A volte la gente sente il bisogno inconcepibile di costruire
strade. Nulla in contrario a questo strano istinto umano, però mi sono sempre
chiesto se ci sia veramente bisogno delle curve.
Pensateci, un vero uomo non deve
forse procedere sempre dritto? È il destino di ognuno, si è mai sentito di un
destino che curva ad U? Non credo.
Spesso mi ritrovo a pensare cose del tipo: “Sono io che mi
perdo nel mondo o è il mondo che non riesce a starmi
dietro?”.
Attualmente è perfettamente inutile
pensarci. L’ unica certezza che ho, quanto è vero che
un giorno diventerò il più grande spadaccino del mondo è la frase che mi verrà
indirizzata appena svoltato l’ angolo.. sempre che sia l’ angolo giusto.
“Sei in ritardo”
Come volevasi dimostrare.
“…” rispondo. Non è esattamente l’ argomentazione
più azzeccata per giustificarsi, lo ammetto. Se fosse un duello
saprei benissimo cosa fare, altro che. Tuttavia, nelle circostanze in cui verso
al momento, un bel fendente di spada nel petto sarebbe più gestibile dell’ irritazione della persona di fronte a me. Soprattutto
sarebbe meno imbarazzante.
Incrocia le braccia sul petto e sbuffa, mentre un leggero
rossore inizia a manifestarsi sulle guance pallide.
Un sospiro.
“Ti sei perso eh?”
Si avvicina lentamente, i passi
eleganti e calcolati di una nobildonna. Non ho mai compreso sino in fondo le
casualità che hanno unito le nostre strade, la diversità apparente che ci
separa, fatta di idee, stili di vita, sogni sembra, ad
occhi esterni, una misura incolmabile.
Eppure una volta vicina, invece di tirarmi il giusto
schiaffo che mi sarebbe spettato, la sua mano guantata
mi accarezza la guancia, la cicatrice sull’ occhio,
fino a discendere alla vecchia ferita sul petto,
quella causata dalla spada di Mihawk. Su quest’ ultima si sofferma molto, scorrendo l’ indice
sinistro per tutta la sua lunghezza.
“Mi sei mancato sai?” sussurra
appoggiando la testa sul mio petto. I suoi lunghi capelli rosa mi sfiorano la
pelle, facendomi sussultare.
“Perona..”
La mia vita è sempre stata una lunga scalata verso la vetta
di spadaccino più forte del mondo. Per quante bellezze mi stessero attorno,
nulla era più importante del mio obiettivo. E poi di punto in
bianco, in un istante…
Eravamo ancora sull’ isola dove Kuma
mi aveva spedito per migliorarmi. Quel giorno pioveva a dirotto e l’ aria del posto, già abbastanza tetra, stava assumendo
toni a dir poco inquietanti.
Perona trovava in quella cupa
atmosfera l’ ispirazione necessaria per comporre
poesie e canzoncine maledette, un particolare del suo carattere che ho sempre
cercato di non approfondire per evitare di essere scaraventato in abissi troppo
oscuri e profondi.
Comunque quel giorno stava piovendo, io ero appena tornato
da una sessione di allenamento e lei era in piedi, a fissare il cielo
attraverso la finestra. Non cantava, né scriveva con espressione spiritata uno
dei suoi componimenti. Era semplicemente immobile, l’ espressione
vuota e fissa di chi rimugina senza sosta. Ricordo di averla chiamata, lei si
era voltata e.. in quel momento, in quella frazione di
secondo ho pensato che fosse la ragazza più bella che avessi mai visto.
Ricordo di essere rimasto molto turbato da quella visione
perché, nonostante in battaglia venissi chiamato
demone o bestia, ero impotente di fronte a questioni che andassero oltre il
clangore dell’ acciaio. Il giorno successivo a quell’ episodio
ero talmente nervoso da non riuscire a concentrarmi adeguatamente, errore che
mi fece perdere l’ occhio sinistro.
Mi viene quasi da sorridere a ripensarci: Perona era uscita dal castello come una furia e mi si era
avvicinata disperata. In ginocchio al mio fianco versava calde lacrime sul mio
corpo disteso e sanguinante. Se ci fosse stato quel cuoco da strapazzo,
probabilmente mi avrebbe preso a calci nel culo per
aver fatto piangere una donna.
Da quel giorno mi era rimasta vicino, come già aveva fatto
nel periodo in cui ero atterrato sull’ isola. Nei
giorni seguenti nulla sembrava essere cambiato: dalla sua isteria, fino ai suoi
cinici commenti sulla mia avventatezza, Perona non
aveva spostato una virgola nel suo carattere. Però stava
cambiando qualcosa, solo che in quel momento non me ne ero accorto.
“Senti..” mi dice, ridestandomi dai
miei ricordi.
“..si?”
“Dovrai partire presto?”
“La meta è ancora lontana, inoltre siamo ricercati dalla
marina. Non penso rimarremo attraccati ancora a lungo”
Mi abbraccia forte, ma non dice nulla, sa già tutto riguardo
alla mia determinazione, sa bene che sarebbe inutile tentare di fermarmi.
La bacio ancor prima di pensarci, troppo a lungo siamo
rimasti divisi. Nonostante il poco tempo a disposizione il bacio è calmo, senza
fretta. Passano secoli e la mia testa è libera da ogni pensiero: Mi era mancata
questa sensazione.
“La prossima volta…” sussurra, con tono malinconico “la
prossima volta credo che invierò i miei fantasmi a farti da guida, dovessi
infestare tutta un’ isola”.
Sorrido al pensiero e la bacio nuovamente. Il tempo scorre
inesorabile ed il destino non aspetta, ma questo
momento, quest’ infima particella temporale è solo per noi.
“Torna, ti prego. Torna da me una volta realizzato il tuo
sogno”
“Tornerò” le rispondo sorridendo “tornerò da te con un nuovo
sogno, il nostro sogno”