Pirati dei Caraibi
– Gli eredi del mare
Il Principe e il
Pirata
Gli abiti di cui era fornito il baule che Morgan trovò nella
sua cabina erano semplici ed essenziali, nulla a che vedere con le
tende esageratamente decorate che si vedevano in giro per Londra.
Tuttavia non fu piacevole dover nuovamente indossare un corsetto. Con
uno sforzo immane, Morgan si strinse in quella prigione legalizzata e
vi indossò sopra l'abito, quindi andò allo
specchio per valutare il risultato. Le apparve una giusta via di mezzo
tra la lady londinese e la piratessa che era stata fino a pochi minuti
prima. Come tocco finale, acconciò i capelli in modo che
alcune ciocche ondulate le ricadessero sul petto e le incorniciassero
il viso.
Non era mai stata una ragazza vanitosa, ma, alla fine dei preparativi,
potè ritenersi soddisfatta del risultato, in quanto
rispecchiava perfettamente le sue idee di bellezza femminile: semplice
e allo stesso tempo sofisticata, avvenente ma non troppo, ordinatamente
disordinata.
Uscì dalla cabina dopo aver tratto un lungo sospiro e si
diresse verso quella di Henry. Non fece in tempo ad alzare il pugno per
bussare che una delle due guardie la informò, con tono
asciutto, che Lord Coward non era nei suoi alloggi.
"Sapete dirmi dove posso trovarlo?" domandò allora lei, con
gentilezza.
"E' andato a conferire col Commodoro" ribattè la stessa
guardia. "Ci ha lasciato detto di indirizzarvi al ponte di comando, nel
caso l'aveste cercato"
"Molto bene, grazie" sorrise Morgan, affabile, per poi dirigersi rapida
fuori dal castello di poppa.
Subito le sue orecchie vennero investite dai richiami che si lanciavano
marinai e soldati da un lato all'altro del veliero, nulla a che vedere
con gli schiamazzi poco fini dei pirati, alternate ai versi dei
gabbiani che volavano sulle loro teste.
La giornata stava volgendo al termine, il sole era basso all'orizzonte
e il cielo iniziava a tinteggiarsi di rosa. Dal mare proveniva una
piacevole brezza calda e dall'odore salmastro, che
accompagnò Morgan mentre saliva le scale di legno verso il
ponte di comando.
Henry stava parlando animatamente con Charles appoggiato alla balaustra
opposta. Nonostante fosse più giovane e mingherlino del
Commodoro, il giovane lord sembrava in grado di tenergli testa
benissimo solo a parole.
Morgan si arrestò a pochi gradini dal ponte, in attesa che
la discussione finisse. Henry, che dava le spalle alla poppa, la vide
con la coda dell'occhio e parve improvvisamente calmarsi.
Dileguò Charles con uno sbrigativo "Ne riparliamo dopo" e
raggiunse l'amica in poche falcate, lasciandosi dietro un Commodoro
visibilmente contrariato. Charles portò la sua attenzione
alle carte posate su un grezzo tavolo di legno vicino al timone, non
senza tenere d'occhio i due giovani, che nel frattempo si erano
spostati dove poco prima stava parlando con Lord Coward.
"Ora sì che sei la mia Betty" sorrise Henry, dopo aver
ammirato Morgan.
"Stai insinuando che prima non ti piacevo, per caso?"
"No, no, non intendevo questo!" si corresse subito il giovane, agitando
freneticamente le mani. "Solo che... la Betty che ho conosciuto era
più simile a questo che alla piratessa"
Morgan notò la nota di sdegno che Henry aveva dato
all'ultima parola, ma non ci diede peso. Dopotutto, non era abituato
come lei a trattare con i pirati.
"Di cosa parlavate con il Commodoro?" domandò poi, cercando
di non dare alla domanda l'importanza che in realtà aveva.
"Charles vuole andare alla ricerca della Perla Nera. E' certo di
poterla intercettare entro domani mattina ed è ancora
più sicuro che riuscirà finalmente a
sottometterla"
"E tu invece no?"
