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Autore: _Sihaya    09/02/2011    5 recensioni
Finale alternativo per la saga di Harry Potter!
- Dimenticate l’epilogo di Harry Potter e i doni della morte (Diciannove anni dopo);
- eliminate circa le ultime otto pagine del finale e precisamente fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente): “[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco, immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire… Poi accaddero molte cose contemporaneamente.
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero state dimenticate?”
[Ai capitoli 13, 19 e 27 trovate un breve riassunto degli eventi!]
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Lost Memories - Capitolo 19

Lost Memories

(di Sihaya10)

 

* * *

 

Sono in mega-ritardo, ma in compenso ho fatto un breve riassunto dei fatti, in modo da rendervi meno fastidiosa l'attesa e un po’ più agevole la lettura.

 

Riassunto – superveloce - dei capitoli precedenti (1-18)

Sono trascorsi due anni dalla Seconda Battaglia di Hogwarts, durante i quali Harry, Ron e Hermione hanno perduto la memoria. Vivono nella Londra babbana, ignari del Mondo Magico, finché Malfoy contatta Hermione e, mostrandole un diario magico, le fa recuperare la memoria. Tornata consapevole delle proprie origini, Hermione scende a patti con il Serpeverde: lo aiuterà a riappropriarsi dei propri poteri magici ma lui dovrà fornirle una bacchetta magica. Pur di non prestarle la sua, Draco conduce Hermione, usando la Passaporta nascosta in un ritratto di Narcissa, ad un rifugio abbarbicato fra i monti di Hogwarts creato dai Malfoy per proteggerlo.

Scoprendo insieme a Malfoy la situazione di degrado in cui versa Hogwarts nelle mani dei Mangiamorte, Hermione capisce che il ragazzo, come lei, è profondamente legato alla Scuola e soffre, a modo suo, per la condizione in cui si trova. Dal Rifugio i due ragazzi riescono a raggiungere la Stanza delle Necessità grazie ad una seconda Passaporta nascosta in una Ricordella. Nella Stanza, Malfoy viene colto dal panico e i due sono costretti a rientrare a Londra appena Hermione trova una bacchetta magica.

Nel frattempo, Harry trascorre la notte insieme a Ginny, con la quale ha iniziato una relazione. Tuttavia, l’idillio fra i due appare breve: Ron, infatti, scopre che Ginny è l’autrice del furto al quale lui ed Harry stanno lavorando da tempo. Ha appena il tempo di avvisare l’amico, che viene aggredito e trasportato da George, insieme alla refurtiva, al nascondiglio dell’Esercito di Silente.

Ginny deve correre ai ripari: invia un messaggio via gufo a Neville e Luna e rimuove l’Incantesimo dalla memoria di Harry. Il ragazzo scopre così che nel Mondo Magico Voldemort è ancora vivo, ma lo è anche l’Esercito di Silente. I suoi compagni vivono da fuggiaschi fra i monti di Hogwarts e perpetrano una tenace resistenza in vista della battaglia finale, che combatteranno in nome della libertà e dei caduti, tra cui - ahimè – vi è anche la professoressa McGrannit, autrice degli incantesimi di memoria cui lui, Ron ed Hermione erano soggetti.

Dal canto suo, Ginny viene a sapere che Malfoy sta insidiando Hermione, e fra i babbani vive anche Pansy Parkinson, della quale si sa poco, se non che lavora come attrice di teatro e intrattiene rapporti con Malfoy.

Apprese queste informazioni, Ginny ritiene che Londra non sia più sicura e vuole riportare i compagni ad Hogwarts, dove Ron li sta aspettando e ha recuperato la memoria. La mattina seguente contatta Hermione e prende accordi per partire insieme la sera stessa, tuttavia, qualcosa va storto: Hermione e Draco rimangono imprigionati da un incantesimo nella Biblioteca di Villa Malfoy e dispongono di una sola via d’uscita: la Ricordella-Passaporta, che Hermione ha astutamente sottratto dal Rifugio dei Malfoy. I due ragazzi vengono catapultati, per la seconda volta, nella Stanza delle Necessità e da lì raggiungono la Testa di Porco, dove un Aberforth sospettoso li ospita per la notte. All’alba i due partono alla volta della stazione di Hogwarts e, mentre Hermione spera di trovare qualche indizio per ricongiungersi con Harry, Ron e Ginny, gli intenti di Malfoy –di nuovo in possesso dei poteri magici- sono in parte oscuri.

