sollievo crollare a terra in quel momento e
magari non
svegliarsi più, perché, come diceva Marlene, le
persone di cui gli importava
non sarebbero mai state più lì.
Non avrebbe mai
risposto alla sua lettera.
Credo che mio
padre stia
combinando uno dei suoi soliti casini in giardino...
Non era suo padre quello in
giardino.
E non sarebbe mai
più stata
in una giostra.
Doveva appena aver finito
la
lettera quando avevano fatto irruzione in camera, l'ultima cosa che
aveva fatto
era stato scrivere quelle parole rivolte a lui e poi... cosa? L'avevano
massacrata? O era morta sul colpo?
«Sturgis...»
soffiò Emmeline,
mentre lui si accartocciava su se stesso, senza riuscire non solo a
svenire ma
neppure a piangere. Nascose il viso tra le mani e pensò alla
bella, allegra
Marlene, ventitré anni e mai più una lettera, e
li odiò come non aveva mai
fatto prima, desiderando che l'inferno li inghiottisse vivi.
James aveva la testa
poggiata
contro una finestra, come se volesse fonderla e passarci attraverso
solo con la
forza del pensiero, mentre Harry andava su e giù con la
scopa per il soggiorno
e il gatto Pluffa si metteva al riparo.
Lily sorrise tristemente,
sembrava quasi un normale quadretto familiare, se non fosse stato che
James
avrebbe dato tutti i suoi galeoni per una scorrazzata all'aria aperta.
Non che
si lamentasse mai, era fin troppo gentile, ma lo conosceva bene.
Raccolse il giornale che
Bathilda le aveva come sempre lasciato sulla soglia di casa e chiuse la
porta,
leggendo il titolo in prima pagina. Aveva già visto il
Marchio Nero nella foto
che le aveva fatto venire la pelle d'oca, sperava soltanto di non
leggere
nessun nome familiare nella lista dei caduti della settimana.
E poi lesse il titolo in
prima pagina: MCKINNON ATTACCATI DAI MANGIAMORTE, NESSUN SOPRAVVISSUTO.
Il
marchio nero sopra le macerie della casa di un'altra famiglia,
apparentemente
ormai essere purosangue non...
«No... Oh no, ti
prego, Dio,
NO!»
James era lì
prima ancora che
lei alzasse la voce, portandosi una mano alle labbra. Le
afferrò una spalla e
lei gli porse il giornale, allontanandosi in silenzio verso le scale e
lasciandosi cadere seduta sui gradini.
Lui lesse per qualche
secondo
e poi si allontanò. Lily cercò di trattenere i
singhiozzi e non emise suono se
non quello del respiro trattenuto che cercava di scappare tra i suoi
denti
stretti, poi si piegò in avanti per cercare di vederlo: vide
solo le sue gambe
coperte dai pantaloni verdi avvicinarsi a Harry, che giocava a prendere
quota e
a tornare a terra senza essersi ovviamente accorto di nulla, e poi
poté vedere
anche la sua veste da mago e le sue braccia che cingevano il figlio e
lo
abbracciavano stretto. Lo sentì piangere anche da quella
distanza ma non riuscì
a raggiungerlo.
Marlene era stata il primo
punto in comune tra loro, la ragazza popolare, bella, che amava il
Quidditch e
che era sempre pronta a farsi una risata, che aveva sempre trovato un
momento
per lei e per i Malandrini, specialmente dopo che lei aveva rotto con
Severus,
che le aveva raccontato di lei e Fabian proprio qualche giorno prima
che i
Prewett morissero...
Alla fine qualche
singhiozzo
le sfuggì comunque e si lasciò scivolare contro i
gradini freddi, stringendo le
gambe al petto.
Dumbledore gli aveva detto
di
avvertire Sirius, pensando che lui fosse nascosto in quanto Custode
Segreto,
così Peter si era diretto nel nuovo appartamentino occupato
dall'ex amico.
Remus era in missione, perciò lo avrebbe scoperto da solo, e
Alice e Frank
sarebbero stati informati da Dumbledore stesso, che era il loro Custode
Segreto.
Non sapeva come dirglielo,
e
non c'entrava il fatto che fosse una spia, perché la morte
di Marlene aveva
colto di sorpresa anche lui e aveva versato qualche sincera lacrima per
lei.
Sapeva che era condannata in partenza perché nell'Ordine, ma
Marlene era sempre
stata carina con lui.
E la prossima notte
Voldemort
sarebbe tornato dal suo viaggetto e avrebbe avuto il permesso di
incontrarlo
per dargli le buone notizie... quanto ci sarebbe voluto poi
perché toccasse a
Harry? Ormai era il ventitré ottobre, chissà se
avrebbero visto un altro
Ringraziamento...