"Per quanto poco ne sappia, la nave ha comunque subito dei danni dopo
lo scontro con la Persefone e la Perla, a quanto ho sentito,
è un osso ancora più duro da spezzare. Sto quindi
cercando di convincerlo a far rotta su Port Royal, così da
apportare le giuste riparazioni e, soprattutto, mettere te al sicuro"
"Ma così Barbossa avrà il tempo di rifugiarsi da
qualche parte e non la prenderemo più" obiettò
Morgan, con troppa veemenza perchè Henry non se ne
accorgesse.
"Prenderemo?" sottolineò, infatti, il ragazzo, accigliato.
Morgan riflettè qualche secondo, e alla fine optò
per rivelare all'amico la verità.
"Ho suggerito io al Commodoro questa mossa" spiegò a voce
talmente bassa che Henry dovette arrivarle ad un palmo dal naso per
sentire. "Jack
è tenuto prigioniero sulla Perla. Io devo
liberarlo prima che lo trovi Charles o che Barbossa lo usi per
ricattare mio padre in qualche modo"
"E' una follia, non ce la farai mai ad eludere entrambi"
"Devo almeno provarci. E' per questo motivo che mi sono imbarcata,
ricordi?"
"Ed è per evitare che combinassi sciocchezze che io mi sono
imbarcato" ribattè energico Henry, lasciandola senza parole.
Il ragazzo continuò. "Senti, voglio aiutarti, te l'ho detto
prima, ma in un modo che non preveda arruolamenti avventati su navi
pirata. Penserò io a Jack e una volta portato in salvo, vi
porrò sotto la protezione della Corona..."
"Charles se ne farà un baffo della protezione della Corona.
Questa è terra di nessuno, sarebbe capace di uccidere me e
Jack e di far passare la nostra morte come un tragico incidente.
Nessuno oserà contraddirlo dopo che sarà riuscito
nel suo intento di eliminare la pirateria e controllare il mare"
"Allora troverò un altro modo, devo solo pensarci..."
Morgan poggiò le mani sulle spalle dell'amico, per zittirlo
e calmarlo.
"Henry, non puoi fare niente per me, da questo punto di vista, se non
continuare a coprirmi finchè sarò su questa nave"
Il ragazzo lasciò vagare lo sguardo sul mare, su cui si
rifletteva il grosso spicchio di sole che stava tramontando.
"Non voglio perderti di nuovo" disse infine, senza voltarsi, ma
prendendo le mani di Morgan tra le sue.
La ragazza avrebbe voluto ribadirgli ciò che gli aveva detto
quando erano ancora a Londra, ma se voleva dare anche una mano a Jed,
era necessario assecondare Henry.
"Chi ti ha detto che mi perderai?"
Subito gli occhi di Henry furono di nuovo su di lei, che gli sorrise.
Il ragazzo aumentò la stretta sulle sue mani e si fece
più vicino.
"La vuoi sapere una cosa?" le chiese. Aveva abbassato il tono di voce.
"Cosa?"
"Ho provato a fare come mi avevi detto tu, ma non ha funzionato.
Nè con Margaret Woodstock, nè con... come si
chiamava..."
"Polly Johnson" rise Morgan, ricordando quell'episodio.
"Giusto, Polly Johnson. E vuoi sapere perché?
Perché entrambe avevano un difetto enorme"
"E cioè?" Morgan non ricordava che Margaret e Polly avessero
difetti.
"Non erano te"
La ragazza non ebbe il tempo di stupirsi o lusingarsi per la risposta,
che le labbra di Henry erano già a sfiorare le sue in un
lieve bacio. La sua mente tornò involontariamente al bacio
che Jed le aveva dato al loro primo incontro, tutt'altro che casto e in
confronto al quale il tocco di Henry sembrava quasi una richiesta di
permesso.
I due giovani si guardarono per qualche secondo, prima che Morgan
concedesse il permesso a Henry di baciarla di nuovo.
Mentre il ragazzo la stringeva, Morgan riprese a paragonare quel bacio
con quello di Jed. Quella volta, alla locanda, Jed sembrava volesse
mangiarla, tanto irruento era stato il suo tocco. Era stato un bacio
rude, quasi un morso, senza richiesta di permesso. Forse era per quel
motivo che aveva sentito quello strano brivido lungo la schiena. E poi
le mani di Jed l'avevano stretta con forza, constringendo la sua bocca
contro quella del ragazzo, mentre la presa di Henry era gentile, quasi
una carezza. Glissando poi sul fatto che lei e Jed erano quasi
completamente nudi al tempo, mentre in quel momento lei ed Henry non
avevano un abito fuori posto, notò infine che il bacio di
Jed era stato una semplice via di fuga dall'ira del vecchio Sam, mentre
Henry la stava baciando perché semplicemente le voleva bene.