Intanto, Harry e Ginny arrivano al Rifugio dell’Esercito di Silente fra grandi festeggiamenti, ma l’allegria generale è presto soffocata da una terribile notizia: Zacharias, Katie, Dean e Seamus sono stati fatti prigionieri al Castello.

Occorre organizzare una missione per salvarli dalla condanna…

 

* * *

 

Non si è mai troppo prudenti nella scelta dei propri nemici.

Oscar Wilde

 

* * *

Capitolo 19 – Nemici

 

Il cielo sopra ad Hogsmeade era un’unica nube grigia e la stazione apparve, ai due ragazzi, tutta avvolta da una densa nebbiolina, sotto un nevischio che si era fatto più fitto con l’avanzare del tempo e che smorzava i toni rossastri dell’edificio.

Hermione salì con cautela sulla stretta banchina ghiacciata, il freddo penetrò impietoso tra le fessure del caldo mantello, sferzandole il viso e le mani. Draco abbandonò le rotaie per raggiungerla sul cemento. Hermione alzò lo sguardo verso di lui, osservando come le sue orme andavano rapidamente perdendosi sotto il lieve strato di neve che iniziava a depositarsi sul terreno.

Draco la superò, inoltrandosi per lo stretto percorso che si snodava dietro alla stazione.

 

Avevano percorso quella strada una volta soltanto, nove anni prima, quando Hagrid li aveva accompagnati a Hogwarts insieme agli altri studenti del primo anno, ma nessuno dei due l’aveva dimenticata.

Hermione discese il percorso dietro a Malfoy, pensosa, e ad un tratto inciampò, scivolando sul terreno bagnato. Per reggersi in piedi s’aggrappò ad al tronco di una giovane betulla prominente sul tracciato; la pianta si fletté verso il basso e dietro di essa Hermione intravide un fitto intreccio di felci e cespugli d’erica, che crescevano incolti sotto ad una volta di rampicanti e rami di vecchi pini rinsecchiti. In quella direzione il terreno era smosso e si snodava in un sentiero quasi irriconoscibile.

Le venne naturale pensare che quello fosse il posto ideale per occultare un passaggio segreto; tuttavia non s’inoltrò, preferì raggiungere Malfoy che ora la distanziava di diversi passi.

 

In breve raggiunsero il Lago Nero, le cui acque, ferme e vitree, sembravano un’immensa lastra di ossidiana; un alito gelido, innaturale, si levava dalla sua superficie.

Si nascosero nella boscaglia a pochi metri dalla riva, guardinghi.

 

Accanto alla sponda galleggiava una vecchia barca, fissata precariamente a un paletto con una corda deteriorata dal tempo.

 

Draco parlò a voce bassissima: « il Lago è sorvegliato dai Dissennatori, non possiamo usare questo passaggio. »

 

Hermione corrugò la fronte a dir poco sorpresa, chiedendosi se Malfoy aveva davvero pensato di poter raggiungere il Castello di Hogwarts in barca a remi, o se la stava prendendo in giro.

 

La conferma l’ebbe quando si voltò verso di lei e mormorò: « Adesso? »

 

Hermione svuotò i polmoni con un unico sospiro.

 

Al contrario di Malfoy, lei aveva un piano…

 

Che lui si sarebbe certamente rifiutato di seguire.

 

Le loro strade si sarebbero separate, con la differenza che lui non avrebbe saputo dove andare….

 

Ovviamente, non era il caso di preoccuparsi per la sorte di un Mangiamorte…

 

Inoltre, portarlo al Rifugio (se mai fosse riuscita a trovarlo) era terribilmente rischioso, senza contare la reazione dei ragazzi dell’Esercito…

 

La scelta più saggia era evidente, tuttavia rivelare il proprio obiettivo le costò più caro del previsto.

 

« Io intendo cercare Ron, Harry e Ginny, » disse telegrafica.

 

Lui fu sorpreso. « A Londra? » chiese in un sussurro.

 

Hermione scosse la testa ed evitò di guardarlo negli occhi: « Non si trovano più a Londra, » rispose.

 

Quell’ affermazione portò il silenzio. Un silenzio carico di riflessioni, troppo pesante per essere prolungato.

 

« Tu… cosa farai? » domandò Hermione.

 

Malfoy si strinse nel mantello e le voltò le spalle. « Non sono affari tuoi. »

 

Lei, che fino a quel momento aveva messo da parte il rancore e anche un po’ di buonsenso, s’indignò:« Guarda che se sono qui, la colpa è solo tua! Sei tu che hai chiesto il mio aiuto! » specificò.

