Non morire, Mendekouse di Good Old Charlie Brown (/viewuser.php?uid=97316)
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Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO SESTO.
LA PERSONA PIù
IMPORTANTE
Nella
sala d’attesa Shikamaru era di nuovo solo: da tre lunghe ore
stava in quel luogo, aspettando che qualcuno uscisse dalla sala
operatoria. Era stanco e preoccupato. La lunga attesa lo aveva
completamente snervato, continuava a fissare il muro di fronte a se
ripercorrendo nella mente gli avvenimenti delle ore precedenti. E
dentro di lui il vuoto cresceva.
Finalmente si senti il cigolio delle porte che si aprivano, Shikamaru
balzò immediatamente in piedi e si voltò verso Sakura
Haruno che usciva dalla sala. Sembrava molto provata dalla fatica del
lungo intervento, ma non preoccupata o triste, Shikamaru sentì
come se un grosso peso che gli opprimeva il cuore fosse stato rimosso
quando udì le parole del Ninja medico
«È salva!» aveva detto. Poi continuò
«L’intervento è stato incredibilmente complicato
è ha avuto bisogno di molte trasfusioni, ma ora è del
tutto fuori pericolo. Le abbiamo anche somministrato l’antidoto
per il veleno. Ora avrà bisogno di qualche giorno di riposo a
letto e di un po’ di convalescenza lontana dalle missioni. Ma
tornerà la Ninja di prima»
«Grazie Sakura! Non so davvero cosa avrei fatto se
lei…» Sakura lo interrupe abbracciandolo
all’improvviso e scoppiando in lacrime.
«Sakura…insomma…non è proprio il caso di
abbracciarmi in questo modo!» le disse Shikamaru piuttosto
imbarazzato da quell’inatteso gesto di affetto. «E poi, se
Lee ci vedesse abbracciati diventerebbe geloso e cercherebbe di
ammazzarmi e questo sarebbe una vera seccatura».
Sakura, sorridendo gentilmente e asciugandosi le lacrime gli rispose
«Scusa Shikamaru-kun. Volevo solo dirti che prima di
addormentarsi ha chiesto di te»
«Dove si trova ora?»
«Ha bisogno di riposare. L’abbiamo
portata in una stanza e le abbiamo dato qualcosa per farla
dormire».
«Vorrei vederla, Sakura-kun ti prego.»
«Ma certo, seguimi»
Lo condusse nella corsia di degenza e aprì la porta della stanza
in cui si trovava Temari. La stanza era spaziosa e ben illuminata,
c’erano due letti dei quali solo uno dei quali era occupato, da
Temari, naturalmente. Appoggiato sulla parete di fianco al letto
c’era il suo Ventaglio: evidentemente qualcuno lo aveva
già recuperato dalla radura in cui era stato lasciato.
.Shikamaru entrò e presa una sedia si sedette accanto al suo
letto tutta la stanchezza, la preoccupazione e la paura che aveva
provato quel giorno scomparvero quando vide il viso di lei tranquillo e
rilassato, immerso in un sonno ristoratore. Il sole era ormai
tramontato da un pezzo su Konoha la notte con il suo manto di stelle
era calata sul villaggio.
«Mendekouse, mi hai fatto preoccupare!» le sussurrò
Shikamaru benché fosse conscio che lei non poteva sentirlo. O
forse proprio per questo. «Come ti è venuto in mente di
affrontare da sola dieci Ninja?» Tacque, non trovava le parole
per esprimersi, come se qualcosa gli bloccasse il cervello e gli
impedisse di pensare. Stette lì, seduto a fissare il suo viso i
capelli ancora insolitamente sparsi e non legati, come di consueto in
quattro trecce, le palpebre chiuse a coprire quegli straordinari occhi
verdi che poche ore prima aveva desiderato rivedere e che ancora gli
erano negati, la bocca chiusa sulla quale avrebbe voluto vedere un
sorriso; la fronte spaziosa, libera dal copri fronte della sabbia che
era stato perso nella foga del combattimento.
«Ricordi, Mendekouse, quanto tu mi salvasti da quel demonio del
suono, tanti anni fa? Allora tu arrivasti in tempo. E me la cavai con
un dito rotto. Questa volta tu hai rischiato la vita sul serio».
Improvvisamente Temari mormorò qualcosa nel sonno. «Shikamaru…aiutami».
«Sono qui, Temari, sono qui. Non devi temere!». Le
sussurrò il ragazzo. Poco dopo si alzò e, fissatala
un’ultima volta uscì dalla stanza. Incontrando Sakura le
disse «Credo che sia ora che vada. Ormai non
c’è che da aspettare che si svegli. E anche io ho bisogno
di riposare.».
