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di bordo I, voce
n. 000001
-Camellia, la mia Camellia non ce l'ha
fatta. Meri... è viva. Vermillion e Billie sono qui, anche
Cumb, ma è strano.
Nicolson è riuscito a salvare il suo piccolo, Marty e i tre
nuovi.
Siamo vivi. Siamo usciti da lì.
Siamo vivi.
*
-Ci metterà davvero un'ora?-, Kim si era seduto sul pontile
vicino alla nave, poco distante da un Cumb impegnato a fissare il mare.
Aspettare per lui era diventata una continua fonte di sorprese,
ultimamente. Sorprese spiegate solo in parte, per il resto.
-Anche meno.-, rispose placido l'altro sistemandosi le mani sotto il
sedere. Già, quelle assi di legno non erano particolarmente
comode... Kim osservò le onde del mare infrangersi sulla
sabbia, le capanne di legno -con lunghe antenne costellate di parabole-
e la folta foresta con alberi che non aveva mai visto.
Il suo deserto ed i suoi cactus non gli mancavano per niente.
-Cumb, chi è veramente il capitano?-, una domanda
pronunciata con tono formale, ma dopotutto per la ciurma era ancora uno
sconosciuto. E quello non era il suo territorio.
Non che gli interessassero vita, morte e miracoli di quella donna, ma
dato che era diventata il suo capo -e la cosa lo impensieriva
vagamente- voleva almeno capirla un pochino. Ma giusto un po'.
L'interessato si voltò verso di lui, con gli occhi quasi
chiusi persi ancora nella contemplazione del mare. Sembrava quasi un
monaco.
-Vuoi che ti racconti la nostra storia?-, propose sistemandosi meglio,
e quando Kim annuì, sperando che non fosse una cosa
eccessivamente lunga, Cumb infranse tutte le sue aspettative: -Questo
è solo l'inizio.-
E iniziò a narrare con la sua voce bassa e tranquilla.
*
Ero sulla Daffodil da un po' di anni ormai, quando accadde. Esattamente
come te, un secondo prima stavamo discutendo sul ponte di rhum, poi...
Cumb!, mi
svegliai di soprassalto, sentendo la voce del capitano. Allora la nave
era comandata dal padre di Merisol, l'eccezionale e famoso Coal O'Lynn.
Non esisteva pirata più gentile di lui, aveva sempre una
parola gentile per tutti, e sua moglie Camellia era una donna
straordinaria.
Fu lei a svegliarsi per prima, sai? Era fuggita anni prima dalle Grandi
Menti, figlia di una famiglia piuttosto povera, e come tutte le Grandi
Menti aveva un chip impiantato sottopelle.
Certo, l'aveva danneggiato per non farsi ritrovare, ferendo la sua
stessa mano con la spada, ed era stato il suo coraggio a far innamorare
il capitano Coal di lei, oltre a quei lunghi capelli neri e gli occhi
come stelle.
Ma torniamo a noi. Camellia ci aveva messo un secondo a realizzare dove
fosse finita, dato che il chip l'aveva protetta parzialmente dallo
stordimento, aveva trovato suo marito e insieme si erano messi a
cercare il resto della ciurma.
Fui uno dei primi ad essere trovato, e mi svegliarono semplicemente
chiamandomi, non è strano? Tu non hai visto quelle stanze,
ti sei risparmiato l'orrore.
Artificiali, finte, ecco come sono. Ampie e bianche, illuminate da luci
fredde che feriscono gli occhi, non appena li apri... mi ritrovai
legato.
I macchinari che mi circondavano erano pieni d'ingranaggi e lame, ma i
tavoli sparsi per la stanza erano duri e semplici, di legno, con
cinghie di cuoio spesso.
Mi facevano male i polsi, e le gambe, sembrava che fossi un animale.
Per le Grandi Menti tutti sono animali.
E i corridoi... non appena raggiungemmo un bivio iniziai a sentirmi
bollente, come se i miei organi si stessero cuocendo a fuoco alto, ma
il capitano si fiondò senza esitazioni su una grata, aveva
riconosciuto la mano di Nicolson -il padre di Jacques- a terra, e ci
disse di proseguire.
Io seguii Camellia, sembrava conoscere bene quel posto e ogni tanto
leggeva i cartelli incomprensibili che riempivano le pareti
piastrellate di quel corridoio freddo e troppo bianco.
