7.
C’è
un cavallo, che mi
sta dicendo di correre. Ha una voce strana, somiglia a quella di Byron.
Inizio a
correre, ma
inciampo, incastrandomi nelle radici di una pianta. Perché
sta ridendo?
Sento che la
terra
trema, come se stessero arrivando al galoppo una trentina di buoi.
Mi guardo
intorno, ma
il cavallo non c’è più.
Poi,
all’improvviso
c’è una grande voragine sotto ai miei piedi.
Strillo,
cadendo.
Luce.
Spalanco gli occhi di colpo, sentendo
la luce ferirmi
prepotentemente gli occhi.
- Holly, e che diamine! –
sbraito, coprendomi il viso con un
braccio, abbassandolo subito dopo per la fitta di dolore che il gesto
mi ha
causato. – cosa ci fai nella mia stanza? –La fisso,
truce, alzando l’altro
braccio. - e,
soprattutto, perché
diavolo hai aperto quelle tende? -
Lei sorride angelica,
lisciandosi
con le dita alcune ciocche di capelli.
- beh, Giu,
è tardi. Ci aspettano
a colazione –
- ma che vadano a
farsi fottere –
borbotto poco educatamente. Ma di prima mattina sembro più
uno scaricatore di
porto che me stessa.
- anche Edmund?
– domanda
innocentemente, ricevendo per risposta un cuscino in piena faccia.
- taci, infimo essere
dalle
capacità intellettive di una mosca rincoglionita –
le intimo, avvolgendomi poi
nelle coperte fin sopra i capelli. – voglio dormire. E,
già che ci sei, ridammi
quel cazzo di cuscino –
- come siamo
delicate, sta
mattina, eh? – borbotta risentita, tenendosi stretto il
cuscino.
- beh, abituatici. E
ora, vuoi
ridarmi o no quel fottuto cuscino? Sono scomoda! –
- no. devi scendere a
colazione.
Dopo, se vuoi, torni a dormire –
- non riesco a
dormire con il
cibo sullo stomaco, porca miseria. Sono ancora in vacanza, ho appena
vinto una
guerra e per di più sono ferita! Un minimo di riposto mi
è dovuto! –
- oh, tesoro,
è quello che ho
detto anch’io a Silvia quando è venuta a
svegliarmi. Che è la stessa cosa che
ha detto lei quando Giorgia è andata a svegliarla
e… -
- che è la
stessa cosa che
Giorgia ha detto quando non-si-sa-chi è andato/a svegliarla?
– la interrompo
io, prevedendo il resto della frase.
- no –
commenta quasi delusa –
lei si è alzata allegra e pimpante, e senza che nessuno la
svegliasse –
- anch’io
mi sarei svegliata
allegra e pimpante, se avessi avuto il tempo di riposare del tutto
–
- eh, la prossima
volta fai
meglio a morire, Giu – mi suggerisce Silvia, entrando e
lanciandosi su di me,
anche se credo che il suo obbiettivo fosse un pezzetto libero di
materasso. –
così non devi neanche più risvegliarti -
- grazie mille del
suggerimento.
Provvederò non appena avrò la forza di alzarmi e
di buttarmi giù dalla finestra
– borbotto torva. Holly ridacchia, poggiando il cuscino sul
davanzale della
finestra
- chi butta
giù chi? – esclama
allegramente Giorgia, entrando saltellante nella stanza.
- Giu –
fissa l’ammasso informe
di coperte in cui sono arrotolata. Cioè. Io penso che stia
fissando le coperte,
non ne sono sicura perché non la vedo. – che ci
fai avvolta lì dentro? –
Si, sta fissando il
mio bozzolo
di bruco che si trasforma in farfalla. Anche se, credo, io non mi
trasformerò
proprio in un bel niente.
- dormo –
rispondo – non si vede?
–
- a dir la
verità sembra che tu
voglia diventare una mummia da esporre al museo. –
Beh, non sarebbe una
cattiva
idea. Infondo che fatica fa, una mummia? Assolutamente nessuna.
Cioè, se ne sta lì, tutto il giorno
dentro una teca di
vetro a farsi ammirare dagli studenti e dai turisti. E non ti possono
neanche
fare le foto, perché sennò ti rovini. Una
pacchia, insomma.
