Titolo: Horns Sing Beyond The Sun
– Part 2
Serie: World War
Three, The Disclosure ;
Pairing:
Possibili
accenni di Francia/UK ;
Musica: The Who - Baba O'riley (Link)
Note:
Metto
qualche cenno storico per rendere più chiare
le citazioni.
-Von
Braun fu un ingegnere
aerospaziale tedesco della Seconda Guerra Mondiale e post, creatore del
missile
V1 e del V2, conosciuti come primo missile Cruiser e primo missile
balistico;
esempio di armi belliche altamente avanzate per
quei tempi.
Von
Braun, alla fine della
guerra, venne messo dagli alleati di fronte a tre scelte: venir
catturato dai
sovietici, morire come iscritto al partito nazista, seguirli in America
e
proseguire con loro.
Von
Braun scelse l’America. E
durante la Guerra Fredda, con le sue magnifiche conoscenze e
collaborazione, ha
praticamente portato il continente stelle e strisce sulla Luna.
Buona
lettura =)
● Horns Sing
Beyond The Sun – Part II
«Ci arriva notizia, ormai da fonti del tutto
ufficiali, che la Francia si è schierata in guerra dalla
parte dell’Asse
Europa-Africa. Il conflitto mondiale che ci troviamo ad affrontare ha
connotati
estremamente diversi dai due che l’umanità si
è lasciata alle spalle e che
hanno segnato tutti noi negli ultimi cento anni. Quest’oggi
non affrontiamo
semplicemente due grandi continenti: lo spettro che combattiamo
è quello delle
menzogne, ma soprattutto quello del
Controllo. Quella del terzo millennio è sempre stata una
società caratterizzata
dalla penetrante ombra del controllo delle masse. E sebbene tutti noi
siamo stati
sino ad ora complici di questa avvelenante condotta,
l’Italia, la Francia e in
special modo la Germania, oggi lo rifiutano. Nessuna propaganda e
nessun
movimento politico macchierà la nostra scalata alla
libertà. Nonostante il
comune nemico di America, Russia e Inghilterra ci sia ancora quasi
oscuro, l’Asse
non smetterà di affrontare i…»
Francis
sbuffa silenziosamente dalle narici. La radio narra.
Si fa
coccolare un poco dalla luce del tramonto, che gioca nelle
sfaccettature
azzurre degli occhi e fra le ombre delineate dai cerotti, che si
proiettano un
poco, sulla pelle spenta del francese.
Ignora un poco
gli evidenti bip dei radar: sono
così
frequenti, tanto quanto gli aerei di pattuglia nemici sui loro cieli,
che i
macchinari sembrano aver assunto pulsazioni.
Per quanto ne
comprende, quelle del suo cuore hanno un peso aldilà della
sua sopportazione
per avere una morale. Ma quando il suo cuore batte, scandisce la marcia
dei
suoi rimpianti.
Scandisce,
uno ad uno, i contorni e i bit di un’immagine artificiale.
L’ultima di lui, su uno
schermo.
-
Grazie a Dio. Grazie alle
onde di
trasmissione, grazie al cosmo di vibrazioni invisibili che lo
proteggono.
E grazie a quei
pneumatici, che se ne
fregano di crepare di sforzo. E che lo portano un po’
più lontano di lì.
Criiiish—
Con una nebbia di statico
e col disagio
del suono non fluido si palesa la trasmissione.
«Francia!»
La macchina su una buca,
il cuore di
Francis sull’oblio, e la sua persona stessa sobbalzano al
richiamo.
Arthur Kirkland lo ha
trovato.
Il suo viso pulito si
delinea sgranato
sul pannello del veicolo.
«Francia, fermati! Questo… questo
è un
dannatissimo errore madornale! Non costringermi a—»
«Cosa!» un
sobbalzo poderoso del veicolo, un’altra buca sul terreno che
viene seminata
«Cosa, Inghilterra?! Che
vuoi fare?
Spararmi, bombardarmi? Col nucleare magari? Non risolveresti niente!»
e i denti vanno digrignandosi, le
sopracciglia si aggrottano nello sforzo della volontà «Non è minacciando me che metterai a
ferro e fuoco la Francia,» quasi
un invito, un suggerimento poco
saggio, ma Francis sa, lo sa che nessuno toccherà il suolo
francese, non
ancora, perché lo stallo mondiale è voluto, quasi
necessario ai movimenti dei
neo sovietici e dei capitalisti a stelle e strisce «dimentica la tua dannata missione e dimentica me!»
