L'Ultimo pomeriggio prima della battaglia.
«Una
mano?» chiamò sua madre,
indaffarata tra i fornelli, «Gira un paio di
volte…» borbottò, indicando la
pentola fumante mentre con l’altra mano muoveva la bacchetta
e dirigeva il
resto delle pietanze e posate.
Lui
annuì e si affrettò ad
ubbidire, mentre sua madre mugugnava qualcosa a proposito di Ginny che
si era
chiusa in camera per colpa di zia Muriel. Quando lei si
voltò a guardarlo la
sua espressione si fece corrucciata.
«Stai
uscendo?» gli chiese, nel tono di chi stava accusando qualcuno,
notando i vestiti, «E non c’è troppo
caldo per quella, ormai? È quasi estate!»
aggiunse, alludendo alla cuffia che gli copriva i capelli un
po’ troppo lunghi e tradendo con lo sguardo il fatto che alla sola vista di quell'accessorio regalato dalla figlia si fosse intenerita.
«Sto
andando a fare un paio di
commissioni, ma’. E la cuffia me l’ha regalata
Ginny per il compleanno, lo sai che devo metterla o si offende.» rispose
lui con voce rauca. «Senti? Sono anche mezzo raffreddato. Sto
solo facendo la
persona responsabile.»
«Scommetto
che a te e a tuo
fratello serve altra roba per i vostri esperimenti, altro che
responsabile! Non
pensare di rabbonirmi così… Piuttosto vedi di non
metterti nei guai, non
perdere tempo in giro e prendi uno dei vostri mantelli
dell’invisibilità.»
«Mamma…»
brontolò lui, come da
copione, alzando gli occhi al cielo.
«Fai
come ti ho detto, Fred, mi
ringrazierai quando rientrerai a casa tutto intero, è
già tanto se hai il
permesso di uscire!» ribatté lei con
severità, ma poi finalmente gli sorrise e
gli andò incontro, poggiandogli le mani sul viso e
baciandolo sulla fronte nel punto
lasciato scoperto dalla cuffia, poco sopra il naso. «Mi
preoccupo solo per te,
caro. E scusami per stamattina, non volevo essere così
brusca ma sono così
preoccupata per Ron…»
«Lo
so, mamma, io e George non ce
la siamo presa davvero…» la
tranquillizzò lui con un debole sorriso, «E vedrai
che lo rivedremo presto.»
«Lo
spero bene, non so cosa fare
se succedesse qualcosa ai miei bambini… Fila ora, e vedi di
essere a casa per
cena!» lo scacciò scherzosamente.
Lui
annuì e si precipitò fuori,
per fermarsi poi ai primi gradini e sedersi, ascoltando sua madre che
stava
canticchiando un motivetto di Celestina Warbeck e rabbrividendo nella
sua
maglietta leggera.
Passò
qualche minuto prima che
sua sorella prendesse posto accanto a lui, silenziosa come sempre:
«Tutto bene,
Georgie?»
Lui
si strinse nelle spalle.
Ginny
guardò avanti a sé per
qualche secondo e poi spostò gli occhi, identici a quelli
della mamma, su di
lui.
«È
di buon umore oggi.» osservò
lei in tono appena speranzoso.
«Pensa
di nuovo che sia il
due maggio.» replicò lui
impietosamente, «Mi ha chiesto scusa anche oggi.»
Il
viso di Ginny, bianco e
smagrito, si fece involontariamente fin troppo comprensivo e lei,
accorgendosene, guardò di nuovo altrove e gli
poggiò un braccio intorno alle
spalle. «Per questo sei vestito così?»
Lui
non rispose più.
Fu
confortante sentirla
appoggiare la testa contro la sua spalla, coi lunghi capelli soffici
che
scivolavano su di lui e lo scaldavano appena, coprendo le sue braccia
nude dal
gelido vento di dicembre. «Mi spiace.» gli
sussurrò, sfilandogli la cuffia come
per dirgli che a lei non importava che lui fosse il gemello senza un
orecchio,
quello vivo, quello sbagliato, e
accarezzandogli i capelli, «Mi spiace tanto.»
«Lo
so.» sussurrò George,
chiudendo gli occhi.
Forse,
quando li avrebbe
riaperti, lui sarebbe stato solo George e non lo spettro vivente di
Fred. Forse
sua madre avrebbe smesso di scusarsi con qualcuno che non avrebbe mai
più potuto
dirle che non c’era nessun problema.
Ma
già sapeva che anche se avesse
smesso di infestare la vita altrui, ricordando loro cosa avevano perso
in ogni
momento, lui non avrebbe mai più potuto specchiarsi senza
pensare, per un
infinito secondo, di vedere Fred.
E che per sua madre sarebbe
stato di nuovo il due maggio anche domani e il giorno dopo ancora.
Non
so quanto sia chiaro, ma in
ogni caso Molly ha sgridato come al solito i gemelli che se ne stavano
nel
retro di casa di zia Muriel a sperimentare e poi li ha rivisti
direttamente a Hogwarts
durante la battaglia di Hogwarts, dopo che se la sono svignata con
Ginny per
andare a combattere.
E
diversi mesi dopo continua a
chiedere scusa a “Fred”, pensando siano trascorse
poche ore dal loro litigio,
che tra l’altro i figli non avevano davvero preso sul serio.
In più continua
perennemente a considerare George come Fred, e George sta al gioco, con
tutto
ciò che ne comporta.
Ne
uscirà (usciranno). Ma
non ancora.
Questo
perché l’altro giorno non
ero esattamente allegra.
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