Quando Thiem aveva ucciso il famiglio di Yenn e la donna si era fatta
rinchiudere nella sua notte eterna, Nahël aveva perso il suo
ultimo alleato nel palazzo.
Ad Honir erano i tre fratelli gli stregoni più importanti:
Yenn la Pura, Nahël l’Enigmatico e Thiem il Custode
del Sud. Nonostante fosse Thiem quello con il titolo più
alto, era Nahël il più potente, e presto il minore
si era ritrovato a covare odio ed invidia nei confronti del fratello.
Con la scusa di un viaggio si era recato nel continente est per
apprendere i malefici più potenti e le maledizioni
più diaboliche, e tornato ad Honir aveva rivelato il suo
vero animo da despota.
Rinchiusi i fratelli nel palazzo, su cui aveva apposto speciali
sigilli, poteva dare inizio al suo piano.
Thiem ci aveva messo davvero poco a prendere il controllo di quella
reggia, e le aveva dato subito il suo tocco personale: doveva essere
sfarzoso, un tripudio di oro e di sete, un ambiente che si confacesse
al nuovo sovrano di Honir.
Ora aveva solo bisogno di un famiglio: così sarebbe davvero
diventato il sovrano incontrastato di Honir, un vero Custode.
-Lee’a, dove sei?-, era già da un po’
che Mer’n vagava per l’harem, deserto.
Incespicò sui cuscini, trattenendo a stento un insulto sullo
stile pretestuoso del padrone di casa.
Ma dov’erano finite tutte? Yenn le aveva rispedite a casa?
-Ti è mancato questo posto?-, il tono del Custode era
beffardo.
-Può darsi.-, rispose Nahël sarcastico.
Si era lasciato guidare dalla furia ed ora era lì, fronte a
fronte con il fratello, praticamente disarmato e con tanta voglia di
uscirne vivo.
-Sei veramente un pagliaccio, tu ed il tuo sarcasmo. Dimmi, ti
è piaciuta la mia maledizione?-, Thiem compì un
violento movimento di frusta con il braccio, e Nahël venne
sbalzato in aria.
Cadde a terra in un tintinnio di campanellini, dolorante per quelli che
sotto il suo corpo si erano ridotti a dischetti di metallo.
-Dai, fammi ridere.-, lo stregone malvagio gli sorrise, crudele.
-Scusa, non ne sono capace.-, oltre al dolore della caduta ora il
braccio sinistro, quello dov’era incisa la maledizione, gli
bruciava come se avesse preso fuoco.
-Allora ti farò ridere io. Sei fortunato, mi ricordo anche
le battute esatte…-, e si mise a recitare la maledizione che
gli aveva lanciato.
Non potrai aiutare ne’
farti aiutare/
Nulla per te
sarà bianco o nero, solo grigio/
E anche se non lo vorrai
mi dovrai portare/
Un famiglio che
rinsalderà il mio capriccio/
Nahël sbarrò gli occhi.
-Lo so, gli ultimi due versi non hai fatto in tempo a sentirli.-,
ghignò Thiem, -La donna… grazie per averla
accompagnata fin qua.
Mer’n era inseguita da strane ombre antropomorfe, e correva
per il palazzo imboccando corridoi a caso. L’avevano quasi
catturata nell’harem, ma era riuscita a fuggire per un pelo.
Si era persa, e stava girando in tondo da un po’, se lo
sentiva.
Dov’era finito Nahël? E Lee’a, era davvero
a casa?
-Guarda tutti quei campanellini, sembri un cembalo.-, Thiem rideva
mentre Nahël veniva sbattuto contro le colonne dal potere del
fratello, che senza reale divertimento si stava limitando a prendere
tempo, finché…
-Tu!-, una voce femminile rimbombò nel salone, -Sei Thiem,
giusto?-
Mer’aveva spalancato il portone dorato ed era entrata di
corsa nel salone, furente.
