Behind
the mirror
-Io davvero credevo di poter
lasciar correre, di poterti lasciare fare le tue scelte senza interferire. Ma
mi sono illuso-
Blaise sedeva comodamente sulla
poltroncina bianca nella stanza di Draco, la fronte sul pugno e lo sguardo severo
puntato sull’amico.
Il biondo, infatti, era seduto
sul proprio letto, circondato da fogli sparsi e tomi pesanti. Teneva la testa
china e non smetteva di leggere. Quando Blaise era entrato, a forza, nella
stanza, lo aveva trovato perso nelle sue ricerche e non era riuscito a
distrarlo.
-Che vuoi? Niente di meglio da
fare? Ti stai rammollendo secondo me, la scuola è iniziata da quasi un mese e
tu non hai ancora trovato una ragazza che ti faccia compagnia. Mi deludi-
Blaise sbatté i pugni contro la
poltrona, con tanta rabbia che perfino Draco fu costretto ad alzare gli occhi
dalle sue letture. Come se non bastasse, Blaise prese a calci una scarpa che
aveva lì davanti mandandola dritta contro il biondo, che tuttavia la scansò
senza scomporsi più di tanto.
-Vuoi piantarla? Cosa hai nella
testa? Perché non ammetti di avere un problema e chiudiamo la faccenda? Puoi
fare il duro con gli altri ma, a meno che tu non voglia che il tuo malessere ti
trascini in un abisso, credo sia ora di darsi una svegliata, cazzo!-
Draco lo fissò in cagnesco, la
mascella era contratta e gli occhi ridotti a due fessure. Fece una profonda
smorfia e tornò a leggere.
-Io sto benissimo-
-Ma certo!- urlò Blaise alzandosi
in piedi e dando un calcio alla seconda scarpa sul pavimento. –Saltare le
lezioni, mangiare a stento, passare tutte le tue giornate chiuso da qualche
parte con quei fottuti libri, per te è normale! Su quelle pagine non ritroverai
Claire, capiscilo dannazione, oppure giuro che...-
Draco alzò la testa con
un’espressione talmente nera che Blaise si zittì. Il biondo aveva uno sguardo
gelido e profondo, sembrava la morte.
-Non-nominare-Claire- sibilò
minaccioso.
Blaise sbuffò e si passò una mano
fra i capelli, facendo qualche passo intorno e cercando di calmarsi. Draco era
sempre stato un tipo curioso, scendeva nella cantina segreta di villa Malfoy
già ad otto anni, leggendo i libri proibiti del padre o cercando oggetti
maledetti. Se si metteva in testa di imparare un nuovo incantesimo, non si dava
pace finché non ci riusciva. Divorava i libri di magia nera, studiandone uno
dopo l’altro.
Ma quello che stava cercando in
quel momento era, purtroppo, maledettamente sbagliato e inutile. Come se non
bastasse lo stava portando ad un limite; quella ricerca era deleteria.
-Quello che voglio dire è che…-
-D’accordo!- sbottò Draco,
chiudendo di scatto un libro. –Come spieghi il fatto che non ci sia alcun
legame di parentela fra loro? Non c’è niente, neppure un lontanissimo parente
in comune, niente!-
-Oh santo cielo Draco tu hai
perso la ragione!- Gli rispose Blaise. –Hai passato l’ultima settimana sugli
alberi genealogici dei maghi, cercando cosa, poi? Pensavi che fossero sorelle
gemelle separate alla nascita? Ti saresti dato pace, a quel punto?-
-Blaise,
tutti i maghi purosangue sono in qualche modo imparentati. Ho addirittura una
parentela con i Weasley e i Potter, ti rendi conto?
Perché i Robinson e i King hanno origini totalmente diverse? Ho studiato la
loro storia e…-
-Basta! Non aggiungere altro, ti
prego!- Blaise si voltò tornando a
sedersi sulla poltrona. –Non avevi detto che questa King non è propriamente una
purosangue?-
-Ma non c’entra! I King…-
-Certo Draco, certo! Rigira le
carte come e quando vuoi tu! La devi smettere, giuro che se domani non ti vedo
a lezione vengo qui e ti spacco la faccia-
Draco afferrò il libro che aveva
davanti e lo scagliò contro il muro.