La mano gli
sembrò
incredibilmente pesante mentre bussava alla porta.
«Chi è
là?» chiese
immediatamente Sirius. Povero idiota, come se lui avesse avuto qualcosa
di cui
preoccuparsi...
«Peter Pettigrew,
detto
Wormtail perché sono un animagus topo. Lo sono diventato per
Moony.»
Sirius spalancò
la porta con
aria allarmata e lo fece entrare spingendolo dentro.
«Beh, che ci fai
qui? Credevo
non osassi uscire...»
«Sirius...
è successa una
cosa.»
La verità
è che aveva un po'
paura della sua reazione in quel momento, e avrebbe voluto che qualcuno
fosse
lì con lui.
Sirius era diventato
pallido.
«James e Lily
stanno...»
«Bene,
sì.» disse e lui tirò
un sospiro di sollievo, «Marlene no, però. I
Mangiamorte sono andati a casa
sua.»
Sirius lo guardò
in silenzio
e lui si decise a proseguire: «Sono morti tutti.»
«No.»
disse subito Sirius,
nel tono di una normale negazione, e poi sorrise, cosa che Peter sapeva
essere
il primo segno di risposta a una notizia tragica e che aveva sempre
trovato
inquietante, «No, non è così.»
«Mi
spiace.»
Sirius scosse la testa e
per
un momento sembrò sul punto di sghignazzare, «Ma
è Marlene.» disse, come se
fosse ridicolo il solo pensiero.
Peter annuì, con
la gola
secca, e Sirius ridacchiò piano, prima che il viso gli si
incrinasse e gli
occhi gli si riempissero di lacrime. Afferrò subito
l'appendiabiti e lo scagliò
contro la televisione babbana, facendo sussultare l'altro, e poi scosse
di
nuovo la testa e si passò le mani sul viso e sui capelli
troppo lunghi e meno
belli del solito.
«Anche
Janice?»
«Chi? La sorella?
Sì. Le
hanno trovate abbracciate.»
Sirius lo
guardò, sembro
cercare di dirgli qualcosa oltre il dolore, poi trovò
evidentemente conferma
dei suoi stessi pensieri annuendo appena e infine il viso gli
tornò addolorato
come poco prima. Peter seguì il cambiamento quasi
affascinato.
«Cazzo, era... Lo
sai. E lei
era la mia prima cotta, no? La prima che mi ha detto di no, tra
l'altro... E
poi era così brava a Quidditch... No, questo non c'entra,
però...» borbottò,
guardandosi attorno, «Forse dovrei andare da James. E da
Lily!»
«Uscendo di casa
li mettiamo
in pericolo.» disse subito Peter, «Sai che James ti
scriverà subito. O Lily,
certo.»
Sirius gli rivolse un'altra
occhiata strana, un miscuglio di emozioni, e poi prese un respiro
profondo.
«Jerard
sarà a pezzi. Lui e
la moglie e... cos'è quella faccia? Non dirmelo.»
Peter si strinse nelle
spalle, «Erano in casa. Credo cercassero di convincere
Marlene a uscire,
Sturgis alla riunione ha detto che era depressa. C'erano anche moglie e
bambino.»
Lui chiuse gli occhi e il
suo
collo fece un piccolo scatto come se avesse represso un movimento
violento.
«Resti a
bere?» gli domandò
infine.
«No, devo
correre, scusa. Non
mi fido ad andar via quando è già
buio...»
«E probabilmente
fai bene.»
convenne lui tetramente, «Beh, io vado a servirmi. Tu fai
ciò che devi.»
Oh, lo avrebbe fatto.
«Una Gazzetta del
Profeta.»
Remus salutò
così gli ultimi
risparmi per la giornata, ma era sul primo treno dopo settimane
sottoterra e
voleva un po' di notizie dal mondo. Con un po' di fortuna e molte
privazioni il
cibo che aveva da parte sarebbe bastato fino al suo ritorno a casa.
Prevedeva
che sarebbe rientrato la sera del trentuno ottobre e magari avrebbe
rimediato
qualche dolcetto da terra quel giorno.
Si sedette nello
scompartimento, da solo, e tolse l'elastico che teneva il giornale
piegato.
Lesse il titolo in bella
mostra e poi l'articolo per almeno dieci volte, prima di guardare la
foto. Era
di quando Marlene frequentava ancora Hogwarts, l'ultima di sicuro in
cui era
spensierata e su cui i giornalisti avevano potuto mettere le mani.
Subito sotto
ce n'era una con il resto della famiglia McKinnon e quella di Jerard e
del suo
matrimonio.