-Donna!-, Thiem lasciò crollare il fratello a terra e si
precipitò gioioso verso Mer’n.
-Sei arrivata finalmente! Vieni, vieni!-, il suo tono era febbrile, e
offrì il braccio a Mer’n , che lo
rifiutò accigliata.
-Innanzitutto, ho un nome. Poi, che hai fatto a Nahël? E mia
sorella, è a casa?-, si allontanò con cautela
dall’uomo, avvicinandosi al contempo al compagno steso a
terra che si stava rialzando a fatica.
-Avevi una sorella tra le bambine? Yenn le ha riportate a casa.-, non
smetteva di sorriderle, raggiante, -Loro erano l’esca.-
-L’esca?-, Mer’n si sentiva davvero stupida. Era
l’unica a non capire tutte quelle cose? Di certo era la sola
a fare unicamente domande.
-Certo, fa tutto parte del mio grande piano per la conquista di Honir,
e anche tu ne fai parte.-, iniziò esaltato, -Ho cacciato mio
fratello, ho relegato mia sorella in un’altra dimensione,
sono il sovrano del palazzo.-, lanciò un’occhiata
sprezzante a Nahël, prima di proseguire, -Ora mi manca solo un
famiglio.-
A Mer’n non piaceva per niente tutto il compiacimento con cui
la fissava quell’uomo folle.
-Non voglio certo delle bambine, mi accontento di qualcosa
così speciale da aver raggiunto questo luogo per loro. Te,
ad esempio.-
Mer’n si allontanò ancora, con passi accorti.
“Qualcosa?
Qualcosa?! Semmai qualcuno…”
-Io non sono speciale, non ho fatto assolutamente nulla. Davvero,
chiunque avrebbe potuto farcela.-
-Certo.-, la rabbonì Thiem, -Ma quel chiunque sei tu.
E’ con te che diventerò il padrone incontrastato
di Honir, solo con te. Non è magnifico?-
Evidentemente Thiem si aspettava una risposta positiva, che
Mer’n non aveva alcuna intenzione di dargli.
-Vedi, se tu non fossi pazzo potrei anche accettare. Peccato che tu non
abbia nemmeno chiesto il mio nome.-, e Mer’n si
preparò al peggio.
-Il tuo egoismo non è un mistero per nessuno ormai.-, come
faceva Nahël conciato in quel modo ad avere ancora la forza di
fare del sarcasmo?
-Taci!-, gridò il fratello generando un’onda
d’urto e scaraventandolo contro una pesante colonna.
-Io ho bisogno di un famiglio e lo avrò, con le buone o le
cattive.-, l’espressione di Thiem era completamente cambiata
e la mano stringeva l’aria davanti a sé, i muscoli
in tensione; da feroce il suo viso divenne confuso, poi frustrato.
-Indovina un po’?-, Mer’n tornò ad
avvicinarsi a Nahël, sorridendo, -Ho rimesso lo scialle.-
Thiem si mise a lanciare maledizioni per tutto il salone, accecato da
lacrime di rabbia, e stava facendo tremare tutto l’edificio.
-Quel pagliaccio farà crollare tutto con i suoi stupidi
incantesimi.-, si lamentò Nahël mentre si stringeva
il braccio, -Capriccioso ed isterico, che combinazione
terribile…-
All’improvviso Mer’n si ritrovò un
sacchetto di pelle in mano dal quale fuoriusciva della polvere
iridescente color smeraldo. Sobbalzò sorpresa, ma comprese
subito quello che doveva fare scorgendo il ciondolo legato al
cordoncino che chiudeva il sacchetto: un giglio argentato.
“Grazie
Yenn…”
Prese un pugno di polvere e corse verso Thiem, lanciandola
nell’aria: appena questa entrò in contatto con la
pelle nuda dell’uomo scintillò, e lo avvolse in
squame di cristallo, immobilizzandogli tutto il corpo ad eccezione
degli occhi.
