Lost Memories
(di Sihaya10)
* * *
Sono in mega-ritardo, ma in compenso ho fatto un breve
riassunto dei fatti, in modo da rendervi meno fastidiosa l'attesa e un po’ più
agevole la lettura.
Riassunto
– superveloce - dei capitoli precedenti (1-18)
Sono trascorsi due anni dalla Seconda Battaglia di Hogwarts, durante i
quali Harry, Ron e Hermione hanno perduto la memoria. Vivono nella Londra
babbana, ignari del Mondo Magico, finché Malfoy contatta Hermione e,
mostrandole un diario magico, le fa recuperare la memoria. Tornata consapevole
delle proprie origini, Hermione scende a patti con il Serpeverde: lo aiuterà a
riappropriarsi dei propri poteri magici ma lui dovrà fornirle una bacchetta
magica. Pur di non prestarle la sua, Draco conduce Hermione, usando la
Passaporta nascosta in un ritratto di Narcissa, ad un rifugio abbarbicato fra i
monti di Hogwarts creato dai Malfoy per proteggerlo.
Scoprendo insieme a Malfoy la situazione di degrado in cui versa
Hogwarts nelle mani dei Mangiamorte, Hermione capisce che il ragazzo, come lei,
è profondamente legato alla Scuola e soffre, a modo suo, per la condizione in
cui si trova. Dal Rifugio i due ragazzi riescono a raggiungere la Stanza delle
Necessità grazie ad una seconda Passaporta nascosta in una Ricordella. Nella
Stanza, Malfoy viene colto dal panico e i due sono costretti a rientrare a
Londra appena Hermione trova una bacchetta magica.
Nel frattempo, Harry trascorre la notte insieme a Ginny, con la quale
ha iniziato una relazione. Tuttavia, l’idillio fra i due appare breve: Ron,
infatti, scopre che Ginny è l’autrice del furto al quale lui ed Harry stanno
lavorando da tempo. Ha appena il tempo di avvisare l’amico, che viene aggredito
e trasportato da George, insieme alla refurtiva, al nascondiglio dell’Esercito
di Silente.
Ginny deve correre ai ripari: invia un messaggio via gufo a Neville e
Luna e rimuove l’Incantesimo dalla memoria di Harry. Il ragazzo scopre così che
nel Mondo Magico Voldemort è ancora vivo, ma lo è anche l’Esercito di Silente.
I suoi compagni vivono da fuggiaschi fra i monti di Hogwarts e perpetrano una
tenace resistenza in vista della battaglia finale, che combatteranno in nome
della libertà e dei caduti, tra cui - ahimè – vi è anche la professoressa
McGrannit, autrice degli incantesimi di memoria cui lui, Ron ed Hermione erano
soggetti.
Dal canto suo, Ginny viene a sapere che Malfoy sta insidiando Hermione,
e fra i babbani vive anche Pansy Parkinson, della quale si sa poco, se non che
lavora come attrice di teatro e intrattiene rapporti con Malfoy.
Apprese queste informazioni, Ginny ritiene che Londra non sia più
sicura e vuole riportare i compagni ad Hogwarts, dove Ron li sta aspettando e
ha recuperato la memoria. La mattina seguente contatta Hermione e prende
accordi per partire insieme la sera stessa, tuttavia, qualcosa va storto:
Hermione e Draco rimangono imprigionati da un incantesimo nella Biblioteca di
Villa Malfoy e dispongono di una sola via d’uscita: la Ricordella-Passaporta,
che Hermione ha astutamente sottratto dal Rifugio dei Malfoy. I due ragazzi
vengono catapultati, per la seconda volta, nella Stanza delle Necessità e da lì
raggiungono la Testa di Porco, dove un Aberforth sospettoso li ospita per la
notte. All’alba i due partono alla volta della stazione di Hogwarts e, mentre Hermione
spera di trovare qualche indizio per ricongiungersi con Harry, Ron e Ginny, gli
intenti di Malfoy –di nuovo in possesso dei poteri magici- sono in parte
oscuri.
Intanto, Harry e Ginny arrivano al Rifugio dell’Esercito di Silente fra
grandi festeggiamenti, ma l’allegria generale è presto soffocata da una
terribile notizia: Zacharias, Katie, Dean e Seamus sono stati fatti prigionieri
al Castello.
Occorre organizzare una missione per salvarli dalla condanna…
* * *
Non si è mai troppo prudenti nella scelta dei propri
nemici.