 

« Devi aver capito male. »

 

Hermione protestò alzando il tono di voce: « Non negare l’evidenza, Malfoy, sei stato tu che - »

 

Malfoy si voltò lanciandole un’occhiata minacciosa.

 

Lei si portò una mano alla bocca: il rischio di farsi scoprire era alto. Sul Lago vagavano numerosi Dissennatori e non era escluso che qualcuno stesse perlustrando anche il bosco.

 

Malfoy parlò fra i denti: « Il mio obiettivo era recuperare i poteri magici per tornare ad Hogwarts. Siccome non avevo alternativa, ho dovuto sporcarmi con la feccia più squallida. »

 

« O forse eri consapevole di non valere un gran ché da solo, » rispose lei risentita, « se fosse stato per te ora saremmo ancora bloccati nella biblioteca! »

 

« Questo perché tu mi hai derubato! »

 

« Ti ho già detto che non ho preso il quadro di tua madre! »

 

« Non mi riferivo a quello... » disse Malfoy allungando la mano verso di lei col palmo rivolto verso l’alto. « Dammi la Passaporta, » ordinò.

 

Hermione rimase ad osservarlo inerme, le labbra socchiuse dallo stupore.

 

« L’ abbiamo usata per andare alla Stanza delle Necessità, quindi ora dovrebbe condurmi al rifugio dei miei genitori, » disse lui.

 

« E cosa pensi di poter fare dopo? » Mormorò lei, usando il sarcasmo per celare la preoccupazione. « L’idea migliore che hai avuto fin’ora è stata attraversare il Lago Nero in barca! »

 

« Quello che intendo fare non ti riguarda. »

 

« Ma da solo non puoi… »

 

La discussione era accesa, ma stavano entrambi sussurrando.

Fu soltanto il caso a far avvicinare un Dissennatore alla sponda del Lago.

Improvvisamente, i tronchi sul sentiero iniziarono a ricoprirsi di un sottile strato di ghiaccio assumendo un aspetto lugubre e avvizzito, come se qualcosa aspirasse la loro linfa vitale.

 

Il freddo strinse in una morsa le tempie dei ragazzi.

 

Malfoy sbarrò gli occhi, mentre la paura cominciava ad annebbiarli.

 

« Dammi la Passaporta! » ringhiò, « Dammela! »

 

Hermione riconobbe sul suo viso un terrore simile a quello che aveva provato nella Stanza delle Necessità.

 

« Calmati, » gli disse aprendo la borsetta, « stai perdendo il controllo. »

 

« Non sto perdendo il controllo, » ribatté lui con un acuto.

 

Aveva fretta. E paura.

 

E lei stava impiegando un’eternità per trovare la sua Passaporta…

 

Così, afferrò la sacca con un movimento nevrotico e gliela strappò di mano.

 

Lei soffocò un grido, ma ormai era troppo tardi.

 

Quel gesto aggressivo le fece sfuggire dalle dita la Ricordella che aveva appena trovato.

 

La piccola boccia di vetro scivolò fuori dalla borsa e scintillò per un ultimo istante, prima di cadere a terra e frantumarsi in mille pezzi.

 

* * *

 

I tre lunghi tavoli della sala circolare erano stati avvicinati per consentire ai membri dell’Esercito di Silente di riunirsi tutti assieme. Risultavano assenti Angelina Johnson, prossima al parto, Ginny, Luna e Dennis Canon, usciti su richiesta di Madama Chips per procurarsi un po’ di Centinodia, le cui scorte erano quasi terminate.

 

Neville, più deciso che mai, sedeva a capotavola.

Nel corso di quei due anni aveva preso il comando dell’Esercito senza quasi rendersene conto. Inizialmente era stato difficile assumersi ogni responsabilità, ma poi, le sue scelte, le sue parole, la tenacia e soprattutto il coraggio più volte dimostrati, avevano convinto tutti che non ci fosse nessun altro adatto quanto lui a coprire quel ruolo.

 

Quando vi fu silenzio parlò con profondo rammarico: « La missione è fallita e i nostri compagni sono stati catturati. »

 

La notizia gettò scompiglio lungo la tavolata. Qualcuno n'era già al corrente, ma la maggior parte dei ragazzi apprendeva del drammatico evento in quell’istante.

 

Neville chiese di nuovo, pazientemente, il silenzio.

