Eccoci qui!!
E' la fine! (Finalmente, direte voi, non ne possiamo più di
questo buonismo, vogliamo un po' di sano Pop-porno)
Ebbene sì, sono al lavoro con due storie, una solo sui Mars,
molto molto particolare e molto molto rossa, e una su Glee, dove ci
sono anche i Mars, ma solo marginalmente. Ma tanto voi non vedete l'ora
di leggere quella porno sui mars, io lo so già, anche se
pioveranno critiche di far diventare i Leto degli oggetti e vederli
solo come vibratori umani.
Francamente me ne infischio, come diceva qualcuno di più
importante di me.
Ma non perdiamo ancora troppo tempo.
Vorrei ringraziare una per una tutte voi che avete letto e messo la
storie nelle vostre preferite/seguite/ricordate.
Vorrei anche ringraziare tutte colore che hanno perso del tempo (Alcune
veramente tanto tempo) a fare delle recensioni incredibili.
Però ci tengo a ringraziare due persone in particolare e non
me ne vogliano le altre.
Il primo ringraziamento va a lei, la mia Reneè. Shannina,
senza di te non sarebbe la stessa cosa. Senza di te non starebbe
succedendo tutto quello che ci sta capitando di bello ultimamente. E'
solo grazie a te che uno dei nostri sogni si sta avverando.
Solo ed esclusivamente Grazie a te. E di questo te ne sarò
grata in eterno.
Il secondo va alla mia Bedda Donnina: Lory ci manchi!
La tua vita è più importante di qualsiasi Fan
Fiction, ma non ti nascondo che ci manca la tua presenza
perchè non solo sei una scrittrice incredibilmente
fantastica, ma sei anche, e soprattutto, una ragazza unica, rara e
splendida.
Grazie di esserci sempre.
Detto ciò.... Buona lettura.
Epilogo: Come te
La
giornata era splendida, il sole splendeva caldo sulla spiaggia, un
leggero venticello accarezzava le pelli di tutti le persone presenti
sotto un piccolo e fiorito gazebo. In lontananza il mare lambiva la
sabbia era bollente nonostante fosse settembre inoltrato. La bella
stagione stava aspettando per declinare e aveva, soprattutto,
aspettato che i 30 Seconds to Mars tornassero dalla fresca
Inghilterra per poter celebrare al meglio l'evento mondano dell'anno.
Monica
guardò fuori dalla finestra della sua nuova casa: con Jared
avevano
deciso che era giunto il momento, dopo quasi un anno di nuova
relazione, di dar via a quella che doveva, da sempre, essere una
famiglia, ma che per un po' di tempo si era... diciamo... persa in
altre cose. E per la gioia di Alex, avevano trovato un villino a
pochi passi dal mare, non molto grande in effetti, ma comunque con
una stanza per il bambino e un piccolo giardino per i cani di Jared.
La cucina era perfetta per Monica e le sue creazioni e Jared aveva un
suo studio dove poteva creare a qualsiasi ora del giorno, visto che
aveva insonorizzato la stanza. E quel giorno era più
splendente che
mai: Monica, insieme a Constance, si era premunita di tirarla a
lucido perchè voleva che tutto fosse più che
perfetto.
“Faccio
bene a sposarmi?”
“Non
vedo perchè non dovresti. Lui ti ama da impazzire, quindi
perchè
tentennare?”
“Perchè
è passato troppo poco tempo. Insomma, stiamo insieme da poco
più di
un anno...”
“E
quanto vorresti aspettare? Non siete più di primo
pelò, Reneè, non
potete fare un lungo fidanzamento e aspettare anni.”
Monica
tornò a guardare la sua amica. Aveva scelto un abito color
perla,
leggermente lucido, con un corpetto lavorato con delle perle inserite
nei ricami. La gonna scivolava leggera fino al ginocchio. Un paio di
Jimmy Chu in tinta con il vestito completavano l'abito. Per i capelli
aveva deciso di tenerli sciolti, ma sempre molto ricci. Alcune
roselline erano incastrate nei riccioli a creare una deliziosa
acconciatura. Il trucco leggero e sapiente, la rendevano perfetta
oltre ogni dire.
“Lo
so, ma neanche un anno? E ci siamo fidanzati appena un mese fa...
oddio, e se si stancasse di me?”
“Sei
troppo deliziosa perchè lui possa stancarsi,
Reneè.”
“Ma
con tutte quelle che trova in giro più giovani e belle
e...”
