Aggiorno, sempre per la vostra immensa gioia.
3. Grazie
Un leggero mal di testa era l’unico compagno quella mattina.
Si era svegliata con la sensazione, strana, di essere appena
riemersa da un incubo colossale. Passandosi una mano sul volto Nami si accorse
delle scie ormai secche sulle guance. Lacrime pensò subito, ma non ricordava
quando avesse pianto, il perché invece era semplice da supporre.
Non ricordava nemmeno dove fosse in quel momento.
Trovare la risposta a quella domanda fu semplice, si doveva
trovare in una locanda a giudicare dalla stanza dove si era risvegliata.
Probabilmente erano sbarcati su di un isola.
Scendendo le scale sperò di trovare almeno uno dei
componenti della ciurma. Per quanto potesse desiderare di rimanere da sola,
voleva però almeno sapere che gli altri fossero lì.
La sala era piena, i tavoli erano quasi tutti interamente
occupati dagli abitanti dell’isola. Una sensazione di disagio avvolse la rossa
mentre, guardandosi attorno non riusciva a scorgere nessun viso familiare.
Fece un passo indietro mentre vedeva vari volti girarsi a
guardarla.
“Tutto ok?” voltandosi di scatto si ritrovò ad osservare
Zoro il quale a sua volta la stava studiando.
Annuì frettolosamente sempre con quella strana sensazione di
disagio addosso. Mai come in quel momento le sembrava di avere la spada di
Damocle penderle sul capo.
Lo spadaccino sospirò passandosi una mano sul volto. Quella
situazione gli suonava strana e non aveva idea di come dovesse comportarsi.
Mentalmente sperò che Robin e Chopper trovassero una soluzione.
Stupido si disse poi rendendosi conto di quanto risultasse
penoso il suo pensiero. Soluzioni concrete e veloci non esistevano.
“Andiamo” mormorò in direzione della compagna allungando una
mano ed aspettando pazientemente che lei la prendesse.
Nami sembrò titubare, come se si stesse chiedendo se davvero
poteva fidarsi di lui. Quel momento di attesa bruciò allo spadaccino che
strinse i denti cercando di scacciare al tempo stesso l’ira che lo aveva colto.
Di certo, prenderla e scuoterla, urlarle addosso, non sarebbe servito a nulla.
Ci voleva tempo si ripeté mentalmente.
Tentò un vago sorriso quando vide Nami prendere la mano che
le offriva. La strinse piano per poi farle strada fino alla porta della locanda
per poi varcarla ed immettersi tra le innumerevoli strade.
Aveva sospirato più volte rendendosi conto di non avere la
vaga idea di quale, tra le tante strade, dovesse prendere. Sinceramente, non
sapeva nemmeno dove andare. L’aveva trascinata fuori solo perché l’aveva vista
in difficoltà all’interno di quella stanza a lei sconosciuta.
Voltando appena il capo la osservò.
Camminava al suo fianco, le mani ancora intrecciate, come se
lui fosse stata la sua momentanea ancora di salvezza.
Lo era? Si domandò istintivamente.
Lui un ancora?
Tralasciò in fretta quel pensiero mentre per puro caso
adocchiava una via ed in fondo il porto. Percorrendola, sempre in assoluto
silenzio, si accorse di quanto la loro navigatrice in quel momento fosse
fragile.
E pensare che di solito le ci voleva poco per metterli tutti
in riga. Sorridendo lievemente percorse la passerella fino a ritrovarsi sul
ponte della Merry.
Per quanto lui amasse il silenzio, quello stava diventando
davvero ingombrante. Ma la rossa ormai erano giorni che non emetteva un fiato.
Percorse i pochi passi che li separavano dalla cucina della
Merry sempre trascinandosi dietro la silenziosa navigatrice.
“Ohi” borbottò Sanji vedendo spuntare Rufy ed Usopp da una
via.
Li aspettò concedendosi una sigaretta.
“Già finito il giro?” chiese non appena i due lo ebbero
raggiunto.
Usopp si strinse nelle spalle lasciando vagare nervosamente
lo sguardo attorno a sé, Rufy invece si grattò distrattamente la testa.
“Ho fame” proruppe infine passandosi anche una mano sullo
stomaco.
“Ma se hai mangiato un’ora fa” sbottò incredulo il cecchino.
Al suo fianco Sanji si limitò a sbuffare una nuvoletta di fumo.
“Ma che ci posso fare se ho fame” lacrimante il capitano
voltò il capo con espressione sofferente.
“Sei un caso disperato” mormorò esasperato ancora Usopp
scuotendo il capo.
“Tornate alla locanda allora” fu invece la risposta pacata
del cuoco. “Anzi, meglio che veniate con me” borbottò stizzito cominciando a
far strada.
Rimandare Usopp e Rufy alla locanda non era una buona idea.
Già si stava maledicendo per aver lasciato quell’idiota d’uno spadaccino da
solo, ma il ricordo del giorno prima gli bruciava ancora anche se sapeva bene
che i due non avevano una reale colpa.