Oscar Wilde
* * *
Capitolo 19 – Nemici
Il cielo
sopra
ad Hogsmeade era un’unica nube grigia e la stazione apparve, ai due ragazzi,
tutta avvolta da una densa nebbiolina, sotto un nevischio che si era fatto più
fitto con l’avanzare del tempo e che smorzava i toni rossastri dell’edificio.
Hermione
salì
con cautela sulla stretta banchina ghiacciata, il freddo penetrò impietoso tra
le fessure del caldo mantello, sferzandole il viso e le mani. Draco abbandonò
le rotaie per raggiungerla sul cemento. Hermione alzò lo sguardo verso di lui,
osservando come le sue orme andavano rapidamente perdendosi sotto il lieve
strato di neve che iniziava a depositarsi sul terreno.
Draco la
superò, inoltrandosi per lo stretto percorso che si snodava dietro alla
stazione.
Avevano
percorso quella strada una volta soltanto, nove anni prima, quando Hagrid li
aveva accompagnati a Hogwarts insieme agli altri studenti del primo anno, ma
nessuno dei due l’aveva dimenticata.
Hermione
discese il percorso dietro a Malfoy, pensosa, e ad un tratto inciampò,
scivolando sul terreno bagnato. Per reggersi in piedi s’aggrappò ad al tronco
di una giovane betulla prominente sul tracciato; la pianta si fletté verso il
basso e dietro di essa Hermione intravide un fitto intreccio di felci e
cespugli d’erica, che crescevano incolti sotto ad una volta di rampicanti e
rami di vecchi pini rinsecchiti. In quella direzione il terreno era smosso e si
snodava in un sentiero quasi irriconoscibile.
Le venne
naturale pensare che quello fosse il posto ideale per occultare un passaggio
segreto; tuttavia non s’inoltrò, preferì raggiungere Malfoy che ora la
distanziava di diversi passi.
In breve
raggiunsero il Lago Nero, le cui acque, ferme e vitree, sembravano un’immensa
lastra di ossidiana; un alito gelido, innaturale, si levava dalla sua
superficie.
Si
nascosero
nella boscaglia a pochi metri dalla riva, guardinghi.
Accanto
alla
sponda galleggiava una vecchia barca, fissata precariamente a un paletto con
una corda deteriorata dal tempo.
Draco
parlò a
voce bassissima: « il Lago è sorvegliato dai Dissennatori, non possiamo usare
questo passaggio. »
Hermione
corrugò la fronte a dir poco sorpresa, chiedendosi se Malfoy aveva davvero pensato di poter raggiungere il Castello di Hogwarts in barca
a remi, o se la stava prendendo in giro.
La
conferma
l’ebbe quando si voltò verso di lei e mormorò: « Adesso? »
Hermione
svuotò i polmoni con un unico sospiro.
Al
contrario
di Malfoy, lei aveva un piano…
Che lui
si
sarebbe certamente rifiutato di seguire.
Le loro strade si
sarebbero
separate, con la differenza che lui non avrebbe saputo dove andare….
Ovviamente, non era il
caso di
preoccuparsi per la sorte di un Mangiamorte…
Inoltre, portarlo al
Rifugio (se
mai fosse riuscita a trovarlo) era terribilmente rischioso, senza contare la
reazione dei ragazzi dell’Esercito…
La
scelta più
saggia era evidente, tuttavia rivelare il proprio obiettivo le costò più caro
del previsto.
« Io
intendo
cercare Ron, Harry e Ginny, » disse telegrafica.
Lui fu
sorpreso.
« A Londra? » chiese in un sussurro.
Hermione
scosse la testa ed evitò di guardarlo negli occhi: « Non si trovano più a
Londra, » rispose.
Quell’
affermazione
portò il silenzio. Un silenzio carico di riflessioni, troppo pesante per essere
prolungato.
« Tu…
cosa
farai? » domandò Hermione.
Malfoy
si
strinse nel mantello e le voltò le spalle. « Non sono affari tuoi. »
Lei, che
fino
a quel momento aveva messo da parte il rancore e anche un po’ di buonsenso,
s’indignò:« Guarda che se sono qui, la colpa è solo tua! Sei tu che hai
chiesto il mio aiuto! » specificò.
« Devi
aver
capito male. »
Hermione
protestò alzando il tono di voce: « Non negare l’evidenza, Malfoy, sei stato tu
che - »
Malfoy
si
voltò lanciandole un’occhiata minacciosa.
