La
luce del mattino si allungava sulla Sala Grande con la lentezza e la
leggerezza di una gatta appena sveglia, mentre gli studenti
iniziavano a prendere posto alle tavolate delle loro Case,
stropicciandosi gli occhi o nascondendo enormi sbadigli dietro una
mano.
Al
tavolo di Ravenclaw, Quinn sorrideva alla sua amica Liz, che stava
entrando dal portone della Sala. L'altra le si era affiancata
rapidamente, ricambiando il saluto e l'aveva guardata dritta negli
occhi. In quello scambio silenzioso, un gesto era stato la risposta
alla domanda muta che Quinn stava facendo: Liz aveva passato con
finta noncuranza una mano sulla sua borsa, per poi annuire
impercettibilmente. Gli occhi dell'amica si erano illuminati.
Un
brusio di giovani voci permeava tutta la Sala, che si riempiva di
minuto in minuto, mentre l'orario per andare a lezione si avvicinava
sempre di più.
Una bimba del primo anno di Raveclaw era passata
loro accanto, guardandole con una sorta di ammirazione, dando di
gomito ad un'amichetta, indicando le gonne delle divise che
scoprivano ampiamente le ginocchia delle due ragazze.
L'altra
aveva soffocato un risolino dietro la mano e aveva rivolto loro un
ultimo sguardo, prima di andare a sedersi nel lato estremo della
tavolata. Chissà se da grandi sarebbero state
così anche loro.
Sia
Quinn che Liz si erano dedicate alla loro colazione in silenzio,
sedute una accanto all'altra, meditando su come portare a termine la
missione che da ormai quasi un mese stavano portando avanti in
segreto.
Dopo aver finito il suo piatto di frutta, completato da
un piccolo ed insulso toast, Quinn si era alzata da tavola,
allungando la mano sotto al tavolo per ricevere una piccola ampolla
blu, che Liz aveva preso dalla sua borsa con un singolo e quasi
invisibile gesto e si era diretta verso il tavolo di Gryffindor.
- Buongiorno Granger! -
Hermione
l'aveva sentita cinguettare verso la sua direzione ed aveva sollevato
gli occhi dal libro di Aritmanzia, che teneva aperto accanto al suo
piatto di bacon e uova.
- Ciao Quinn! Ti serve qualcosa? -
Non
era insolito che qualcuno dei ragazzi per cui erano organizzate le
lezioni pomeridiane venisse a chiedere qualcosa, anche se non era
delle Case di cui lei si occupava.
Le lezioni andavano avanti già
da due settimane e sembravano procedere a gonfie vele, cosa che la
rendeva particolarmente orgogliosa del suo lavoro.
- Si, cercavo Hannah, ma non sono riuscita a
vederla al tavolo di Hufflepluff e non ho trovato nemmeno Anthony,
così, dato che avevo bisogno un piccolo aiuto per il compito
di Pozioni, ho pensato di venire a chiedere a te. Posso sedermi? -
La
ragazzina si era infilata sulla panca, mettendovisi a cavalcioni,
scoprendo le lunghe gambe, proprio in mezzo tra lei e Ginny, che le
aveva lanciato un'occhiata tra l'assassino e il compassionevole.
Già,
perchè seduto a fianco di Hermione, proprio casualmente,
c'era
Neville.
Hermione
aveva sbuffato, chiudendo il suo libro e si era rivolta verso la
ragazza, che nel frattempo si era versata una tazza di caffè
e la
gustava godendosi le occhiate che Neville lanciava alle sue gambe da
sopra le spalle di Hermione.
La Caposcuola, allora, aveva
raddrizzato le spalle impettita, oscurando completamente la visuale
del ragazzo, cui era sfuggito un grugnito di disappunto e si era
rivolta alla ragazza:
- Quinn, sarei davvero felice di poterti dare una
mano, il problema è che, anche se tu probabilmente non lo
sai, io e Malfoy ci siamo divisi le materie da spiegare a voi ragazzi e
Pozioni è una delle sue, quindi, se non ti dispiace, sarebbe
il caso che chiedessi a lui un aiuto, se non trovi né
Hannah, né Anthony. -
- Ma Malfoy mi aiuterà?
- Perchè mai non dovrebbe? E' un Caposcuola esattamente come
me, Quinn. E se per caso dovesse dirti che non può, torna da
me e vedremo di occuparcene insieme, di questo compito. -
- Grazie Granger!