«Fai bene, Shikamaru, è stata una giornata dura anche per
te. Comunque, quando si sveglierà le dirò che sei stato
qui».
«Grazie Sakura»
Uscì dall’ospedale, la notte era ormai scesa da un
pezzo. Guardò in alto e osservò le stelle per qualche
istante: il cielo terso risplendeva della loro luce, dolce e soffusa,
solo nel deserto di Suna aveva visto un tale numero di stelle.
Proseguì verso casa, camminando lentamente e fermandosi spesso,
forse in qualche posto particolare, a lui molto caro. Quando
entrò i suoi genitori erano già andati a dormire da un
pezzo. Shikamaru tuttavia non riuscì ad addormentarsi.
Passò la notte a fissare il soffitto mentre il buio della notte
invadeva totalmente la stanza. E lo lasciava solo con i suoi pensieri.
Ciò che era successo lo aveva messo di fronte a qualcosa che
aveva sempre cercato di respingere e di negare: il fatto che teneva
immensamente a Temari, più che ad ogni altra persona che avesse
mai conosciuto. Rifletté a lungo su ciò che avrebbe
potuto fare, poi prese la sua decisione. Nei giorni successivi non
andò a trovarla che una sola volta, la mattina seguente, non
appena si era svegliata. Poterono parlare solo per qualche minuto
durante l’orario delle visite, prima che l’infermiera li
separasse.
****
Sei giorni dopo, Shikamaru uscì di casa all’alba, senza
nemmeno fare colazione. Uscì dal villaggio dirigendosi verso il
cimitero fermandosi davanti ad una tomba semplice, un cippo di pietra
posto nel prato verde, qualche fiore davanti ad esso. Sul cippo solo un
nome Asuma Sarutobi. Shikamaru si fermò, stando in piedi di
fronte alla tomba del suo maestro, da qualche tempo ormai veniva a
trovarlo almeno una volta a settimana, e anche ogni volta che terminava
una missione importante: si sedeva di fronte a lui, come quando
giocavano insieme a Shogi; a volte gli parlava della sua missione o
della sua vita, altre volte stava semplicemente in silenzio per qualche
minuto, prima di tornare nel villaggio.
Dopo qualche istante di silenzio, Shikamaru parlò: «Salve
Asuma-sensei! Qualche giorno fa ho svolto un’altra missione.
Durante la missione una persona a cui tengo molto è stata in
pericolo mortale.». Si fermò un attimo, sospirò e
poi continuò. «Ricordo ancora quando mi hai parlato per la
prima volta di te e di Kurenai. Sono stato molto felice per te quel
giorno; ora sono io ad essere innamorato, proprio io che ritenevo tutte
le donne delle seccature»
«Però, maestro, non so cosa fare. Lei è di Suna,
è di un altro villaggio e questo rende il tutto troppo
difficile. Ho paura, maestro. Penserai che è stupido. Mio padre
dice sempre che un uomo non è nulla senza una donna al suo
fianco. Ora capisco che ha ragione. Però…se succedesse
qualcosa. Se scoppiasse una guerra. Che cosa potremmo fare? In questo
momento vorrei averti al mio fianco, Asuma. So che mi daresti il
consiglio giusto.» aveva parlato lentamente, con lunghe pause di
silenzio tra una frase e l’altra ed era passato un po’ di
tempo da quando era giunto lì.
Improvvisamente una voce interruppe le riflessioni di Shikamaru:
«Non devi avere paura di amare, Shikamaru.» disse Kurenai
che era venuta a sua volta a trovare il suo vecchio fidanzato.
«Non esistono difficoltà che non si possono superare.
Perdonami non ho potuto fare a meno di sentire. ».
«Oh, salve Kurenai-san. Non ti devi scusare stavo qui a parlare
con Asuma. È come se fosse ancora qui, in fondo» le
rispose Shikamaru, voltandosi verso di lei.
«La ragazza…è Temari della Sabbia, vero?»
«Si, proprio lei. Vorrei che non fossimo di due villaggi diversi, sarebbe più facile»
«Noi e la Sabbia, siamo alleati» osservò Kurenai
«Lo so bene anche io, Kurenai» le rispose Shikamaru con un
sospiro. «Ma le alleanze e i trattati tra villaggi Ninja sono
sempre relativi: eravamo alleati della Sabbia anche quando il Terzo
morì, durante l’attacco di Orochimaru. Suna era stata
ingannata, certo, ma lo aveva sostenuto. Non voglio dover combattere
contro la mia gente. O costringere lei a fare altrettanto».