 

« Il più delle volte le nostre incursioni si sono rivelate fallimentari, ma dopo l’Ultima Battaglia, – Neville s’interruppe con un nodo alla gola: avevano scelto quel nome non dimenticare che in quello scontro avevano perso la loro straordinaria guida, Minerva McGrannit, e un prezioso amico Lee Jordan. – le squadre sono sempre rientrate incolumi, e io temo che questo ci abbia fatto sottovalutare il pericolo… »

 

Qualcuno fece un cenno d’assenso alle sue parole; un paio di ragazze chinarono il capo colpevoli, qualcun altro commentò sottovoce con il vicino che lui - no - lui non si era mai permesso di sottovalutare il pericolo.

 

Neville riprese: « Vorrei ricordare a tutti quanti che, come noi abbiamo potuto migliorare e rafforzarci, anche Voi-Sapete-Chi ha fatto lo stesso. Non dobbiamo dimenticare la sua malvagità, né smettere di temerne potenza. Tuttavia, non rinunceremo a salvare i nostri amici. »

 

Vi fu un boato d’approvazione.

 

Harry e Ron, seduti al lato opposto del tavolo, si guardarono: pur essendo i meno preparati ad affrontare il nemico, fremevano dal desiderio di prendere parte alla missione.

 

Neville alzò la voce: « Ecco quello che faremo: partiremo domani mattina all’alba, divisi in squadre di tre persone. Attraverseremo il Lago Nero dal versante sud-est. »

 

Nella breve pausa che seguì l’affermazione un brivido sembrò attraversare la tavolata.

 

« Il versante sud-est è il più pericoloso, » obbiettò per primo Anthony Goldstein.

 

Neville era preparato a quell’osservazione: « il nostro passaggio è stato scoperto. È per questo che la squadra è stata catturata. »

 

« Ma quella parte del Lago è sorvegliata dai Dissennatori! » Commentò spaventata Lavanda Brown, che non era mai stata in missione.

 

« Tutto il Lago è sorvegliato dai Dissennatori! » la derise George Weasley atteggiandosi da veterano, « il versante sud-est è più pericoloso perché sott’acqua non abbiamo alleati. Fin’ora abbiamo potuto contare sul patto di neutralità stretto con le Sirene: ci lasciano passare senza ostacolarci. Ma a sud… non so cosa o chi si possa incontrare… A parte la piovra gigante! » concluse agitando le dita nell’aria davanti al viso di Lavanda, imitando i tentacoli di un polpo impazzito.

Lei si scostò soffocando un grido, per metà spaventata e per metà stizzita.

 

« Utilizzeremo l’incantesimo Testabolla come al solito? » Domandò Michael Corner.

 

« Sì, » rispose Neville, « e avanzeremo strisciando sul fondo. Se dovessimo incontrare ostacoli, potremo usare la magia senza destare troppi sospetti in superficie. »

 

« Capisco, » commentò George Weasley con aria da stratega, « quel lato è più buio e la costa è tutta frastagliata… ideale per nascondersi, ma… come entreremo nel Castello? È quasi impossibile risalire la scogliera… »

 

« Attraverso le Serre, » rispose Neville con prontezza, dimostrando d’aver accuratamente progettato ogni dettaglio del piano, « se ricordate, sono state distrutte durante l’Ultima Battaglia. Io ero presente: parte delle mura crollarono e si aprì una lunga frattura nel terreno che raggiunse le acque del Lago. Quella zona non era sorvegliata allora e probabilmente non lo sarà nemmeno adesso che è inutilizzabile. »

 

La sua risposta convinse buona parte dei presenti e Neville concluse: « questa volta partiremo con un equipaggiamento più pesante. La missione richiede un’accurata attività di esplorazione dato che non sappiamo dove i ragazzi sono stati imprigionati. Le squadre dovranno suddividersi le aree del Castello e passare inosservati è indispensabile. Oltre ai soliti oggetti, ognuno di noi porterà il preparato di una Pozione Polisucco della scorta di Molly (basterà aggiungere un capello per completarla) e della Metropolvere… »

 

« Ottimo. Come sono composte le squadre? »

 

Era stato Ron a parlare. L’intera tavolata si volse stupefatta verso di lui.

 

Ron s’agitò sulla sedia imbarazzato, ma con la ferma convinzione di essere fra i prescelti. Tuttavia la sua esuberanza non preoccupava Neville tanto quanto lo sguardo di Harry, fermo e denso di aspettativa: era chiaro che non s’aspettava di essere scelto, intendeva aggregarsi comunque

 

Neville non poté continuare a guardarlo e parlò al resto della tavolata: «Andremo io, George e Luna. Anthony, Alicia e Michael. Dennis, Cho e Hannah. »  Poi tacque per alcuni secondi, temendo un nuovo intervento...