A quel pensiero accadde qualcosa che Morgan non aveva previsto. Nello
stomaco qualcosa iniziò ad agitarsi, il cuore
accelerò i battiti e lei si sentì leggera come
una piuma. Una ragazza normale avrebbe gioito di quella sensazione.
Morgan invece si spaventò e si staccò bruscamente
la Henry.
Non poteva legarsi così tanto a lui, avrebbe complicato
ulteriormente le cose.
"Scusami" si affrettò a dire Henry, allontanandosi.
"Probabilmente ho frainteso. Credevo che anche tu lo volessi"
Morgan si sentì terribilmente in colpa e impedì
al ragazzo di allontanarsi ulteriormente.
"Infatti è così. Solo... era la prima volta per
me" mentì, anche se non le piaceva considerare il bacio di
Jed il suo primo bacio.
Henry parve rilassarsi e, di nuovo vicino a lei, le
accarezzò una guancia. Rimasero a fissarsi per secondi che
parvero ore, finché non successe una cosa strana.
Quasi come se fosse un monito, il volto di Jed si sovrappose per un
istante a quello di Henry, e ricordò a Morgan
perché aveva fatto tutto questo.
"C'è un favore che vorrei chiederti, Henry"
"Tutto quello che vuoi" rispose accondiscendente Henry.
"Ecco, io... vorrei vedere il prigioniero, il ragazzo che avete portato
con me sulla nave"
Henry si accigliò a quella richiesta e Morgan
cercò subito di giustificarla.
"Durante l'arrembaggio, i soldati di Charles ci hanno attaccati e lui
mi ha difesa. Volevo solo ringraziarlo"
Un'altra piccola bugia che andava ad infittire la rete di menzogne che
stava continuando a tessere.
Il ragazzo parve credere alle sue parole e le fece strada. Passando a
fianco del Commodoro, ancora intento a studiare le sue carte, Morgan lo
vide alzare la testa e incrociare per un attimo il suo sguardo.
Sicuramente aveva prestato attenzione ad ogni singola parola della sua
conversazione con Henry, ma i due ragazzi erano stati bravi a lasciar
trapelare il minimo indispensabile a non destare sospetti nel Commodoro.
Scesero in silenzio i vari ponti, fino alla stiva, in fondo alla quale
si aprivano le celle. L'ingresso era, anche qui, piantonato da due
soldati, che aprirono la porta alla richiesta di Henry e la richiusero
alle spalle di Morgan dopo che fu entrata.
Jed era stato messo nell'ultima cella in fondo a destra. Stava sdraiato
sull'unica umida e pericolante panca come se, invece, fosse disteso su
un immenso prato. Non accennò a muoversi quando Morgan
raggiunse la sua cella e lo chiamò.
"Stavo giusto domandandomi quando saresti venuta a trovarmi" disse
invece, sorridendo alla sua solita maniera sghemba.
"Come facevi ad essere sicuro che sarei venuta?"
"Perché non sai resistere un minuto lontana da me"
Detto questo, si decise ad alzarsi, sempre con fare baldanzoso, per poi
fermarsi bruscamente una volta notato Henry.
"Lui chi è?" chiese a Morgan con astio, accennando all'altro
ragazzo col capo.
"Potrei chiedere la stessa cosa" ribattè Henry, guardando
Morgan a sua volta, stavolta con sguardo severo.
"Henry, questo è Jed Sparrow e il suo aiuto mi è
stato prezioso in questi ultimi giorni, non solo durante l'attacco.
Jed, lui invece è Henry Coward, mi ha aiutata quando ero a
Londra e mi sta aiutando adesso a nascondermi dal Commodoro"
I due ragazzi si scrutarono per qualche secondo, finché Jed
non riportò la sua attenzione su Morgan.
"Cosa pensi di fare, adesso?"