Una curva quasi violenta
e un nuvolone
grumoso di terriccio umido fiondato dalle ruote del fuori strada, poi
la corsa
nella boscaglia.
«Francis…»
Un arbusto che si spezza
sotto la corsa,
animaletti selvatici che corrono nel sottobosco.
«…Francis pensa a quel che stai facendo.
Questa è una guerra! La… peggiore, maledizione!»
Criiiish—
Segnale disturbato.
«Come dici bene, Inghilterra.» ingrana un’altra marcia, un gesto da
guerriero che si risveglia «E’
la
peggiore delle guerre, forse la fine di tutte le altre… non
ho niente da
perdere! C’est la vie, mon amis!»
La voce
dell’inglese è quasi impersonale
sotto gli attacchi dell’etere di trasmissione disturbato.
Ecco cosa fanno le
nuove tecnologie. Disturbano l’etere, quando non vuoi farti
sentire. Né trovare.
Francia si porta veloce
due polpastrelli
allo zigomo destro: ne nasce un movimento fluido sulla gota, e il
contatto
viscoso gli suggerisce che sanguina. Tutto il suo volto sanguina. Le
schegge
offendono la sua epidermide.
«Sai cosa vuol dire tutto questo.»
anche da lì,
nell’imprecisione acustica,
Francis intuisce il rammarico nella voce dell’altro.
Francis penetra il
paesaggio che lo
accoglie, il sentiero e gli alberi: li osserva attento. La strada
è pulita per
almeno cinquecento metri. Può distrarsi: si gira verso lo
schermo di
trasmissione. Guarda Lui.
Il Regno Unito vede e
comprende dietro la
barriera del materiale e della distanza che li separa ciò
che giace silenzioso
in fondo agli occhi del francese.
Il fuoristrada ha
percorso duecento
metri.
Au revoir, sospira il suo
sguardo.
Francis chiude la
comunicazione.
Afferra la pistola sul
sedile accanto e
fracassa lo schermo col calcio di questa. Non riceverà
più comunicazioni.
«Sì,» risponde
finalmente «che la Francia
vi
dichiara guerra.»
-
«No
colonnello,
i dati lasciano credere non sia un velivolo dell’esercito. Lo
si può
ufficialmente classificare come oggetto
non identificato.»
La parlata
tedesca del soldato al telefono lo distrae: quella loro
sonorità linguistica
non è mai riuscito a farsela passare inosservata.
Si desta dai
pensieri e le iridi convergono sul tenente.
«Jawohl mein
Herr.» il soldato aggancia, poi si volta immediatamente a
guardare la Francia «Signore,
è bene che lei si rechi ai livelli inferiori. Stiamo per
chiudere le porte.»
«C’è
da
preoccuparsi?» domanda perplesso il francese.
«Non posso
dirle niente a riguardo, signore. Anche potendo, non abbiamo
sufficienti
informazioni. Ma la prego di seguire il mio consiglio.»
Com’è
disciplinato. Proprio un tedesco.
Francis annuisce,
poi smette di fissarlo: «Sarà bene avvertiate Herr
Weillschmidt—»
«Ha
già fatto
ritorno, dieci minuti fa. Entrata inferiore.»
A Francis
sovviene un sorriso piccolo e complice. Si alza dalla sedia.
«Vado. Sono
pronto a dialogare con gli esponenti militari del mio paese, ma
dovrò essere
informato per tempo se la cosa si evolverà.»
«Sì
signore.»
afferma vigoroso quello.
«Un caccia
francese: schiantatosi al confine tra Francia e Germania.»
«Che
altro?»
«Non
riceviamo più trasmissioni dal sottomarino Delacroix da
un’ora.»
«Poi?»
«Be’,
ecco…»
L’albino
smette di camminare avanti e indietro frenetico; lo scruta:
«Sì?»
«Abbiamo
registrato movimenti nei pressi dello spazio lunare.»
Gilbert
sgrana gli occhi: «…EH?»