Si,
diventerò una mummia.
È molto
meglio che buttarsi giù
dalla finestra.
- è
un’ottima idea – concordo con
lei, stringendomi ancora di più nelle coperte.
- ma non soffochi,
così? –
domanda Silvia, tappandomi naso e bocca attraverso la coperta.
Mi dimeno, tirandole
qualche calcio,
finchè non molla la presa.
Emergo dal mio
“nascondiglio”
boccheggiando.
- ma sei scema? - e la prima frase che
riesco ad articolare.
Lei scoppia a ridere, e io ne approfitto per buttarla giù
dal letto con un
calcio.
- dai Giu. Non vuoi
assaggiare il
cibo narniano? – mi dice Holly, sperando di convincermi a
scendere dal letto.
- e fino ad adesso
che cos’ho
mangiato, scusa? – le domando, con fare scettico, e lei mi
guarda stupita.
- è vero!
Abbiamo mangiato cibo
narniano! E stiamo parlando in narniano! Ma, Giu, ti rendi conto?
– sbotta,
aprendosi in un sorriso gigantesco.
Inarco un
sopracciglio.
- Beh, me ne sono
resa conto
molto prima di te, a quanto pare. -
Silvia scoppia a
ridere, ancora
seduta sul pavimento.
Giorgia ci fissa
truce dalla porta.
- Giulia, muoviti. O
dico a
Edmund che lo tradisci –
- ahah, e con chi?
Con un fauno?
–
- no. con Peter.
–
C’è
un attimo di silenzio
stupito. Mi vengono
i brividi alla sola
idea. Si, ok, ultimamente ha guadagnato diversi punti, ma …
BRR.
- ma non è
vero! – protesto
risentita.
- ovvio, ma Edmund
non lo sa –
- mi fa male tutto il
sedere –
sbotta Silvia, per la.. vediamo, trecentesima volta; la parata che si
è svolta
stamattina è stata un immensa
rottura di
scatole. Io
non capisco proprio come
si possa passare la propria mattinata su un cavallo salutando la gente
come la
regina Elisabetta. Cioè, che divertimento
c’è? Organizza un torneo, piuttosto.
Una gara di giavellotto, un combattimento tra minotauri o assumi un
comico che
intrattenga il pubblico, ma.. la parata! Come può piacere
una parata?! A quanto pare,
però, i narniani
la pensano diversamente e quindi mi sono dovuta sorbire tre ore di vie
piene di
gente festante che acclamava Caspian la cui corona, detto fra noi, non
regge
proprio il confronto con quelle che avevano Ed e Peter. Sembra fatta di
plastica! L’unico
lato positivo della
faccenda è che, visto che non so cavalcare proprio
benissimo, mi sono seduta
sul cavallo di Edmund dietro di lui, per evitare di investire qualcuno
durante
il corso del palio, anche se avrebbe effettivamente reso le cose un
po’ più
movimentate.
Sbuffo, e scuoto i
capelli che
sfiorano il pavimento. No, non sono improvvisamente cresciuti a
dismisura. Sono
solo a testa in giù sul letto. E
Giorgia, la testa comodamente adagiata sulla mia pancia, sembra aver
l’intenzione di farmi vomitare.
- posso sapere, di
grazia, perché
siete tutte quante in camera mia? – sbotto irritata.
- perché
non sappiamo che altro
fare, Giu – commenta Holly, rimirandosi nel grande specchio
che sta appeso
sulla parete di fronte al letto, poco sopra della cassettiera. Poi tira
fuori
una rosa dal vaso che è appoggiato lì di fianco e
se la infila sui capelli,
guardando il proprio riflesso soddisfatta.
Bussano alla porta.
- aaavanti
– invita Giorgia.
- permesso?
– domanda Caspian,
affacciandosi alla porta sorridente.
–
vedo che non avete niente da fare – dice poi.
- anche se fosse?
– fa Silvia,
abbracciata ad un cuscino e seduta a gambe incrociate sul tappeto
rotondo che
sta in mezzo alla stanza. .
Lui scuote la testa e
entra.
Dietro di lui c’è Edmund.
- ohya –
saluto, alzando la mano
e tirandola subito giù quando il braccio urla la sua
protesta. Stupido
braccio, stupida ferita e stupido
telmarino che me l’ha fatta. Poteva sbagliare la mira, no?