La
ragazzina si era alzata di scatto, mostrando buona parte della sua
biancheria intima nello scavalcare la panca, per il piacere di
Neville, che le aveva rivolto un'ultima occhiata e un saluto veloce.
La ragazza si era illuminata in un sorriso smagliante e l'aveva
avvicinato per lasciargli un bacio sulla guancia, stando attenta ad
allontanare la tazza di caffè che teneva in mano.
Si
era diretta verso il tavolo di Slytherin, alla ricerca di Malfoy, ma
nel tragitto Hermione l'aveva vista fermarsi e lasciare la sua tazza
sul tavolo Gryffindor, ad una certa distanza da loro.
Che
strano, aveva pensato, se l'era appena versato.
*****
Malfoy
era entrato in Sala Grande all'ultimo momento, per fare una colazione
veloce e precipitarsi a lezione di Erbologia alle serre. Aveva
afferrato un paio di fette di pane tostato, per avventarsi poco dopo
su un piatto di uova. Cercava di mangiare rapidamente e dileguarsi
prima che succedesse qualcosa in grado di rovinargli la giornata,
che già si prospettava piuttosto lunga.
- Smettila di ingozzarti come una scimmia, Malf. -
Il
buongiorno di Blaise era sempre piacevolissimo. Quella mattina non si
erano incrociati, in camera, perché Malfoy si era svegliato
in
ritardo e aveva trovato il letto dell'amico già vuoto e la
stanza
deserta.
- Si da il caso che abbia una certa fretta. -
- Non è un buon motivo per dimenticare le maniere umane,
caro. Diventerai come Weasel. -
Draco
si era strozzato con il boccone che aveva appena deglutito, all'udire
un'affermazione così inconcepibile ed aveva alzato lo
sguardo verso
il tavolo dei Gryffindor, come se sentire il nome della Donnola
l'avesse indotto a controllare che fosse al suo posto, a strafogarsi
come il suo solito.
Ed
infatti era lì, circondato da piatti ricolmi di cibo, con
entrambe
le mani occupate da due enormi toast imburrati. Accanto a lui, la
Brown lo guardava di sottecchi, gli occhi brillanti, nella speranza
di ricevere almeno uno sguardo.
Qualche
metro più in là la Mezzosangue stava parlando con
una ragazzina
bionda, di Ravenclaw, gli sembrava, ma in pochi minuti la piccola si
era alzata e si era diretta verso il suo tavolo.
Fa'
che non l'abbia mandata da me.
Se
lo sentiva, che la Mezzosangue gli avrebbe appioppato qualche grana,
con quella ragazzina e man mano che la vedeva avvicinarsi, si rendeva
conto di non essersi sbagliato. Prima di arrivare da lui, l'aveva
vista prendere una tazza di caffè ad un capo della tavolata
ed si
era poi avvicinata, stringendola in una mano e bevendone un sorso.
- Buongiorno, Caposcuola Malfoy. Sono Quinn Davies.
-
Aveva
allungato la mano libera dalla tazza e Malfoy l'aveva stretta
distrattamente.
- Cosa ti serve da me, Quinn? Ho lezione tra poco,
quindi se potessi essere rapida... -
Un
gesto della mano aveva illustrato il poco che la frase lasciava
sottinteso.
La
ragazza era arrossita lievemente, abbassando gli occhi, ma poi, in
qualche modo, doveva aver recuperato coraggio in qualche recondito
angolo di sé e l'aveva affrontato con maggiore decisione.
- La Caposcuola Granger mi ha mandato da te
perchè avevo bisogno di aiuto in Pozioni, ma non trovavo
né Anthony né Hannah. -
- Cosa ha bisogno? Compiti, spiegazioni, un tema? -
Lo
sguardo di Malfoy affettava una noia più che evidente, che
non
cercava in alcun modo di nascondere.
- Dobbiamo preparare il compito per domani, ecco. -
- Bene. Ci vediamo oggi pomeriggio nell'aula di Pozioni,
chiederò il permesso di studiare lì con te al
Professor Lumacorno. Facciamo per le 17.00. -
Quinn
si era illuminata.
- Grazie davvero, Malfoy! Non avrei pensato che... -
Lui
l'aveva interrotta immediatamente, alzando la mano davanti al suo
viso.
- Lo faccio solo perchè devo, non
perchè sono gentile. Ah, e sia chiaro. Se recuperi uno dei
tuoi, dovrai chiedere a loro e mi lascerai in pace, siamo intesi? -
Non
aveva atteso una risposta, perchè non era rilevante, a suo
parere,
ma aveva sentito uno squillante “Grazie!”
rimbombargli nelle
orecchie mentre se ne andava.
*****
L'aveva
soltanto intravista in lontananza, durante la pausa pranzo ed aveva
provato a seguirla, per lamentarsi dell'incarico che lo aveva
costretto ad accettare con la piccola Quinn. Non aveva nessuna voglia
di insegnare, nemmeno durante le lezioni obbligatorie a quei
ragazzini, figurarsi farne di aggiuntive a una pupattola che nemmeno
apparteneva alle Case che gli erano assegnate.
Una
pupattola che se la fa con Paciock, oltretutto, la qual cosa lo
lasciava quantomeno perplesso.
Non
era riuscito a raggiungere la Mezzosangue in alcun modo, comunque,
perchè quando sembrava che mancasse meno di un soffio, lei
era
svanita oltre un angolo senza lasciare alcuna traccia.
Erano
da poco finite le lezioni pomeridiane e nel giro di un'ora sarebbe
dovuto andare nell'Aula di Pozioni che aveva, come previsto, ottenuto
dal Professor Lumacorno per la sua lezione di ripasso.
Si
era diretto verso i sotterranei, per andare a recuperare in camera
sua un libro che poteva servire durante la spiegazione alla piccola
mentecatta, quando, di nuovo, come per magia, aveva visto sbucare una
chioma ribelle che non poteva essere d'altri che della Mezzosangue.
Beccata.
Aveva
affrettato il passo per raggiungerla, cercando di non fare molto
rumore, per prenderla di sorpresa. Camminava a testa alta, impettita,
un libro stretto al petto e un braccio ad oscillare al ritmo dei suoi
passi, sul fianco.
Le
aveva afferrato un polso con fermezza, tirandola un poco verso di
sé.
Lei si era girata con uno sguardo trucido, a cui era immediatamente
seguita un'espressione annoiata.
- Che vuoi? -
- Bello scherzetto mi hai tirato stamattina,
Mezzosangue. -
Con
uno strattone Hermione aveva liberato il polso dalla presa di Malfoy
e se l'era portato sul petto, ad appoggiarsi, incrociando l'altro
braccio, sul libro che teneva. L'aveva osservato stranita.
- A che cosa ti riferisci, Purosangue? -
Da
qualche settimana, da quando lavoravano insieme, Hermione aveva
smesso di riprenderlo, quando la chiamava con l'appellativo che le
riservava ormai da anni, dato che non sortiva altro effetto che
divertirlo, con la sua irritazione, ma aveva iniziato a chiamare lui
Purosangue.
Lo diceva con lo stesso sdegno e la stessa
superiorità che metteva lui, quando la chiamava Mezzosangue.
Draco
le aveva rivolto un ghigno, misto tra orgoglio e fastidio, al
sentirsi chiamare in quel modo.
- La signorina Davies è venuta a
cercarmi. -
Il
sopracciglio di Hermione si era alzato, incontrollabile.
- Lo so, te l'ho mandata io. Aveva bisogno di aiuto
in Pozioni, è una materia tua e l'ho mandata da te. -
Malfoy
aveva sbuffato.
- Il fatto che sia Ravenclaw non la pone sotto la
responsabilità di qualcun altro? -
Hermione
si era mossa, insofferente, spostando il peso da un piede all'altro,
cercando dentro di sé un motivo valido per non sbattergli in
faccia
il libro di Antiche Rune che aveva in mano fino a fargli perdere i
sensi. In effetti l'immagine di Malfoy a terra, tramortito, una
goccia del suo purissimo sangue a colargli da naso, l'aveva aiutata
non poco a recuperare un minimo di autocontrollo per rispondergli
senza insulti.
- Sei un Caposcuola Malfoy, è tuo dovere
aiutare gli studenti. Anche, anzi direi sopratutto
delle altre Case. -
Lui
aveva sogghignato.
- La nostra diligente maestrina ha fatto la sua
lezione di etica anche oggi. Bene, Mezzosangue, vado in Aula di Pozioni
dalla Davies, dato che è mio dovere. Ma
mi devi un favore, non lo dimenticare. -
Il
concetto era stato rimarcato dal dito indice di Draco, puntato dritto
verso Hermione.
- E io riscuoto sempre i miei crediti, Granger. -
Hermione
aveva bloccato una rispostaccia sulle labbra, per evitare di
rivolgerla alla sua schiena.
L'aveva guardato allontanarsi, il
passo sicuro e le spalle scosse da una risata beffarda.
Odioso,
arrogante ragazzino. Riusciva sempre a rovinarle la giornata.
*****
Nella
camera del settimo anno Lavanda e Calì erano sedute ognuna
sul
proprio letto e chiacchieravano di nulla. Calì era seduta
composta,
i piedi poggiati sul pavimento, le mani sulle ginocchia e la schiena
dritta; guardava in alto mentre parlava, muovendo alternativamente la
testa da un lato e dall'altro. Lavanda, di fronte a lei, sedeva a
gambe incrociate, la testa piegata di lato e con una spazzola morbida
passava una lozione lucidante con un intenso profumo di fragola.
- Non capisco perchè ancora non abbiano
chiarito. Ormai si parlano quasi normalmente, insomma, non mi sembra
giusto che continuino a fare questi balletti. -
Calì
aveva buttato lì questa frase quasi dal nulla, occhieggiando
la
reazione di Lavanda con la coda dell'occhio, mentre continuava il suo
stretching ai muscoli del dorso.
Lavanda
aveva bloccato la spazzola a metà lunghezza del ciuffo
biondo che
stava trattando in quel momento e aveva lanciato a Calì uno
sguardo
afflitto.
- Cosa vuoi che ti dica Calì, io non
posso obbligare proprio nessuno a fare alcunchè. Non ti nego
che vorrei sapere Ron completamente libero, soprattutto mentalmente,
visto anche quanto adesso sembra si stia riavvicinando a me, ma se lo
spingessi troppo potrei ottenere l'effetto opposto. -
Gli
occhi della ragazza brillavano, quasi lucidi, a parlare di Ronald.
Lavanda era innamorata di lui dal sesto anno e in un certo modo
era interessata a lui anche da prima, ma a parte la loro breve
relazione che si era tragicamente interrotta dopo l'esperienza di Ron
con i filtro d'amore di Romilda Vane e l'idromele avvelenato, non
c'era mai stato altro.
Di sicuro, pensava Lavanda, erano fatti
l'uno per l'altra ed era evidente. Quando stava con lei Ronald era
sempre così sereno e sorridente, non come nell'ultimo
periodo,
quando stava con Hermione, in cui lui era sempre così cupo.
In
qualche modo, quando c'era Lavanda intorno, Ron si rasserenava.
Chiaramente la diretta interessata attribuiva questi cambiamenti di
umore all'amore che lui provava per lei fin da allora, ma che era
troppo cieco e ottuso per riconoscerlo. Ma lei con la pazienza
sarebbe riuscita a mostrarglielo.
Ora che con la Granger era
finita, Lavanda aveva tutto lo spazio per poter agire e per sperare
di conquistare Ron, specialmente alla luce dei sorrisi e delle
attenzioni che lui sembrava riservarle ultimamente. Ma doveva essere
cauta. Aveva quest'occasione e nessun'altra, quindi doveva giocarla
al meglio.
Calì
aveva alzato le spalle, facendo poi un gesto con il mento in
direzione di Lavanda.
- Tu sai meglio di chiunque altro cosa è
meglio fare. Ma secondo me lei non si sta comportando in modo corretto,
a tenere la questione in ballo. -
Lavanda
aveva ricominciato a spazzolarsi i boccoli, con calma e con un
sorriso sul volto, ma alle parole di Calì aveva reagito con
un'espressione quasi di stizza.
- Non hanno granchè da chiarire in
realtà, Calì. Si sono lasciati, lei l'ha
lasciato, ma lui ha bisogno di parlarle per una questione sua
personale, non per avere conferma di qualcosa che sa già.
Finchè lei non gli avrà detto una volta per tutte
che non vuole tornare con lui, io non ho speranza, perchè in
qualche maniera lui si sente legato ad Hermione. -
Le
era sfuggito un sospiro quasi sconsolato, all'idea di dover
affrontare tanto, ma dentro di sé lei sapeva che quella di
Ron era
una fissazione, un'idea che era stata tanto comoda quanto tranquilla,
per tutto quel tempo, ma con lei Ronald avrebbe trovato la vera
passione, come era accaduto al sesto anno.
- Il fatto che sia legato a lei non implica che lei
stia facendo in modo che lo sia? -
Lo
sguardo malizioso di Calì alludeva più che
esplicitamente all'idea
che Hermione stesse cercando di tenere il piede in due scarpe, per
essere single ma mantenendo sempre un certo guinzaglio su Ronald.
Lavanda aveva scosso con forza la sua testolina ricciuta e le aveva
lanciato uno sguardo di biasimo.
- Come sei meschina, Calì. Come puoi
pensare che lei farebbe una cosa del genere? -
In
quell'esatto momento, Hermione stava entrando dalla porta, giusto in
tempo per intercettare l'ultima parte della frase di Lavanda.
- Chi non farebbe cosa, Lavanda? -
L'aveva
chiesto curiosa, come per distrarsi dal nervosismo che l'ennesima
discussone con Malfoy le aveva instillato nel petto. Lavanda aveva
fatto un cenno di diniego con il capo, mentre si alzava per andarle
incontro, con indosso la sua gonnellina giallo pallido e una t-shirt
bianca.
- Nulla di importante, Hermione. Vieni con me in
Sala Comune, vorrei parlarti di qualcosa. -
Dopo
aver scoccato l'ennesima occhiataccia a Calì, l'aveva presa
gentilmente per il gomito, guidandola con delicatezza giù
per le
scale che aveva appena percorso, fino a portarla nell'angolo accanto
alla finestra che dava sul Lago Nero.
Si
era seduta sul davanzale e le aveva fatto cenno di sedersi di fronte
a lei.
- Di cosa volevi parlarmi, Lavanda? -
La
ragazza si torturava le lunghe dita, stringendo una mano nell'altra
ed offrendo ad Hermione un continuo alternarsi di bianco e rosso,
dita e unghie. Si mordeva un labbro e sembrava non avere alcuna
intenzione di parlare, poi ad un certo momento, aveva levato quegli
occhioni azzurri nei suoi ed era partita in quarta, pronunciando
un'intera frase senza apparenti pause.
- Non voglio impicciarmi degli affari tuoi, ma
vorrei parlarti di Ron. -
Ad
Hermione era sfuggito un sospiro a metà tra il divertito e
il
sollevato. Temeva di peggio, anche se non avrebbe saputo dire
esattamente cosa.
Sapeva dell'interesse di Lavanda per Ron da
sempre, ormai e non la stupiva affatto che lei, ora cercasse qualche
informazione da lei.
- E che cosa dovresti dirmi? -
- Ecco, io... Volevo chiederti se avessi intenzione
di chiarire con lui. Sai, in fondo, dopo la vostra lite non avete mai
parlato e... -
Lavanda
aveva lasciato la frase in sospeso, ma con lo sguardo sembrava dirle
chiaramente che era arrivato il momento di mettere le cose a posto.
- E tu come fai a sapere che noi non abbiamo mai
parlato, dopo allora? -
La
ragazza aveva abbassato lo sguardo, arrossendo sotto le lunghe ciglia
bionde.
- Io...ehm... Ron mi potrebbe aver raccontato
qualcosa... -
Hermione
aveva trattenuto una risatina, davanti all'imbarazzo di Lavanda.
- Lavanda, stai tranquilla, non mi
arrabbierò né con te né con lui per
aver parlato di questa cosa e sto anche intuendo a cosa sia dovuta
questa tua, come chiamarla, richiesta di informazioni... -
Davanti
al sorriso sollevato di Lavanda, Hermione aveva proseguito.
- Immagino che Ronald non sia del tutto convinto
che tra noi due sia davvero finita e, in qualche maniera goffa, deve
averti fatto intendere che finchè non avrà chiuso
del tutto con me, tu non potresti in alcun modo essergli vicina. Mi
sbaglio? -
Lavanda
aveva annuito vigorosamente, colma di ammirazione per la
rapidità
con cui Hermione aveva colto il nocciolo della questione.
- Bene, lo dico ora a te, Lavanda e
cercherò di parlare con Ron appena possibile: io e Ronald
non torneremo insieme. Io l'ho già perdonato per il suo
comportamento tremendo dell'ultimo periodo, gli voglio molto bene, ma
non voglio tornare con lui, nella maniera più assoluta. -
La
scintilla di gioia nello sguardo di Lavanda era offuscata
però dal
dubbio.
- Ne sei sicura? -
- Si, Lavanda, sono sicura. -
Hermione
aveva stretto una delle mani delicate della ragazza fra le sue e lei
le aveva rivolto uno sguardo fiducioso.
- Vedi qualcun altro? E' per questo che non ti
interessa più lui? -
Hermione
si era tirata indietro di scatto, guardandola in viso con un
sopracciglio sollevato.
- Lav, il fatto che ti abbia fatto una confidenza
non ti autorizza a chiedermi ogni particolare degli affari miei. Ma
comunque... No, non vedo nessun altro. Semplicemente ho capito che io e
Ron non andiamo granchè bene come coppia. -
La
conversazione si era chiusa con un sospiro di Lavanda, atto ad
accogliere The King nella Sala Comune di Gryffindor.
- Vai pure Lavanda, non abbiamo altro da dire, noi
due. -
L'aveva
esortata con un gesto della mano e la ragazza si era alzata
immediatamente, per andare incontro a Ron con un sorriso e cingergli
un braccio con le mani. Lui le aveva risposto con uno sguardo caldo,
quasi tranquillo.
Ad
Hermione sembrava strano che non le provocasse nessun fastidio
assistere a quelle moine, ma aveva dovuto rendersi conto che era
così. Una volta avrebbe sentito un gran vuoto nel petto, nel
guardare Ron sorridere alla Brown, ma ora no.
Sapere che presto
avrebbero chiarito, che in qualche modo avrebbe potuto avere indietro
la serenità degli anni passati, la faceva sentire leggera.
Lei e Ron
sarebbero tornati amici, lui avrebbe avuto Lavanda e tutto sarebbe
filato liscio.
*****
Il
pomeriggio successivo al ripasso con la Davies, Malfoy si stava
dirigendo verso l'aula in cui avrebbero tenuto la lezione con il
gruppo di studio. Aveva avuto una strana impressione, il pomeriggio
precedente, come se quella ragazza non avesse alcun bisogno di aiuto
in Pozioni. Era stata quasi eccellente, nella stesura del compito per
il giorno successivo ed era inciampata soltanto un paio di volte, su
argomenti tanto semplici da sembrare quasi che sbagliasse di
proposito.
Non
era molto brava a mentire, la ragazzina e mentire a Malfoy era ancora
meno semplice che mentire a chiunque altro. Lui aveva fatto della
menzogna un'arte e la piccola Davies non era altro che una
dilettante.
Ma
avrebbe scoperto che cosa tramava, anche fosse stata una semplice
scusa per restare sola con lui, l'avrebbe smascherata. Ma non aveva
notato occhi languidi o nemmeno una guancia arrossarsi. Era
improbabile che la ragazzina avesse una cotta per lui, tanto
più per
il fatto che era da tutti risaputo con quanto ardore lei inseguisse
Paciock qui e là per tutta Hogwarts.
Doveva
esserci qualcos'altro di losco in quella richiesta.
Eppure
aveva chiesto la stessa cosa anche alla Granger, come se avesse
davvero necessità di qualcosa, oppure come se in un qualche
modo
avesse bisogno di avvicinarli entrambi.
Ci
avrebbe pensato su, questo era poco ma sicuro.
Ormai
era arrivato all'aula e la Granger lo aspettava al di là
della
porta, seduta sulla cattedra, le caviglie incrociate e lo sguardo
fisso sulla punta delle scarpe.
Chissà
a che sta pensando.
Ma
che domande idiote si faceva?
- Trovato qualcosa di interessante? -
Hermione
aveva fatto un salto di quasi un metro ed era scattata in piedi, la
mano alla bacchetta, quasi in posizione di guardia.
- Come siamo suscettibili. Non attento alla tua
vita, sono solo venuto a fare lezione. -
La
guardava con l'espressione di scherno che Hermione tanto detestava e
lei aveva ancora il petto che si alzava ed abbassava al ritmo di un
respiro anche troppo accelerato.
Hermione
aveva alzato lo sguardo nel suo e l'aveva guardato obliquamente,
infastidita.
- Non ho paura di te, Malferret. Non mi fido di chi
mi arriva alle spalle. -
L'espressione
di Draco si era fatta in qualche modo amara, lo sguardo si era
spostato da lei a qualcosa che probabilmente nessuno dei due poteva
vedere. Aveva pronunciato la frase successiva con un ghigno sul
volto.
- Brutti i ricordi di guerra eh? -
- Non sai quanto, Malfoy. -
Un
risolino aveva lasciato le labbra del ragazzo, prima che lui parlasse
ancora.
- Non ci contare. Lo so eccome. -
In
quel momento il primo capannello di Gryffindor era arrivato
nell'aula, infilandosi tra i due capiscuola che si fronteggiavano
quasi al limite di un duello, ma con gli sguardi tristi di coloro che
avevano già perso.
Li
avevano guardati un po' perplessi, ma subito i due si erano mossi,
prendendo ognuno il proprio posto, seduti sulla cattedra, ai due lati
di essa.
In
pochi minuti la classe si era riempita e avevano iniziato a girare
tra i banchi per dare una mano con i compiti di Trasfigurazione. Alla
fine del pomeriggio li avrebbero fatti esercitare, con gli uccellini
che erano nella gabbia in fondo all'aula.
Sembrava
che il silenzio si fosse fatto solido, rotto soltanto dai passi di
Hermione sul pavimento e dal fruscio delle piume sulle pergamene.
Meredith Phelps stava impegnando tutte le sue capacità per
concludere quel compito prima della fine di quella lezione; aveva
appuntamento con Neville, dopo cena e non voleva avere compiti
indietro.
Si
rigirava una ciocca di capelli tra le dita, come era solita fare
quando si concentrava, ma in un momento qualcosa di strano le era
accaduto: aveva sentito qualcosa cedere e lo sguardo era caduto sulla
pergamena, coperta appena dalla sua mano aperta.
L'urlo
terrorizzato di Meredith aveva rotto il silenzio della stanza e i
suoi capelli neri stavano posati sulla pergamena, sbavando l'ultima
parola del compito: rivelazione.
Note:
-
Il
titolo è tratto da un verso di
“Starlight” dei Muse:
“Our hopes and expectations, black
holes and revelations”.
-
Le
gonne corte delle divise delle ragazze sono un po' un gioco sul
ficcynismo che accorcia le divise e di pari passo allo spessore della
trama e un altro poco un omaggio a Savannah e alle Blue Ladies.
-
A
Quinn Davies piace molto, molto, molto il caffè. Mi auguro
l'abbiate notato. XD
-
Malfoy
cerca Hermione per romperle l'anima, per infastidirla e per essere il
più possibile pedante. Per ora non c'è niente di
romantico nel suo avvicinarsi a lei, almeno in modo cosciente.
-
Hermione
che vuole colpire Malfoy è molto me. In realtà,
su consiglio della fidata Rea la versione originale è stata
limata per essere lievemente meno ME. La versione originale, infatti
era: “... cercando dentro di sé un motivo valido
per non sbattergli in faccia il libro di Antiche Rune finchè
non avesse visto la materia cerebrale colargli dal naso”.
In effetti era un po' troppo splatter, è vero. XD
-
Forse
è presto per l'avvicinamento tra Ron e Lav-Lav, ma per me
loro sono una coppia perfetta e destinata, quindi in qualche modo si
attraggono come una calamita. Quanto sono belliniiiiii! <3
-
Calì
è una stronza. Non ho altro da aggiungere.
-
Hermione
sta capendo parecchie cose su se stessa e su Ron. Soffre per la loro
lontananza, ma ha capito che non è giusto per lei. Meno
male, direi io.
-
Qui
casca l'asino. Meredith, le urla e i capelli sulla pergamena. u_u
Capitoletto
un po' più breve, ma non potevo andare oltre senza rovinare
questa
parte.
In compenso sono stata inaspettatamente veloce, quindi
spero che apprezzerete comunque.
I personaggi sono sempre più
impazienti di raccontarsi, quindi spero di poter aggiornare presto,
ma come sempre non posso assicurare nulla...
Ringrazio tutti,
per le recensioni e le letture, apprezzo ogni parola ed ogni numerino
che sale.
Scusate se non ho ancora risposto alle recensioni, ma
ero immersa nello studio e nella stesura del capitolo, quindi ho
preferito dedicarmi a questo in modo totale. Piano piano arriveranno
anche le risposte, prometto.
Siete una gioia continua, non so
come altro dirvelo. *__________*
Al
solito, se vi va, potete venire a trovarmi nella mia nuova pagina
autore, QUI.
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