 

« Verremo anche noi. »

 

Chiuse le palpebre ed inspirò profondamente: « Non credo sia una buona idea... », ribatté.

 

« Non ha importanza, » fu la caustica risposta di Harry.

 

* * *

 

Hermione Granger fissò inebetita le schegge di vetro che giacevano ai suoi piedi. Non aveva bisogno di guardare in faccia Draco Malfoy per capire quanto anch’egli fosse sconcertato: aveva letteralmente sentito il brivido che l’aveva scosso mentre la Ricordella finiva in pezzi.

 

Istintivamente, lo aggredì: « Sei soddisfatto ora? »

 

Malfoy alzò lo sguardo, il viso era piegato dalla collera.

 

Con un gesto violento le mostrò il Marchio Nero che portava sul braccio. Le parole gli graffiarono la gola: « Lo vedi? Quando mi sarò tolto questo sfregio sarò soddisfatto! »

 

Hermione sentì un nodo chiuderle la strozza, che fosse paura o pietà non ebbe il tempo di chiederselo, cercò solo di calmarlo: « Io… credo… posso provare a ripararla… calmati… » balbettò, ma non ebbe il tempo di fare nulla.

 

L’onda di freddo che li aveva spaventati un attimo prima, ora avanzava verso di loro, divorando il sottobosco.

 

« Non possiamo stare qui! » Hermione, allarmata, iniziò a risalire il sentiero di corsa.

 

Malfoy la seguì.

 

Il terreno fangoso s’impastava sotto i loro piedi, ostacolando il loro rumoroso incedere, mentre la morsa gelida del Dissennatore s’avvicinava rapidamente.

 

« Di qua, » bisbigliò Hermione strattonando Draco per il mantello, riconoscendo ad un tratto il passaggio intravisto durante la discesa.

 

Malfoy sentì troppa sicurezza nella sua voce e si bloccò: « Non vengo con te. »

 

Hermione non seppe spiegarsi perché quella reazione, tutto sommato prevista, generasse in lei tanta irritazione.

 

« Non essere ottuso, Malfoy! Dobbiamo solo… »

 

« Fare cosa? Raggiungere i tuoi amichetti nascosti come fuggiaschi in qualche grotta fra le montagne? Non ho nessuna intenzione di unirmi a loro! »

 

Hermione si sentì ribollire.

 

La causa era nello stolido orgoglio del Serpeverde che, pur col nemico alle calcagna, non gli consentiva di accettare per la seconda volta un aiuto marcato Grifondoro.

 

« “Hogwarts non sarebbe nulla senza di noi… siamo tutti parte di questo mondo”… sono parole tue… o le hai dimenticate? » gli rinfacciò, «  Sei un immaturo, Malfoy, troppo borioso per accettare di farsi aiutare! »

 

« Non certo dal tuo lurido sangue sporco e da un mucchio di Grifondoro inetti e babbanofili! »

 

Hermione andò su tutte le furie.

 

Con il fiato del Dissennatore sul collo si voltò verso di lui e piantò gli occhi inferociti nei suoi.

 

« Peccato, perché come hai detto tu: ti sei già sporcato le mani! Decidi contro chi vuoi combattere, Malfoy: il Signore Oscuro o Harry Potter? » Gridò, ma era talmente arrabbiata che non se ne accorse.

 

Malfoy sibilò spaventato: « Stupida, taci! » mentre alle loro spalle i rami di una betulla si spezzarono scricchiolando e il sentiero apparve come un’unica lastra di ghiaccio.

 

Hermione abbassò il tono di voce, ma non lo sguardo: « A differenza di te, Malfoy, io so perfettamente chi è il mio nemico! » Berciò fra i denti mentre estraeva la bacchetta magica.

 

Pronunciando Incantesimi Essiccanti ed Obliteranti, la puntò prima verso se stessa, poi contro di lui ed infine sul terreno.

 

« Ma che cosa fai? » protestò Malfoy infastidito, tastandosi il mantello asciutto.

 

Lei lo afferrò per un braccio e lo tirò dentro al sentiero.

 

« Cancello le tracce, ovviamente! Muoviti! » Ordinò spingendolo davanti a sé.