Sembrava una statua si sale in una posa buffa… ma non
c’era il tempo per fare umorismo.
-Che hai?-, Nahël digrignava i denti dal dolore, conficcandosi
le unghie della mano sinistra nel palmo.
-Tu puoi aiutarmi. Il braccio…-, con la mano libera si
stracciò la manica scarlatta, rivelando un sigillo scuro in
rilievo che pulsava.
-Rimuovilo.-
Quale lavoro migliore per Mer’n? Mentre estraeva la lama
dalla borsa fissò l’intricato groviglio di linee
che componevano il disegno. Decisamente un lavoro da
stregone…
-Se vuoi che faccia presto dovrò togliere qualcosa in
più.-, lo avvertì guardando di sbieco lo stregone
immobilizzato al centro della sala. Per quanto sarebbe rimasto ancora
così?
Nahël annuì, e la donna gli suggerì di
parlare per distrarsi.
-E cosa dovrei… AAH!-, strinse gli occhi, tremante, -Fa
troppo male! Va bene, va bene. Perché non l’ho
fatto prima? La maledizione era più forte ma ora sono a casa
mia e si è attenuata.-, non aveva mai parlato
così tanto, e quella loquacità forzata lo portava
a sparare parole a raffica, trattenendo il respiro. Lei stava cercando
di fare il più accortamente possibile, dovendo rimuovere una
bella porzione di carne scura radicata in profondità nel
braccio.
Dolore. Straziante, insopportabile, che gli faceva digrignare i denti e
lacrimare gli occhi, lo faceva rantolare con la mano in preda agli
spasmi che gocciolava sangue.
-Fatto!-, Mer’n estrasse velocemente dalla borsa delle bende
e stava per fasciarlo quando si accorse con sorpresa che la ferita a
forma di stella stava già iniziando a rimarginarsi.
Nahël si alzò in piedi.
-Donna!-, Thiem stava iniziando a riacquistare mobilità,
-Che tu sia maledetta! Brucia tra fiamme eterne, brucia!-
Nahël schioccò le dita ed in un lampo fu dietro al
fratello, nuovamente immobile.
-Stai zitto.-, iniziò a girargli attorno, squadrandolo con
aria critica, -Vuoi che ti comunichi la politica di casa mia? Riderai,
te l’assicuro. Ora sei immobile come una statua, e come tu
ben sai io odio le statue. Sai cosa fa una delle tue sculture quando
cade da una certa altezza?-, imitò il sorriso del fratello,
-Hai indovinato in che inferno ti mando? La lista delle schifezze che
hai compiuto è lunga e noiosa, ma mi permetto dei brevi
appunti.
Primo, hai ridotto il mio palazzo ad un osceno ammasso d’oro.
Secondo, credi che la giungla ti sia riconoscente? Senza contare che
hai rapito delle bambine per i tuoi stupidi giochetti di potere.-
Mer’n si rialzò per assistere meglio a quello
strano monologo.
-Ho creato il giardino di Yenn in base ai suoi gusti, ma la tua
personale dimensione senza ritorno sarà basata sui miei.
Ciao ciao!-, salutò il fratello terrorizzato prima di
schioccare nuovamente le dita e farlo sparire.
-Dove..-
-Grazie.-, Nahël le si avvicinò e un istante dopo
si ritrovarono in una stanza piuttosto sobria, certo più
confortevole di un salone distrutto.
-Dove l’hai spedito?-, Mer’n riprese la domanda di
prima, indecisa se essere sollevata o preoccupata.
-In un bel posto dove verrà tormentato atrocemente almeno
fino a quando non mi sarà passata.-, la
tranquillizzò Nahël prima di ringraziarla ancora.
Cos’era tutto quell’attacco di loquacità?
-Ma io non ho davvero fatto nulla.-, insisté lei.