Lei si
portò
una mano alla bocca: il rischio di farsi scoprire era alto. Sul Lago vagavano
numerosi Dissennatori e non era escluso che qualcuno stesse perlustrando anche
il bosco.
Malfoy
parlò
fra i denti: « Il mio obiettivo era recuperare i poteri magici per tornare ad
Hogwarts. Siccome non avevo alternativa, ho dovuto sporcarmi con la feccia più
squallida. »
« O
forse eri
consapevole di non valere un gran ché da solo, » rispose lei risentita, « se
fosse stato per te ora saremmo ancora bloccati nella biblioteca! »
« Questo perché tu mi hai derubato! »
« Ti ho già detto che non ho preso il
quadro di tua madre! »
« Non mi
riferivo a quello... » disse Malfoy allungando la mano verso di lei col palmo
rivolto verso l’alto. « Dammi la Passaporta, » ordinò.
Hermione
rimase ad osservarlo inerme, le labbra socchiuse dallo stupore.
« L’
abbiamo
usata per andare alla Stanza delle Necessità, quindi ora dovrebbe condurmi al
rifugio dei miei genitori, » disse lui.
« E cosa pensi di poter fare dopo? »
Mormorò lei, usando il sarcasmo per celare la preoccupazione. « L’idea migliore
che hai avuto fin’ora è stata attraversare il Lago Nero in barca! »
« Quello che intendo fare non ti
riguarda. »
« Ma da solo non puoi… »
La discussione era accesa, ma stavano
entrambi sussurrando.
Fu soltanto il caso a far avvicinare un
Dissennatore alla sponda del Lago.
Improvvisamente, i tronchi sul sentiero
iniziarono a ricoprirsi di un sottile strato di ghiaccio assumendo un aspetto
lugubre e avvizzito, come se qualcosa aspirasse la loro linfa vitale.
Il freddo strinse in una morsa le
tempie dei ragazzi.
Malfoy sbarrò gli occhi, mentre la
paura cominciava ad annebbiarli.
« Dammi la Passaporta! » ringhiò, «
Dammela! »
Hermione riconobbe sul suo viso un
terrore simile a quello che aveva provato nella Stanza delle Necessità.
« Calmati, » gli disse aprendo la
borsetta, « stai perdendo il controllo. »
« Non sto perdendo il controllo, »
ribatté lui con un acuto.
Aveva fretta. E paura.
E lei stava impiegando un’eternità per
trovare la sua Passaporta…
Così, afferrò la sacca con un movimento
nevrotico e gliela strappò di mano.
Lei soffocò un grido, ma ormai era
troppo tardi.
Quel gesto aggressivo le fece sfuggire
dalle dita la Ricordella che aveva appena trovato.
La piccola boccia di vetro scivolò
fuori dalla borsa e scintillò per un ultimo istante, prima di cadere a terra e
frantumarsi in mille pezzi.
* * *
I tre lunghi tavoli della sala
circolare erano stati avvicinati per consentire ai membri dell’Esercito di
Silente di riunirsi tutti assieme. Risultavano assenti Angelina Johnson,
prossima al parto, Ginny, Luna e Dennis Canon, usciti su richiesta di Madama
Chips per procurarsi un po’ di Centinodia, le cui scorte erano quasi terminate.
Neville, più deciso che mai, sedeva a capotavola.
Nel corso di quei due anni aveva preso
il comando dell’Esercito senza quasi rendersene conto. Inizialmente era stato
difficile assumersi ogni responsabilità, ma poi, le sue scelte, le sue parole,
la tenacia e soprattutto il coraggio più volte dimostrati, avevano convinto
tutti che non ci fosse nessun altro adatto quanto lui a coprire quel ruolo.
Quando vi fu silenzio parlò con
profondo rammarico: « La missione è fallita e i nostri compagni sono stati
catturati. »
La notizia gettò scompiglio lungo la
tavolata. Qualcuno n'era già al corrente, ma la maggior parte dei ragazzi
apprendeva del drammatico evento in quell’istante.
Neville chiese di nuovo, pazientemente,
il silenzio.
