“E’ sparita!”
Mer’n stava correndo verso il porto, già affollato
nonostante fosse mattina presto.
Schivò un giocoliere ed ignorò un mendicante che
la stava salutando. Dov’era finito Narai?
Anche se aveva ricevuto un congedo era sempre mattiniero, ed era anche
l’unico che poteva aiutarla a cercare Lee’a, che
l’avrebbe aiutata…
-Ehi, Shamar!-, chiamò un marinaio che conosceva piuttosto
bene, indaffarato a sistemare delle cose.
-Hai per caso visto Naar in giro?-, gli chiese preoccupata senza dargli
nemmeno il tempo di salutarla.
-Calma, Mer’n, ti verrà un infarto
così! E’ partito ieri sera per Sahran, no?-,
rispose pensieroso l’uomo dando un’occhiata
disperata alle scatole che doveva ancora impilare.
Diavolo! Sahran era un paesino poco lontano, ma lei non aveva
tempo… e le venne in mente che Narai viaggiava spesso con
Shamar.
-Senti, sai nulla delle sparizioni di ragazze nelle altre regioni?-
-Mmm…-, il marinaio ci pensò su, -Si, ma qui
devono ancora iniziare, no? In tre giorni ne saranno sparite una
cinquantina, una dopo l’altra. Non sei la prima che me lo
chiede…-,
terminò Shamal, ammettendo di non saperne molto.
-Dì in giro che è iniziata anche qui, vado a
chiedere agli altri!-, Mer’n scappò via schivando
la gente variopinta che brulicava già nelle strade.
Raggiunse con difficoltà la taverna Corallo,
il centro informazioni del Bahtikka da cui partivano ed arrivavano
tutte le voci del continente.
Poco prima del locale si scontrò con uno strano uomo vestito
di rosso, ed entrando Mer’n si scusò.
La taverna Corallo era gestita dal vecchio Mun, un lupo di mare ormai
ritirato da diversi anni rinomato per la grande saggezza e la
compravendita d’informazioni da tutto il mondo.
Quando Mer’n entrò nella taverna la
trovò quasi vuota, con Mun seduto al solito tavolo ed un
bicchiere di succo d’ostrica in mano.
-Oh, Mer’n. Così Lee’a è
sparita.-, la salutò ammiccando.
Era prodigioso, come faceva a saperlo? Era sparita da sole due
ore… Mer’n si stupiva ogni volta.
-Devo trovarla, devo!-, lo implorò lei.
Non solo aveva giurato a sua madre di proteggerla e aveva assistito
impotente alla sua maledizione, no! Era anche sparita.
Mun sospirò, grattandosi le folte sopracciglia bianche.
Ormai era così vecchio che la pelle
incartapecorita era scura e piena di macchie, e assieme ai
baffoni lo rendevano simile ad un tricheco pelle ed ossa.
-Te lo dirò gratis dato che conosco la piccola
Lee’a.-, borbottò il vecchio che andava pazzo per
i capelli lunghi della ragazzina, che gli ricordavano un amore di
gioventù.
-Girano voci piuttosto confuse: è solo tre giorni che
è iniziato ed è successo tutto velocemente.-,
iniziò grattando una goccia incrostata di resina sul tavolo,
-Moltissimi sono andati dagli stregoni
a chiedere spiegazioni, ma questi si sono dichiarati innocenti, ed i
maghi non possono mentire.-
Sospirò, prima di aggiungere: -Potrebbe essere una minaccia
di un altro continente.-
Mer’n non conosceva bene il mondo. Viaggiava solo nelle
regioni bagnate dal Bahtikka e degli altri continenti aveva ricevuto
solo descrizioni confuse o stralci d’avventure di Narai.
-Conosci Honir? E’ il continente meridionale sotto il Custode
del Sud. Dicono che nel folto della foresta di Honir, la stessa che
protegge la capitale, abiti uno stregone ribelle rinchiuso nel suo
palazzo,
ed in giro si dice che il Custode del Sud stia male e che tutti i suoi
sigilli si stiano indebolendo.-
Quindi era stato quel mago a rapire Lee’a? Ma
perché?
-Mun, ti adoro!-, gli sorrise Mer’n alzandosi dalla panca
scura.
-Aspetta, non è detto che sia stato lui a rapirla. Gli
stregoni sono infidi e si proteggono a vicenda, devi stare attenta. Che
vuoi fare, andare a Honir da sola?-, le chiese bevendo un sorso di
succo.
-Troverò qualcuno. E poi se lo dici tu è per
forza una verità assoluta, no? Almeno ci devo provare!-,
anche se le ricerche di tutti gli altri sembravano essere vane, lei
sentiva di potercela fare.