L'articolo conteneva
parecchie frasi stucchevoli riferite a lui e alla sua famiglia, e poi
alla
piccola Janice e a Marlene, trovate abbracciate, e Remus si chiese
prima di
tutto cosa sapessero quelle persone della vera Marlene e della sua
famiglia, quanto
gli importasse di loro e perché non potessero scrivere i
fatti com'erano senza
cercare di commuovere le persone, dato che la notizia era tragica di
per sé
senza bisogno di aggiunte, peraltro irrispettose nei confronti di chi
aveva
quelle persone a cuore e aveva un vero motivo per soffrirne.
Ebbe improvvisamente
bisogno
di colpire qualcosa o qualcuno, di tornare subito sotto terra e
affondare i
denti in qualcosa o perlomeno di fare a pugni con qualche altro mannaro
fino a
ridurlo a una carcassa sanguinolenta, o magari di fare una sosta a casa
di
Sirius per picchiare lui, freddo com'era da quando aveva deciso che
dovevano
prendere le distanze senza neanche una ragione logica, il bastardo.
Sbatté la
schiena contro i cuscini dietro di lui per un paio di volte, cercando
qualcosa
da fare per tirar fuori ciò che provava, e poi
inghiottì l'ira in eccesso che
lo stava agitando, lasciando che restassero soltanto l'odio, la
sofferenza e
l'aggressività dentro di lui, stabili e ben nascosti. Poteva
controllarsi, lo sapeva,
doveva solo chiudere gli occhi e cercare di dormire un po', non avrebbe
giovato
dare di matto. Conficcò le unghie contro le gambe ossute e
chiuse gli occhi con
forza, poggiando la testa contro il finestrino con un colpo che gli
diede una
scarica di dolore fisico che lo aiutò a distrarsi.
Stava per finire, doveva
essere sul punto di finire o sarebbe impazzito.
Frank ebbe un tuffo al
cuore
sentendo Alice piangere. Era andato a prendere Neville nel momento in
cui
Dumbledore si era presentato, nel caso fosse necessario spostarsi, e
ora si
sentiva inutile col bambino tra le braccia e davanti Alice che piangeva
in
silenzio.
«Forse vuoi che
lo tenga io?»
offrì Dumbledore, serio e triste.
«Chi è
morto?» domandò subito
Frank, porgendogli il piccolo che dormiva.
«Marlene e la sua
intera
famiglia.»
Guardò per
qualche secondo l'ex-preside
e poi annuì con espressione dura, lasciando che prendesse il
bambino. Andò ad
abbracciare Alice, che gli poggiò la testa su una spalla.
«Quando
finirà?» mormorò
Alice.
«Presto, vedrai
che finirà
presto.»
«E chi
sarà il prossimo?»
«Voldemort.»
Quando Dumbledore
andò via,
raccomandando di non uscire mai di casa, si sedettero assieme sul
divano,
abbracciandosi ancora.
«Non voglio
perdere nessun
altro...» sussurrò Alice.
«James e Lily
sono al sicuro
quanto noi, gli altri sono nascosti meglio di... Marlene. Non ci posso
ancora
credere...»
«Ci siamo
allontanate in
questi anni, è normale con tutto ciò che ci
succedeva... Mi sento così da
schifo, Frank... E se avesse avuto bisogno di me?»
«Tu stavi facendo
la mamma e
lei aveva a chi rivolgersi.» disse subito Frank, «E
non vorrebbe che ti
sentissi in colpa. Pensa che ora è con Fabian e Gideon e
Dorcas.»
«Non ce la faccio
più... Sto
diventando pazza...» continuò lei, «Se
non ci foste tu e Neville ora...»
«Ma ci
siamo.» ribatté lui a
bassa voce, baciandole i capelli, «E noi non andiamo da
nessuna parte.»
Se
tu
potessi venire a trovarci, gli farebbe molto piacere. Worm è
stato qui il
weekend scorso, mi è sembrato giù, ma
probabilmente erano le notizie sui
McKinnon; ho pianto tutta la sera quando l'ho saputo...
Lily terminò la
sua lettera e
James le si sedette accanto.
«A chi scrivi,
bella donna?»
«Sirius.»
rispose lei con un
mezzo sorriso, «Mi manca, lo sai?»
«Lo dici a me?
È da prima del
compleanno di Harry che non lo vediamo, tra una cosa e l'altra! A parte
per il
Fidelius, ma non eravamo soli ed è stato per cinque
minuti...»
Lily annuì e si
poggiò a lui
mentre terminava di legare la lettera alla zampa del suo gufo.
«Io gli ho
scritto sabato,
prima che venisse Peter.» continuò James, e poi si
incupì.
«Per parlare di
Marlene,
vero?»
«Cose
così.» ammise lui, «E
scommetto che tu hai scritto una lettera praticamente allegra come
quelle che
ci mandavi all'estate del sesto anno. Prima o poi esploderai,
Lils.»