«Shikamaru.» gli disse Kurenai, mettendogli una mano sulla
spalla. «So che ti piace prevedere tutto e avere tutto sotto
controllo. È la tua grande forza e il tuo modo di agire. Ma ci
sono casi in cui bisogna solo affidarsi al proprio cuore. Dille
ciò che provi, punto. Il resto lo affronterete insieme. Se lei
vorrà».
«Grazie, Kurenai. Proverò a seguire il tuo consiglio.
Salutami tanto Hiru e ricordati che non lo lascerò mai solo.
Qualunque cosa succeda. Ho fatto una promessa»
Shikamaru si allontanò dalla tomba di Asuma, rendendosi conto
che Kurenai aveva bisogno di stare sola con lui. Aveva preso la sua
decisione.
***************
Temari era seduta nella sua stanza, erano quasi sei giorni che
stava in convalescenza a Konoha, ma presto quel periodo sarebbe finito
e sarebbe potuta tornare al suo villaggio, rivedere la sua gente, come
desiderava. Uscì dalla stanza per respirare un po’ di aria
fresca nel parco vicino all’ospedale: la primavera a Konoha era
sempre meravigliosa, ma quella giornata, soleggiata, ma non troppo
calda era la migliore per trascorrere una convalescenza. Mentre stava
seduta su una panchina le si avvicinò Sakura.
«Ciao, Temari-chan, stai bene?»
«Oh, si. Non ti ho ancora ringraziato
abbastanza per avermi curato. Senza di te sarei morta di certo.
Sakura».
«Dovresti ringraziare Shikamaru. È lui che ti ha portato
qui.» rispose modestamente Sakura. Poi, appena esitante aggiunse.
«A proposito come va tra voi due? Non si è visto molto in
questi giorni»
«Come dovrebbe andare? Non c’è niente tra me e Nara.
Niente. E non ci può essere niente, siamo troppo diversi.
Apparteniamo a due mondi diversi»
«Eppure…sono certa che tu gli sei molto cara, Temari: Era
sconvolto all’idea che tu morissi. Ha aspettato per ore
l’esito dell’operazione».
«Non so cosa fare, Sakura. Sai com’è lui. Non
è il tipo di persona che si espone in queste cose. E io non ho
la minima intenzione di pregarlo in ginocchio o robe simili».
«Io credo che gli dovresti dare un’opportunità
Temari. Vi dovreste parlare. Scusa so che non mi dovrei impicciare
tanto ma… credo che siate fatti l’uno per
l’altra».
«Non lo so, Sakura-chan, vedremo»
**************************
Quello stesso giorno Shikamaru, dopo essere tornato a casa e avere
fatto colazione si recò, come di consueto al suo posto speciale,
approfittando degli ultimi spazi della settimana di riposo che
Rokudaime gli aveva concesso. Quando salì le scale,
scoprì con un certo stupore che il posto non era vuoto come si
aspettava.
Seduti sulla panchina, l’uno accanto all’altro in
atteggiamenti intimi stavano Choji e Ino. Da un paio di anni i due si
erano fidanzati, ma non era mai capitato che venissero a coccolarsi
proprio lì, anche perché la cosa metteva in imbarazzo
Shikamaru, che si sentiva un terzo incomodo e quindi il più
delle volte si allontanava con qualche scusa, per lasciare soli i
“piccioncini”.
«Ciao Shikamaru!» dissero quasi
all’unisono Choji e Ino. «Ti stavamo aspettando!».
«Ciao Ino! Ciao Choji! Stavate aspettando me? È forse
successo qualcosa di grave?». Ma la risposta divenne chiara, agli
occhi di Shikamaru, non appena osservò con più attenzione
il viso degli amici. Ino pareva il ritratto stesso della
felicità: i suoi occhi azzurri risplendevano quasi di luce
propria ed un immenso sorriso le illuminava il volto. Choji era, se
possibile, ancora più felice: guardava la sua Ino con un sorriso
appena accennato, ma tenero e affettuoso, con un braccio le circondava
le spalle, come per proteggerla. Aveva già visto quei sintomi
qualche giorno prima, in Naruto, ma questa volta decise di non
anticipare niente e di lasciare che fossero loro a dare la lieta
notizia.
«Volevamo che tu fossi il primo a saperlo Shikamaru-kun!»
rispose Choji. «Ci è successa una cosa bellissima»
Tacque, alzandosi in piedi, sempre reggendo la sua ragazza. Dopo
qualche istante di silenzio. «Sono incinta!» esclamò
Ino, con un sorriso felicissimo. «L’ho scoperto proprio
oggi!» e saltò al collo di Shikamaru, abbracciandolo.
