- Brothers - Let me Carry your
Cross -
Capitolo 10
– Ti voglio bene, fratello mio
«Fratello!» urlai talmente forte che perfino Cross
mi udì in quel frastuono di macerie che cadevano a
pezzi.
Mi gettai tra le braccia del mio fratellino, che non ebbero la forza di
accogliermi, rimanendo a ciondoloni lungo i suoi fianchi, posandosi a
terra.
Era in un lago di sangue, con i vestiti strappati, per lo
più, coperto di lividi e tagli, con l'osso della tibia rotta
che gli aveva perforato la carne, uscendo allo scoperto.
Io avevo la schiena completamente piena di buchi, ma non ero certo in
condizioni tragiche come le sue e, nonostante il dolore che provavo,
sentivo una fitta al cuore molto più dolorosa di qualsiasi
ferita avessi in corpo.
«Fratellino!» urlai, vedendogli gli occhi argentati
spenti e vacui, pensando di essere arrivato troppo tardi.
«Ma-- Mana...» espirò con le poche forze
che dovevano essergli rimaste in corpo.
«Sì, sono io. Sono qui.» lo rassicurai,
prendendogli una mano «Fratellino, sono qui. Resisti, ora ti
poteremo in ospedale, sopravvivrai!» tentai di fargli forza,
positivo come sempre.
«Mana...» soffiò stanco, sollevando un
braccio tremante fino ad accarezzarmi il volto «...Non...
smettere mai... di fare il clown... Non smettere mai... di regalare...
la gioia agli altri...» tossicchiò, rantolando.
Sentii il rumore di passi veloci avvicinarsi, un po' irregolari e udii
la voce roca e profonda di Cross alle mie spalle:
«****, come ti senti?» chiese, fortemente
preoccupato.
«Male...» rispose triste «Mi fa... male
tutto...»
«Ora ti porteremo in clinica!» dissi deciso,
facendo per prenderlo in braccio, ma mi trattenne:
«No, tanto... non servirebbe...»
sussurrò. Si era reso conto da solo che era arrivata la sua
ora.
«Ma-- Marian?» lo chiamò, muovendo gli
occhi.
«Dimmi.» rispose serio e composto.
«Veglia ancora su Mana, ti prego...» gli chiese con
le sue ultime forze «In cambio... io... ti prometto che...
tornerò da lui...»
Io e Cross lo guardammo ad occhi sgranati, senza capire cosa stesse
dicendo, vedendo solo un sorriso sghembo aprirsi sul suo volto livido.
«Ho impiantato... la mia Memory dentro... quel
bambino...» ci sussurrò,
«Che bambino?» domandò Marian, che non
era ancora arrivato quando avevamo assistito a quella terribile scena.
«Un bambino che stava per essere trasformato in ospite dalla
propria madre...» risposi al posto di mio fratellino per non
farlo affaticare più del dovuto.
«Trovatelo... Quello sono io... E piano piano...
prenderò il controllo... su di lui... resuscitando
nuovamente... e uccidendo il Conte... con le mie stesse
mani...» disse, guardando il Generale dritto negli occhi
«Marian... lo farai?» chiese, rantolando sempre
più profondamente.
«Lo giuro.» disse l'Esorcista, convinto che mai
l'avevo sentito.
Mio fratellino sorrise ancora:
«Grazie...» ridacchiò, mente tossiva, e
dopo quella parola, vedemmo la sua testa reclinarsi di lato, come un
fuscello tagliato.
E calò un insopportabile silenzio.
Che sapeva di morte.
«Fra-- Fratellino!» lo scrollai.
Nulla.
Lui non si muoveva più.
Mi tremò il labbro inferiore, che provvidi a mordermi, tanto
che cominciò a stillare sangue. Dagli occhi continuarono a
scorrere, inarrestabili, grossi lacrimoni colmi di disperazione, ed il
mio stomaco sembrava non avesse più la forza di tenere
dentro la magra cena di quella sera.
«Frate... llino...» gli sussurrai con il labbro che
continuava a tremare come una foglia battuta dal vento.
Singhiozzando, lo strinsi a me, nascondendo il viso nell'incavo del suo
collo.