Era così lungo, così lungo, e mi sentivo
sciogliere, ma continuavo a seguirla, finché lei non
svoltò all'improvviso e si fermò davanti ad una
porta di metallo bianca, illuminata da una luce rossa.
Cercai di vedere cosa ci fosse di tanto speciale, così mi
avvicinai, e i suo viso... oh, faceva paura. I suoi bei tratti erano
sconvolti dal terrore, e non capii.
Poi mi fece cenno d'arretrare, fece un respiro profondo e con mani
tremanti aprì la porta di scatto, senza farla sbattere.
Terribile, ecco cos'era. Dentro, due Grandi Menti stavano chinati su un
tavolo, tutti coperti da camici, cuffie e maschere, non sembravano
quasi umani. Avevano in mano sottili coltelli insanguinati, e sul
tavolo era legata il capitano Merisol.
Quanto tempo fa è stato? Avrà avuto undici,
dodici anni al massimo.
Camellia non rimase immobile a vedere quegli uomini pasticciare con sua
figlia, no. Era strano, lei portava ancora armi, era stata portata in
un altro magazzino, forse si erano accorti del chip.
Tirò fuori la pistola e sparò un colpo sul muro,
solo dopo che si fu assicurata che avessero la mani in vista e che non
potessero ferire la figlia.
Ricucite subito mia
figlia o vi ammazzo, questo disse puntando la pistola
contro di loro, e c'era così tanta calma e fermezza nella
sua voce che non sembrava nemmeno che le mani le tremassero.
Ma quando riuscii a vedere cosa le stavano facendo e udire la loro
strana lingua, cessai di essere in me. Avevo la testa in fiamme, gli
occhi offuscati, non so come seguii Camellia, barcollando, e lei
portava in braccio la figlia tutta da sola, dopo aver rinchiuso quei
due. Ci riunimmo con il capitano Coal dopo molto tempo, e lui aveva liberato
tutta la ciurma. Ma era troppo bella, quella situazione.
Seguivamo Camellia, un gruppo malridotto di uomini spaventati, per
lunghi e lunghi corridoi tutti uguali, senza anima viva.
Eravamo già entrati in contatto con i mostri, ma vedere
Kranj esplodere e ricoprirsi di occhi, cadere senza poter far rumore e
rotolare, con l'intero corpo che piangeva, con centinaia di pupille che
stillavano sangue... lui fu il primo.
Camellia ci guidava, noi ci fidavamo di lei. Caddero in molti, lei
stesa dovette più volte girarsi e sparare. Ucciderli, o
alcuni ci avrebbero attaccati.
Non sono i nostri
compagni!, ci gridava stringendo la figlia al petto, per
non farla scivolare, Sono
già morti!
Gli occhi mi facevano male, sudavo, ero febbricitante, arrancavo a
fatica. Ma uscimmo, raggiungemmo l'aria fresca.
Correte!,
ci incitava di continuo, ansimando, e finalmente ci trovammo tutti in
un cortiletto spoglio, circondato da edifici altissimi.
Ti sembrerà strano, ma le Grandi Menti non avevano difese
interne. Non pensavano che qualcuno sarebbe riuscito a scappare,
Camellia era stata una delle poche, data per morta.
Poi... lo sentii. Il mostro, farsi spazio dentro di me. Tutto si faceva
più rarefatto, doloroso: crescevo in altezza,
intravedevo con difficoltà il capitano circondato
da mostri, sua moglie in un angolo, che trafficava disperata con un
dispositivo.
L'ultima cosa che vidi fu il mio riflesso in una finestra.
*
Cumb si fermò, chiudendo gli occhi. Kim era rimasto attento
per tutto il racconto, senza fare domande, anche se in effetti ne aveva
parecchie.
L'altro aveva saltato parecchie parti, ovviamente, e gli sembrava tutto
così... strano. Non incredibile -cosa era più
incredibile dopo aver combattuto contro un cane gigante che rifletteva
proiettili luminosi?- ma strano.
Quello era Cumb, eppure stava parlando di un sé molto
diverso, di una ciurma diversa, di persone eccezionali. E molto
fortunate.
Quando Cumb incrociò la gambe rimaste a penzoloni dal
pontile Kim realizzò una cosa. Capì.