“E
niente! Se ha scelto te un motivo c'è, ricordatelo. Tu non
sei come
le altre che Shannon ha attorno: sei intelligente, sei sveglia e sai
sempre di cosa sta parlando. E cosa più importante, ti
ama”
“Monica
ha ragione. Allora, come sta la mia futura cognata?” Jared
era
entrato per vedere com'era la situazione in casa: tutti gli invitati
erano arrivati, il giudice di pace era già in attesa,
Shannon era
nervoso e pronto a dire sì, mancava solo la sposa.
“Nel
panico.”
“Non
devi Reneè, sei stupenda. E poi quando Shannon si butta in
una
pazzia, tipo matrimonio in meno di un mese, è probabilmente
la mossa
migliore. Quando pianifica di solito non funziona mai nulla. Il tuo
matrimonio funzionerà alla grandissima, fidati.”
“Grazie
Jay. E neanche tu sei niente male.” in effetti il completo
scuro di
Calvin Klein, praticamente fatto su misura per lui, gli cadeva
così
bene addosso che sembrava una seconda pelle.
“Potrei
quasi essere gelosa dopo questo scambio di effusioni fra di
voi.”
“Tranquilla
Monica, ho già il mio Leto da impalmare... Jared lo lascio a
te.”
Reneè fece un profondo respiro, prese il suo bouquet di rose
bianche
e velo da sposa e si preparò ad uscire. Monica e Jared
corsero al
gazebo, visto che tutti li attendevano li, essendo i testimoni degli
sposi.
Una
leggera musica proveniente da una una arpista, diede il via alla
cerimonia. Il primo a calcare il tappeto rosso posato sulla sabbia,
fu Alex. Anche lui come Jared si era vestito elegante e tutto di
nero, con un piccolo cravattino bianco. Portava le fedi su un piccolo
cuscino rosso e sorrideva a tutti, facendo poi ciao ciao con la
manina a Constance che si tratteneva dallo scoppiare in lacrime
così
presto. Arrivato davanti a Shannon, si voltò verso Jared che
lo
richiamò vicino a se. Erano così simili,
così uguali, vestiti,
oltretutto, in maniera quasi identica che l'associazione padre/figlio
nasceva in automatico, anche da parte di persone che non li
conoscevano.
Poi
entrò Reneè, sotto braccio a suo padre, con un
sorriso
scintillante: evidentemente aveva messo da parte tutti i dubbi e le
incertezze e stava andando dal suo uomo in pace con se stessa e il
mondo. Monica la guardò e si commosse. Era così
felice per lei. E
per lui, ovviamente. Shannon era teso come la corda del violino di
Tomo e non aveva occhi che per Reneè. Aveva un sorriso ebete
stampato in faccia da quando lei aveva fatto capolino.
La cerimonia era
scivolata tranquilla tra i singhiozzi di mamma
Constance e le lacrime di gioia di metà del popolo
femminile. Monica
si era chiesta più volte se piangevano di gioia o di
disperazione
perchè Shannon si era accasato.
La
notte era illuminata da decine di torce. Gli invitati ballavano
intorno alla coppia di sposi che, incuranti di chiunque intorno a
loro, si lanciavano in danze e appassionati baci che lasciavano di
stucco le persone presenti.
Alex
si era divertito a giocare con alcuni bambini, figli di amici, e
quindi, per Monica e Jared, era come se non ci fosse stato per tutto
il giorno e si erano potuti prendere un po' di pausa. Terminati i
compiti di rito dei testimoni, si erano potuti dare alle danze e
soprattutto ad una lunga camminata sul lungo mare insieme ad Alex. Il
bambino correva avanti ed indietro, mentre i due adulti, mano nella
mano, chiacchieravano del matrimonio: Monica teneva in mano i sandali
blu notte, in tinta con l'abito corto al ginocchio che si era presa e
camminava con i piedi nell'acqua bassa e fresca dell'oceano.
“Alex,
attento a non bagnarti!” Praticamente impossibile.
“Shannon
sembrava proprio felice eh?”
“Direi!
Sai che ho beccato mamma e nonna a scommettere, un po' di tempo fa,
in quanto tempo Reneè sarebbe riuscito ad
accalappiarlo?” Monica
rise.
“E
su di te, non hanno mai scommesso?”
“No.
Nonna ha detto che quando ha visto Alex ha capito immediatamente che
io e te saremo tornati assieme e lo sai che la nonna ha le sue
visioni che quasi sempre azzeccano tutto. Ha detto che scommettere su
di noi era come sparare sulla Croce Rossa, troppo facile.”
“Per
lei era facile, doveva provare a mettersi nei miei panni.”