-E allora- iniziò urlando. –Come
spieghi il fatto che nessuno in tutta Hogwarts abbia mai notato la somiglianza
fra loro due? Come?-
Blaise rimase in silenzio, si appoggiò
allo schienale e guardò Draco quasi spaventato.
-Lo vedi?- continuò il biondo.
–Questa King non è spuntata fuori dal nulla, è qui da tre anni, e perché
nessuno ha notato quanto lei e Claire fossero identiche?-
Blaise chiuse gli occhi e non
rispose.
-Sono uguali, Blaise, uguali.
L’unica diversità, a parte gli occhi e i capelli, è la cicatrice che Samantha
King ha sullo zigomo destro-
Blaise lo guardò disgustato.
–Cosa significa questo? Pensi che gli alieni le abbiamo attaccato la faccia di
Claire lasciando quella piccola cicatrice come prova?-
-No, ma allora perché nessuno ha
mai visto niente?-
Il moro scosse il capo. –Sono
troppo diverse, Draco-
-Che vuoi dire?-
-Una era una Serpeverde, l’altra
una Grifondoro. Frequentavano corsi e soprattutto amici diversi, chi avrebbe
dovuto accorgersi della somiglianza? Stiamo parlando di due persone opposte
che, se anche si fossero trovate nella stessa stanza, non si sarebbero prese il
disturbo di guardarsi in faccia, figuriamoci chi le conosceva! E poi ci sono
due anni di differenza, quando Claire era già cresciuta la King appariva ancora
come una bambina-
Draco nascose una smorfia per
imporsi la calma. Guardò l’amico seriamente e serrò la mascella. –E i
professori?-
-Forse loro vedevano solamente
quello che le due ragazze erano dentro, ovvero una Serpeverde bionda e
autoritari ed una Grifondoro rossa e timida. Non hanno mai badato ai loro
profili, si sono concentrati sul carattere e sui modi di fare-
Draco si alzò in piedi e scese
dal letto con un unico salto, come una tigre. Le spalle si alzavano talmente
tanto quando respirava, che chiunque sarebbe scappato via terrorizzato, ma
ovviamente non Blaise che lo conosceva da sempre.
Il biondo avanzò, si sistemò la
divisa e si rimise le scarpe, sibilando:
-Quindi io sarei solo un povero
pazzo visionario, giusto? Bene!-
Detto ciò abbandonò la stanza
sbattendo la porta con forza, lasciando Blaise da solo che scuoteva il capo
contrariato e avvilito.
Samantha camminava lentamente per
uno dei grandi corridoi del castello, l’ora d’incantesimi era finalmente finita
e lei non vedeva l’ora di godersi le sue ore buche prima delle lezioni
pomeridiane per ripassare e
rilassarsi un po’. Quel giorno c’era un sole incantevole e neppure una nuvola
in cielo, era uno di quei rari giorni che ricordavano l’estate e quei bei
pomeriggi a correre spensierata.
Raggiunse l’aula di studio,
salutò due ragazze di Tassorosso del suo stesso anno e si sedette ad un tavolino da sola, occupando anche il
posto per Leila. Prese il libro di Trasfigurazione ed iniziò a ripassare un
vecchio argomento che proprio non capiva e che, sicuramente, Leila sarebbe
stata felice di spiegarle.
Alzò gli occhi verdi dal manuale
per un solo istante e se ne pentì. Sul muro di fronte a lei una sagoma nera
sfrecciò rapida verso la porta e sparì così come era apparsa.
Le si chiuse lo stomaco.
Nessun’altro nella sala sembrava
aver notato nulla di strano, neppure i ragazzi seduti vicino alla porta. Prese
un respiro profondò e tornò a studiare, sicura di essersi sbagliati, a volte la
vista faceva strani scherzi.
Passarono pochi secondi prima che
un rumore la costringesse a sollevare la testa e, ciò che vide, per poco non la
fece morire di paura.
Una sagoma vagamente umana era
ferma sul soffitto come una semplice ombra, peccato che, sotto di lei, il
lampadario cigolasse sinistro e minacciasse di staccarsi dal soffitto per
cadere dritto su Samantha.
Si alzò in piedi di scatto e
tutti si voltarono a guardarla, qualcuno annoiato e altri stupiti. Forse
credevano che fosse impazzita.
-Quel lampadario è davvero
vecchio ma sta tranquilla, non cadrà- Le disse un ragazzo di Corvonero,
lanciando una brave occhiata al lampadario cigolante per poi tornare a scrivere
la sua relazione.