- siete venuti ad
invadere la
nostra privacy? – domanda Holly, tirando fuori una spazzola
dal cassetto e
osservandola interessata.
- di’ pure
la mia privacy, visto che
è la mia camera –borbotto
torva, strofinandomi con
l’altra mano il braccio dolorante – e molla la
spazzola! Non ho intenzione di
passare il mio tempo a pulirla dai tuoi capelli –
Mormora qualche
protesta,
accompagnata da qualche maledizioni sicuramente rivolte a me, ma
rimette la
spazzola al suo posto.
- comunque no
– continua Caspian.
– non siamo venuti ad invadere la vostra privacy, ma ad
avvisarvi che stasera
c’è la festa. –
- ma tutto oggi
dobbiamo fare? –
si lagna Silvia, lasciandosi cadere all’indietro sul tappeto.
– abbiamo
tutto il tempo del mondo, per
festeggiare, lasciatemi almeno riprendere dallo shock di aver
combattuto e
vinto una guerra –
Giorgia scoppia a
ridere,
tirandosi finalmente su. La
mia testa
torna ad appoggiarsi sul materasso.
- oh –
sospiro soddisfatta,
sistemandomi meglio.
- beh, ragazze, vi
consiglio di
trovarvi un cavaliere – suggerisce Caspian, senza un motivo
ben preciso,
scatenando l’attenzione di tutte e quattro.
- un cavaliere?!
– strillano loro
tre in coro.
- perché?
– faccio io.
Holly mi fulmina.
- zitta tu, che
neanche devi fare
la fatica di cercarlo –
Afferro il cuscino e
glielo
lancio in faccia, con uno sbuffo risentito. Oggi, il cuscino e Holly,
sono
particolarmente attirati l’uno dall’altra.
Edmund ha assunto una
tinta
rossastra.
- dovete cercare un
cavaliere per
ballare, ragazze. – continua Caspian, lanciando
un’occhiata divertita ad Edmund
che lo fulmina. – ma anche per farvi accompagnare in giro:
stasera la città
sarà addobbata a festa ed dev’essere un bellissimo
spettacolo. –
- e dove lo trovo, un
cavaliere?
– si lamenta Holly.
- fatevi un giro in
città,
rimorchiate qualcuno e lasciate in pace me – suggerisco. Il cuscino che ho lanciato
prima mi viene
restituito non molto gentilmente.
- e cosa dobbiamo
metterci,
Caspian? – domanda Giorgia.
- beh, quello
è il caso di
chiederlo a Susan e Lucy. Sono loro, le esperte. –
Mi tiro su di scatto.
-
fermofermofermoFERMO! Mi stai
dicendo che dovrò mettermi .. un
vestito
elegante? Di quelli che neanche riesci a capire dove finisce
lo strascico e
dove inizia il pavimento? –
- è una
definizione un po’
esagerata… - inizia Ed.
- .. però
si – conclude Caspian e
io lancio uno strillo disperato.
- ok, mi dispiace, ma
io non ho
intenzione di passare la notte ad inciampare nella gonna. Quindi tanti
saluti e
ciao. E poi, dove lo trovo, un vestito? – nessuno sembra
ascoltarmi. O forse
m’ignorano. Perché non mi trasformo
seriamente in una mummia? Forse nessuno mi ascolterà, non
credo che le mummie
possano parlare, ma per lo meno avrei un minimo d’attenzione.
- dici che se lo
chiedo a Peter
ci viene? – domanda Silvia, rivolta ad Edmund. Lui scuote il
capo.
- va con Lucy.
–
Altro urlo disperato.
Non mio,
questa volta.
- e io dovrei
chiedere ad un
fauno di uscire con me? – fa Holly con fare stizzito.
- non
c’è nulla di male.. –
intervengo io. – e, diamine, qualcuno sa dirmi dove posso
trovare questo
benedetto vestito? -
- zitta tu!
– è l’educata
risposta. Quant’è bella l’amicizia.
- da Lucy e Susan
– risponde
invece Edmund, alla seconda domanda.
Sbuffo sonoramente,
alzandomi dal
letto e rassettandomi lo stupidissimo vestito
viola che ho indosso.
- beh, fate quello
che vi pare.