-Quindi tu... l'hai visto.-, era certo l'avesse fatto. Dopotutto, chi
si trasformava moriva, no?
-Visto cosa?-, Cumb aprì gli occhi, con un sorriso
consapevole.
-Cosa c'è di là.-
E lui annuì piano, tornando a fissare l'orizzonte.
-Com'era?-, poteva mettere in dubbio molte cose, anche quella. Forse
era tutta un balla, eppure...
-Terribile.-
Terribile? Era per quello che era così calmo,
perché sapeva già cosa lo aspettava? Le mani gli
scivolarono inconsciamente sul rosario che portava al collo, sulle
perle scure. Che discorso surreale.
Prima di riuscire a formulare altre domande, Cumb riprese il racconto.
*
Tornai. Non so come, ma tornai. Ero a terra, ma il capitano Coal mi
aiutò a rialzarmi. I vivi erano pochi, non so se li avessi
uccisi io o le Grandi Menti. Riprese in braccio Marty e il capitano
Merisol, e mi gridò di correre, e lo feci.
Dieci eravamo, disarmati, e ci aiutavamo a vicenda, sostenendo il
capitano e Nicolson, che portava in spalle il figlio e Bells.
Camellia era rimasta dentro a fermare le Grandi Menti, per salvarci.
*
Ma non gli disse come avevano raggiunto la nave, come avessero fatto a
sopravvivere. In effetti aveva più domande di prima.
-Pirati eravamo, pirati siamo, e continuiamo a navigare per la terra di
nessuno. Ma non è finita.-, così concluse Cumb, e
uno strano rumore sopra le loro teste come di ali -che si
rivelò essere Pepper- li interruppe.
-Caccia grossa oggi!-, poggiò i piedi sul corrimano della
nave, rialzandosi gli occhialoni e sfilandosi lo zaino.
-Dov'è il capitano?-, gli chiese Cumb rialzandosi, e Kim lo
imitò, le gambe indolenzite e il sedere praticamente
quadrato.
-E' andata a recuperare Nuage e vendere i pavoni che abbiamo preso,
è di ottimo umore!-, riferì Pepper prima di
nascondersi nella sua capsula e sfrecciare sull'estremità
dell'albero.
Kim guardava in controluce la tessera plastificata tra le sue dita, il
passaporto fresco di magnetizzazione. Aveva appena consegnato le foto e
le impronte digitali e questo era già pronto.
-Cosa sono queste scritte?-, chiese notando quelle che avevano tutta
l'aria di essere delle traduzioni dei campi prestampati.
-Beh, quelli si Sehnsucht sono sempre stati conservatori. Tradizioni
qui, tradizioni là...-, Merisol non si fece problemi a
scivolare sulla sedia allargando le gambe, anche se erano seduti al
tavolino di un bar dall'altro lato della costa di Princesa,
-Se ne sbattono dell'unificazione linguistica e parlano ancora quello
che vogliono, anche se i giovani sono meno rigidi, tutti biondi, pure
carini.-
-Quindi andiamo a Or?-
-No, non ne ho più voglia. Diretti a Sehnsucht, il mio
povero ponte è scorticato come il petto di un culturista
troppo abbronzato.-, e afferrò il suo succo d'ananas.
Cos'era un culturista?
La parte in prima
persona di Cumb ha avuto diverse riscritture: ho cercato di fondere
assieme dialoghi, esperienze e descrizioni -non ridete xD come fa mia
nonna, che ama raccontarmi di quando era giovane. Mi immaginavo la sua
voce che aggiungeva commenti o lodava la datrice di lavoro di allora, e ho cercato
di trasmetterlo a Cumb. Sinceramente, sono insicura su questo pezzo:
uso molto di più la narrazione in seconda persona che quella
in prima, quindi! x°
E' molto soggettiva e a tratti dispersiva -proprio come un vero
racconto nostalgico. O almeno, spero sia così! Anche la
nebulosità è voluta. La continuazione... ci
sarà. Più avanti, promesso!
Nel prossimo capitolo il punto di vista principale sarà
quello di Merisol, ovviamente :) Ringrazio aki_penn
e Hellister,
spero che anche questo capitolo vi piaccia! E anche tu, lettore in
incognito, fa' sentire la tua voce :D
Nyappy
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