Goldfish;

di Sintesi
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Goldfish;

Boccheggio, fa caldo. L'aria che respiro mi sa di vecchio, di stantio. Detesto l'afa, mi blocca i polmoni. Ho bisogno di gridare, ma resto muto. Mi guardo intorno e vedo solo buio. Una voce lontana, un sussurro debole centinaia di chilometri da me. E poi quella melodia …
C'è la mia mamma laggiù. O almeno c'era, me lo ricordo. C'era un folla enorme, laggiù. Ora solo quella musica, strana, dolce, che ti culla. Dondola qualcosa davanti ai miei occhi, luccica. Perché non posso portarmelo a casa?, penso. Perché non posso morderlo e tenerlo con me per sempre?
Poi lo guardo meglio, la musica mi invade. È bella, come la mia mamma.
Sotto di me c'è un dirupo. Muovo un passo, alcuni frammenti di roccia si staccano e precipitano in fondo. Non un tonfo, dev'essere profondissimo.
Alzo la testa, la luce persiste. Non voglio vederla di nuovo. Bastano tre sguardi per innamorarti davvero di ciò che riesce ad illuminare anche il tuo più oscuro pensiero.
Tengo la testa bassa ora, in difesa. Mi sposto un po', chiudo gli occhi. Respiro l'afa, i miei polmoni implorano un impatto immediato con dell'aria pulita. Le bolle d'ossigeno sono la mia massima priorità.
E ora giù, nel dirupo. In un lampo la mia vita saetta davanti alle mie palpebre serrate. Cado cado cado ma poi, la rivelazione: non puoi costringere la tua mente ad affondare se il tuo corpo ancora galleggia.




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