Preferiva tenerli sott’occhio si disse sperando al tempo
stesso che al compagno dai capelli verdi non saltasse in mente di girovagare da
solo.
“Secondo te Zoro…” mormorò
distrattamente Usopp lasciando in sospeso la frase.
Di certo lui era l’ultimo a poter dire una qualsiasi cosa,
il giorno prima si era lasciato sfuggire Nami da sotto il naso. Sperava solo
che il compagno più vecchio non facesse il suo stesso errore.
“Io non mi preoccuperei” rispose di rimando Sanji continuando
però a sperare che quella testaccia rimanesse vigile.
Rufy invece rimase zitto, la mano ancora a massaggiarsi lo
stomaco brontolante. Seguiva i due senza fiatare sicuro che lo spadaccino se la
sarebbe cavata benissimo.
Riponeva una fiducia smisurata nel suo secondo, anche se a
volte, certe azioni sconsiderate di Roronoa lo facevano riconsiderare sulla
fiducia che riponeva in lui.
“E se si addormentasse?” provò a chiedere ancora Usopp ben
sapendo che quella era una realtà probabile.
“Lo ammazzo” fu l’unica e semplice replica che ricevette di
rimando dal biondo.
Rufy sorrise lievemente.
“Tieni” mormorò piano Zoro posando davanti a Nami una tazza
fumante.
Uno spadaccino a cucinare, anche se solo una tazza di te, lo
fece sorridere.
Scrollando il capo si chiese perché mai si fosse ritrovato
in quella assurda situazione. Relegando in un angolo i propri malsani pensieri,
prese posto affianco alla navigatrice posizionando anche un piattino colmo di
biscotti tra loro due.
Non era sicuro che avrebbe mangiato, ma poteva almeno
provarci.
In quei giorni molte cose erano cambiate, le loro normali
abitudini si erano andate sfalsando fino a ritrovarsi ad essere l’ombra della
ciurma allegra e solare quale in realtà erano.
Osservò di sottecchi la rossa solo per accorgersi che lo
stava fissando a sua volta. Inarcò istintivamente un sopracciglio piegando
lievemente il capo da una parte.
“Non te l’ho avvelenato” mormorò infine riuscendo a farle
piegare impercettibilmente le labbra verso l’alto.
Nami riportò lo sguardo sulla tazza afferrandola e bevendone
un sorso.
Si schiarì un paio di volte la gola, trovava difficile anche
solo aprire bocca. “Grazie” mormorò infine così lievemente da risultare appena
udibile.
Zoro la sentì lo stesso. Senza rendersene conto alzò una
mano fino a posarla sulla chioma rossa della navigatrice regalandole alla fine
una lieve carezza.
In quel momento, qualcosa lo aveva smosso facendogli mettere
da parte per una volta il suo orgoglio.
Prese poi un biscotto dal piatto e lo porse alla ragazza che
però scosse il capo rifiutandolo.
Stringendo le labbra Zoro se lo portò alla bocca facendolo
sparire in pochi istanti.
Se il piccolo medico fosse stato lì probabilmente gli
avrebbe detto di avere pazienza. Anche se lui di pazienza ne aveva avuta sempre
assai poca, per non dire nulla.
In tutti i casi, pensò prendendo un altro biscotto, un
piccolo passo lo aveva fatto.
Aveva di nuovo parlato.
“Dove accidenti è quell’idiota?” sbottò risentito Sanji non
appena Chopper era sbucato di nuovo dalle scale con espressione rammaricata.
Erano tornati per il pranzo, ma di Zoro nessuna traccia,
come nessuna traccia della rossa navigatrice.
Maledicendolo ancora una volta Sanji si lasciò cadere su di
una sedia portandosi poi l’ ennesima sigaretta della giornata alla bocca mentre
Rufy, già seduto da un pezzo, lasciava vagare lo sguardo in nessuna direzione
precisa.
“Io non mi preoccuperei” cercò di rassicurarli Robin anche
se il pensiero che la navigatrice fosse scappata ancora una volta le
attanagliava lo stomaco.
Usopp invece battè con fare
rassicurante una mano sulla piccola spalla di Chopper regalandogli poi un
sorriso incoraggiante, cercando in qualche modo di sembrare più sicuro di quel
che era.
“Sarà con Zoro” mormorò poco convinto il medico raggiungendo
i due seduti e prendendo a sua volta posto su di una sedia.
Nemmeno il tempo di dirlo che Rufy si alzò in piedi
dirigendosi poi velocemente verso la porta.
Seguendone i movimenti i quattro si accorsero che lo
spadaccino aveva appena fatto il suo ingresso assieme alla navigatrice.
“TU!” urlò furibondo Sanji schizzando in piedi dimentico
della situazione delicata. “Razza di microcefalo, dove sei stato” sbraitò
ancora.
“Baka” mormorò di rimando quello,
fermo sulla porta, portandosi la mano libera alla testa.
“Tutto ok?” domandò invece la mora avvicinandosi e guardando
la rossa che se ne rimaneva a capo chino.
“Eravamo alla nave” spiegò lento Zoro.
Si era fatto guidare da Nami fino alla locanda, almeno lei
aveva ben capito le indicazioni che gentilmente aveva dato loro una donna
incrociata lungo il cammino.
Aspettarono che Robin portasse Nami fino in camera prima di
prendere posto attorno ad un tavolo libero.
“Che è successo?” domandò curioso Usopp.
Zoro si strinse nelle spalle facendo ben intendere che non
avrebbe detto una sola parola in più del necessario.
“Un cambio d’aria” rispose infatti quello suscitando ancora
le ire del biondo cuoco ma riuscendo così a strappare una risata di cuore al
capitano.
“Come sarebbe un cambio d’aria stupido marimo!”
sbottò il cuoco cercando di centrare con un calcio da sotto il tavolo le gambe
dell’altro.
“Che siamo andati alla nave” ribattè
l’altro seccato. “Nulla di più” brontolò infine Roronoa incrociando le braccia
al petto.
“È un buon segno, no?” domandò titubante il cecchino
voltando il capo verso la piccola renna.
“Direi di sì” annuì convinto Chopper facendo spuntare
finalmente un sorriso sereno sul suo musetto. “Almeno non è rimasta rintanata
nella stanza tutto il giorno”.
A quelle parole Sanji smise di attentare alle gambe dello
spadaccino per sedersi compostamente.
“Ora che si fa?” domandò Zoro spostando lo sguardo sul
medico e facendo fare così anche a tutti gli altri.
“Aspettiamo” fu la risposta che ricevette. “Noi possiamo
fare gran poco, è lei che deve reagire” spiegò lentamente Chopper facendo
assumere un’espressione pensierosa a Usopp e Sanji.
“Aspetteremo” rispose sicuro Rufy calcandosi il cappello di
paglia sugli occhi ma mantenendo il sorriso sulle labbra.
Aveva fiducia nei suoi compagni.
“Dopo domani ripartiamo” mormorò assorto Sanji
accarezzandosi il mento mentre spegneva la sigaretta su di un posacenere
improvvisato. “Ho ancora diverse provviste da prendere” spiegò infine facendo
mente locale su cosa mancava nella stiva.
“Ti diamo una mano” proruppero in coro Usopp e Rufy.
“Tu no!” sbottò risentito il biondo riuscendo a calciare le
gambe del capitano. “È colpa tua se sono ancora qui a fare provviste” lo sgridò
apertamente facendolo sorridere ancora di più.
Zoro sospirò lievemente portandosi ancora una mano alla
testa. Spostando lo sguardo andò ad incrociare le scale che portavano al piano
superiore.
“Ha parlato” disse infine in tono atono senza abbandonare
con lo sguardo le scale. “Nulla di importante però” precisò infine spostando lo
sguardo e rivolgendolo al piccolo medico che era già pronto a fare domande.
Chopper richiuse la bocca ricacciando indietro tutta la
serie di domande che avrebbe voluto fare al compagno.
“Direi che facciamo progressi” mormorò cupo Sanji fulminando
con lo sguardo lo spadaccino.
Zoro di risposta lo guardò come se non esistesse facendo
infuriare ancora di più e beccandosi così l’ennesimo calcio sugli stinchi.
“Piccoli passi” mormorò Chopper facendo finta di nulla ma
arrossendo sentendo le imprecazioni dello spadaccino.
“Abbi fiducia Chopper” Rufy lo guardò serio. “Abbi fiducia
in Nami” disse infine facendo tacere gli altri e riuscendo a far sorridere
ancora il medico che di risposta annuì convinto.
§
Uhm, cambiamenti d’aria.
Nella realtà più
che un cambiamento d’aria, lo spadaccino ha portato Nami su quella che ormai
tutti loro definiscono casa. Non so se ho fatto capire quello che avevo in
testa.
Credo, dato che
non sono una psicologa, che in una situazione simile, il soggetto in questione
(Nami) si senta a disagio? Forse mi sbaglio io, ma al posto suo mi sentirei a
disagio ogni volta che una persona, anche sconosciuta, mi guardasse. E ad
essere sinceri, sapendo la brutta fine avvenuta alla propria isola, avrei il
timore di svegliarmi e non trovare più nemmeno uno dei miei amici.
Lo spadaccino che
prepara qualcosa di caldo è una idea malsana lo ammetto, ma mi stuzzicava come
situazione. Poi, ad essere sinceri, vedere i siparietti tra Usopp e Rufy, e
Zoro e Sanji è il massimo. Ok che la situazione sulla Merry è delicata, ma sono
pur sempre degli idioti totali u.u quindi, diciamo
che non tutto è andato a farsi benedire, solo che è prevalsa la preoccupazione
verso la loro navigatrice ed hanno deciso di stare buonini.
Per quanto possono almeno.