Jared la
strinse per la spalle e ridacchiò. “Che ti ridi
tu?”
“Anche
io sapevo che tu saresti di nuovo caduta bella mia rete.”
“Sbruffone.”
“MAMMA!!!”
Alex si buttò a peso morto tra le gambe di Jared e Monica
per
cercare di separarli. Adorava Jared, ma da un po' di tempo a quella
parte dava segni di chiara gelosia genitoriale. La psicologa del
consultorio che li aveva seguiti da quando Alex era nato, aveva detto
che era una reazione piuttosto normale, succedeva spesso anche con
bambini che avevano sempre vissuto con entrambi i genitori.
“In
braccio dai!”
“No
Alex, pesi.”
“Ti
prendo io salta su.” Jared se lo prese in braccio: Alex
teneva la
testa sulla sua spalle, le braccia intorno al collo e le gambe
intorno alla vita. Praticamente un Koala.
“Ho
un po' di sonno.” disse il bambino sbadigliando.
“A
quanto pare la nostra camminata romantica subisce uno stop.”
“Domani
riprendiamo. Senti, occupati degli invitati, io vado a mettere a
dormire Alex e poi arrivo.”
“Va
bene.” Diede un bacio sulla testa del bambino e poi uno un
po' più
lungo a Jared, fino a quando Alex non protestò.
“Si amore, sono
tutta tua. Scemotto di figlio.”
“Posso
sapere se anche io sono un po' tuo?” Fece Jared con il suo
solito
sorriso malizioso.
“Giusto
un po', altrimenti lui mi diventa geloso.”
“Giusto.
Ah..” Lo prese per il braccio e lo avvicinò a
sé. Aveva le labbra
a pochi millimetri dal suo orecchio, poteva sentire il leggero odore
di sudore dovuto alla lunga serata e alle danze fatte assieme, ma non
le dava fastidio, anzi lo trovava ancora più eccitante.
“Jared...
ti amo.”
“Ti
amo anche io.” sussurrò in risposta, poi
andò verso casa.
Non
ci era voluto molto tempo, dopo San Diego, per mettersi insieme
definitivamente: entrambi lo volevano ed era bastata una camminata
alla vecchia diga, un discorso sulle storie serie, una carezza, un
gioco di sguardi e il gioco era stato fatto. Doveva semplicemente
rinascere, niente di più. I siti di gossip avevano
pubblicato
qualche foto e qualcuno, specie le Stalker più incallite,
stavano
cercando di scoprire chi fossero Alex e Monica.
Alex,
che nel frattempo, stava diventando suo figlio a tutti gli effetti:
lui non lo chiamava ancora papà, ma con Monica avevano
deciso di
dare il via al cambio di cognome e quindi di farlo diventare, oltre
che biologicamente, anche legalmente un suo genitore. Di li a poco
Alex si sarebbe chiamato Alex Leto.
Jared
avrebbe voluto già pensare ad un matrimonio, ma conosceva
Monica e
per lei sarebbe stato troppo presto. Comunque era sicuramente il
prossimo argomento di cui discutere, magari al termine del tour
promozionale di Abl.
Aiutò
il bambino a togliersi i vestiti e poi lo spedì in bagno per
lavarsi
i denti. Entro dieci minuti sarebbe schiantato e lui sarebbe andato
ad aiutare Monica a sistemare qualcosa sulla spiaggia.
Lo
seguì in bagno e lo trovò, al solito, che faceva
finta di suonare
lo spazzolino.
“Cosa
suoni?”
“Helena
per la mamma.”
“Ah
certo, avrei dovuto capirlo dalle note.” lo prese in giro
senza che
Alex ne fosse minimamente scalfito.
Alex
si mise sotto le lenzuola e attese la solita carezza da parte
dell'uomo e qualche chiacchiera. Bill lo guardava dal comodino, visto
che da un po' non gli faceva compagnia.
“Ti
è piaciuto come ho suonato?”
“Certo.”
“Bene.
Domani mi insegni a suonare ancora un po'? Prometto che sto attento
ad Artemis.”
“Va
bene, vedremo di suonare qualcosina, ora dormi.”
“Voglio
imparare a suonare bene sai? Così da grande farò
il chitarrista in
una band e diventerò famoso!!” Jared storse
leggermente il naso.
“Come
Frank?”
Alex
inclinò la testa poi si alzò di scatto e lo
abbracciò, per poi
tornare disteso a letto.
“No,
come il mio papà. Come te.”
FINE
Allora? Abbastanza Rosa per tutte?
Ci vediamo alla prossima!
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