Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono
un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo
di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.
Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per
l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it.
In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da
altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia,
accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte
le storie scritte secondo questi prompt.
SCALA QUARANTA
XII. Regina di Quadri
Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che sia ambientata
durante il pranzo di Pasqua, ma che non nomini alcun cibo
"Ma
dobbiamo farlo per forza?" brontolò Squall.
Rinoa
lo tormentava da una settimana con l'idea che avrebbero dovuto fare un pranzo
pasquale tutti insieme, possibilmente nel suo appartamento, che era il più
grande. Squall aveva resistito finché aveva potuto - non gli piaceva l'idea di
avere gente nella sua stanza, anche se erano suoi amici - ma poi aveva ceduto
il giorno precedente, quando Rinoa aveva tirato fuori l'argomento famiglia.
Era
qualcosa su cui era diventato un tantino debole, l'argomento famiglia, e Rinoa
sembrava approfittarsene, e lo metteva in mezzo ogni volta che poteva.
Ma
alle undici di mattina della domenica di Pasqua, quando Rinoa si presentò con
alcune uova-segnaposto e una buona quantità di casseruole, pentole e ciotole,
venne preso dal terrore e cercò la scappatoia dell'ultimo minuto.
"Non
è che dobbiamo per forza, Squall," rispose Rinoa mentre
apparecchiava la tavola. "Queste non sono cose che si fanno per dovere. Si
fanno per stare insieme. Per Natale ci siamo dovuti separare..." Il suo
tono si fece malinconico, e Squall allora scosse la testa.
"Va
bene, come vuoi. Ma non voglio un pranzo troppo lungo, ok?" concesse
infine.
"Sì,
lo so, entro le tre al massimo se ne saranno andati tutti. Non sia mai che il
Comandante della SeeD ingrassi di un chilo," lo canzonò lei.
"Il
grasso non mi aiuta nelle battaglie," si difese con poca convinzione lui. Non
posso sopportarli per quasi tre ore, stava pensando intanto.
"Sì,
certo..." rispose Rinoa, voltandosi poi per abbracciarlo. "Lo so che
è difficile per te... per questo voglio ringraziarti per aver accettato. Non
sai quanto sia importante per me... per tutti noi."
Squall
le sorrise, e accettò il bacio leggero che gli diede lei.
"Lo
so, anche se non lo capisco," rispose lui con più sincerità di quanto
avesse voluto.
Lei
gli posò la guancia sul petto, e sospirando cercò di spiegare. "Quando
c'era mia madre, a casa nostra per Pasqua venivano sempre i miei nonni e i
fratelli di mio padre. Eravamo tantissime persone - credo che in totale fossimo
circa una ventina. Mi piaceva perché potevo vedere i miei cugini, anche se
erano tutti di qualche anno più grandi di me... non potevo giocare molto con
gli altri bambini. Mio padre era un ufficiale dell'esercito e mia madre una
cantante famosa... i miei genitori erano terrorizzati all'idea che qualcuno
potesse rapirmi o cose così."
"Era
l'unica occasione per stare con i bambini della tua età, allora," sussurrò
Squall.
Lei
sollevò lo sguardo, allontanandosi da lui quanto bastava per guardarlo a occhi
sgranati. "Mi stai ascoltando davvero?"
"Sì,"
rispose lui, sgranando gli occhi a sua volta. "Perché me lo chiedi?"
Rinoa
sospirò alzando gli occhi al cielo, e lui la trovò particolarmente buffa, lì
abbracciata a lui ma con quel gesto di semi insofferenza. "Perché di
solito non mi ascolti mai."
"Non
è vero," obiettò lui.
"Ah
no?" domandò Rinoa, avvicinandosi fino ad essere a pochi centimetri dalle
sue labbra. "Ieri ti ho detto cosa avremmo mangiato. Tu annuivi, ma
scommetto che non hai sentito una parola..." Gli posò una mano sulla
guancia per evitare che sbirciasse.
"Ok,
questa volta hai ragione..."
"E
la settimana scorsa ti ho raccontato che Quistis mi ha offerto di aiutarla con
le sue lezioni. Annuivi, ma quando ti ho chiesto di dirmi cosa ne pensi ho
dovuto darti uno scappellotto per farti rispondere."
"Sì,
bè, ero stanco..."
"Erano
le dieci di mattina, Squall."
"Ok,
quelle volte non ti ho ascoltato..."
"...e,"
continuò lei, con un sorriso malizioso, "quando ti ho detto di avere un
ritardo, qualche giorno fa, non hai fatto nemmeno una piega."
"Tu
che cosa?!" Squall sbarrò gli occhi e le impedì di divincolarsi dal suo
abbraccio. "Stai scherzando?"
"Su
che cosa?" fece lei innocente, sbattendo le palpebre.
"Lo
sai bene su che cosa," sibilò Squall, riducendo gli occhi a fessure.
"Ah,
quella cosuccia!" lo canzonò lei, e poi scoppiò a ridere. La cosa non gli
diede comunque sollievo. "Sul fatto che ti ho detto di avere un ritardo,
non sto scherzando. L'ho fatto davvero per attirare la tua attenzione. Sul
fatto di averlo davvero... sì, scherzo. Sono perfettamente regolare."
Lui
sospirò di sollievo. "Mi hai spaventato."
"Lo
so, ma lo vedi a cosa devo ricorrere per farmi ascoltare?" rispose lei,
sempre scherzando, ma con una punta di malinconia nella voce.