«No...» piansi, senza tenere conto che, forse,
anche Cross avrebbe avuto il piacere di stringerlo a sé, ma
per me in quel momento non esisteva altro che lui... Ero completamente
rintanato in una piccola sfera dove c'eravamo solo noi due...
Io e mio compagno di avventure....
Io e il mio migliore amico...
Io e colui che mi ha fatto battere il cuore...
Io e la mia vita...
Io ed il mio...
«...Fratellino...»
soffiai, con la voce incrinata dalla sofferenza e rotta dal pianto.
Avevo come un nodo alla gola che mi mozzava il fiato, ormai non
riuscivo nemmeno ad ingoiare, la saliva mi colava dal mento, il fiato
si appesantiva, il cuore si spezzava.
Non ero stato capace di
proteggerlo.
«Si-- Signor Cro-- Cross!» urlai spezzato.
«Signor Mana...» disse piano, di fianco a me.
Mi si era avvicinato da prima e mi aveva anche posato una mano sulla
spalla.
Ma io non me ne ero
accorto.
«Signor Cross... la prego... lo salvi...» uggiolai,
con le lacrime mi accecavano «Faccia qualcosa...»
«Signor Mana... non posso... resuscitare i
morti...» mi disse piano, accucciandosi vicino a me ed
accarezzando i suoi capelli, incrostati dal sangue.
Per tutta risposta, singhiozzai, stringendo più a me il
corpo senza vita dell’ormai ex-Noah.
«Allora... mi uccida.» soffiai.
«Cosa?!» fece, certa di aver sentito male.
«Mi uccida, signor Cross...» gli ripetei paziente,
affogando nelle mie stesse lacrime «Ormai abbiamo
perso.»
«Sono spiacente, ma temo di non poterlo fare... suo fratello
non avrebbe voluto.» spiegò, avvicinandosi un po'
a lui per baciargli le labbra. Un'ultima volta.
«Fratello mio...» sussurrai, stringendolo ancora.
«Penso che... in realtà suo fratello sia morto
felice...» sussurrò.
Alzai gli occhi colmi di lacrime su Cross, guardandolo interrogativo.
«È morto da umano, vicino a chi gli voleva
bene.» spiegò Cross, abbassandogli le palpebre e
chiudendogli gli occhi color mercurio «Ed è morto
combattendo. Penso sia una morte di tutto rispetto.» disse,
alzandosi e tenendosi un braccio dolorante.
Lo ascoltai e scoppiai a piangere di nuovo; probabilmente tutte le
lacrime mi si sarebbero consumate dopo quel giorno22.
Piansi per ore intere sul corpo inerte di mio fratello, con accanto il
Generale, che ascoltava il mio pianto fumandosi una sigaretta in
silenzio, mentre il campo di battaglia continuava a sbriciolarsi e
cadere in pezzi. Molto presto persi addirittura la voce tanto
singhiozzare, il corpo che tremava, le lacrime che non accennavano a
smettere; avevo perso tutto.
Ma avrei continuato a vivere per mio fratello... avrei ritrovato la sua
Memory e avrei fatto in modo che potesse vivere felice quella nuova
vita che si era procurato in extremis. Avrei proseguito la mia lotta
solo ed esclusivamente per lui, per il suo futuro.
Mossi appena le labbra, tremanti e bagnate di sale, avendo la forza di
muovere appena il labiale per porgergli l'ultimo saluto che non ero
riuscito a dargli poco prima che non potesse mai più
udirlo:
«Fratellino…
io… Ti voglio bene23…»
[ ...Owari. ]
XShade-Shinra
Note:
22 Mana, quando incontra per la prima volta
Allen, gli dice che non piange per la morte del cane perché,
pur essendo molto triste, non possiede più lacrime.
23
La frase è la stessa che Mana Walker dice ad Allen
(cambiando “Fratellino” in
“Allen”), mentre il figlio lo uccide dopo averlo
trasformato in Akuma. Ho trovato che fosse interessante riproporre la
stessa frase alla morte del Quattordicesimo, come se, da Akuma, Mana lo
volesse quasi risalutare con le stesse parole che aveva usato alla sua
presunta morte.
Grazie a tutti coloro che
hanno commentato, che hanno messo questa mia FF tra le loro storie
preferite/da ricordare/seguite e a tutti quelli che la hanno solamente
letta.
XShade-Shinra
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