Sammi
sollevò il capo verso il soffitto e la vide ancora lì, quell’ombra ferma sul
lampadario che non si muoveva di un millimetro ma che sicuramente la stava
fissando.
Perché quel ragazzo non l’aveva
notata?
Improvvisamente l’ombra strisciò
contro un muro e si fermò alle sue spalle, costringendo la giovane a voltarsi.
Nella sala qualcuno la stava fissando in modo strano ma nessuno aveva visto
quell’ombra minacciosa a forma d’uomo che ancora torturava la piccola
Grifondoro.
La sagoma si spostò nuovamente
iniziando a sfrecciare da un muro all’altro, salendo sul soffitto e strisciando
sul pavimento.
A quel punto, prima di scoppiare
a piangere, Samantha raccolse le proprie cose e scappò via infischiandosene dei
ragazzi che la guardavano credendola pazza.
Forse era impazzita sul serio.
Durante la sua corsa e testa
basta si scontrò con Laila che le chiese spiegazioni ma lei la ignorò.
Continuò a correre fino a
raggiungere il cortile luminoso, tornando a desiderare che arrivasse la calda
estate. Desiderò che tornassero i pomeriggi spensierati che, magari, avrebbero
portato via quelle ombre oscure che tanto la terrorizzavano.
Corse ancora e, quando sollevò
gli occhi verso il sole, si ritrovò di fronte un sagoma in ombra. Stava quasi
pur urlare dalla paura quando, fermandosi, riuscì a mettere a fuoco i contorni
di quella persona.
O meglio, di quel ragazzo.
Era alto e magro, biondo, il viso
dai lineamenti rudi e mascolini, la fronte ampia accarezzata da ciuffi biondi e
gli occhi ghiacciati che la fissavano con attenzione. Teneva le mani in tasca e
le sue labbra erano piegate da uno strano e misterioso sorriso.
-Perché correvi?- le chiese
tranquillo.
Samantha riprese fiato ma non
riuscì ad articolare alcun suono.
Draco le sorrise e avanzò di un
passo fermandosi ad un palmo da lei, sollevò un braccio e le accarezzò
dolcemente una guancia con il dorso della mano.
-Sembri spaventata. Ogni volta
che mi vedi perdi il fiato? Non sapevo di farti questo effetto!-
Mentre Draco sogghignava
divertito, Samantha abbassò gli occhi e sorrise.
Perché vedere quel ragazzo
Serpeverde le faceva sempre quell’effetto? Il cuore le batteva forte e non
riusciva più a parlare. Aveva paura di lui, dei suoi modi serpenteschi e di
quel suo sorriso maligno, eppure, per la seconda volta, se lo ritrovava di
fronte dopo essere fuggita via dalle ombre che la inseguivano.
Forse, questo particolare, avrebbe
dovuto farla riflettere. Ma non fu così.
La ragazza lo guardò negli occhi
e sorrise raggiante, infondo, in quel momento, non poteva che considerare quel
bel ragazzo come il suo salvatore.
Come il suo raggio di luce.
Un raggio di luce…
Draco guardò altrove, incapace di
continuare ad ammirare quel volto splendido illuminato da quel sorriso dolce e
dagli occhi verdi e sinceri.
Non era degno di lei.
-Vieni con me- le disse
freddamente, con un sorriso spento.
A lei era sembrato di vedere il
più bello dei ragazzi tramite quel sorriso, senza accorgersi delle verità
nascoste in quello sguardo di ghiaccio così abile a schermare i propri
sentimenti e i propri pensieri.
Passeggiavano sul prato di
Hogwarts sotto quel caldo sole di inizio novembre, diretti alla riva del lago.
Era proprio una giornata strana, una aggiornata assolata d’inverno.
Un contro senso.
Draco guardò Samantha e pensò che
quella giornata rispecchiava proprio lei. I capelli rossi fiammeggianti, la
pelle chiara e gli occhi di smeraldo che, quando guardavano il cielo, si
illuminavano come se possedessero luce propria.
Sorrideva e quel sorriso era
incantevole e dolce, quasi capace di sciogliere il gelo del suo cuore. Proprio
in quel momento la ragazza si chinò per raccogliere un fiore e sorrise ancora
accarezzando con le dita esili i petali delicati. Le lunghe ciglia sfiorarono
gli zigomi e le guance si imporporarono, quando, per puro sbaglio, Samantha
sollevò le sguardo e si ritrovò sotto quello attento di Draco.