"Ho suggerito a Charles di cercare la Perla" spiegò Morgan.
"Quando l'avrà trovata, dovrò in qualche modo
liberare mio fratello e allontanarlo dal Commodoro"
"E pensi di fare tutto da sola?"
"No, probabilmente avrò bisogno di aiuto" ammise lei,
guardando sia Henry sia Jed.
"Quindi non siamo venuti qui solo per dei semplici ringraziamenti"
dedusse Henry, visibilmente contrariato.
"Mi avresti portata qui se ti avessi detto che intendevo liberarlo?"
"No, ovviamente"
"Mi dispiace, Henry, ma ho bisogno di entrambi per questa cosa.
Credimi, non volevo mentirti, ma sono disposta a tutto pur di salvare
Jack e mio padre. Sono quel che resta di una famiglia che non ho mai
visto, cerca di capirmi"
Il ragazzo rimuginò qualche secondo sulle parole di Morgan,
quindi sospirò e pose le sue condizioni.
"Promettimi che non mi mentirai mai più. Mi sono fatto in
quattro per te, non merito di essere preso in giro, non credi?"
"No, hai ragione. Te lo prometto"
Henry sorrise, in un modo che a Jed non piacque per niente. Anche quel
damerino era interessato a Morgan, lo si vedeva da un miglio di
distanza. E a quanto pare era anche arrivato prima di lui. Doveva
recuperare lo svantaggio in qualche modo.
"Quando pensate di liberarmi, dunque?" domandò
più per riportare l'attenzione su di lui che per altro.
"Appena sarà avvistata la Perla Nera" rispose pronta Morgan.
"Approfitteremo del trambusto per tirarti fuori e poi saliremo sulla
Perla per liberare Jack. Faremo finta che Jed si sia liberato da solo e
che mi abbia preso come ostaggio"
"E' molto rischioso" puntualizzò Henry.
"Hai paura di farti male?"
"No, ho paura che si faccia male lei" ribattè prontamente
Henry.
"Si vede che non la conosci abbastanza, allora"
"Adesso basta" intervenne Morgan.
La situazione era già abbastanza complicata senza i loro
litigi. Morgan pensò che probabilmente era colpa sua se le
cose si stavano intricando così, ma non sapeva come altro
fare per raggiungere i suoi scopi. In qualche modo avrebbe comunque
sfruttato quella neonata rivalità a suo vantaggio.
"Nessuno si farà più male del necessario se ci
atteniamo al piano. Henry, per liberare Jed ho bisogno che ti procuri
le chiavi delle prigioni"
"Le tiene in custodia Charles nella sua cabina, ma posso recuperarle"
"Bene, direi che non possiamo fare molto altro adesso" concluse Morgan,
guardando alternativamente Jed ed Henry, che ogni tanto si lanciavano
occhiate omicide.
"Possiamo tornare nei nostri alloggi, allora" propose infine Henry, ma
Jed non aveva intenzione di lasciare Morgan con quel farfallone senza
chiedere spiegazioni.
"Io vorrei parlare in privato con lei, se non ti dispiace"
Henry fece per ribattere con lo stesso tono arrogante di Jed, ma la
ragazza gli poggiò una mano sulla spalla e, con un cenno del
capo, gli fece intendere che andava tutto bene.
ll giovane lord sospirò per il disappunto, quindi si
incamminò verso l'uscita. Una volta che la porta gli si fu
chiusa alle spalle, Jed attirò Morgan verso la cella
prendendola poco gentilmente per un braccio.
"Te la fai con i nobili, adesso?"
"Jed, lasciami, mi stai facendo male"
Il ragazzo mollò la presa, ma rimase a fissare Morgan con
espressione furibonda. Le mani non riuscivano a stare ferme e si
aprivano e chiudevano a pugno ogni secondo.
"Abbiamo bisogno anche di lui per salvare gli altri pirati"
"Non erano questi i piani"
"Non avevamo un piano, fino a poche ore fa, e l'unico che avevamo
elaborato è andato in fumo nel momento stesso in cui
Barbossa mi ha lasciata a Tortuga. Ho dato per scontato che ti andasse
bene, ma se hai deciso di tirarti indietro, allora resta pure in questa
cella a marcire"
"Io non mi tiro indietro, dico solo che non mi fido di lui"
"Io sì. Conosce il mio segreto da più tempo di
chiunque altro e non l'ha mai rivelato a nessuno"
"Come puoi esserne certa?"
