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Autore: Alessia Heartilly    01/05/2011    0 recensioni
54 carte, 54 prompt, 54 storie. Raccolta di oneshot di vario genere, ispirate a vari personaggi, creata sulle carte da ramino.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XII. Regina di Quadri

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che sia ambientata durante il pranzo di Pasqua, ma che non nomini alcun cibo

"Ma dobbiamo farlo per forza?" brontolò Squall.

Rinoa lo tormentava da una settimana con l'idea che avrebbero dovuto fare un pranzo pasquale tutti insieme, possibilmente nel suo appartamento, che era il più grande. Squall aveva resistito finché aveva potuto - non gli piaceva l'idea di avere gente nella sua stanza, anche se erano suoi amici - ma poi aveva ceduto il giorno precedente, quando Rinoa aveva tirato fuori l'argomento famiglia.

Era qualcosa su cui era diventato un tantino debole, l'argomento famiglia, e Rinoa sembrava approfittarsene, e lo metteva in mezzo ogni volta che poteva.

Ma alle undici di mattina della domenica di Pasqua, quando Rinoa si presentò con alcune uova-segnaposto e una buona quantità di casseruole, pentole e ciotole, venne preso dal terrore e cercò la scappatoia dell'ultimo minuto.

"Non è che dobbiamo per forza, Squall," rispose Rinoa mentre apparecchiava la tavola. "Queste non sono cose che si fanno per dovere. Si fanno per stare insieme. Per Natale ci siamo dovuti separare..." Il suo tono si fece malinconico, e Squall allora scosse la testa.

"Va bene, come vuoi. Ma non voglio un pranzo troppo lungo, ok?" concesse infine.

"Sì, lo so, entro le tre al massimo se ne saranno andati tutti. Non sia mai che il Comandante della SeeD ingrassi di un chilo," lo canzonò lei.

"Il grasso non mi aiuta nelle battaglie," si difese con poca convinzione lui. Non posso sopportarli per quasi tre ore, stava pensando intanto.

"Sì, certo..." rispose Rinoa, voltandosi poi per abbracciarlo. "Lo so che è difficile per te... per questo voglio ringraziarti per aver accettato. Non sai quanto sia importante per me... per tutti noi."

Squall le sorrise, e accettò il bacio leggero che gli diede lei.

"Lo so, anche se non lo capisco," rispose lui con più sincerità di quanto avesse voluto.

Lei gli posò la guancia sul petto, e sospirando cercò di spiegare. "Quando c'era mia madre, a casa nostra per Pasqua venivano sempre i miei nonni e i fratelli di mio padre. Eravamo tantissime persone - credo che in totale fossimo circa una ventina. Mi piaceva perché potevo vedere i miei cugini, anche se erano tutti di qualche anno più grandi di me... non potevo giocare molto con gli altri bambini. Mio padre era un ufficiale dell'esercito e mia madre una cantante famosa... i miei genitori erano terrorizzati all'idea che qualcuno potesse rapirmi o cose così."

"Era l'unica occasione per stare con i bambini della tua età, allora," sussurrò Squall.

Lei sollevò lo sguardo, allontanandosi da lui quanto bastava per guardarlo a occhi sgranati. "Mi stai ascoltando davvero?"

"Sì," rispose lui, sgranando gli occhi a sua volta. "Perché me lo chiedi?"

Rinoa sospirò alzando gli occhi al cielo, e lui la trovò particolarmente buffa, lì abbracciata a lui ma con quel gesto di semi insofferenza. "Perché di solito non mi ascolti mai."

"Non è vero," obiettò lui.

"Ah no?" domandò Rinoa, avvicinandosi fino ad essere a pochi centimetri dalle sue labbra. "Ieri ti ho detto cosa avremmo mangiato. Tu annuivi, ma scommetto che non hai sentito una parola..." Gli posò una mano sulla guancia per evitare che sbirciasse.

"Ok, questa volta hai ragione..."

"E la settimana scorsa ti ho raccontato che Quistis mi ha offerto di aiutarla con le sue lezioni. Annuivi, ma quando ti ho chiesto di dirmi cosa ne pensi ho dovuto darti uno scappellotto per farti rispondere."

"Sì, bè, ero stanco..."

"Erano le dieci di mattina, Squall."

"Ok, quelle volte non ti ho ascoltato..."

"...e," continuò lei, con un sorriso malizioso, "quando ti ho detto di avere un ritardo, qualche giorno fa, non hai fatto nemmeno una piega."

"Tu che cosa?!" Squall sbarrò gli occhi e le impedì di divincolarsi dal suo abbraccio. "Stai scherzando?"

"Su che cosa?" fece lei innocente, sbattendo le palpebre.

"Lo sai bene su che cosa," sibilò Squall, riducendo gli occhi a fessure.

"Ah, quella cosuccia!" lo canzonò lei, e poi scoppiò a ridere. La cosa non gli diede comunque sollievo. "Sul fatto che ti ho detto di avere un ritardo, non sto scherzando. L'ho fatto davvero per attirare la tua attenzione. Sul fatto di averlo davvero... sì, scherzo. Sono perfettamente regolare."

Lui sospirò di sollievo. "Mi hai spaventato."