Il ragazzo serrò la mascella e inarcò
le sopracciglia. Teneva le mani in tasca, i muscoli erano tesi, inginocchiata
davanti a lui c’era la peggiore delle minaccia mai viste prima.
C’era un demone.
Un demone bellissimo dai capelli
rossi e con il viso da fata. Un demone dal sorriso dolce e dallo sguardo
magnetico.
Era proprio come quella giornata.
Calda e fredda.
Dolce e amara.
Un ossimoro.
-Ti sei imbambolato?-
Draco si riscosse e rimase ad
osservare Samantha che si rialzava e correva spensierata più vicina al fiume.
-Non vengo mai da questa parte
del castello, non avevo mai visto tutti questi fiori!- spiegò lei, tutta
contenta, mentre si inginocchiava a raccogliere altri fiori.
Draco avanzò e si appoggiò con la
schiena contro un albero incrociando le braccia al petto ed osservando la
ragazza senza mostrare alcuna espressione.
-Perché non vieni mai qui?-
-Non mi piace il lago nero-
-Hai paura?- ghignò lui.
Draco nascose il viso sotto
l’ombra delle fronde dell’albero, il sole lo infastidiva arrivandogli sugli
occhi. Pensò che avrebbe dovuto tenere a mente quel particolare e ricordare che
la ragazzina infernale che aveva davanti temeva il lago nero.
-Ti piacciono i fiori?- chiese
incuriosito, dato che rimaneva ancora seduta fra l’erba.
-Sì- gli rispose semplicemente.
Draco scosse il capo. –Ti piace
il Quidditch e i fiori. Che strano accoppiamento!-
Samantha lo guardò e, in quel
momento, per un solo istante, Draco si sentì per davvero al cospetto di un
angelo ammaliatore.
Un angelo dannato.
La ragazza aveva fra le labbra un
sorriso tenue, i suoi occhi lo fissavano con serietà e, poco lontano da lei, il
lago rispecchiava i raggi del sole diffondendo una luce arancio che accentuava
il colore dei suoi capelli, il candore della sua pelle e la lucentezza del suo
sguardo.
Un angelo fra le fiamme.
-Forse io sono strana- gli disse,
abbassando poi lo sguardo imbarazzata e tornando ad osservare i fiori che le
stavano intorno con un sorriso nascosto.
Draco prese un profondo respiro e
chiuse gli occhi, cercando di riordinare i pensieri e di calmare il suo cuore,
ormai corroso dalla rabbia, dal dolore e da qualcos’altro. Qualcosa che avrebbe
dovuto essere piacevole, ma che non lo era.
-E tu? Si può sapere che
intenzioni hai?-
Draco spalancò gli occhi ed
osservò la ragazza voltata verso di lui.
-Di che parli?- le chiese, con un
sorriso affascinante per fingersi disinvolto.
Lei sospirò e tornò a guardare il
lago. –Ti presenti, passeggiamo insieme ad Hogsmeade e poi… poi sparisci per un
mese!- detto ciò tornò a guardarlo dritto negli occhi.
Draco non disse nulla, rimaneva
appoggiato all’albero con le braccia incrociate. Sammi
lo trovò bello e tenebroso come sempre, senza sapere mai cosa stesse realmente
passando per la testa del ragazzo in quel momento.
Il Serpeverde, infatti, la
fissava con le sopracciglia contratte, sembrava un serpente davanti ad una
preda. Sembrava perfino spaventato da lei, da lei e dal suo sorriso. Odiava
quel modo che aveva di guardarlo e l’effetto che gli facevano quegli occhi non
proprio sconosciuti.
Quel viso…
-E poi, magicamente, ricompari e
mi porti qui senza un vero motivo. Cosa vuoi da me?- gli chiese senza paura,
fronteggiandolo apertamente con lo sguardo.
Sembrava incuriosita e decisa al
tempo stesso, non si aspettava nulla, non si mostrava né furba né maliziosa.
Deliziosamente ingenua e forte al
tempo stesso.
-Conoscerti- disse Draco, con una
nota arrogante nella voce.
-Conoscermi?-
-Conoscerti!- concluse con un
sorriso ammaliatore.