Con tutti i ragazzi di Telmar che ci saranno in giro io dubito
che
neanche uno sia
disposto ad uscire con voi. Basta che lasciate in pace me, che ho un
appuntamento con Lucy per lamentarmi dell’orribile vestito
che dovrò mettermi e
che lei mi costringerà a mettere. Adieu! –
Esco dalla camera,
salutando con
un cenno Edmund e Caspian, che mi fissano allibiti sulla porta.
Trotterello per i
corridoi,
inciampando nel vestito un paio di volte, e raggiungo la camera di
Lucy,
bussando poi disperata alla sua porta. Niente. Nessuno risponde. Ogni
tanto mi
chiedo se sono invisibile e inudibile.
- Luuucy –
- sono qui
– mi dice, apparendo
alle mie spalle e facendomi fare un salto che, se misurato, batterebbe il record
mondiale.
Dietro di lei
c’è Susan, che
sorride divertita.
- fammi indovinare:
non vuoi
metterti il vestito stasera –
Arrossisco fino alle
punte dei
capelli.
Lucy sospira,
sorridendo. Poi mi
prende sottobraccio.
- beh, andiamo dalle
sarte di
corte a trovarne uno che almeno ti piaccia. –
- il fatto non
è se mi piace o no
il vestito! Il problema è il vestito stesso! –
Susan ride, mentre ci
precede
scendendo le scale.
Prevedo un luuungo,
luuungo
pomeriggio.
E, se
c’è una cosa positiva, è
che non devo preoccuparmi di trovarmi il cavaliere. Almeno quello.
- è
orribile. – mi lagno. – cioè.
È orribile addosso a me -
- non è
vero. – risponde Lucy,
aprendo la porta della mia camera. – ti sta molto bene
–
Appoggia
delicatamente il vestito
piegato sul mio letto.
- non me lo
metterò mai –
sostengo, sedendomici accanto. È
color
pesca, ed è un colore che mi piace tantissimo. Ha dei
deliziosi ricami dorati
ai bordi della scollatura e delle maniche, ma la gonna è
troppo lunga, e ci
inciampo continuamente. Mentre lo provavo prima, per poco, non mi sono
fatta un
volo fuori dalla finestra. Non smetterò mai di ringraziare
chiunque abbia
chiuso i vetri.
Come farò,
ad andare in giro
tutta sera?
- e invece si.
– ribatte lei.
- oh, uffa.
Perché non vanno bene
i jeans? – sbuffo, incorciando le braccia e lasciandomi
cadere all’indietro.
Lucy neanche mi
ascolta, e sta
guardando fuori.
- ehi, io vado. Ci
vediamo sta
sera in giro per la città o nella sala da ballo. Edmund ha
detto che passa per
le otto a prenderti. –
Esce tranquillamente,
chiudendosi
la porta alle spalle e lasciando la mia mente a sbrigarsela con un
black out
totale delle funzioni intellettive.
Sala
da ballo.. io
non so
ballare!
Che diamine gli dico,
a Edmund?
Ommioddio, perché a me? Non so neanche dove mettere i piedi!
Aiuto. No, sul serio. Aiuto.
Non so ballare!
Perché non sono
andata a fare un corso? Perché?
Senza contare il
vestito!
Oh,
sant’Iddio! Con il vestito
sarà solo peggio.
Dov’è
la mia botola?
- non so ballare
– esordisco con
aria cupa, quando apro la porta a Edmund. È vestito con una
camicia blu e dei
pantaloni dello stesso colore. Io ho provato ad infilarmi decentemente
il
vestito, e dopo dieci tentativi ci sono riuscita. Non sembra, ma
è difficile
mettere su un vestito così elegante senza incastrarsi.
Comunque. Dopo il mio
fantastico
modo di avviare la serata, lui mi fissa prima stranito, forse pensando
che sto
scherzando, e poi scoppia a ridere, facendomi diventare rossa come un
pomodoro.
- non
c’è niente da ridere! –
sbotto, sentendomi le guancie che scottano e trattenendo a stento la
voglia di
passarmi le mani fra i capelli, che Holly ha tanto faticato ad
intrecciare in
una strana capigliatura.
Ecco, forse
l’unica parte in cui
mi sono divertita oggi è stata la seduta dal
“parrucchiere” che Holly ha messo
in piedi per me e le altre (ovviamente nella mia
stanza).