Temari uscì dall’ospedale, decisa ad incontrarlo. Non
sapeva ancora che cosa gli avrebbe detto o fatto e questo la
disturbava. Ma era ora di prendere una decisione o lo avrebbe rimpianto
per tutta la vita. Decise di cercarlo, prima di tutto, nel suo famoso
“posto speciale” che aveva visitato con lui prima della
missione. Salì le scale velocemente, con il cuore in gola per
l’emozione.
Giunta sul terrazzo vide Shikamaru e di fronte a lei, la sua
compagna Ino. Udì questa esclamare «Sono incinta».
La vide
abbracciare Shikamaru. Si sentì improvvisamente persa.
*******************
Shikamaru si sciolse dall’abbraccio di Ino sorridendo. Ma dietro
di lei vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere. Temari lo aveva
visto abbracciato a Ino e sembrava sconvolta, la vide mentre con rabbia
gli lanciava uno Shuriken che lo mancò di parecchi centimetri,
ma fu come se lo avesse preso in pieno. La vide fuggire senza dire una
parola.
Allora scese le scale di corsa, a rotta di collo, inseguendo la
ragazza che correva sempre più lontano. Sempre inseguendola si
ritrovò nella piazza maggiore del villaggio. Temari si era
fermata e lo guardava: sembrava che stesse piangendo. Mentre si stava
voltando Shikamaru prese una decisione improvvisa: compose i sigilli e
mise in azione la sua tecnica preferita: Kagemane no Jutsu (Tecnica del
controllo dell’ombra). L’ombra di Shikamaru si strinse e
balzando da un luogo all’altro, sfruttando le ombre dei passanti
e degli edifici raggiunse la ragazza bloccandone i movimenti. Temari si
accorse di non potersi più muovere, ancora mezza girata verso di
lui.
«Lasciami andare subito, Nara! Lasciami, maledetto str…!
Giuro che quando mi libero ti ammazzo, brutto…» gli
urlò Temari.
«No.» rispose semplicemente Shikamaru e iniziò ad
avvicinarsi obbligando anche la ragazza a fare lo stesso. «Prima
ci sono delle cose che ti devo dire, poi mi ammazzerai!».
Giunsero a poco più di un metro l’uno dall’altra.
Shikamaru la fissò negli occhi senza parlare, assaporando la
gioia di annegare finalmente in quel verde meraviglioso.
Temari cercò il suo sguardo e lo ricambiò e non si
accorse nemmeno che da tempo Shikamaru aveva sciolto la tecnica e che
nulla ormai la poteva trattenere dallo scappare o dall’ammazzarlo
di botte. Invece continuarono a fissarsi. E quei secondi parvero loro
lunghi come ere, come se fossero vittime di una dolce illusione che
balzava dagli occhi dell’una a quelli dell’altro. Dopo un
tempo che parve infinito, finalmente Shikamaru parlò.
«Temari» le disse in tono basso, dimesso ed insieme dolce
che gli era così estraneo. «In questi giorni ho compreso
quanto tengo a te, quanto tu sei importante. Ho rischiato di perderti
Temari-chan. Ho rischiato di perderti e non l’avrei potuto
sopportare. Quando ti ho visto a terra, ferita, in punto di morte, mi
sono sentito morire dentro. Temari io non sono bravo in queste cose.
Tutta la mia intelligenza non serve a trovare le parole che vorrei
dirti. Io ho sempre pensato alle donne come seccature, come fastidi da
evitare. Ma se proprio devo dividere con una seccatura la mia vita,
vorrei davvero che quella seccatura fossi tu. Io Ti amo, Temari. Ti amo
con tutti i tuoi dannati difetti, ti amo perché sei la seccatura
più grande e più bella che mi sia capitata. Amo i tuoi
occhi verdi come l’erba delle radure nella foresta del mio Clan,
e i tuoi capelli biondi, con quei quattro buffi codini. Amo il tuo
caratteraccio e la tua prepotenza. Ti amo così come sei.»
Tacque di nuovo.
Infine Shikamaru si chinò accarezzandola e le diede un bacio,
leggero, come il tocco di un petalo sulla pelle. Si staccò
subito. Sorridendo le disse «Ecco, ora mi puoi ammazzare se vuoi,
giuro che non farò resistenza.»
«Ammazzarti?» disse Temari sorridendo dolcemente e
cingendogli la testa con le braccia, «E se ti ammazzo, dove lo
trovo un altro cretino che si prende una seccatura come me?».