« Il più delle volte le nostre
incursioni si sono rivelate fallimentari, ma dopo l’Ultima Battaglia, – Neville
s’interruppe con un nodo alla gola: avevano scelto quel nome non dimenticare
che in quello scontro avevano perso la loro straordinaria guida, Minerva
McGrannit, e un prezioso amico Lee Jordan. – le squadre sono sempre rientrate
incolumi, e io temo che questo ci abbia fatto sottovalutare il pericolo… »
Qualcuno fece un cenno d’assenso alle
sue parole; un paio di ragazze chinarono il capo colpevoli, qualcun altro
commentò sottovoce con il vicino che lui - no - lui non si era mai
permesso di sottovalutare il pericolo.
Neville riprese: « Vorrei ricordare a
tutti quanti che, come noi abbiamo potuto migliorare e rafforzarci, anche Voi-Sapete-Chi
ha fatto lo stesso. Non dobbiamo dimenticare la sua malvagità, né smettere di
temerne potenza. Tuttavia, non rinunceremo a salvare i nostri amici. »
Vi fu un boato d’approvazione.
Harry e Ron, seduti al lato opposto del
tavolo, si guardarono: pur essendo i meno preparati ad affrontare il nemico,
fremevano dal desiderio di prendere parte alla missione.
Neville alzò la voce: « Ecco quello che
faremo: partiremo domani mattina all’alba, divisi in squadre di tre persone.
Attraverseremo il Lago Nero dal versante sud-est. »
Nella breve pausa che seguì
l’affermazione un brivido sembrò attraversare la tavolata.
« Il versante sud-est è il più
pericoloso, » obbiettò per primo Anthony Goldstein.
Neville era preparato a
quell’osservazione: « il nostro passaggio è stato scoperto. È per questo che la
squadra è stata catturata. »
« Ma quella parte del Lago è
sorvegliata dai Dissennatori! » Commentò spaventata Lavanda Brown, che non era
mai stata in missione.
« Tutto il Lago è sorvegliato dai
Dissennatori! » la derise George Weasley atteggiandosi da veterano, « il
versante sud-est è più pericoloso perché sott’acqua non abbiamo alleati.
Fin’ora abbiamo potuto contare sul patto di neutralità stretto con le Sirene:
ci lasciano passare senza ostacolarci. Ma a sud… non so cosa o chi si possa
incontrare… A parte la piovra gigante! » concluse agitando le dita nell’aria
davanti al viso di Lavanda, imitando i tentacoli di un polpo impazzito.
Lei si scostò soffocando un grido, per
metà spaventata e per metà stizzita.
« Utilizzeremo l’incantesimo Testabolla
come al solito? » Domandò Michael Corner.
« Sì, » rispose Neville, « e avanzeremo
strisciando sul fondo. Se dovessimo incontrare ostacoli, potremo usare la magia
senza destare troppi sospetti in superficie. »
« Capisco, » commentò George Weasley
con aria da stratega, « quel lato è più buio e la costa è tutta frastagliata…
ideale per nascondersi, ma… come entreremo nel Castello? È quasi impossibile
risalire la scogliera… »
« Attraverso le Serre, » rispose
Neville con prontezza, dimostrando d’aver accuratamente progettato ogni
dettaglio del piano, « se ricordate, sono state distrutte durante l’Ultima
Battaglia. Io ero presente: parte delle mura crollarono e si aprì una lunga
frattura nel terreno che raggiunse le acque del Lago. Quella zona non era
sorvegliata allora e probabilmente non lo sarà nemmeno adesso che è
inutilizzabile. »
La sua risposta convinse buona parte
dei presenti e Neville concluse: « questa volta partiremo con un
equipaggiamento più pesante. La missione richiede un’accurata attività di
esplorazione dato che non sappiamo dove i ragazzi sono stati imprigionati. Le
squadre dovranno suddividersi le aree del Castello e passare inosservati è
indispensabile. Oltre ai soliti oggetti, ognuno di noi porterà il preparato di
una Pozione Polisucco della scorta di Molly (basterà aggiungere un capello per
completarla) e della Metropolvere… »
« Ottimo. Come sono composte le
squadre? »
Era stato Ron a parlare. L’intera
tavolata si volse stupefatta verso di lui.
Ron s’agitò sulla sedia imbarazzato, ma
con la ferma convinzione di essere fra i prescelti. Tuttavia la sua esuberanza
non preoccupava Neville tanto quanto lo sguardo di Harry, fermo e denso di
aspettativa: era chiaro che non s’aspettava di essere scelto, intendeva
aggregarsi comunque.