- se.. ahah! se non
vuoi ballare
basta dirlo, sai? Ahah! – mi dice, sempre ridendo.
- ma io non so
ballare sul serio!
– protesto, incrociando le braccia al petto e mettendo su un
broncio offeso.
Prende un respiro profondo, spegnendo lentamente la risata, anche se il
sorriso
divertito rimane sulle sue labbra.
- ok, va bene. Vorrà dire che
andremo a fare un giro. – mi
guarda divertito, porgendomi il braccio destro.
– ti va bene? -
Posso morire dalla
vergogna o
dite che è chiedere troppo?
Annuisco
confusamente, e
afferro il suo braccio.
Ci avviamo lungo il
corridoio.
- ehi –
dice.
- mm? –
è la mia risposta
intelligente.
- comunque, quel
vestito,
ti sta bene – borbotta, guardando dall’altra parte.
Arrossisco fino alla
punta
delle orecchie, sperando di non inciamparci dentro proprio ora.
Scendiamo le scale,
mentre la
musica proveniente dalla sala da ballo rimbomba lungo tutti i corridoi.
Mi affaccio alla
porta della
sala, sbirciando alla ricerca di facce conosciute:
c’è Caspian, che sta
invitando con un grande inchino Susan a ballare, e
c’è Holly, davanti al tavolo
del buffet, intenta a flirtare con un ragazzo decisamente
più grande di noi e
con una folta zazzera rossa in testa.
Ridacchio divertita
per poi raggiungere
Edmund, che mi aspetta in fondo al corridoio.
Usciamo da un cortile
interno, e
ci ritroviamo nella cittadella.
Ci sono tantissime
lanterne
colorate appese ai balconi delle case che mandano ombre danzanti sui
muri e sui
passanti, che sono tantissimi e tutti vestiti a festa.
Un ragazzo vestito da
giullare
distribuisce volantini. Edmund ne prende uno.
- fanno i fuochi
d’artificio –
dice, leggendolo.
- davvero?
– chiedo, sporgendomi
verso il foglio. Lui annuisce.
- fanno anche un
falò, nella piazza
centrale. E ci sono
un sacco di
spettacoli teatrali e simili nelle varie piazzette. – legge
un altro po’,
mentre mi perdo ad osservare una lanterna rossa con un disegno dorato
sopra. Sembra
quasi fatta di glitter, tanto brilla. Anche se dubito che abbiano
già inventato
i glitter, qua a Narnia. Ne voglio anch’io una
così.
- allora –
dice Ed, voltandosi
verso di me. – che vuoi fare? –
Sempre guardando la
lanterna, ci
penso su.
- voglio vedere i
fuochi d’artificio.
– decido, stringendomi un po’ di
più al suo braccio.
- li fanno stasera
tardi. Che ne
dici se, nel frattempo, giriamo per i negozi? –
Annuisco,
sorridendogli. Mi sorride
di rimando.
Riprendiamo a
camminare
lentamente per le stradine affollate di gente che ride, scherza e,
dentro ai
locali illuminati, balla. È una sensazione strana, camminare
normalmente tra
quelli che fino a qualche giorno fa erano il nemico. Ed è
ancor più strano
pensare che in questo momento non stanno facendo caso a noi,
né stanno pensando
che siamo narniani. Siamo semplici persone, tra altre semplici persone.
Sorrido felice,
mentre il fiato
mi si condensa in tante nuvolette davanti al viso.
L’aria
della sera è fredda, ma c’è
uno strano senso di soddisfazione e felicità che mi pervade
il corpo e che m’impedisce
di sentire il freddo. Ok, ho tanta voglia di mettermi a saltellare
felice ma
penso che mi tratterrò: non è il caso di farsi
riconoscere anche qui.
Passeggiamo per le
vie, e ogni
tanto ci fermiamo a qualche negozio, per osservare le vetrine. Davanti
ad una
gioielleria c’è Giorgia, che fissa una collanina
dorata.
- ho deciso che me la
compro –
esordisce, rivolgendosi a noi.
- e con quali soldi?
– la canzono
io. Lei mi fa la linguaccia.
