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Quella mattina Lily Evans sedette al suo solito posto per fare
colazione. Mangiò le sue solite uova strapazzate ed il suo
solito bacon. Parlò con le solite compagne e
lanciò i
soliti sguardi ai soliti quattro malandrini.
Quattro?, pensò confusa.
Guardò meglio.
Erano davvero lì, i quattro Grifondoro. E stavano facendo
una
normale colazione. Potter era seduto tra Minus e Lupin e di fronte a
lui mangiava Black.
Sembrava proprio che tutto fosse tornato alla normalità ed
in
parte Lily ne era contenta. Alla fine, Potter se lo meritava. Aveva
bisogno di farsi vedere dal suo fan club di ragazze urlanti o loro
l'avrebbero dimenticato.
---
Ben presto gufi e civette volarono sopra le teste degli studenti
portando legati alle zampe lettere e giornali. Gli studenti aprirono la
loro posta. Lily non ricevette nulla, ma la sua amica Alice
spiegò la Gazzetta del Profeta ed iniziò a
leggerla
silenziosamente. Dopo alcuni secondi la bocca di Alice si
aprì
in un tacito grido. Lily la guardò con sconcerto.
"Alice?"
La ragazza scosse solo la testa, apparentemente troppo sconvolta per
parlare.
Lily le sfilò il giornale di mano e lesse l'articolo in
prima pagina.
COPPIA DI AUROR
BRUTALMENTE UCCISA DA 15 MANGIAMORTE!
Charlus e Dorea Potter,
43 e 40
anni, sono stati trovati morti nella loro casa a Durham cinque giorni
fa. La notizia non è trapelata fino a questa mattina.
15 Auror sono riusciti a
entrare in
casa Potter alle 9 di sera e dopo aver ucciso il signor Potter,
tortutano la moglie per più di un'ora e per poi
assassinarla.
Il figlio, 16 anni, osserva la scena da una camera blindata, costruita
per le emergenze. Gli auror giungono sul posto mezz'ora dopo la morte
di Dorea Potter e dopo più di tre ore si accorgono che il
figlio delle vittime è in casa...
Lily non terminò di leggere l'articolo
perchè la
Sala Grande si riempì di voci. A destra e a sinistra gli
studenti di
Hogwarts si bisbigliavano nelle orecchie ed una buona parte di loro
stava osservando Potter e anche Lily si voltò a guardarlo.
Potter teneva tra le mani la Gazzetta del Profeta. Le labbra gli
tremavano visibilmente, ma, a parte quel piccolo dettaglio, non
sembrava
sul punto di perdere il controllo.
Lily vide Remus dire qualcosa e poi Black strappò il
giornale dalle mani di Potter e lo gettò a terra.
---
Remus intravide gli occhi di James riempirsi di lacrime e disse
"Dovremmo andare".
"No!", replicò Sirius. Gli altri tre malandrini lo
guardarono.
Sirius si affrettò a spiegare: "Prima o poi l'avrebbero
scoperto. E comunque è inutile che ce ne andiamo,
perchè
anche a lezione sarà così. Dobbiamo solo
aspettare che
passi lo stupore iniziale".
James annuì, mentre ricacciava indietro le lacrime. Sapeva
che
Sirius aveva ragione ma si sentiva soffocare dagli sguardi che erano
puntati su di lui.
Anche Sirius era infastidito. Si alzò in piedi e
urlò:
"Smettetela di fissare! E chiudete quelle bocche: dovete pagare un
biglietto per succhiarmelo!"
James e Peter spalancarono gli occhi, stupefatti dalla sfrontatezza di
Sirius. Remus invece gli lanciò un'occhiataccia e con tono
di
rimprovero disse "Sirius!"
Lui alzò semplicemente le spalle e, dopo che si fu
nuovamente seduto, sussurrò "Magari qualcuno ci crede..."
---
Le lezioni furono un noioso affare. Lily non era in grado di
concentrarsi.
Non poteva fare a meno di pensare all'articolo di giornale che aveva
letto. Potter aveva davvero assistito all'uccisione dei suoi genitori?
Si voltò per scrutarlo. Era seduto all'ultimo
banco, di
fianco a Black.
Potter stava scrivendo, mentre il suo fedele amico si guardava le
unghie. Prima che Lily tornasse a leggere la lavagna, Black
alzò
gli occhi ed incontrò i suoi. Nelle iridi grigi di Black
balenò una scintilla di soddisfazione mista a sospetto, ma
Lily
si voltò troppo in fretta per potervi cogliere anche la
rabbia.