"Perché è innamorato di me, maledizione!"
Quella era l'unica risposta che Jed non avrebbe voluto sentire. La
certezza di avere un rivale rendeva la sua strada verso il cuore di
Morgan ancora più in salita di quanto già non
fosse. Inoltre, se, come diceva Morgan, si conoscevano da
più tempo rispetto a loro, le cose si complicavano
ulteriormente.
Jed non riuscì ad evitare di porle la domanda successiva.
"E tu?"
Morgan rimase spiazzata da quelle due semplici parole. Non poteva
negare a se stessa di aver provato qualcosa mentre Henry la baciava,
esattamente come non poteva ignorare quel brivido che l'aveva scossa
mentre era tra le braccia di Jed. Decise allora che era venuto il
momento di porsi delle priorità.
"Io voglio solo liberare mio fratello e mettere al sicuro mio padre. Al
resto penserò dopo"
Jed si rilassò a quella risposta. C'era ancora una speranza
per lui di conquistarla. Non sarebbe stata una guerra ad armi pari.
Ogni bambina sogna di incontrare il principe azzurro ed Henry era
ciò che più vi si avvicinava in tutto il Mar dei
Caraibi. Doveva fare in modo che la sua bambina
scegliesse invece il pirata.
"Allora liberiamolo" sorrise Jed, andando a prendere la mano di Morgan.
La ragazza gliela strinse con affetto e sorrise di rimando, mentre si
riavvicinava alle sbarre.
"Mi dispiace. Sei finito di nuovo in gattabuia per causa mia"
"Ma almeno questa è una gattabuia di lusso. Guarda,
c'è persino una panca"
Entrambi si misero a ridere di gusto, ma Morgan smise quasi subito,
facendo spegnere anche la risata di Jed.
"Gli uccelli non sono fatti per stare in gabbia" disse mesta,
guardandolo con occhi tristi. "Comunque vada a finire questa storia, ti
prometto che sarai libero"
Jed emise una breve e poco divertita risata, prima di risponderle.
"E' una promessa che non puoi mantenere, questa volta, ma grazie del
pensiero"
"Saremo liberi tutti, un giorno" continuò lei imperterrita.
"E faremo quello che abbiamo sempre sognato sin da bambini"
"Tu cosa sognavi da bambina?"
"Sognavo mille avventure, per monti e per mare, dove le regole non
esistono...sognavo i pirati"
A quelle parole il cuore di Jed fece una capriola in petto e il ragazzo
strinse istintivamente la mano di Morgan. Questa parve risvegliarsi dai
suoi sogni ad occhi aperti e incontrò gli occhi scuri di
Jed, molto vicini ai suoi e brillanti come non mai.
"Morgan" disse con voce rauca e suadente, avvicinando il viso al suo
tanto quanto le sbarre lo permettevano, mentre con la mano libera le
carezzava una guancia. Bastò quel semplice tocco a causarle
quella scossa che aveva sentito nella stanza del 'Guercio' e a farle
nascere il desiderio di essere di nuovo tra le braccia di Jed.
Si sforzò di rammentare qual era la sua priorità
e riuscì ad allontanarsi dal ragazzo.
"Devo andare adesso. Non voglio far preoccupare Henry" si
giustificò, mentre si allontanava dalla cella. "Buonanotte
Jed"
Il ragazzo non la perse di vista finché non fu scomparsa
oltre la porta di legno, quindi si lasciò cadere a terra con
la schiena contro le sbarre. Sapeva che, per un pirata era pericoloso
innamorarsi, ma si disse con convinzione che, per Morgan avrebbe
volentieri rinunciato alla sua libertà.
"Buonanotte, bambina mia" sussurrò al nulla.
Eccomi qui!!
Brividi e sospiri in questo capitolo, un po' mieloso, lo so, ma presto
tornerà l'azione e moooolto presto entrerà in
scena un personaggio fondamentale, indovinate chi?
Dai che è facile :)
Spero che i lettori gradiranno questo cap, buona lettura comunque!
A presto!
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