- guarda che mica mi
sono scelta
il cavaliere per niente – mi risponde, con un sorrisetto
furbo. Poi si guarda
intorno, alla ricerca del sopracitato cavaliere.
- a proposito,
chissà dov’è
finito.. – mormora
pensosa.
- è
fuggito per evitare di
doverti comprare la collana? – propone Edmund divertito, e
scoppio a ridere di
fronte alla faccia di Giorgia.
- non lo farebbe mai
– sostiene,
mettendosi dritta. Rido ancora più forte, mentre decido che
è ora di
ricominciare a girare. Quindi afferro saldamente la mano di Edmund e lo
trascino
via tra le risate, salutando Giorgia con un : - quando si fa vivo,
fammi uno
squillo! –
La sento urlare
qualcosa in
risposta, ma ormai siamo lontani.
Sbuchiamo nella
piazza centrale,
al cui centro si erge un falò. Attorno ci sono fauni e ninfe
che ballano e
suonano, mentre gente di Telmar tiene il ritmo battendo le mani e
coppia balla.
Intravedo Lucy, che
sta ballando
con Peter e le faccio un segno con la mano. Lei ricambia, sorridendo.
Edmund si china verso
il mio
orecchio.
- sicura di non voler
ballare? –
Gnè.
Questo è mettere in difficoltà
la gente.
Guardo il
falò, e tutta la gente
che ci balla intorno, chiedendomi perché devo essere
così impedita a ballare
mentre i riflessi rossastri del fuoco proiettano ombre danzanti sul
pavimento
di pietra della piazza, creando un incredibile effetto, simile ad un
incantesimo.
Sospiro, sconfitta.
- se proprio ci tieni
a farti
pestare i piedi – rispondo, con un sorrisino mesto.
Edmund ride,
prendendomi la mano,
e portandomi vicino al falò.
- non è
difficile – mi dice
sorridendo e mettendomi le braccia attorno ai fianchi. Gli appoggi una mano sulla
spalla e l’altra la
faccio passare dietro il suo collo.
- questo lo dici tu
che non hai
un vestito in cui potresti inciampare da un momento all’altro
– gli faccio notare,
mentre inizio a mettere un piede davanti all’altro a ritmo
della musica,
seguendola. – o che, magari, potrebbe avvicinarsi un
po’ troppo al fuoco e
bruciare – continuo,
e scoppia a ridere.
- ma figurati!
–
- uh. Guarda che
potrebbe
succedere! – ribatto, mentre mi fa fare una giravolta.
Ride ancora, e mi
sembra
veramente tutto perfetto, in questo momento.
Troppo perfetto, in
effetti. Quanto
ci scommettiamo, che adesso inciampo?
Balliamo ancora per
un po’, senza
incidenti di percorso, per fortuna. Si, beh. Forse i piedi di Edmund
non la
pensano così, ma sono dettagli. Poi ci allontaniamo dal
fuoco,mentre sento i miei di piedi
che urlano di dolore come
se un elefante li avesse schiacciati ripetutamente.
- stupide scarpe - borbotto, contrariata e
Edmund sorride,
mentre saluta Peter e Lucy, che sembrano non avere intenzione di
andarsene.
- a che ora fanno, i
fuochi, Ed? –
domando, sistemandomi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
- tra poco, penso.
– si guarda
intorno. Poi si volta, sorridendomi. – conosco un posto da
cui si vedo
benissimo. Ci andiamo? – propone.
- come fai a
conoscerlo, se siamo
qui da neanche un giorno? – domando perplessa. Edmund ride.
- l’ho
visto dall’alto, quando
eravamo su Byron. E poi ho chiesto a Caspian come arrivarci –
mi spiega.
Lo guardo stupita.
- ok, allora.
Andiamoci –
Mi sorride esultante
e,
prendendomi per mano, inizia a guidarmi per un labirinto di stradine e
vicoli
che neanche so come fa a ricordarseli se li ha percorsi una sola volta.
Appesi ai
muri ci sono bandiere narniane e grandi torce.
- Ehi, Giu!
– strilla Silvia,
seduta ad un tavolo di legno e con un piatto vuoto davanti, accanto ad
un
ragazzo dai capelli biondi e l’aria tranquilla. –
dove andate di bello? –
- a vedere i fuochi!