---
Sirius vide la Evans osservare James di sottecchi. Non lo stava
guardando come lo guardava sempre, cioè con disgusto e odio.
Aveva una strana espressione in viso.
Alla fine James era riuscito a suscitare un po' di interesse nella
ragazza, allora. Ma Sirius non si fidava di lei: sapeva che teneva il
coltello dalla parte del manico in tutto ciò che riguardava
James e aveva la possibilità di ferirlo. E in quel momento
il
suo amico non aveva davvero bisogno di ulteriori delusioni.
La Evans avrebbe fatto meglio a stargli lontano...
---
00:00
James osservò l'orologio, seccato. Aveva creduto che
stanotte Lily
sarebbe stata puntuale, ma a quanto pareva la ragazza aveva bisogno di
un po' più di persuasione.
Quando Lily lo raggiunse in Sala Comune, James notò subito
in
lei qualcosa di strano: lei non lo stava guardando come lo guardava
sempre, con altezzosità. Anzi, non lo guardava affatto.
Decise di non indagare, almeno non così presto. Le chiese,
con fare galante "Vogliamo andare?"
Lei annuì, sempre con gli occhi rivolti verso il basso e lo
seguì per i corridoi di Hogwarts. Improvvisamente fu
assalita da
un dubbio: e se li avvessero visti?
"Potter, che cosa facciamo se Gazza ci scopre?"
"Basterà dirgli che tu stavi facendo la ronda notturna e mi
hai
incontrato per i corridoi. Gli diremo che mi stavi accompagnando dalla
Mcgranitt", replicò James, senza voltarsi.
Lily pensò che era... cortese, da parte sua, offrire di
prendersi la colpa se fossero stati scoperti. Anche se, in fondo, era
colpa sua: non era lei che lo stava costringendo a lasciare la Torre
ogni notte.
---
"Remus! Svegliati!"
Qualcuno gli stava scuotendo una spalla. Remus tentò di
voltarsi, così da poter dare le spalle a quella voce con
fastidiosamente familiare, ma quella non cedette e la mano che lo stava
scrollando si fece più insistente.
"REMUS!"
"Che c'è?!", chiese infine il lupo mannaro, piuttosto
acidamente.
"James è sparito", disse Sirius. Aveva ancora l'aria
assonnata,
ma parlava con un tono di voce che, pur se basso, lasciava intendere la
sua preoccupazione.
"Come? Che vuol dire 'sparito'?"
"Che non è nel dormitorio!"
Remus alzò le sopracciglia. Non era una tragedia che uno dei
Malandrini girovagasse per la scuola di notte; tutt'altro, accadeva
spesso.
"E allora? Si starà facendo un giro", replicò con
indifferenza e ciò infastidì Sirius.
"Ma perché da solo? Eh? Ci sta nascondendo qualcosa,
Lunastorta. Te l'ho detto che anche l'altra notte..."
"Sì, me l'hai detto, Sirius", lo interruppe Remus, "E anche
se
fosse? Sta passando un brutto periodo: probabilmente ha bisogno di
riflettere. Non stargli troppo addosso, Sirius."
Sirius si passò una mano tra i capelli e sedette accanto a
Remus, il quale sospirò. A quanto pareva, non sarebbe potuto
tornare a dormire troppo presto. Occhieggiò Peter con
invidia; a
volte essere il meno sveglio del gruppo era conveniente, ti risparmiavi
un sacco di conversazioni inutili.
"Ho paura che possa fare qualcosa di stupido", continuò
Sirius, "Tipo, che ne so, buttarsi dalla Torre!"
Remus strabuzzò gli occhi. "Ma per favore, Sirius! Smettila
di
dire sciocchezze!", ribatté concitato. James non avrebbe mai
nemmeno pensato di fare qualcosa del genere.
"Ma allora perché sparisce sempre di notte? Che cosa
combina?"
"Non lo so, Sirius. Ma non ti preoccupare. Qualunque cosa combini, non
farebbe mai niente di troppo pericoloso."
Sirius abbassò lo sguardo. Ovviamente, Remus aveva ragione,
come
sempre. Ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per l'amico. James
non aveva mai fatto niente senza di lui. Erano sempre stati Felpato e
Ramoso, e se uno dei due faceva qualcosa da solo, poi lo andava sempre
a raccontare all'altro.
"Io lo aspetto sveglio", affermò, con decisione.
Remus roteò gli occhi.
Sempre il solito impulsivo.
"No, Sirius, non è una buona idea. James si sentirebbe solo
assillato e non ti direbbe nulla. Lascialo fare e se
continuerà
a sparire tutte le notti gli parleremo, insieme."