Allora si baciarono di nuovo, un bacio lungo e appassionato, nel mezzo
della piazza assolata, incuranti degli sguardi della gente che da tempo
ormai li guardava incuriosita. Dopo molto tempo si staccarono e
tornarono a guardarsi negli occhi. Fino a che una voce petulante
interruppe l’incantesimo.
«Zio Shikamaru! Ma stai baciando una ragazza!!!! Che
schifo!!» strillò Hiruzen Sarutobi, che pareva sul punto
di scoppiare a ridere. E non era il solo. Sembrava che tutti i membri
delle vecchie squadre di tanti anni prima si fossero dati appuntamento
in quella piazza apposta per vedere Shikamaru in quella situazione.
«Hiruzen insomma! Ti sembra il modo di comportarti?»
Kurenai era intervenuta a bloccare il figlio, sorrideva anche lei
contenta. Shikamaru e Temari risero.
«Beh, sorellina. Sembra che tu finalmente abbia trovato un pazzo
disposto a prenderti». Gaara e Kankuro erano appena giunti a
Konoha. «Siamo venuti appena abbiamo potuto per vedere se nostra
sorella sta bene. Ma a quanto pare non dovevamo preoccuparci»
spiegò Gaara che aveva parlato anche prima.
Kankuro, invece, si rivolse direttamente a Shikamaru dicendogli
«Beh, Nara, sembra che mia sorella ti voglia proprio bene. Anche
se non capisco cosa ci trovi in te. Ma sappi che se la farai soffrire
te la vedrai direttamente con me!»
«Non ho bisogno della tua protezione, Kankuro!» intervenne
Temari, seccata «se mi tradisce io lo ammazzo con le mie
mani!»
«Che seccatura» borbottò Shikamaru «Comunque
il figlio è di Ino e di Choji. Credevo di averti detto che
stavano insieme».
Sorrisero entrambi e si allontanarono dalla piazza cercando di
liberarsi dalla folla di importuni curiosi che si era assiepata.
Invano. Non poterono fare a meno di dare retta a tutti i vecchi
compagni di Konoha: Naruto (con al seguito un’Hinata più
bella che mai) e Choji (con Ino, ovviamente), che reclamavano al più presto un altro
Nara, per fare compagnia ai loro piccoli; Kiba, come sempre un
po’ troppo espansivo nel complimentarsi con Shikamaru per la
bellezza della sua ragazza; Sai, che insisteva nel dire che non capiva
come esprimere le sue emozioni a Shiho; Shino, come al solito burbero e
silenzioso, che non sopportava di essere ignorato; Ten Ten che consigliava
a Temari come smuovere un po “quel poltrone di Shikamaru”;
Lee urlava frasi sconnesse sull’importanza della giovinezza
per l'amore, persino Neji si ritenne in
dovere di complimentarsi con Shikamaru.
Finalmente dopo molta, molta fatica e grazie al decisivo intervento di
Choji e Gaara, i due si ritrovarono soli. Camminavano insieme per un
sentiero quasi deserto, l’uno accanto all’altra, in quasi
totale silenzio. Ad un certo punto Temari disse.
«Ci sono ancora un sacco di problemi da affrontare, Shikamaru. Non sarà facile.»
«Hai ragione! È vero!» rispose lui «Ma ora li
affronteremo insieme, noi due, ed è tutta un’altra
storia.»
.Il sole stava tramontando su Konoha e le loro ombre si allungavano e si fondevano in un’unica ombra.
FINE…
Finalmente
abbiamo finito. Come avete visto non ho ucciso Temari. Non ne ho
mai avuto l'intenzione in effetti, questa era una storia romantica non
poteva mica finire male. Forse alla fine mi è uscita un
po' banale. Vi chiedo scusa ma in queste cose romantiche non sono
proprio bravo. Mi vergogno, diciamo.... Comunque quel che è
fatto è fatto.
A questo punto andiamo con i ringraziamenti.
1) A Telesette. di nuovo. per avermi convinto a Pubblicare.
2) Al mio amico "Dreamer" che mi aveva assistito nella scrittura.
3) A chi ha messo la mia storia tra le preferite e cioè
1 - Dolly_97 2 - Ramiza 3 - Sumire 90 4 - _aprilfly_
4) A chi l'ha messa tra le storie da ricordare.
1 - Amy Uzumaki 2 - Hinata_sama 3 - Lambo566
5) A chi l'ha messa tra le seguite.
1 - cat009 2 - DirtyCharity 3 - Dolly_97 4 - Lilla95 5 - Scemafranci
6) A chi ha semplicemente recensito in particolare a Vaius e a tutti quelli che hanno letto e apprezzato.
Spero che tutti voi vorrete seguire il "seguito" di questa storia ossia,
La volontà ardente
prossimamente...su EFP...
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