«E’
così
signore. I dati sono confusi, probabilmente ci sono satelliti
difettosi, ma
quel poco che siamo riusciti a decifrare è che
c’è traffico intorno allo spazio
lunare.»
Gilbert apre
la bocca, ma poi ci ripensa. Si porta le dita al mento dubbioso, mentre
trapassa con occhi perplessi lo sguardo del tenente.
«Vuole dire,
forse, che i satelliti sono stati danneggiati. Non che sono
semplicemente
difettosi.»
L’altro
tedesco batte le palpebre un paio di volte, come perplesso:
«Signore…?»
mormora, e non comprende perché il suo superiore si sia
focalizzato sulla
questione satellitare e non su quella lunare.
Ma
Weillschmidt ci pensa intensamente. Quelle parole gli hanno
teletrasportato la
Luna nella testa, come shockato, macina domande su domande frenetiche.
Ripetuti bip li sollevano dal cruccio momentaneo.
I due si
avvicinano ai macchinari: lo schermo denuncia presenze multiple nei
cieli
tedeschi appena sopra le loro teste.
«E questa
che
roba è? C’era anche prima?»
«In
verità
sì, signore. Prima che tornasse si sono verificate
apparizioni, ma nessun
risvolto bellico.»
«E che
aspettava
a dirmelo?»
«Stavo per
farlo ma—»
«Avete
mandato i ricognitori?»
Bip. Bip. Bip.
«Certo
signore. Hanno registrato delle immagini, e con un buon margine di
possibilità
abbiamo escluso si trattasse di velivoli russi, americani e
inglesi.»
Come successo oggi
pomeriggio.
Gilbert
ripensa all’esplosione avvenuta nei pressi del bunker quel
giorno stesso, e al
velivolo non identificato che si era poi dileguato nel nulla a
velocità
inquietanti.
«Continui a
monitorare, faccia venire qui anche gli altri. Se succede
qualcosa,» e si muove
deciso verso una scrivania, afferrando plichi di carta
«avvertitemi immediatamente.»
«Jawohl!»
esclama il soldato, poi Weillschmidt si allontana abbandonando la
stanza.
“Gott, gott!
Himmler impazzirà quando
verrà a saperlo!”
“Più
di così?”
“Nessuno dovrà saperlo, Prussia. Nessuno,
a
parte il Reich, dovrà mai venire a conoscenza di quel che
è accaduto, e delle
conseguenze che ne nasceranno.”
“Non è un problema, West. Non sono ancora
certo di crederci io quando me lo dico, figurati se lo farà
qualcun altro
sentendolo.”
Sono echi di
pensieri, suoni di ricordi che gli ruzzolano nella mente. I lontani
anni ’40.
La guerra, il Reich Millenario.
Il Primo
Contatto.
Gilbert
chiude il fascicolo pensieroso, c’è una ruga di
aggressiva frustrazione che si
fa strada nel mezzo della fronte.
«”Von
Braun
non doveva andare in America”… magari fosse stato
solo quello il problema, West.»
Mormora al
nulla, e contemporaneamente si domanda.
Dove sei
finito…
Accavalla le
gambe e la penombra lo distrae. Allunga un braccio sulla scrivania,
accendendo
un lume da tavolo.
Gli cadono
una volta ancora gli occhi sui fascicoli siglati “Top
Secret”. Li scansa via
quasi malamente l’uno dall’altro svogliato, un
gomito puntato sul bracciolo
della sedia e la testa a riposare sul pugno chiuso mentre col braccio
si fa
strada per leggere i nomi delle armi di morte che avevano terrorizzato
il XX
secolo.
«Forse
sarebbe davvero ora di lanciare un Silver Vogel
sull’America…» sussurra
distratto, mentre pensa ad un grande fungo atomico che fa cappello alla
Casa
Bianca.
Driiiiiin
Gilbert
sobbalza vistosamente, tanto che l’irritazione gli si dipinge
immediatamente
dopo in viso. Si allunga e afferra la cornetta senza fili:
«Cosa?»
«Gilbert.»
L’ex
prussiano si ghiaccia nella sua posizione: gli unici elementi a
muoversi sono i
suoi occhi, che si spostano piano, a guardarsi attorno.
«…West?»
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