"Mm-mm", mugolò Sirius, pensieroso. Poi sorrise,
definitivamente convinto. "Hai ragione Lunastorta, come sempre!"
Com'era difficile fare da mamma a Sirius...
---
James esalò l'ennesimo rumoroso respiro. Il silenzio che
riempiva la Stanza delle Necessità era vagamente
imbarazzante
ma, d'altronde, non era lui quello che continuava a bocciare delle
iniziative alquanto interessenti, almeno secondo la sua opinione.
Che male c'era nel giocare a strip-poker?!
E poi, Lily non era certo l'anima della festa quella sera! Come la
notte precedente aveva fatto in modo di non sedersi a più di
tre
metri da James e già questo fatto aveva contribuito alla
delusione del ragazzo.
"C'è qualcosa che non va, Evans?", le chiese infine.
Gli occhi di Lily si posarono per meno di un istante sulla sua borsa,
posata
accanto a lei. "A parte il fatto che devo ancora passare più
di
un'ora con te, assolutamente nulla".
James finse per un momento di non essersi accorto della
fugacità
dello sguardo smeraldino e ribatté "Di certo la colpa non
è mia, cara la mia Evans. Se il gatto è
curioso... ben
gli sta!"
Lily sbuffò ed incrociò le braccia. Come osava?
In fondo,
lei non aveva potuto fare a meno di scoprire il suo segreto, l'aveva
fatto per il bene della sua carriera scolastica!
In realtà sapeva di essere intrattabile quella
sera, ma la
sua ostilità era dettata dall'imbarazzo. Ogni giorno che
passava
si rendeva sempre più conto della sua
insensibilità nei
confronti di Potter: lo aveva costretto a rivelarle la morte dei suoi
genitori e nei giorni seguenti lei non aveva neanche tentato di provare
un po' di empatia per lui. Tutt'altro: aveva finto che lui fosse il
pagliaccio di sempre e di odiarlo come pochi giorni prima.
Lei, in effetti, lo odiava ancora, ma il dispiacere che cominciava a
provare per ciò che gli era accaduto, specialmente dopo aver
letto parte delll'articolo sulla Gazzetta, contrastava con i
suoi sentimenti di
disprezzo verso di lui.
James decise di venire a capo della situazione: con
l'agilità
degna di una tigre si allungò e le sgraffignò la
borsa da
sotto il naso. Lily si alzò indignata a gridò
"Ridammela
subito, Potter!".
James si alzò in piedi sul divano e ghignando beffardo le
rispose "Sì, certo Evans, appena avrò visto cosa
ci
nascondi...". Cominciò a frugare le tasche esterne della
cartella ma sempre mantenendo gli occhi in quelli di lei. La sfida fu
lanciata e Lily, più arrabbiata di quanto l'avesse mai
vista,
estrasse la bacchetta e aprì la bocca, ma James si
tuffò
dietro al divano, impedendole così di prendere la mira.
"Non osare guardare cosa c'è dentro, POTTER!"
James ridacchiò.
"Così mi rendi solo più curioso, mia dolce Evans!"
Lily si stava avvicinando. James deglutì e, preparandosi a
correre, uscì dal suo rifugio. Allora corse alla porta
finestra
ed uscì nel giardino. Lily gli fu subito dietro.
"Ridammela, POTTER!"
James si nascose dietro ad un albero. Quel gioco cominciava a
divertirlo davvero. "No, tu dammela, Evans!", la canzonò con
malizia.
"AHHHHHH!", la sentì urlare per la frustrazione.
Lily aguzzò lo sguardo per trovarlo nel buio. Il giardino
era
piuttosto grande e anche se la voce profonda di Potter proveniva da
destra, c'erano molti alberi dietro ai quali poteva nascondersi.
James seppe che Lily ci avrebbe messo un po' a trovarlo così
abbassò lo sguardo sulla sua borsa. La aprì e la
prima
cosa che vi trovò gli mozzò il respiro.
Scivolò
con la schiena contro il rugoso tronco dell'albero e sedette a terra,
paralizzato.
---
Lily illuminò i dintorni con la sua bacchetta. Ma di Potter
non
c'era traccia. E il ragazzo aveva anche smesso di parlare
così
Lily non poteva sentirlo. Stava per chiamarlo di nuovo quando
udì il fruscio di vesti alla sua destra. Vide un vasto
tronco
d'albero e seppe che aggirandolo avrebbe trovato Potter e la sua borsa.
Levò il braccio armato e lo puntò dritto davanti
a
sé.