Neville non poté continuare a guardarlo
e parlò al resto della tavolata: «Andremo io, George e Luna. Anthony, Alicia e
Michael. Dennis, Cho e Hannah. » Poi
tacque per alcuni secondi, temendo un nuovo intervento...
« Verremo anche noi. »
Chiuse le palpebre ed inspirò
profondamente: « Non credo sia una buona idea... », ribatté.
« Non ha importanza, » fu la
caustica risposta di Harry.
* * *
Hermione Granger fissò inebetita le
schegge di vetro che giacevano ai suoi piedi. Non aveva bisogno di guardare in
faccia Draco Malfoy per capire quanto anch’egli fosse sconcertato: aveva
letteralmente sentito il brivido che l’aveva scosso mentre la Ricordella finiva
in pezzi.
Istintivamente, lo aggredì: « Sei
soddisfatto ora? »
Malfoy alzò lo sguardo, il viso era
piegato dalla collera.
Con un gesto violento le mostrò il
Marchio Nero che portava sul braccio. Le parole gli graffiarono la gola: « Lo
vedi? Quando mi sarò tolto questo sfregio sarò soddisfatto! »
Hermione sentì un nodo chiuderle la
strozza, che fosse paura o pietà non ebbe il tempo di chiederselo, cercò solo
di calmarlo: « Io… credo… posso provare a ripararla… calmati… » balbettò, ma
non ebbe il tempo di fare nulla.
L’onda di freddo che li aveva
spaventati un attimo prima, ora avanzava verso di loro, divorando il
sottobosco.
« Non possiamo stare qui! » Hermione,
allarmata, iniziò a risalire il sentiero di corsa.
Malfoy la seguì.
Il terreno fangoso s’impastava sotto i
loro piedi, ostacolando il loro rumoroso incedere, mentre la morsa gelida del
Dissennatore s’avvicinava rapidamente.
« Di qua, » bisbigliò Hermione
strattonando Draco per il mantello, riconoscendo ad un tratto il passaggio
intravisto durante la discesa.
Malfoy sentì troppa sicurezza nella sua
voce e si bloccò: « Non vengo con te. »
Hermione non seppe spiegarsi perché
quella reazione, tutto sommato prevista, generasse in lei tanta irritazione.
« Non essere ottuso, Malfoy! Dobbiamo
solo… »
« Fare cosa? Raggiungere i tuoi
amichetti nascosti come fuggiaschi in qualche grotta fra le montagne? Non ho
nessuna intenzione di unirmi a loro! »
Hermione si sentì ribollire.
La causa era nello stolido orgoglio del
Serpeverde che, pur col nemico alle calcagna, non gli consentiva di accettare
per la seconda volta un aiuto marcato Grifondoro.
« “Hogwarts non sarebbe nulla senza
di noi… siamo tutti parte di questo mondo”… sono parole tue… o le hai
dimenticate? » gli rinfacciò, « Sei un
immaturo, Malfoy, troppo borioso per accettare di farsi aiutare! »
« Non certo dal tuo lurido sangue
sporco e da un mucchio di Grifondoro inetti e babbanofili! »
Hermione andò su tutte le furie.
Con il fiato del Dissennatore sul collo
si voltò verso di lui e piantò gli occhi inferociti nei suoi.
« Peccato, perché come hai detto tu: ti
sei già sporcato le mani! Decidi contro chi vuoi combattere, Malfoy: il
Signore Oscuro o Harry Potter? » Gridò, ma era talmente arrabbiata che non se
ne accorse.
Malfoy sibilò spaventato: « Stupida,
taci! » mentre alle loro spalle i rami di una betulla si spezzarono
scricchiolando e il sentiero apparve come un’unica lastra di ghiaccio.
Hermione abbassò il tono di voce, ma
non lo sguardo: « A differenza di te, Malfoy, io so perfettamente chi è il mio
nemico! » Berciò fra i denti mentre estraeva la bacchetta magica.
Pronunciando Incantesimi Essiccanti ed
Obliteranti, la puntò prima verso se stessa, poi contro di lui ed infine sul
terreno.
« Ma che cosa fai? » protestò Malfoy
infastidito, tastandosi il mantello asciutto.
Lei lo afferrò per un braccio e lo tirò
dentro al sentiero.
« Cancello le tracce, ovviamente!
Muoviti! » Ordinò spingendolo davanti a sé.