Sapeva dove andare, a differenza degli altri, ed era
un’errante. Er abituata a cavarsela da sola.
-Tra un paio d’ore parte un’intercontinentale,
dovrebbe passare anche per Honir. Fa’ attenzione.-, la
salutò il vecchio sollevando il bicchiere.
Con passo più tranquillo Mer’n tornò
alla cappella dove aveva passato la notte per riprendere i suoi effetti
personali e tornò al porto, cercando la nave di cui aveva
parlato Mun.
La Sirena Furiosa,
questo il nome dell’enorme veliero, salpò in
grande stile.
Mer’n aveva pagato due monete d’oro per il
passaggio e si era ritrovata assieme ad una compagnia di erranti come
lei, guidati da una donna piuttosto grassa.
Erano musici, giocolieri, chiromanti e danzatrici, una sorta di circo
mobile, ed in un angolino riconobbe anche l’uomo in rosso che
aveva urtato al porto, in disparte rispetto agli altri.
Faceva piuttosto caldo e Mer’n era seduta per terra,
appoggiata alla parete della grande cabina.
Si tolse il leggero scialle che le copriva le spalle e se lo
legò in vita, rivelando un complicato tatuaggio che le
decorava tutto il braccio sinistro.
-Che bello!-, esclamò ammirata una giovane avvolta in veli e
collane.
-Ti piace? L’ho fatto io.-, le sorrise Mer’n. Un
po’ di pubblicità non guastava mai…
-Davvero? Fa male? Mi piacerebbe farmene uno, ma ho paura.-, strinse
gli occhi scuri, prima di spalancarli e spaventarsi: -Sono Kaala,
piacere.-
La ragazza era una giovane chiromante del gruppo di erranti diretti a
Daal, una città sulla costa est di Honir; si
offrì di leggere la mano a Mer’n, e lei
accettò con piacere.
-Mmm…-, iniziò a studiare la forma e la lunghezza
delle dita aperte, poi si concentrò sulle unghie ed infine
le linee del palmo destro.
-Il palmo è quadrato, le dita lunghe e diritte, la mano
dell’artista.-, iniziò Kaala, -Le unghie sono
grandi, ma non le curi molto, hanno dei residui di colore. Il medio ha
un callo, usi molto…-, s’interruppe.
-La lama, si. E’ innestata su una bacchetta di legno.-,
spiegò Mer’n.
-Capisco. Scommetto che la sinistra è piena di cicatrici. Ti
aiuti nei lavori di precisione con quella, vero?-, Mer’n
annuì mostrando la sinistra, che soprattutto
sull’indice era ricoperta di cicatrici.
Quella era una bella analisi, davvero.
-Poi vediamo. La tua linea della vita è piuttosto
irregolare, tipica di noi erranti.-, Kaala si concentrò ora
sul palmo, -Quella della testa indica che sei parecchio curiosa e
riflessiva, mentre quella del cuore non è più
profonda che lunga. Hai una salute di ferro, immagino, ma la linea del
successo non è bella come quella della salute, non
aspettarti molto in questo senso. E la linea del destino sembra
piuttosto aggrovigliata.-, terminò solenne.
Mer’n si era fatta leggere la mano parecchie volte e le
analisi le parevano sempre simili, eppure quella di Kaala le suonava
piacevolmente nuova.
-Puoi leggerla anche a me?-, l’uomo in rosso si
avvicinò con passo elegante, sfilandosi il guanto della mano
destra. La chiromante seduta vicino a Mer’n storse appena la
bocca e si alzò.
Mer’n osservò meglio quello strano individuo: gli
abiti stravaganti erano a righe e pois, pieni di piume e campanellini
che ornavano anche il biondo codino di capelli biondo opaco.
Era davvero vestito tutto di rosso, e anche gli stivali a punta erano
di quel colore.
-Ci provo.-, disse Kaala prendendogli con garbo la mano e cercando di
non farsi distrarre dall’importante naso dell’uomo.
-Mani allungate, dita piuttosto nodose. Nessun callo, pelle morbida ed
unghie curate. Lavori? Non sono mani di un vagabondo.-, Kaala
deviò lo sguardo sul viso dell’interessato,
impassibile,
-Il pollice è piuttosto grande, ti piace obbiettare. Questa
è la mano del filosofo… non ho mai visto una
linea della vita tanto lunga e diritta. Quella del successo
è marcata, quella dell’amore leggera e contorta.
Ti piace giocare.-, gli mollò la mano.
-Sei uno stregone.-, Mer’n anticipò Kaala, che
fissava l’uomo vagamente nervosa.
-Sono un semplice, fortunato errante. Nahël è il
mio nome, e sono un giullare.-, si presentò ammiccando.