Fece un passo in avanti e un altro ancora finché non si
trovò adiacente all'albero. Prese un respiro, preparandosi a
Schiantare Potter, e si mosse in avanti.
"STU--", si bloccò alla prima sillaba. Potter non era
lì. Abbassò lo sguardo e si
immobilizzò.
Era seduto ai piedi del tronco e stringeva tra le mani un giornale. La
Gazzetta del Profeta di quella mattina.
"Potter... Io..."
"Vattene", la interruppe lui con voce perentoria. Non la guardava. Lui,
che la osservava sempre con sguardo malizioso; lui, che cercava i suoi
capelli rossi ogni mattina entrando in Sala Grande, proprio lui si
stava rifiutando di guardarla.
Lily boccheggiò. "Cosa...?"
"Vattene, Evans", disse ancora lui e stavolta sembrava più
infastidito che turbato.
"Ma... Le due ore non sono..."
Non sapeva perché non stava prendendo la palla al balzo.
Avrebbe
potuto fare fagotto e andarsene una volta per tutte e il loro patto
sarebbe stato spezzato. Sarebbe stata libera. Libera di odiarlo, libera
di non provare pena per lui, libera di ignorarlo per sempre.
"E che cosa vorresti fare in queste due ore, Evans? Parlare dei miei
genitori? Mi pare che tu sia già abbastanza informata!",
proferì James.
Ignorava il motivo per il quale si stesse sentendo così
tradito.
Forse perché non aveva creduto che lei, tra tutti, avrebbe
letto
quell'articolo. Forse perché aveva creduto che lei non
sarebbe
mai stata la tipica ragazza che spettegola. Forse perché
aveva
pensato che a lei sarebbe piaciuto sentire tutta la storia da lui.
Lily sentì il tradimento nella sua voce e si morse le
labbra. "Non l'ho neanche letto tutto, Potter... "
"E allora perché lo tieni nella borsa?"
"Non è colpa mia se l'hanno pubblicato!"
"Come pensi che io mi senta, Evans, a sapere che probabilmente tutta la
scuola si tiene questo maledetto quotidiano nella borsa, eh?"
Lily non poteva vederlo bene, a causa del buio, ma era certa che i suoi
occhi si fossero appannati.
Le dispiaceva per lui. Non doveva essere gradevole vedere la propria
tragedia personale sbattuta in prima pagina. Per la prima volta in vita
sua, comprese i pensieri che stavano affollando la mente di Potter.
Allora decise che avrebbe fatto quello che poteva per farlo stare
meglio, almeno per quella notte.
"Scommetto che vorresti solo bruciare quel giornale", disse con voce
pacata.
"Infatti."
Lily annuì e prima che lui potesse dire o fare qualcosa gli
strappò il giornale dalle mani. James strabuzzò
gli
occhi. "Ma che--?"
"Bruciamolo, Potter. Facciamolo."
I loro occhi si incontrarono e James ghignò.
Alzandosì, annuì. "Facciamolo", disse.
Entrambi ignari del doppio senso, levarono le bacchette e le puntarono
sul giornale che Lily aveva gettato a terra.
Insieme urlarono "INCENDIO!"
Rimasero in piedi ad osservare la carta diventare fiamma e le parole
diventare cenere.
---
Insieme tornarono dentro e sedettero di nuovo ai loro posti. Lily vide
il libro sulle poesie di Elizabeth Barrett accanto a lei.
Alzò
lo sguardo su James e si accorse che anche lui lo aveva notato. Lily
inarcò le sopracciglia.
James allungò le gambe sul divano e annuì, senza
dire nulla.
Lily sorrise ed iniziò a leggere.
"Se devi amarmi, per
null'altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
"L'amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del
parlare,
il modo di pensare
così conforme
al mio,
che mi rese sereno un
giorno".
Queste son tutte cose
che posson mutare,
Amato, in sé
o per te, un amore
così sorto
potrebbe poi morire.
E non amarmi per
pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare
il pianto
chi ebbe a lungo
il tuo conforto, e
perderti.
Soltanto per amore amami
e per sempre, per
l'eternità."
SPAZIO AUTRICE
E' stato un capitolo
particolarmente difficile da scrivere e so di averci messo tanto. Mi
dispiace. E' un capitolo di passaggio, direi. Nel prossimo forse
avverrà qualcosa. Recensite!
Un grazie speciale a Lizzyluna, nenezebubba, gufetta_95,
BlueBreath, Nymphy Lupin che hanno recensito l'ultimo capitolo!
Baci,
pikkola prongs.
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