«L'ho ringraziato
ancora per
la scopa, sai, per quando Harry ha distrutto quel vaso
orrido...» lo ignorò
lei.
James sbuffò una
risata, «Te
l'ho detto, sarà cacciatore come me.»
«O battitore, che
è sempre
bello.» suggerì Lily.
«Spero che ci
venga a trovare
presto.»
Lei annuì.
«L'ultima volta
abbiamo
praticamente litigato, voglio chiarire con lui, voglio dirgli che non
ce l'ho
con lui e voglio farlo a voce.» aggiunse James.
«Gliel'hai
già scritto?»
«Sì,
ma non è quello il
punto. Se solo Dumbledore mi riportasse il mantello...»
«Lo
porterà pres-», Harry
cominciò a piangere in quel momento, «-sto.»
«Spero lo riporti
entro
Halloween, mancano solo tre giorni e pretendo di poter spaventare i
bambini che
fanno dolcetto o scherzetto...» mormorò James,
attento a non farsi sentire
dalla moglie mentre andava da Harry.
Lily restò a
guardare la
propria scrivania per un momento, poi aprì un cassetto e
tirò fuori l'album di
foto. Lo scorse fino a trovare quella di Marlene, al suo matrimonio,
con il suo
bellissimo abito verde e tra le braccia di Fabian che la faceva
piroettare.
Lei e James non ne avevano
praticamente parlato, non c'erano riusciti, ormai si limitavano ad
aspettare,
senza sapere cosa stessero esattamente aspettando.
Aveva anche ricevuto una
lettera da Sturgis tramite Peter, sabato, che l'aveva sorpresa e fatta
piangere
ancora. E dire che aveva promesso a Sirius che non avrebbe
più pianto se non di
gioia... ma forse era ancora valido, gli aveva detto che non avrebbe
pianto di
paura e il terrore aveva poco a che fare col sentimento che l'aveva
colta alla
vista della grafia stravolta di Sturgis, solitamente così
pignolo anche nel
tracciare le lettere.
Desiderò che
Dorcas fosse lì,
a fare uno dei suoi commenti bruschi e veritieri e a costringerli a
reagire, ma
soprattutto desiderò che tutto finisse presto.
Gixi mi ha fatto notare che
la mia cronologia è stravolta, in quanto la foto dell'Ordine
viene fatta due
settimane prima della morte di Marlene, e per allora sono tutti vivi.
Il fatto
è che la lettera in cui Lily ringrazia Sirius del regalo non
so quando
collocarla, perché ero praticamente convinta che la spedisse
la settimana in
cui poi lei e James muoiono, motivo in più per conservarla,
ma allora perché
far passare tanto tempo prima di scrivergli? A meno che quando gli dice
“so che
sei occupato con l'Ordine” non intenda che lui fosse in una
missione segreta il
giorno del compleanno di Harry e sia tornato giusto per fingersi il
Custode
Segreto con Dumbledore. Nella lettera Dumbledore ha il mantello e loro
vivono
già a Godric's Hollow, che lui gli aveva ceduto per il
Fidelius, questo lo
testimonia il fatto che Bathilda fosse lì. Ma il Fidelius
è durato una
settimana sola, quindi sembrerebbe che Marlene sia morta due settimane
prima di
loro.
Penso che
metterò AU forse,
perché è più probabile che tutti siano
morti tra il compleanno di Harry e il 31
ottobre, a parte Caradoc che svanisce otto mesi dopo nel canon.
Il modo in cui Sirius parla
è
voluto, perché è sconvolto.
Il fatto che Marlene si
perda
nei pensieri sulla sorella, lo stesso. E anche che sia lei pensi
all'età della
sorella mentre Sturgis pensa alla sua, lui è solo un anno
più grande ma
comunque...
Remus e Sirius se ricordate
avevano litigato prima del compleanno di Harry, e Remus era andato per
l'ultima
volta a trovare James e Lily. È furioso con Sirius e sta
come al solito
cercando di reprimere.
Ho mai fatto notare che
tutte
le mie storie sono legate come se fossero parte dello stesso universo?
Quindi
se per esempio un personaggio sparisse da questa storia potrebbe
benissimo fare
una comparsata in una qualsiasi altra one-shot, il fatto che ad Amycus
Carrow
in questa storia piacciano le rosse e che nella one-shot su Ginny
dell’altra
mia raccolta Alecto ce l’abbia particolarmente con lei non
è una coincidenza,
che lo Stebbins di 70’s sia il padre del migliore amico di
Cedric sia voluto
eccetera…
Ultima cosa: vi
piace il mio James Potter? Vi piacciono
le parodie di Harry Potter ben riuscite? Allora dovete
andare su youtube e
digitare A Very Potter Musical sub ita, perché
quell’Harry è esattamente come
immagino James e perché i personaggi meritano davvero!
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