-Certo che hai fatto qualcosa. Hai resistito alle sue lusinghe, sei
riuscita ad arrivare fin qui e mi hai salvato. Ti pare poco?-
-Non esagerare. Chiunque con un po’ di buonsenso ce
l’avrebbe fatta.-, affermò lei con decisione.
-Si, ma quel chiunque sei tu, se posso citare Thiem. Ha sottovalutato
il fatto che ferire le persone fosse il tuo mestiere, anche se credo lo
ignorasse…-
-La fai sembrare una cosa brutta.-, sorrise Mer’n, -Ma ora
che farai?-
-Ho già sistemato tutti i problemi causati da Thiem, credo
che avremo un sacco di tempo libero d’ora in poi.-
Lei lo fissò con sospetto, -Avremo?-
-Un umano ha due possibilità per diventare il famiglio di
uno stregone: può accettare una sorta di contratto, o deve
salvargli la vita mescolando il proprio sangue con quello del nuovo
padrone.-
-E non mi sembra… un attimo.-, si fissò la mano
sinistra, quella con cui si aiutava nei lavori di precisione.
-Esatto. Mentre rimuovevi il sigillo ti sei accidentalmente ferita.-
E tra le tante cicatrici lei notò un taglio netto da cui
stillava ancora del sangue.
-Mi hai effettivamente salvato la vita, ed hai effettivamente versato
del sangue.-, Nahël sembrava quasi divertito.
No. Oh, no.
-Credo che saranno cinquecento anni molto movimentati.-,
terminò con soddisfazione.
-COSA?!-
Epilogo
-Non ho ancora capito perché mi stai seguendo.-
Mer’n era sdraiata sulla spiaggia e l’acqua del
mare le lambiva dolcemente il corpo.
Quanto adorava il mare blu, le era quasi mancato dopo tutta quella
giungla e quel palazzo opprimente.
-Non è che voglio farlo, è che non posso farne a
meno.-, si giustificò Nahël fissando con un brivido
l’acqua salata.
-Bene, allora sappi che sono diretta a Na’ta.-
-Dove è iniziato il nostro viaggio.-, aggiunse lui.
La donna si rigirò nella sabbia, -Spero che Lee’a
stia bene e non si sia già cacciata nei guai.-,
bisbigliò.
-E’ tutto a posto, in questo momento sta spiegando ad un
giovane marinaio come grattare le orecchie ai cani nel modo giusto.-,
snocciolò Nahël tutto d’un fiato, facendo
ridacchiare Mer’n.
-Piuttosto, parlando di animali.-
-Non ho intenzione di diventare il tuo animaletto domestico, sappilo.-,
precisò lei.
-Oh, ma già lo sei.-, questa volta fu lui ad avvicinarsi, -E
dovrai sopportarmi per tutta la vita.-
Mer’n si rialzò, lanciandogli
un’occhiata mezzo divertita e mezzo disperata, -Direi di non
perdere tempo e partire subito.-, propose togliendosi la sabbia dai
vestiti.
-E perché la meta la decidi tu?-, le domandò
Nahël iniziando a seguirla tra i primi alberi della foresta,
che si abbassarono riverenti al suo passaggio.
-Mi pare ovvio il perché-, rispose Mer’n
sorridendo e voltandosi per dare un’ultima occhiata al mare,
dello stesso colore del suo loto blu.
Et voilà,
finita. Con tutte le spiegazioni del caso :D ok, la poesiola
è un po'... wah! Il finale è interpretativo sul
guidato. Ho evitato le smancerie, in un certo senso. Più o
meno. Ok, è che sono un po' commossa, ecco.
Grazie ancora thewhitelady
per aver recensito tutti i capitoli. Ecco, mi hai dato la forza di
continuare a dedicare tempo a questa storia. Spero che questo sia stato
un degno finale.
...basta sproloqui. Qui
ho postato, ancora mesi fa, una sorta di illustrazione alla storia.
Faccio schifo a disegnare, ma ci ho provato.
Spero vi sia piaciuta questa mia piccola fantasia :)
Nyappy
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