"Lo so, ma lo vedi a cosa devo ricorrere per farmi ascoltare?" rispose lei, sempre scherzando, ma con una punta di malinconia nella voce.

Lui stava per rispondere, ma qualcuno bussò alla porta, e Rinoa si divincolò dal suo abbraccio per andare ad aprire. Poi il suo appartamento fu invaso dai loro amici, e a Squall rimase la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso.

E la cosa gli dava più fastidio di quanto volesse ammettere.

*˜*˜*˜*˜*

Fu solo a metà pranzo, quando Rinoa gli chiese di andare con lei in cucina per aiutarla con i piatti da portata, che Squall la bloccò deciso a terminare la loro conversazione interrotta.

"Prima non abbiamo finito," esordì.

"Finito cosa?" gli chiese lei, tirando fuori una teglia dal forno e iniziando a distribuire le porzioni nei piatti.

Squall sospirò, quasi certo che lei stesse cercando di evitare l'argomento, e decise che era meglio se iniziava con il prenderlo di petto lui. "Hai ragione, a volte non ti ascolto. Ma non è perché non mi interessa quello che hai da dire, davvero..."

"Lo so, Squall..."

"Ho sempre davvero tanto da fare, e a volte ho così tante cose a cui pensare che non ho tempo per niente..."

"Lo so..." Rinoa smise di preparare i piatti e si voltò a guardarlo. "Stai tranquillo, scherzavo..."

"Non è vero," ribatté lui. "L'ho sentito il tono che hai usato."

"Squall..." Si coprì il viso con le mani, sospirò e poi tornò a guardarlo per rispondere. "Ascolta, è vero, a volte mi scoccia sapere che non mi ascolti. Però poi so perché lo fai, e mi passa..."

"Sì, ma non sentire nemmeno che mi dicevi di un ritardo... sono stato imperdonabile."

Rinoa sorrise e si allungò a baciarlo, il più profondamente e appassionatamente possibile, per fargli capire che per lei andava bene così. "Non è per te," sussurrò poi separandosi da lui.

"Per chi, allora?" La sua voce era roca, bassa, estremamente seria.

"Mio padre," rispose lei abbassando lo sguardo. "Ti ho detto che quando c'era mamma, Pasqua era bellissima... ma dopo la sua morte, papà ha smesso di invitare a pranzo i suoi fratelli. Vederli felici con le loro mogli per lui era una sofferenza... e credeva che fosse così anche per me, quando vedevo i miei cuginetti con le loro mamme. Sono stata sola, da allora. Ho cercato spesso di dirgli che volevo vedere i miei cugini, o almeno stare con altri bambini... ma lui non mi ascoltava nemmeno."

"Come faccio io a volte," terminò Squall per lei.

"Sì, ma con te è diverso!"

"Non ha importanza," le rispose lui, alzandole il mento con le dita. "Ti faccio sentire come ti sentivi allora..."

Lei scrollò le spalle, come a ribadire che non era importante.

"Faccio un fioretto. Ti ascolterò di più, da oggi in poi," promise convinto Squall.

Rinoa sorrise soltanto, annuendo come ad accettare la promessa.

"Ora torniamo dai nostri ospiti, o le battute di Irvine si sprecheranno."

*˜*˜*˜*˜*

Squall tenne fede alla sua promessa, fin dalla sera stessa.

Gli amici lo avevano incastrato: dopo il pranzo, avevano proposto di andare tutti insieme a Balamb, dove si teneva un torneo di Triple Triad. Lui e Rinoa erano rimasti soli esclusivamente per il tempo necessario agli altri ad andare a cambiarsi; poi avevano cenato tutti insieme in città, e Squall aveva dovuto ammettere che si era divertito. Li aveva sopportati per più di quanto avesse creduto possibile, e questo l'aveva reso rilassato. Rinoa era stata felice di quel cambiamento.

Poi, quando erano tornati al suo appartamento, le aveva detto che voleva mantenere la promessa. "Fin da subito," aveva aggiunto.

"Ok," aveva risposto Rinoa, piegando la testa su un lato.

"Raccontami di quando eri bambina. Di tua madre."

Rinoa sorrise, e iniziò a raccontare a ruota libera quello che le veniva in mente, dei pranzi delle feste, dei giochi con i cugini, di quanto tutto era cambiato dopo la morte di sua madre, di quanto le piacesse stare a Timber, dai suoi nonni materni, meno ingessati e rigidi di quelli paterni, e così più dolci e affettuosi. Parlò a lungo, e Squall la ascoltava davvero, infilando una domanda qua e là per farle capire che stava tenendo fede alla sua promessa.

Fu solo quando ebbe finito di raccontare, e si ritrovò a riposare senza fiato sul suo petto dopo l'amore, che aggiunse di dovergli confessare una cosa.

"Un'altra?" scherzò Squall.

Rinoa ridacchiò. "Sì, questa è seria..."

"Ok, spara..."

"Hai detto di voler fare un fioretto."

"Sì, e quindi?"

"Il periodo in cui si fanno fioretti è finito, Squall."

*****
Nota dell'autrice: non so perché, ma ho sempre avuto quest'idea, di Rinoa che dice di avere un ritardo e Squall che nemmeno la sente XD Spero che la storia non vi sembri banalotta come lo sembra a me ^^
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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