 

Poi entrambi si misero a correre lungo un invisibile rotta, incespicando tra i cespugli, incuranti delle sferzate che i rami più sottili degli alberi spogli lasciavano sulla pelle del viso.

 

L’unico pensiero era rivolto al nemico che si avvicinava ad una velocità insostenibile.

 

Il fiato cominciò a farsi corto, ma davanti a loro si estendeva un groviglio di rampicanti oltre il quale avrebbero potuto nascondersi con facilità.

 

Senza riflettere, si precipitarono contro la ragnatela di rami e foglie…

 

Finendo a sbattere dolorosamente contro un ostacolo duro ed invisibile.

 

Il fracasso dell’urto attirò l’attenzione del Dissennatore.

 

Pochi istanti per attutire il colpo ed entrambi i ragazzi infilarono le mani fra il garbuglio di foglie e spine, strappando e tirando, finché, sotto i palmi delle loro mani, umide assi di legno rivelarono la presenza di una porta serrata.

 

Tastarono invano tutt’intorno, alla ricerca di un passaggio o di un nascondiglio.

 

Malfoy imprecò.

 

Erano in trappola e il Dissennatore li stava raggiungendo. Potevano capirlo dalla morsa di gelo che riempiva i loro polmoni ad ogni respiro.

 

Fu allora che Hermione volse la schiena a Malfoy e alla porta puntando la bacchetta davanti a sé.

 

« Apri quella porta, » ordinò, « al Dissennatore ci penso io! »

 

E subito dopo ricordò l’ultima conversazione che aveva avuto con Ginny, quando aveva espresso tutti i suoi timori:“ Potrei non riuscire più ad evocare un Incanto Patronus o lanciare uno Schiantesimo… ”

Non ci crederei nemmeno se lo vedessi, ” aveva risposto Ginny…

 

Malfoy la guardò, sorpreso e dubbioso allo stesso tempo: stretta nel proprio mantello, con i piedi divaricati ben saldi a terra e il braccio teso in avanti, era decisa a difendersi, ma le sue spalle tremavano lievemente.

 

Si domandò se davvero fosse in grado di fermare un Dissennatore.

 

Se stesse agendo d’istinto o per un calcolo ponderato.

 

Se avesse paura.

 

E, solo per un istante, si chiese perché stava facendo tutto quello per lui…

 

Poi uno strillo isterico di lei gli ricordò il proprio compito.

 

Malfoy si voltò di scatto verso la porta: « Alohomora! »

 

Non accadde nulla.

 

Provò di nuovo, più volte.

 

« Sbrigati! » Intimò lei.

 

« È impossibile! Serve una parola d’ordine! »

 

Malfoy si guardò le spalle e vide il mantello scuro del nemico fermarsi davanti all’ingresso del sentiero che avevano percorso.

 

Hermione ora tremava in modo evidente.

Era passato troppo tempo dall’ultima volta che si era difesa da un Dissennatore, e faticava a cercare un pensiero felice e ragionare contemporaneamente.

 

« Prova… prova con “Albus”… » suggerì.

 

Non funzionò.

 

Cominciò allora a sfoderare raffiche di parole; “deve centrare con l’Esercito!”, si diceva mentre Malfoy ripeteva insistentemente che non avevano alcun effetto.

 

Il gelo raggiunse le caviglie dei due ragazzi, ed entrò in loro con violenza, soffocandone i respiri.

 

Malfoy strillò come un bambino e lei si decise a rischiare.

 

« Expecto Patronum! » Gridò.

 

L’incantesimo funzionò, anche se non riuscì perfetto come avrebbe voluto.

Una lontra argentea dalla forma non completamente definita sgusciò fuori dalla sua bacchetta, librandosi nell’aria e mettendo in fuga il Dissennatore.

 

Malfoy stava ancora guardando sbalordito l’animale allontanarsi in una scia cristallina quando Hermione, ora libera dalla tensione, ebbe una folgorazione: « Butterfly! » Gli gridò.

 

« Che cosa? » borbottò Malfoy.

 

« La parola è Butterfly! » Ripeté lei.

 

E la porta magica, sorprendentemente, si aprì.

 

I due si precipitarono all’interno, terrorizzati all’idea che altri Dissennatori li raggiungessero.

 

Scontrandosi per avere la precedenza, inciamparono e caddero l’una sull’altro. Malfoy graffiò il terreno nel tentativo di alzarsi, Hermione s’aggrappò ai suoi abiti.

 

La porta si richiuse dietro di loro prima che riuscissero a mettersi in piedi.

 

* * *

Continua…

   
 
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