Appesa ad un filo
Premessa: questa
one-shot è molto triste. E' nata il 30 gennaio 2009, dopo la
notizia che mia cugina aveva di nuovo lo stesso male che tempo prima le
avevano asportato e che forse anche un'altra persona, un caro amico di
famiglia, aveva lo stesso male.
E' stato difficile scrivere questa one-shot. L'ho scritta ascoltando
"Dancing" di Elisa e l'ispirazione è subito arrivata.
E' scritta in prima persona, ma la protagonista non sono io,
fortunatamente. Anche se l'inizio un pò è preso
dalla mia vita.
Buona lettura, e scusate la tristezza.
Appesa ad
un filo
Se
dovessi fare un riassunto di tutta la mia vita, direi che dolore
è la parola che la spiega meglio.
Sin
da piccola la mia vita non è stata una passeggiata.
Mi
portò via mio padre quando ancora non capivo nulla.
Rimasi
chiusa nel mio dolore per tanto tempo. Non volevo l’aiuto di
nessuno.
Solo
dopo anni, ho incontrato una persona fantastica. È diventata
molto più di un’amica. Molto più di una
sorella.
Credevo
di non farcela. Avevo già deciso di abbandonarmi al mio
destino.
Un
destino che era già stato scritto. Un destino che non
permetteva di tornare indietro.
Ogni
giorno era come morire, lentamente, silenziosamente. Tutto intorno a me
non aveva nessun significato.
I
miei occhi erano privi di luce e fissavano il vuoto.
Era
come sprofondare in acqua. E più cercavo di salvarmi, e
più andavo a fondo.
Era
arrivato il punto in cui mi sentii sprofondare ancora più
giù, lì dove tutto diventa nero. Dove non riesci
più a percepire nulla. Perdi tutti i sensi, e chiudi gli
occhi, lasciandoti morire.
Ma
quei giorni non erano gli ultimi.
Improvvisamente,
un giorno, un angelo decise di
prendermi e riportarmi in superficie.
E
io rividi la luce. Era come rinascere.
Tutto
era destinato a cambiare. Riacquistai la voglia di vivere. La
voglia di combattere contro
questa vita.
Ma
la vita non ci sta mai a perdere. È pronta a rifarsi subito.
E
la mia si è rivoltata contro, esattamente un mese fa.
Non
mi sentivo bene. Ho iniziato ad avere giramenti di testa, e la mia
migliore amica mi ha consigliato di andare dal medico.
Quello
che scoprii due giorni dopo, cancellò tutti i miei buoni
propositi per il futuro.
Un
tumore.
Una
sola parola che mi mise i brividi. Le lacrime che erano iniziate a
scendere, non l’avevo neanche sentite.
Ero
sola. La mia amica voleva venire, ma ho preferito andarci da sola.
Quando
mi ripresi da quella notizia, guardai il dottore in cerca di risposte.
“Purtroppo
non c’è niente da fare. È molto disteso
e un’operazione non risolverebbe nulla. Mi
dispiace.”
Mi
sono sempre chiesta quando sarei morta.
Ma
non credevo che la risposta sarebbe stata così veloce.
E
non credevo fosse così doloroso apprendere la notizia.
Quante
cose vorrei fare ancora. Eppure qualcuno ha deciso di negarmi tutto.
Di
negarmi il futuro.
Di
negarmi le poche gioie di questo mondo.
Di
negarmi di vivere.
Dirlo
alla mia migliore amica non è stato facile. Appena le ho
detto l’esito delle analisi è rimasta spiazzata.
Era come rivedere me allo specchio. Quella ragazza con gli occhi spenti.
Riuscì
a dire un “no”
soffocato, e mi abbracciò.
Non
so per quanto tempo abbiamo pianto. So soltanto che improvvisamente non
avevo più lacrime.
Mi
stavo spegnendo.
Come
un computer.
Come
una luce.
Ma
con un unico problema.
Non
mi sarei più riaccesa.
Corro.
Corro sotto la pioggia primaverile.
Corro
libera insieme
al vento.
Da
un mese la mia vita era diventata un filo.
Un
filo sottilissimo pronto a spezzarsi in qualsiasi momento.
Dovevo
stare attenta.
È
difficile stare tranquilli quando la tua vita è appesa
ad un filo.
Corro
con le cuffiette del mio i-pod.
I
miei battiti aumentano.
Il
respiro si fa sempre più affannato.
Le
palpebre diventano pesanti.
Chiudo
gli occhi e inspiro una boccata d’aria.
Li
riapro e mi accorgo di vedere tutto appannato.
Una
fitta forte mi fa rallentare.
Riprendo
la mia corsa ma le gambe mi cedono.
Chiudo
gli occhi e cado a terra, sul terreno freddo, bagnato.
Mi
lascio andare e inspiro un’ultima volta.
Volto
la testa su un lato e mi lascio trasportare sempre più
giù.
E
stavolta il mio angelo custode non può farci nulla.
Stavolta
è la fine.
E
ora so che non è stata una fitta a farmi rallentare.
Ne
sono sicura.
Il
filo a cui ero appesa si è spezzato.
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