Lui
stava per rispondere, ma qualcuno bussò alla porta, e Rinoa si divincolò dal
suo abbraccio per andare ad aprire. Poi il suo appartamento fu invaso dai loro
amici, e a Squall rimase la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso.
E la
cosa gli dava più fastidio di quanto volesse ammettere.
*˜*˜*˜*˜*
Fu
solo a metà pranzo, quando Rinoa gli chiese di andare con lei in cucina per
aiutarla con i piatti da portata, che Squall la bloccò deciso a terminare la
loro conversazione interrotta.
"Prima
non abbiamo finito," esordì.
"Finito
cosa?" gli chiese lei, tirando fuori una teglia dal forno e iniziando a
distribuire le porzioni nei piatti.
Squall
sospirò, quasi certo che lei stesse cercando di evitare l'argomento, e decise
che era meglio se iniziava con il prenderlo di petto lui. "Hai ragione, a
volte non ti ascolto. Ma non è perché non mi interessa quello che hai da dire,
davvero..."
"Lo
so, Squall..."
"Ho
sempre davvero tanto da fare, e a volte ho così tante cose a cui pensare che
non ho tempo per niente..."
"Lo
so..." Rinoa smise di preparare i piatti e si voltò a guardarlo.
"Stai tranquillo, scherzavo..."
"Non
è vero," ribatté lui. "L'ho sentito il tono che hai usato."
"Squall..."
Si coprì il viso con le mani, sospirò e poi tornò a guardarlo per rispondere.
"Ascolta, è vero, a volte mi scoccia sapere che non mi ascolti. Però poi
so perché lo fai, e mi passa..."
"Sì,
ma non sentire nemmeno che mi dicevi di un ritardo... sono stato
imperdonabile."
Rinoa
sorrise e si allungò a baciarlo, il più profondamente e appassionatamente
possibile, per fargli capire che per lei andava bene così. "Non è per
te," sussurrò poi separandosi da lui.
"Per
chi, allora?" La sua voce era roca, bassa, estremamente seria.
"Mio
padre," rispose lei abbassando lo sguardo. "Ti ho detto che quando
c'era mamma, Pasqua era bellissima... ma dopo la sua morte, papà ha smesso di
invitare a pranzo i suoi fratelli. Vederli felici con le loro mogli per lui era
una sofferenza... e credeva che fosse così anche per me, quando vedevo i miei
cuginetti con le loro mamme. Sono stata sola, da allora. Ho cercato spesso di
dirgli che volevo vedere i miei cugini, o almeno stare con altri bambini... ma
lui non mi ascoltava nemmeno."
"Come
faccio io a volte," terminò Squall per lei.
"Sì,
ma con te è diverso!"
"Non
ha importanza," le rispose lui, alzandole il mento con le dita. "Ti
faccio sentire come ti sentivi allora..."
Lei
scrollò le spalle, come a ribadire che non era importante.
"Faccio
un fioretto. Ti ascolterò di più, da oggi in poi," promise convinto
Squall.
Rinoa
sorrise soltanto, annuendo come ad accettare la promessa.
"Ora
torniamo dai nostri ospiti, o le battute di Irvine si sprecheranno."
*˜*˜*˜*˜*
Squall
tenne fede alla sua promessa, fin dalla sera stessa.
Gli
amici lo avevano incastrato: dopo il pranzo, avevano proposto di andare tutti
insieme a Balamb, dove si teneva un torneo di Triple Triad. Lui e Rinoa erano
rimasti soli esclusivamente per il tempo necessario agli altri ad andare a
cambiarsi; poi avevano cenato tutti insieme in città, e Squall aveva dovuto
ammettere che si era divertito. Li aveva sopportati per più di quanto avesse
creduto possibile, e questo l'aveva reso rilassato. Rinoa era stata felice di quel
cambiamento.
Poi,
quando erano tornati al suo appartamento, le aveva detto che voleva mantenere
la promessa. "Fin da subito," aveva aggiunto.
"Ok,"
aveva risposto Rinoa, piegando la testa su un lato.
"Raccontami
di quando eri bambina. Di tua madre."
Rinoa
sorrise, e iniziò a raccontare a ruota libera quello che le veniva in mente,
dei pranzi delle feste, dei giochi con i cugini, di quanto tutto era cambiato
dopo la morte di sua madre, di quanto le piacesse stare a Timber, dai suoi
nonni materni, meno ingessati e rigidi di quelli paterni, e così più dolci e
affettuosi. Parlò a lungo, e Squall la ascoltava davvero, infilando una domanda
qua e là per farle capire che stava tenendo fede alla sua promessa.
Fu
solo quando ebbe finito di raccontare, e si ritrovò a riposare senza fiato sul
suo petto dopo l'amore, che aggiunse di dovergli confessare una cosa.
"Un'altra?"
scherzò Squall.
Rinoa
ridacchiò. "Sì, questa è seria..."
"Ok,
spara..."
"Hai
detto di voler fare un fioretto."
"Sì,
e quindi?"
"Il
periodo in cui si fanno fioretti è finito, Squall."
*****
Nota dell'autrice: non so perché, ma ho sempre avuto quest'idea,
di Rinoa che dice di avere un ritardo e Squall che nemmeno la sente XD Spero
che la storia non vi sembri banalotta come lo sembra a me ^^
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly |