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Autore: Bitter_sweet    01/05/2011    6 recensioni
Niente urla, niente pugni.
Un clima surreale si era andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.
Sospirando il cecchino tornò a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.
Il ponte sotto di loro era tornato silenzioso.

Perchè c'è sempre un conto in sospeso con il passato e questi prima o poi torna a pareggiare i conti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Aggiorno, sempre per la vostra immensa gioia.

 

 

 

 

3. Grazie

 

 

Un leggero mal di testa era l’unico compagno quella mattina.

Si era svegliata con la sensazione, strana, di essere appena riemersa da un incubo colossale. Passandosi una mano sul volto Nami si accorse delle scie ormai secche sulle guance. Lacrime pensò subito, ma non ricordava quando avesse pianto, il perché invece era semplice da supporre.

Non ricordava nemmeno dove fosse in quel momento.

Trovare la risposta a quella domanda fu semplice, si doveva trovare in una locanda a giudicare dalla stanza dove si era risvegliata. Probabilmente erano sbarcati su di un isola.

Scendendo le scale sperò di trovare almeno uno dei componenti della ciurma. Per quanto potesse desiderare di rimanere da sola, voleva però almeno sapere che gli altri fossero lì.

La sala era piena, i tavoli erano quasi tutti interamente occupati dagli abitanti dell’isola. Una sensazione di disagio avvolse la rossa mentre, guardandosi attorno non riusciva a scorgere nessun viso familiare.

Fece un passo indietro mentre vedeva vari volti girarsi a guardarla.

“Tutto ok?” voltandosi di scatto si ritrovò ad osservare Zoro il quale a sua volta la stava studiando.

Annuì frettolosamente sempre con quella strana sensazione di disagio addosso. Mai come in quel momento le sembrava di avere la spada di Damocle penderle sul capo.

Lo spadaccino sospirò passandosi una mano sul volto. Quella situazione gli suonava strana e non aveva idea di come dovesse comportarsi. Mentalmente sperò che Robin e Chopper trovassero una soluzione.

Stupido si disse poi rendendosi conto di quanto risultasse penoso il suo pensiero. Soluzioni concrete e veloci non esistevano.

“Andiamo” mormorò in direzione della compagna allungando una mano ed aspettando pazientemente che lei la prendesse.

Nami sembrò titubare, come se si stesse chiedendo se davvero poteva fidarsi di lui. Quel momento di attesa bruciò allo spadaccino che strinse i denti cercando di scacciare al tempo stesso l’ira che lo aveva colto. Di certo, prenderla e scuoterla, urlarle addosso, non sarebbe servito a nulla.

Ci voleva tempo si ripeté mentalmente.

Tentò un vago sorriso quando vide Nami prendere la mano che le offriva. La strinse piano per poi farle strada fino alla porta della locanda per poi varcarla ed immettersi tra le innumerevoli strade.

 

Aveva sospirato più volte rendendosi conto di non avere la vaga idea di quale, tra le tante strade, dovesse prendere. Sinceramente, non sapeva nemmeno dove andare. L’aveva trascinata fuori solo perché l’aveva vista in difficoltà all’interno di quella stanza a lei sconosciuta.

Voltando appena il capo la osservò.

Camminava al suo fianco, le mani ancora intrecciate, come se lui fosse stata la sua momentanea ancora di salvezza.

Lo era? Si domandò istintivamente.

Lui un ancora?

Tralasciò in fretta quel pensiero mentre per puro caso adocchiava una via ed in fondo il porto. Percorrendola, sempre in assoluto silenzio, si accorse di quanto la loro navigatrice in quel momento fosse fragile.

E pensare che di solito le ci voleva poco per metterli tutti in riga. Sorridendo lievemente percorse la passerella fino a ritrovarsi sul ponte della Merry.

Per quanto lui amasse il silenzio, quello stava diventando davvero ingombrante. Ma la rossa ormai erano giorni che non emetteva un fiato.

Percorse i pochi passi che li separavano dalla cucina della Merry sempre trascinandosi dietro la silenziosa navigatrice.

 

 

 

“Ohi” borbottò Sanji vedendo spuntare Rufy ed Usopp da una via.

Li aspettò concedendosi una sigaretta.

“Già finito il giro?” chiese non appena i due lo ebbero raggiunto.

Usopp si strinse nelle spalle lasciando vagare nervosamente lo sguardo attorno a sé, Rufy invece si grattò distrattamente la testa.

“Ho fame” proruppe infine passandosi anche una mano sullo stomaco.

“Ma se hai mangiato un’ora fa” sbottò incredulo il cecchino. Al suo fianco Sanji si limitò a sbuffare una nuvoletta di fumo.

“Ma che ci posso fare se ho fame” lacrimante il capitano voltò il capo con espressione sofferente.

“Sei un caso disperato” mormorò esasperato ancora Usopp scuotendo il capo.

“Tornate alla locanda allora” fu invece la risposta pacata del cuoco. “Anzi, meglio che veniate con me” borbottò stizzito cominciando a far strada.

Rimandare Usopp e Rufy alla locanda non era una buona idea. Già si stava maledicendo per aver lasciato quell’idiota d’uno spadaccino da solo, ma il ricordo del giorno prima gli bruciava ancora anche se sapeva bene che i due non avevano una reale colpa.

Preferiva tenerli sott’occhio si disse sperando al tempo stesso che al compagno dai capelli verdi non saltasse in mente di girovagare da solo.

“Secondo te Zoro…” mormorò distrattamente Usopp lasciando in sospeso la frase.

Di certo lui era l’ultimo a poter dire una qualsiasi cosa, il giorno prima si era lasciato sfuggire Nami da sotto il naso. Sperava solo che il compagno più vecchio non facesse il suo stesso errore.

“Io non mi preoccuperei” rispose di rimando Sanji continuando però a sperare che quella testaccia rimanesse vigile.

Rufy invece rimase zitto, la mano ancora a massaggiarsi lo stomaco brontolante. Seguiva i due senza fiatare sicuro che lo spadaccino se la sarebbe cavata benissimo.

Riponeva una fiducia smisurata nel suo secondo, anche se a volte, certe azioni sconsiderate di Roronoa lo facevano riconsiderare sulla fiducia che riponeva in lui.

“E se si addormentasse?” provò a chiedere ancora Usopp ben sapendo che quella era una realtà probabile.

“Lo ammazzo” fu l’unica e semplice replica che ricevette di rimando dal biondo.

Rufy sorrise lievemente.

 

 

 

“Tieni” mormorò piano Zoro posando davanti a Nami una tazza fumante.

Uno spadaccino a cucinare, anche se solo una tazza di te, lo fece sorridere.

Scrollando il capo si chiese perché mai si fosse ritrovato in quella assurda situazione. Relegando in un angolo i propri malsani pensieri, prese posto affianco alla navigatrice posizionando anche un piattino colmo di biscotti tra loro due.

Non era sicuro che avrebbe mangiato, ma poteva almeno provarci.

In quei giorni molte cose erano cambiate, le loro normali abitudini si erano andate sfalsando fino a ritrovarsi ad essere l’ombra della ciurma allegra e solare quale in realtà erano.

Osservò di sottecchi la rossa solo per accorgersi che lo stava fissando a sua volta. Inarcò istintivamente un sopracciglio piegando lievemente il capo da una parte.

“Non te l’ho avvelenato” mormorò infine riuscendo a farle piegare impercettibilmente le labbra verso l’alto.

Nami riportò lo sguardo sulla tazza afferrandola e bevendone un sorso.

Si schiarì un paio di volte la gola, trovava difficile anche solo aprire bocca. “Grazie” mormorò infine così lievemente da risultare appena udibile.

Zoro la sentì lo stesso. Senza rendersene conto alzò una mano fino a posarla sulla chioma rossa della navigatrice regalandole alla fine una lieve carezza.

In quel momento, qualcosa lo aveva smosso facendogli mettere da parte per una volta il suo orgoglio.

Prese poi un biscotto dal piatto e lo porse alla ragazza che però scosse il capo rifiutandolo.

Stringendo le labbra Zoro se lo portò alla bocca facendolo sparire in pochi istanti.

Se il piccolo medico fosse stato lì probabilmente gli avrebbe detto di avere pazienza. Anche se lui di pazienza ne aveva avuta sempre assai poca, per non dire nulla.

In tutti i casi, pensò prendendo un altro biscotto, un piccolo passo lo aveva fatto.

Aveva di nuovo parlato.

 

 

 

“Dove accidenti è quell’idiota?” sbottò risentito Sanji non appena Chopper era sbucato di nuovo dalle scale con espressione rammaricata.

Erano tornati per il pranzo, ma di Zoro nessuna traccia, come nessuna traccia della rossa navigatrice.

Maledicendolo ancora una volta Sanji si lasciò cadere su di una sedia portandosi poi l’ ennesima sigaretta della giornata alla bocca mentre Rufy, già seduto da un pezzo, lasciava vagare lo sguardo in nessuna direzione precisa.

“Io non mi preoccuperei” cercò di rassicurarli Robin anche se il pensiero che la navigatrice fosse scappata ancora una volta le attanagliava lo stomaco.

Usopp invece battè con fare rassicurante una mano sulla piccola spalla di Chopper regalandogli poi un sorriso incoraggiante, cercando in qualche modo di sembrare più sicuro di quel che era.

“Sarà con Zoro” mormorò poco convinto il medico raggiungendo i due seduti e prendendo a sua volta posto su di una sedia.

Nemmeno il tempo di dirlo che Rufy si alzò in piedi dirigendosi poi velocemente verso la porta.

Seguendone i movimenti i quattro si accorsero che lo spadaccino aveva appena fatto il suo ingresso assieme alla navigatrice.

“TU!” urlò furibondo Sanji schizzando in piedi dimentico della situazione delicata. “Razza di microcefalo, dove sei stato” sbraitò ancora.

Baka” mormorò di rimando quello, fermo sulla porta, portandosi la mano libera alla testa.

“Tutto ok?” domandò invece la mora avvicinandosi e guardando la rossa che se ne rimaneva a capo chino.

“Eravamo alla nave” spiegò lento Zoro.

Si era fatto guidare da Nami fino alla locanda, almeno lei aveva ben capito le indicazioni che gentilmente aveva dato loro una donna incrociata lungo il cammino.

Aspettarono che Robin portasse Nami fino in camera prima di prendere posto attorno ad un tavolo libero.

“Che è successo?” domandò curioso Usopp.

Zoro si strinse nelle spalle facendo ben intendere che non avrebbe detto una sola parola in più del necessario.

“Un cambio d’aria” rispose infatti quello suscitando ancora le ire del biondo cuoco ma riuscendo così a strappare una risata di cuore al capitano.

“Come sarebbe un cambio d’aria stupido marimo!” sbottò il cuoco cercando di centrare con un calcio da sotto il tavolo le gambe dell’altro.

“Che siamo andati alla nave” ribattè l’altro seccato. “Nulla di più” brontolò infine Roronoa incrociando le braccia al petto.

“È un buon segno, no?” domandò titubante il cecchino voltando il capo verso la piccola renna.

“Direi di sì” annuì convinto Chopper facendo spuntare finalmente un sorriso sereno sul suo musetto. “Almeno non è rimasta rintanata nella stanza tutto il giorno”.

A quelle parole Sanji smise di attentare alle gambe dello spadaccino per sedersi compostamente.

“Ora che si fa?” domandò Zoro spostando lo sguardo sul medico e facendo fare così anche a tutti gli altri.

“Aspettiamo” fu la risposta che ricevette. “Noi possiamo fare gran poco, è lei che deve reagire” spiegò lentamente Chopper facendo assumere un’espressione pensierosa a Usopp e Sanji.

“Aspetteremo” rispose sicuro Rufy calcandosi il cappello di paglia sugli occhi ma mantenendo il sorriso sulle labbra.

Aveva fiducia nei suoi compagni.

“Dopo domani ripartiamo” mormorò assorto Sanji accarezzandosi il mento mentre spegneva la sigaretta su di un posacenere improvvisato. “Ho ancora diverse provviste da prendere” spiegò infine facendo mente locale su cosa mancava nella stiva.

“Ti diamo una mano” proruppero in coro Usopp e Rufy.

“Tu no!” sbottò risentito il biondo riuscendo a calciare le gambe del capitano. “È colpa tua se sono ancora qui a fare provviste” lo sgridò apertamente facendolo sorridere ancora di più.

Zoro sospirò lievemente portandosi ancora una mano alla testa. Spostando lo sguardo andò ad incrociare le scale che portavano al piano superiore.

“Ha parlato” disse infine in tono atono senza abbandonare con lo sguardo le scale. “Nulla di importante però” precisò infine spostando lo sguardo e rivolgendolo al piccolo medico che era già pronto a fare domande.

Chopper richiuse la bocca ricacciando indietro tutta la serie di domande che avrebbe voluto fare al compagno.

“Direi che facciamo progressi” mormorò cupo Sanji fulminando con lo sguardo lo spadaccino.

Zoro di risposta lo guardò come se non esistesse facendo infuriare ancora di più e beccandosi così l’ennesimo calcio sugli stinchi.

“Piccoli passi” mormorò Chopper facendo finta di nulla ma arrossendo sentendo le imprecazioni dello spadaccino.

“Abbi fiducia Chopper” Rufy lo guardò serio. “Abbi fiducia in Nami” disse infine facendo tacere gli altri e riuscendo a far sorridere ancora il medico che di risposta annuì convinto.

 

 

§

 

Uhm, cambiamenti d’aria.

Nella realtà più che un cambiamento d’aria, lo spadaccino ha portato Nami su quella che ormai tutti loro definiscono casa. Non so se ho fatto capire quello che avevo in testa.

Credo, dato che non sono una psicologa, che in una situazione simile, il soggetto in questione (Nami) si senta a disagio? Forse mi sbaglio io, ma al posto suo mi sentirei a disagio ogni volta che una persona, anche sconosciuta, mi guardasse. E ad essere sinceri, sapendo la brutta fine avvenuta alla propria isola, avrei il timore di svegliarmi e non trovare più nemmeno uno dei miei amici.

Lo spadaccino che prepara qualcosa di caldo è una idea malsana lo ammetto, ma mi stuzzicava come situazione. Poi, ad essere sinceri, vedere i siparietti tra Usopp e Rufy, e Zoro e Sanji è il massimo. Ok che la situazione sulla Merry è delicata, ma sono pur sempre degli idioti totali u.u quindi, diciamo che non tutto è andato a farsi benedire, solo che è prevalsa la preoccupazione verso la loro navigatrice ed hanno deciso di stare buonini. Per quanto possono almeno.

   
 
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