Samantha parve pensarci su e poi
si voltò ad osservare il lago con una strana espressione. Giocò distrattamente
con un fiore che aveva in mano e si portò dietro l’orecchio un ciuffo di
capelli che le era finito davanti agli occhi.
-Perché?- gli chiese con quel suo
sguardo intenso che tanto contrastava con i suoi sorrisi spensierati e solari.
Draco la fissò a lungo senza
distogliere gli occhi da quelli di lei. Era ancora seduta fra i fiori con il
sole che illuminava la sua figura donandole quasi un’aura luminosa e non aveva
cambiato espressione, rimaneva seria con le labbra appena dischiuse e un fiore
stretto fra le mani.
Un fiore rosso.
-Non lo so- le rispose gelido.
Samantha piegò il collo di lato e
corrugò la fronte. –Davvero non lo sai?- gli chiese.
Aveva sorriso a quella domanda,
eppure, nei suoi occhi, c’era qualcosa di terribile.
Lo sguardo di un demone
indagatore.
Un demone che legge i pensieri.
Draco guardò altrove, furibondo.
Non importavano i suoi piani
originali, non importava quanto quella ragazza somigliasse alla sua Claire.
Perché non era Claire.
Mentre stava con quella piccola
Grifondoro non riusciva a pensare alla sua defunta amata, erano su mondi
opposti. Samantha era un fiore troppo delicato nelle sue spire da serpente, un
piccolo bocciolo di rosa che riusciva a stregarlo.
Oltretutto adesso Draco sapeva
che non sarebbe mai stato in grado di fare del male a quella ragazzina così
fragile, dolce, tenera, indifesa.
A quella ragazza dal sorriso
tanto caldo da intenerirlo.
Era un veleno travestito da dolce
miele che scendeva dritto verso il suo cuore e nessuno poteva dire se lo
avrebbe stretto in una morsa mortale o se invece lo avrebbe curato.
Ma lui non voleva essere curato!
Non poteva aver fallito, non
poteva fermarsi ad un passo dal traguardo. Non avrebbe mai accettato che quella
ragazza lo rammollisse o che scatenasse sentimenti tanto contrastanti dentro di
lui.
Sentimenti che non gli
appartenevano.
Era una bugia.
Una bellissima bugia, ma pur
sempre un inganno.
Non poteva fare quello a Claire,
doveva farla pagare a quella mocciosa che le aveva rubato la faccia senza farsi
ammaliare.
Draco la guardò un’ultima volta
e, quasi come se si fosse scottato anche solo vedendola, si staccò dall’albero
di tutta fretta e si avviò a grandi passi verso il castello.
-Dove vai adesso?- urlò lei.
-Ci vediamo domani. Promesso- Le
rispose.
Non sapeva nemmeno lui perché le
aveva fatto quella promessa ma di sicuro non voleva allontanarla del tutto da
lui. Avrebbe trovato il modo per capire cosa rappresentasse realmente quella
Samantha King per lui oppure avrebbe trovato il modo per ferirla.
Quando Draco se ne andò Sammi rimase ferma dov’era stendendosi sul prato e beandosi
del calore che le riscaldava la pelle e del profumo dei fiore che la rilassava.
Le parve di chiudere gli occhi
solo per qualche minuto ma in realtà restò lì a riflettere a lungo. Si riscosse
solo quando il sole scese dietro le montagne e il freddo si posò su di lei
ricordandole che era ora di rientrare nel castello.
Si mise a sedere e pensò che già
una volta era rimasta fuori per troppo tempo, rientrando con il calar del sole,
e se ne era pentita.
Sperò di non doversene pentire
ancora
Ma, si sa, a volte le nostre
paure si avverano ancora prima dei nostri sogni.
Mentre si rialzava Samantha si
accorse che c’era qualcosa di strano sulla superficie del lago nero e, infatti,
una testa nera e tonda fuoriusciva e due grandi occhi bianchi e vuoti
emergevano dal pelo dell’acqua fissandola con insistenza.
Quando la sagoma riemerse piano,
rivelando un corpo umano, nero e spaventoso, Samantha si alzò e corse via
urlando e in lacrime.
Continua…
Grazie
a chi ha letto ma in particolare a:
Ravenwood
Alex91
Like
Per
la recensione, vi ringrazio infinitamente.
Spero
che il capitolo sia piaciuto, lasciate pure un commento e mi farete felice ^^
Grazie
ancora, a presto.