– le urlo in
risposta, sventolando la mano libera. – non ingozzarti
troppo! – le consiglio
poi, prima che la folla mi copra la visuale. Però, la sento
che ride.
All’improvviso
sbuchiamo su un
piccolo belvedere, che dà sul bosco. Non ci sono negozi
né spettacoli qui, ed è
completamente vuoto, quasi ci sia un confine tra le strade della
cittadella e
la piazzetta.
Mi stacco da Edmund e
corro a
vedere giù di sotto, sporgendomi.
- attenta a non
cadere – mi dice
lui, avvicinandosi. Rido,
allontanandomi
di poco dal bordo.
-
c’è una bellissima vista, da
qui! – gli dico, indicando il paesaggio davanti a noi. Il
bosco visto dall’alto
e con la luce della luna sembra quasi uscito da una fiaba.
- lo so –
mi risponde,
appoggiandosi al parapetto con i gomiti. – ti ci ho portato
apposta –
- ah-ah! –
esulto io – dillo che
avevi in mente questo fin dall’inizio! – lo
punzecchio su una guancia.
- può
darsi – risponde con un
sorriso e un’alzata di spalle, tirandosi su e avvicinandosi
ancora di più.
Deglutisco.
Concentrati
sulla respirazione, Giu.
Mi dico, cercando di
ignorare il
fatto che siamo ad una distanza praticamente nulla e che sta per
baciarmi.
Un botto improvviso
mi fa fare un
salto di mezzo metro e lanciare uno strilletto di spavento.
- ommioddio che
colpo! – esclamo,
mettendomi una mano sul cuore, mentre Edmund ride.
Intanto anche lui ha
sobbalzato.
Alzo lo sguardo verso
il cielo,
dove fuochi d’artificio dai mille colori
s’intrecciano in cielo.
- uau –
mormoro, fissandoli
incantata.
- già
– risponde Edmund.
Mi volto verso di
lui,
sorridendo.
E,
stavolta, mi bacia sul serio.
Questo
capitolo è uno spezzatino unico, che se lo vedesse la mia
migliore amica mi spezzerebbe a me, ma pace amen.
In
più dev’essere una schifezza, perché,
proprio, non sapevo che
scrivere.
In
qualsiasi caso, il merito va tutto a Lils_ che m’ha costretta
a
continuarlo. Sennò, oggi, saremo ancora al punto di
partenza.
Non
te lo dedico, cara, perché ti ho già dedicato fin
troppe cose e perché
non penso sia all’altezza. Comunque, grazie mille.
*
si sente fiera perché ha onorato il patto *
Beh,
il prossimo (che verrà postato chissà quando)
sarà il capitolo
conclusivo, e penso che sarà anche il più corto.
Pace amen.
Passo
ai ringraziamenti, perché ho sonno e non vedo
l’ora d’infilarmi
sotto le mie copertine e sognare Edmund *__* e quindi, sappia telo, vi
risponderò con due frasi in croce, perché per il
mio cervello è già tanto aver
elaborato la conclusione di questo capitolo:
Lola_Elric:
sono felice che ti piaccia e che ti ritrovi nel testo^^
mi scuso per averti fatto aspettare tanto. Perdono
ç___ç
AlexJimenz:
mia cara, sono felice che ti sia piaciuto ^^ non so
cosa scriverti, quindi ti scrivo ”Grazie:D”. spero
ti basti, per questa volta.
^^
Niji_Shoku
no Yume: (l’ho scritto giusto senza guardare sulla
pagina di internet! Faccio sempre più progressi *fiera di
sé*) Grazie mille
anche a te, sul serio. Per il finale temo che dovrai aspettare il
prossimo
capitolo (e quindi un bel po’ di tempo XD) e spero di non
averti delusa con
questo^^
Lils_:
tu sei la mia maledizione, lo sai? Mi sono ridotta a
scrivere questo capitolo in due giorni per onorare quello stupido
patto, e
spero ne sia valsa la pena ù.ù (appena finisco di
scrivere corro a leggere
*___* per quello, il mio cervello è ancora sveglio) no Giorgia e Caspian non
stanno assieme. Era per
darle qualcosa da fare XD bene, ora lo sai come continua. E, ti prego,
dimmi
che non è una schifezza assurda ç___ç
Au Revoir, gente.
_ L a l a
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