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Autore: Sidereal Space Seed    10/04/2011    1 recensioni
["World War Three, The Disclosure" Series] Qualcosa non quadra: l'Ex Regno di Prussia denuncia di aver smarrito il proprio fratello; con lui, l'Italia del Nord. E nel frattempo, la momentanea seconda guerra fredda nonchè Terza Guerra Mondiale macina catastrofi silenziose al suo granaio.
One-shot Brevi; accenni su America, Russia e Inghilterra; accenni a popolazioni sconosciute.
Genere: Mistero, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Titolo: Horns Sing Beyond The Sun – Part 2
Serie: World War Three, The Disclosure ;
Pairing: Possibili accenni di Francia/UK ;
Musica: The Who - Baba O'riley (Link)
Note: Metto qualche cenno storico per rendere più chiare le citazioni.
-Von Braun fu un ingegnere aerospaziale tedesco della Seconda Guerra Mondiale e post, creatore del missile V1 e del V2, conosciuti come primo missile Cruiser e primo missile balistico; esempio di armi belliche altamente avanzate per quei tempi.
Von Braun, alla fine della guerra, venne messo dagli alleati di fronte a tre scelte: venir catturato dai sovietici, morire come iscritto al partito nazista, seguirli in America e proseguire con loro.
Von Braun scelse l’America. E durante la Guerra Fredda, con le sue magnifiche conoscenze e collaborazione, ha praticamente portato il continente stelle e strisce sulla Luna.
Buona lettura =)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   Horns Sing Beyond The Sun – Part II
 
 
«Ci arriva notizia, ormai da fonti del tutto ufficiali, che la Francia si è schierata in guerra dalla parte dell’Asse Europa-Africa. Il conflitto mondiale che ci troviamo ad affrontare ha connotati estremamente diversi dai due che l’umanità si è lasciata alle spalle e che hanno segnato tutti noi negli ultimi cento anni. Quest’oggi non affrontiamo semplicemente due grandi continenti: lo spettro che combattiamo è quello delle menzogne, ma soprattutto quello  del Controllo. Quella del terzo millennio è sempre stata una società caratterizzata dalla penetrante ombra del controllo delle masse. E sebbene tutti noi siamo stati sino ad ora complici di questa avvelenante condotta, l’Italia, la Francia e in special modo la Germania, oggi lo rifiutano. Nessuna propaganda e nessun movimento politico macchierà la nostra scalata alla libertà. Nonostante il comune nemico di America, Russia e Inghilterra ci sia ancora quasi oscuro, l’Asse non smetterà di affrontare i…»
Francis sbuffa silenziosamente dalle narici. La radio narra.
Si fa coccolare un poco dalla luce del tramonto, che gioca nelle sfaccettature azzurre degli occhi e fra le ombre delineate dai cerotti, che si proiettano un poco, sulla pelle spenta del francese.
Ignora un poco gli evidenti bip dei radar: sono così frequenti, tanto quanto gli aerei di pattuglia nemici sui loro cieli, che i macchinari sembrano aver assunto pulsazioni.
Per quanto ne comprende, quelle del suo cuore hanno un peso aldilà della sua sopportazione per avere una morale. Ma quando il suo cuore batte, scandisce la marcia dei suoi rimpianti.
Scandisce, uno ad uno, i contorni e i bit di un’immagine artificiale. L’ultima di lui, su uno schermo.
-
Grazie a Dio. Grazie alle onde di trasmissione, grazie al cosmo di vibrazioni invisibili che lo proteggono.
E grazie a quei pneumatici, che se ne fregano di crepare di sforzo. E che lo portano un po’ più lontano di lì.
Criiiish—
Con una nebbia di statico e col disagio del suono non fluido si palesa la trasmissione.
«Francia!»
La macchina su una buca, il cuore di Francis sull’oblio, e la sua persona stessa sobbalzano al richiamo.
Arthur Kirkland lo ha trovato.
Il suo viso pulito si delinea sgranato sul pannello del veicolo.
«Francia, fermati! Questo… questo è un dannatissimo errore madornale! Non costringermi a—»
«Cosa!» un sobbalzo poderoso del veicolo, un’altra buca sul terreno che viene seminata «Cosa, Inghilterra?! Che vuoi fare? Spararmi, bombardarmi? Col nucleare magari? Non risolveresti niente!» e i denti vanno digrignandosi, le sopracciglia si aggrottano nello sforzo della volontà «Non è minacciando me che metterai a ferro e fuoco la Francia,» quasi un invito, un suggerimento poco saggio, ma Francis sa, lo sa che nessuno toccherà il suolo francese, non ancora, perché lo stallo mondiale è voluto, quasi necessario ai movimenti dei neo sovietici e dei capitalisti a stelle e strisce «dimentica la tua dannata missione e dimentica me!»
Una curva quasi violenta e un nuvolone grumoso di terriccio umido fiondato dalle ruote del fuori strada, poi la corsa nella boscaglia.
«Francis…»
Un arbusto che si spezza sotto la corsa, animaletti selvatici che corrono nel sottobosco.
«…Francis pensa a quel che stai facendo. Questa è una guerra! La… peggiore, maledizione!»
Criiiish—
Segnale disturbato.
«Come dici bene, Inghilterra.» ingrana un’altra marcia, un gesto da guerriero che si risveglia «E’ la peggiore delle guerre, forse la fine di tutte le altre… non ho niente da perdere! C’est la vie, mon amis!»
La voce dell’inglese è quasi impersonale sotto gli attacchi dell’etere di trasmissione disturbato. Ecco cosa fanno le nuove tecnologie. Disturbano l’etere, quando non vuoi farti sentire. Né trovare.
Francia si porta veloce due polpastrelli allo zigomo destro: ne nasce un movimento fluido sulla gota, e il contatto viscoso gli suggerisce che sanguina. Tutto il suo volto sanguina. Le schegge offendono la sua epidermide.
«Sai cosa vuol dire tutto questo.» anche da lì, nell’imprecisione acustica, Francis intuisce il rammarico nella voce dell’altro.
Francis penetra il paesaggio che lo accoglie, il sentiero e gli alberi: li osserva attento. La strada è pulita per almeno cinquecento metri. Può distrarsi: si gira verso lo schermo di trasmissione. Guarda Lui.
Il Regno Unito vede e comprende dietro la barriera del materiale e della distanza che li separa ciò che giace silenzioso in fondo agli occhi del francese.
Il fuoristrada ha percorso duecento metri.
Au revoir, sospira il suo sguardo.
Francis chiude la comunicazione.
Afferra la pistola sul sedile accanto e fracassa lo schermo col calcio di questa. Non riceverà più comunicazioni.
«Sì,» risponde finalmente «che la Francia vi dichiara guerra.»
-
«No colonnello, i dati lasciano credere non sia un velivolo dell’esercito. Lo si può ufficialmente classificare come oggetto non identificato
La parlata tedesca del soldato al telefono lo distrae: quella loro sonorità linguistica non è mai riuscito a farsela passare inosservata.
Si desta dai pensieri e le iridi convergono sul tenente.
«Jawohl mein Herr.» il soldato aggancia, poi si volta immediatamente a guardare la Francia «Signore, è bene che lei si rechi ai livelli inferiori. Stiamo per chiudere le porte.»
«C’è da preoccuparsi?» domanda perplesso il francese.
«Non posso dirle niente a riguardo, signore. Anche potendo, non abbiamo sufficienti informazioni. Ma la prego di seguire il mio consiglio.»
Com’è disciplinato. Proprio un tedesco.
Francis annuisce, poi smette di fissarlo: «Sarà bene avvertiate Herr Weillschmidt—»
«Ha già fatto ritorno, dieci minuti fa. Entrata inferiore.»
A Francis sovviene un sorriso piccolo e complice. Si alza dalla sedia.
«Vado. Sono pronto a dialogare con gli esponenti militari del mio paese, ma dovrò essere informato per tempo se la cosa si evolverà.»
«Sì signore.» afferma vigoroso quello.
 
 
«Un caccia francese: schiantatosi al confine tra Francia e Germania.»
«Che altro?»
«Non riceviamo più trasmissioni dal sottomarino Delacroix da un’ora.»
«Poi?»
«Be’, ecco…»
L’albino smette di camminare avanti e indietro frenetico; lo scruta: «Sì?»
«Abbiamo registrato movimenti nei pressi dello spazio lunare.»
Gilbert sgrana gli occhi: «…EH?»
«E’ così signore. I dati sono confusi, probabilmente ci sono satelliti difettosi, ma quel poco che siamo riusciti a decifrare è che c’è traffico intorno allo spazio lunare.»
Gilbert apre la bocca, ma poi ci ripensa. Si porta le dita al mento dubbioso, mentre trapassa con occhi perplessi lo sguardo del tenente.
«Vuole dire, forse, che i satelliti sono stati danneggiati. Non che sono semplicemente difettosi.»
L’altro tedesco batte le palpebre un paio di volte, come perplesso: «Signore…?» mormora, e non comprende perché il suo superiore si sia focalizzato sulla questione satellitare e non su quella lunare.
Ma Weillschmidt ci pensa intensamente. Quelle parole gli hanno teletrasportato la Luna nella testa, come shockato, macina domande su domande frenetiche.
Ripetuti bip li sollevano dal cruccio momentaneo.
I due si avvicinano ai macchinari: lo schermo denuncia presenze multiple nei cieli tedeschi appena sopra le loro teste.
«E questa che roba è? C’era anche prima?»
«In verità sì, signore. Prima che tornasse si sono verificate apparizioni, ma nessun risvolto bellico.»
«E che aspettava a dirmelo?»
«Stavo per farlo ma—»
«Avete mandato i ricognitori?»
Bip. Bip. Bip.
«Certo signore. Hanno registrato delle immagini, e con un buon margine di possibilità abbiamo escluso si trattasse di velivoli russi, americani e inglesi.»
Come successo oggi pomeriggio.
Gilbert ripensa all’esplosione avvenuta nei pressi del bunker quel giorno stesso, e al velivolo non identificato che si era poi dileguato nel nulla a velocità inquietanti.
«Continui a monitorare, faccia venire qui anche gli altri. Se succede qualcosa,» e si muove deciso verso una scrivania, afferrando plichi di carta «avvertitemi immediatamente
«Jawohl!» esclama il soldato, poi Weillschmidt si allontana abbandonando la stanza.
 
 
“Gott, gott! Himmler impazzirà quando verrà a saperlo!”
“Più di così?”
Nessuno dovrà saperlo, Prussia. Nessuno, a parte il Reich, dovrà mai venire a conoscenza di quel che è accaduto, e delle conseguenze che ne nasceranno.”
Non è un problema, West. Non sono ancora certo di crederci io quando me lo dico, figurati se lo farà qualcun altro sentendolo.”
Sono echi di pensieri, suoni di ricordi che gli ruzzolano nella mente. I lontani anni ’40. La guerra, il Reich Millenario.
Il Primo Contatto.
Gilbert chiude il fascicolo pensieroso, c’è una ruga di aggressiva frustrazione che si fa strada nel mezzo della fronte.
«”Von Braun non doveva andare in America”… magari fosse stato solo quello il problema, West.»
Mormora al nulla, e contemporaneamente si domanda.
Dove sei finito…
Accavalla le gambe e la penombra lo distrae. Allunga un braccio sulla scrivania, accendendo un lume da tavolo.
Gli cadono una volta ancora gli occhi sui fascicoli siglati “Top Secret”. Li scansa via quasi malamente l’uno dall’altro svogliato, un gomito puntato sul bracciolo della sedia e la testa a riposare sul pugno chiuso mentre col braccio si fa strada per leggere i nomi delle armi di morte che avevano terrorizzato il XX secolo.
«Forse sarebbe davvero ora di lanciare un Silver Vogel sull’America…» sussurra distratto, mentre pensa ad un grande fungo atomico che fa cappello alla Casa Bianca.
Driiiiiin
Gilbert sobbalza vistosamente, tanto che l’irritazione gli si dipinge immediatamente dopo in viso. Si allunga e afferra la cornetta senza fili: «Cosa?»
«Gilbert.»
L’ex prussiano si ghiaccia nella sua posizione: gli unici elementi a muoversi sono i suoi occhi, che si spostano piano, a guardarsi attorno.
«…West?»
  
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