Poi entrambi si misero a correre lungo
un invisibile rotta, incespicando tra i cespugli, incuranti delle sferzate che
i rami più sottili degli alberi spogli lasciavano sulla pelle del viso.
L’unico pensiero era rivolto al nemico
che si avvicinava ad una velocità insostenibile.
Il fiato cominciò a farsi corto, ma
davanti a loro si estendeva un groviglio di rampicanti oltre il quale avrebbero
potuto nascondersi con facilità.
Senza riflettere, si precipitarono
contro la ragnatela di rami e foglie…
Finendo a sbattere dolorosamente contro
un ostacolo duro ed invisibile.
Il fracasso dell’urto attirò
l’attenzione del Dissennatore.
Pochi istanti per attutire il colpo ed
entrambi i ragazzi infilarono le mani fra il garbuglio di foglie e spine,
strappando e tirando, finché, sotto i palmi delle loro mani, umide assi di
legno rivelarono la presenza di una porta serrata.
Tastarono invano tutt’intorno, alla
ricerca di un passaggio o di un nascondiglio.
Malfoy imprecò.
Erano in trappola e il Dissennatore li
stava raggiungendo. Potevano capirlo dalla morsa di gelo che riempiva i loro
polmoni ad ogni respiro.
Fu allora che Hermione volse la schiena
a Malfoy e alla porta puntando la bacchetta davanti a sé.
« Apri quella porta, » ordinò, « al
Dissennatore ci penso io! »
E subito dopo ricordò l’ultima
conversazione che aveva avuto con Ginny, quando aveva espresso tutti i suoi
timori:“ Potrei non riuscire più ad evocare un Incanto Patronus o lanciare
uno Schiantesimo… ”
“ Non ci crederei nemmeno
se
lo vedessi, ” aveva risposto Ginny…
Malfoy la guardò, sorpreso e dubbioso
allo stesso tempo: stretta nel proprio mantello, con i piedi divaricati ben
saldi a terra e il braccio teso in avanti, era decisa a difendersi, ma le sue
spalle tremavano lievemente.
Si domandò se davvero fosse in grado di
fermare un Dissennatore.
Se stesse agendo d’istinto o per un
calcolo ponderato.
Se avesse paura.
E, solo per un istante, si chiese
perché stava facendo tutto quello per lui…
Poi uno strillo isterico di lei gli
ricordò il proprio compito.
Malfoy si voltò di scatto verso la
porta: « Alohomora! »
Non accadde nulla.
Provò di nuovo, più volte.
« Sbrigati! » Intimò lei.
« È impossibile! Serve una parola
d’ordine! »
Malfoy si guardò le spalle e vide il
mantello scuro del nemico fermarsi davanti all’ingresso del sentiero che
avevano percorso.
Hermione ora tremava in modo evidente.
Era passato troppo tempo dall’ultima
volta che si era difesa da un Dissennatore, e faticava a cercare un pensiero
felice e ragionare contemporaneamente.
« Prova… prova con “Albus”… »
suggerì.
Non funzionò.
Cominciò allora a sfoderare raffiche di
parole; “deve centrare con l’Esercito!”, si diceva mentre Malfoy
ripeteva insistentemente che non avevano alcun effetto.
Il gelo raggiunse le caviglie dei due
ragazzi, ed entrò in loro con violenza, soffocandone i respiri.
Malfoy strillò come un bambino e lei si
decise a rischiare.
« Expecto
Patronum! » Gridò.
L’incantesimo funzionò, anche se non
riuscì perfetto come avrebbe voluto.
Una lontra argentea dalla forma non
completamente definita sgusciò fuori dalla sua bacchetta, librandosi nell’aria
e mettendo in fuga il Dissennatore.
Malfoy stava ancora guardando
sbalordito l’animale allontanarsi in una scia cristallina quando Hermione, ora
libera dalla tensione, ebbe una folgorazione: « Butterfly! » Gli gridò.
« Che cosa? » borbottò Malfoy.
«
La parola è Butterfly! » Ripeté lei.
E
la porta magica, sorprendentemente, si aprì.
I
due si precipitarono all’interno, terrorizzati all’idea che altri Dissennatori
li raggiungessero.
Scontrandosi
per avere la precedenza, inciamparono e caddero l’una sull’altro. Malfoy
graffiò il terreno nel tentativo di alzarsi, Hermione s’aggrappò ai suoi abiti.
La
porta si richiuse dietro di loro prima che riuscissero a mettersi in piedi.
* * *
Continua…