I suoi occhi erano gelidi ed il sorriso sembrava una maschera.
Un giullare? Non portava il trucco tipico dei buffoni, e sotto
l’occhio sinistro aveva solo tre piccole lacrime tatuate.
Nahël… era un nome importante, lontano dai
provinciali Mer’n e Lee’a.
Alle due non piaceva per niente quell’uomo.
Durante il viaggio Mer’n riuscì a racimolare
qualche moneta di bronzo disegnando degli abiti per il gruppo di
erranti, che si confezionavano da soli i costumi per gli spettacoli.
-Che strani vestiti.-, Nahël le si era avvicinato chinandosi
sui fogli.
-Non direi.-, ribatté un po’ risentita la donna
senza alzare lo sguardo dai fogli.
Era lui quello vestito in modo strano!
-Sembrano tipici del Bahtikka, ma quel corsetto è di Honir.-
-Davvero?-, domandò Mer’n, -Me l’ha
descritto un mio amico.-
Narai era stato anche in Honir? In effetti le aveva raccontato di una
capitale in mezzo alla foresta.
-Devi andare là?-, le domandò l’uomo
allontanandosi.
-Si.-, rispose lapidaria Mer’n.
Non le piaceva davvero quel tipo, aveva un tono di voce strano,
sembrava avere sempre un doppio fine e faceva decisamente troppe
domande.
-Non mi chiedi dove devo andare io?-, ecco, esattamente quella che
Mer’n riteneva una domanda strana.
-Non m’interessa.-, fu la schietta risposta.
-Vado in Honir anch’io, potremmo raggiungere la capitale
assieme.-, suggerì Nahël senza sembrare davvero
interessato.
-Ma io non devo andare là.-, Mer’n
imitò il tono svogliato dell’interlocutore.
In realtà non sapeva proprio dove andare. Certamente un
palazzo con uno stregone sigillato dentro non poteva trovarsi nella
capitale… avrebbe chiesto in giro una volta sbarcata.
-Nemmeno io.-
Mer’n sbatté gli occhi un paio di volte,
perplessa. E allora perché si era offerto di accompagnarla?
Era davvero inquietante.
Non gli rispose, tornando a concentrarsi sul lavoro; avrebbe pensato
più tardi dove andare.
Qualcuno la stava seguendo.
Era sbarcata da poco nel porto principale di Honir, e dopo aver
salutato tutti gli altri erranti Mer’n aveva iniziato a
vagare per la piccola cittadina di mare.
Gli abitanti avevano la pelle più scura della sua e gli
abiti erano proprio come quelli che le aveva descritto Narai. Parlavano
uno strano dialetto gutturale e Mer’n capiva a stento solo
alcune parole.
Aveva bisogno di trovare qualcuno originario del Bahtikka.
Ebbe fortuna: un vecchio mercante di stoffe aveva riconosciuto la pelle
chiara della donna, tipica delle regioni settentrionali, e
l’aveva chiamata per conversare un po’.
-Sai niente di un palazzo nella giungla con uno stregone rinchiuso
dentro?-, gli chiese Mer’n prima di andarsene.
-Quale palazzo?-, il mercante aveva un sorriso serafico, eppure lei
aveva notato uno strano guizzo degli occhi.
-Non te lo dirà.-, una voce alle sue spalle la fece
sobbalzare.
-Non te lo può dire. E’ nella giungla e nessuno sa
come arrivarci, ma c’è.-, era Nahël.
-Grazie.-, Mer’n salutò seccata il mercante e si
diresse verso il limitare della foresta, ignorando il buffone.
-Abbiamo un po’ di strada da fare assieme.-, la
informò l’uomo con tono svogliato.
Mer’n si fermò a pochi passi dai primi alberi. La
vegetazione era rigogliosa e il sentiero che si diramava quasi subito
era a malapena visibile.
-E io so che strada prendere.-, aggiunse Nahël.
Che insopportabile! Mer’n lo aspettò e si fece
superare, seguendolo a pochi passi.
-Benvenuto nel mio gruppo. Spero andremo d’accordo.-, si
accolse lui vagamente sarcastico.
In effetti ora erano un gruppo: la tatuatrice errante e
l’enigmatico buffone.
Ciao! Allora, i
questo capitolo viene introdotta la figura chiave del buffone. Succo
d'ostrica... oddio xD beh, suonava bene ù_u la parte della
chiromanzia l'ho usata perchè a dirla tutta odio i ritratti
diretti:
veglio seminare informazioni qua e là, credo :) Ringrazio thewhitelady
che ha commentato lo scorso capitolo, mi piacerebbe sapere che ne
pensate di questo :)
Nyappy
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